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Autore: _Lady di inchiostro_    01/09/2015    2 recensioni
Provate a immaginare Trafalgar Law che, per una volta, si comporta come un bambino mezzo addormentato, o che, semplicemente, si lascia andare a un momento di tenerezza.
Vi viene difficile, vero?
Anche a Monkey D. Rufy, se per questo. Finché non se l’è ritrovato davanti…
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«Oh, ti sei svegliato, Torao?» parlò Rufy, ancora scosso da quello che era da poco successo e deciso a riavere il suo dito. Non era di certo la prima volta che Law lo spiazzava in quel modo, oramai ci aveva fatto l’abitudine; solo che, non sapeva dirlo, sembrava che ci fosse qualcosa di diverso in quel caso.
Ebbe appena il tempo di metabolizzare quest’impressione, che i suoi occhi si sgranarono impauriti per via del sorriso stampato sulla faccia di Law.
Non era come il sorriso di poco prima, né come i sorrisetti sadici che faceva sempre: sembrava contento.

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{AU} {Always LawLu} {OOC and Fluff} {Thanks Tumblr ♥}
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Trafalgar, Law/Rufy
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Pelle contro pelle




Quando la porta del bagno si aprì, una cappa di vapore fuoriuscì all’istante, aggredendo completamente l’aria frizzantina della successiva stanza. Insieme al calore sprigionatosi poco prima, venne fuori la figura di un ragazzetto basso e di circa diciannove anni, coperto dalla testa ai piedi da un asciugamano più grande di lui e che strascicava persino per terra.
Si grattò un attimo la testa e cercò di coprirsi come meglio poteva.
«Certo che farsi la doccia senza qualcuno che ti aiuta, è davvero una gran scocciatura!» borbottò, cominciando a incamminarsi per tornare nella stanza da letto.
Monkey D. Rufy, il ragazzo in questione, non era di certo conosciuto per essere un maniaco della pulizia; era già tanto se si lasciava trascinare con la forza da suo fratello maggiore Sabo, il quale poi lo spingeva a calci nella vasca da bagno, seguito a ruota dall’altro fratello maggiore, Ace, che di certo non dava il buon esempio. 
E se già non era abituato a lavarsi per conto suo, figuriamoci a casa di un’altra persona!
Non che ci fossero problemi, Rufy sapeva che oramai poteva girare liberamente per i corridoi di quell’enorme dimora, arricchita da mobili e oggetti di diverso valore. E poi, al proprietario non poteva che fare piacere, dato che era stato lui a mormoragli nell’orecchio, con fare sensuale e provocatorio, che non gli piaceva l’idea di dover toccare la sua pelle appiccicaticcia di sudore.
Rufy fece un ghigno nel ripensarci, anche perché quella volta l’aveva avuta vinta e avevano fatto l’amore lo stesso.
Era incredibile come quell’individuo, conosciuto per puro caso, fosse diventato così presente nella sua già strampalata esistenza. A Rufy venne in mente l’immagine di quando andò a sbattere contro di lui, dopo aver perso i suoi fratelli negli infiniti corridoi dell’università dove studiava Sabo, guardandolo poi con estrema curiosità mischiata a un pizzico di fastidio per lo scontro, mentre lui ricambiava con uno sguardo annoiato. 
Chissà, magari se non avesse accompagnato Sabo all’università insieme a Ace, mentre il biondo mostrava loro il luogo dove studiava per la maggior parte dell’anno, forse non l’avrebbe mai neanche visto.
Come non l’avrebbe mai notato nel bar dove andava di solito con i suoi amici, dopo la scuola. Erano bastate poche parole, dette più che altro per gentilezza, con cui Rufy si scusò – usando suoi soliti modi sbrigativi – di averlo urtato la scorsa volta, per poi scappare al richiamo dei suoi amici che stavano lasciando il locale.
Solo che Rufy si accorse della presenza del tipo anche in una di quelle rare volte in cui andava al bar da solo. Si era seduto al tavolo con lui, guardandolo con attenzione, mentre l’altro non accennava a voler staccare gli occhi dal libro di anatomia che stava leggendo.
Lo fece dopo un po’, irritato dallo sguardo del moccioso che lo scrutava, chiudendo il libro con un colpo secco e invitando il giovane ad andarsene con le sue gambe, se non voleva che lui gliele spezzasse in un istante.
Rufy, però, non rimase sconcertato dall’affermazione, anzi, scoppiò a ridere. La cosa fece corrucciare ancora di più l’altro, mentre il ragazzino, tra una risata e l’altra, gli diceva che si era seduto per tenergli compagnia, visto il suo essere costantemente senza nessuno.
In quell’occasione, il moro venne a scoprire che il ragazzo si chiamava Trafalgar Law – anche se dovette farselo ripetere più volte perché continuava sempre a sbagliare, finché l’altro non rinunciò e lasciò che lo chiamasse come meglio preferiva –, e gli permise di restare, dopo aver opportunamente insistito, a patto che non gli facesse domande o lo disturbasse; cosa che, di fatto, avvenne, con Rufy che non faceva che chiedergli cose su questo e quello.
Uno come Law, che solitamente preferiva solo la compagnia di se stesso, non avrebbe mai immaginato che il consenso di sedersi al suo stesso tavolo sarebbe diventata una prerogativa di tutte le volte in cui si trovavano nello stesso bar; e quando Rufy era circondato dal suo gruppo di amici, era capitato che lo avesse invitato – o per meglio dire, costretto – a stare con loro, con l’evidente disapprovazione del ragazzo. 
Eppure, nessuno dei due aveva deciso di troncare il loro chiacchiericcio bizzarro. Con il caratteraccio che si ritrovava, Law avrebbe potuto benissimo mollare un pugno in testa a Rufy e rivolgersi con tono sgarbato, invece sembrava aver apprezzato la compagnia di quel piccoletto.
Fino a quando non si approcciarono meglio, e allora le cose divennero ben più complicate, anche se per Rufy non lo furono per niente. Forse per Law, ma il minore non ci fece poi tanto caso.
Capitò un sabato sera, in cui né Rufy né Law erano stati al bar la mattina, per cui il più giovane propose di andare lì nonostante fosse tardi. 
Magari erano stati i bicchierini di troppo, o l’euforia che aleggiava nell’aria quella sera, fatto sta che Rufy si ritrovò steso nel letto dove solitamente dormiva solo Law.
Quest’ultimo era decisamente più lucido di lui, anche se non erano entrambi completamente ubriachi ed erano consapevoli di quello che stavano facendo, ma non sembrava comunque intenzionato a cambiare idea. 
Per Rufy era stata la prima volta, mentre Law sembrava essere più esperto di lui, e, nonostante non ne capisse una fava di queste cose, non gli era sembrato malaccio come molti pensavano. Soprattutto con un altro maschio, cosa che alcuni dei suoi compagni più stronzi andavano affermando come una cosa strana da fare e assolutamente anormale. 
Sì, doveva ammetterlo, gli era piaciuto. In maniera particolare, gli era piaciuto farlo con Law.
In seguito, i due si videro per fare sesso in svariate occasioni, e sempre a casa di Trafalgar, in quanto Rufy non era sicuro di come avrebbero preso la cosa i suoi fratelli. Non che non l’avrebbero accettato, per carità, anche Ace aveva una relazione con un suo collega di lavoro, Marco, non era di certo questo il problema; il problema era la loro naturale antipatia verso quell’individuo, che di certo esprimeva tutto tranne che fiducia.
Inoltre, Sabo era stato particolarmente apprensivo quando aveva scoperto che era diventato amico di Law – si fa per dire –, poiché era a conoscenza delle dicerie che giravano sul suo conto alla facoltà di medicina, definendolo come una persona poco raccomandabile.  
Per adesso, però, Rufy non voleva preoccuparsene, Ace e Sabo non l’avrebbero di certo rinnegato per questo, dopo tutto quello che avevano passato insieme.
Come non lo preoccupava la possibilità che Law lo mollasse di punto in bianco, stufo di lui e in cerca di qualcun altro di più appagante.
Non che i loro incontri fossero basati solo sul sesso: in diversi momenti si erano limitati a stare solo insieme, con Rufy che guardava le partite di più campionati sportivi, stando comunque seduto sulle gambe di Law.
Da quest’ultimo, non sembravano esserci segni di ripensamenti, sebbene ci fossero volte in cui Rufy si rendeva davvero insopportabile.
Lui, però, non era del tutto stupido, era a conoscenza di come i rapporti di questo genere finissero sempre in malora. 
Avrebbe sofferto, questo non lo metteva più in dubbio, ma in quel periodo voleva solo godersi quell’esperienza nuova e che lo faceva, in parte, più felice del solito.
Rabbrividì, smettendo improvvisamente di far lavorare il suo cervello, avvertendo solo in quel momento di quanto il pavimento fosse diventato freddo: eppure era semplice parquet.
Non gli era sembrato così gelato quando era sceso dal letto, ancora nudo, per entrare nel bagno della casa di Law, abitata solo da lui ovviamente. 
Si guardò un attimo le dita dei piedi, per poi concentrare la sua attenzione sulle nuvolette di vapore bianco che uscivano dalla sua bocca. Ne fece tante contemporaneamente, mentre percorreva lo stretto corridoio, ridendo come un bambino piccolo che ha appena scoperto qualcosa di nuovo.
Non si rese neanche conto di essere entrato nell’enorme stanza da letto del suo partner, continuando a sbuffare come se nulla fosse.
Lo capì poi, quando il suo sguardo cadde su una delle piccole finestre che tappezzavano quasi tutta la stanza, fatta eccezione per la parete dove stava la porta e qualche mobile. Erano rotonde e molto simili agli oblò di un sottomarino.
Rufy si mise in punta di piedi per guardare meglio fuori, rimanendo totalmente estasiato dallo spettacolo cui stava assistendo. Non si era sbagliato, dei piccoli fiocchi di neve stavano scendendo dal cielo, imbiancando l’intera città.
Gli occhi del moro iniziarono letteralmente a brillare, ancora incredulo.
«Torao, guarda! Sta cadendo la neve!» esclamò eccitato, non provando neanche morto a non usare il solito nomignolo per chiamarlo.
Rufy rimase immobile, in attesa di risposta, la testa girata verso il letto singolo su cui Law stava ancora riposando. Respirava regolarmente, si sentiva se si faceva silenzio, e non sembrava aver udito la voce squillante di Rufy, stranamente.
«Che fai, dormi ancora? Abbiamo fatto a cambio?» domandò Rufy, ridendo tra sé e sé nel pensare a come Torao si lamentasse per il suo continuo russare.
Ma non ottenne lo stesso risposta. Il ragazzo si mise in ginocchio di fianco a letto, l’asciugamano che ancora gli ricadeva come se fosse un povero disperato in cerca di calore in un luogo sperduto dell’Alaska, e il braccio posato sul materasso, a osservare meglio il volto assopito di Law.
Quest’ultimo dormiva beatamente, un inconsueto sorriso a increspargli le labbra, quasi come se potesse essere sereno solo nel sonno.
“Potrei fare uno scherzo a Torao per svegliarlo!”, pensò Rufy, sorridendo di sottecchi e avvicinando paurosamente la mano verso il corpo addormentato.
Di fatto, però, si fermò a mezz’aria, attratto per una frazione di secondo dalla mano tatuata di Law – ne aveva altri sparsi per tutto il corpo, di tatuaggi –, posata delicatamente accanto al cuscino. Il moro sembrò abbandonare l’idea dello scherzo, punzecchiando le dita dell’altro nel tentativo di rimetterle dritte invece di lasciarle piegate com’erano.
Bastò un attimo, in cui si ritrovò l’indice bloccato proprio da quella mano. Si ritrasse, leggermente sorpreso, provando a staccare il dito da quella presa, alzando poi lo sguardo su Law.
Gli occhi grigi dell’universitario erano aperti e lo stavano guardando.
«Oh, ti sei svegliato, Torao?» parlò Rufy, ancora scosso da quello che era da poco successo e deciso a riavere il suo dito. Non era di certo la prima volta che Law lo spiazzava in quel modo, oramai ci aveva fatto l’abitudine; solo che, non sapeva dirlo, sembrava che ci fosse qualcosa di diverso in quel caso.
Ebbe appena il tempo di metabolizzare quest’impressione, che i suoi occhi si sgranarono impauriti per via del sorriso stampato sulla faccia di Law.
Non era come il sorriso di poco prima, né come i sorrisetti sadici che faceva sempre: sembrava contento.
Il che era assolutamente assurdo, perché Law non era di certo una persona che andava esprimendo la sua gioia così, su due piedi. Vederlo in questo stato, era una delle poche cose da ritenere per forza impossibili, almeno per Rufy.
Ed era persino agghiacciante, addirittura più dell’ondata di freddo che a poco a poco stava investendo le strade al difuori.
Deglutì, non badando più al suo dito che si trovava ancora tra la mano di Law. Era pronto a chiedergli come si sentisse, se c’era qualcosa che non andava vista la sua reazione, ma ancora una volta si ritrovò a cacciare un urlo, spaventato.
Con un rapido gesto, Trafalgar aveva abbandonato il dito di Rufy, prendendolo per la spalla e trascinandolo con sé a letto, l’asciugamano che finì rovinosamente per terra.
Rufy si ritrovò a scalciare il lenzuolo bianco, il braccio di Law che lo bloccava completamente, incapace quasi di muovere un muscolo.
«Torao, che ti prende?» protestò, dopo essersi liberato un pochino, almeno per respirare, anche se il braccio continuava a gravare sul suo collo.
Law avvicinò il viso al suo orecchio. «Sta zitto» sussurrò. «Mi hai svegliato, perciò ti ordino di restare a letto fino a quando non mi riaddormento.»
Rufy aprì la bocca per protestare, quando sentì l’altro inspirare profondamente, e un brivido lo percosse lungo tutto il corpo.
«Finalmente ti sei lavato!» aggiunse Law. «Avresti dovuto farlo prima, non avrei puzzato di carne come te, almeno.»
«Ehi, guarda che la carne fa un buonissimo odore!» Mise il broncio, come se gli avessero appena offeso una cara amica – in realtà, aveva solo puntualizzato che doveva smetterla di mangiare sempre la stessa pietanza – , per poi rendersi conto che Law non lo stava più neanche ascoltando.
Si era appisolato di nuovo, il viso vicino al collo di Rufy. Quest’ultimo lo osservò con la coda dell’occhio, chiedendosi cosa diavolo fosse scattato in uno come Torao per farlo comportare in quel modo.
Forse la causa era il suo essere mezzo addormentato e ancora sotto l’effetto del rum che si erano scolati la sera prima. 
A Rufy, tuttavia, non dispiaceva che, per la prima volta da quando si erano conosciuti, Law si fosse lasciato andare a una semplice debolezza, qual era un gesto di tenerezza come quello.
Allargò le labbra in un piccolo sorriso, speranzoso e, perché no, convinto che il loro rapporto alla fine non fosse solo occasionale e basta, una scopata e via, ma che in verità potesse esserci qualcosa di più profondo.
In quel momento, però, non era di certo il caso di domandarglielo: poteva benissimo rinfacciarglielo non appena avrebbero fatto colazione, mentre Law preparava uno dei suoi strani piatti a base di riso.
Rufy rise piano, facendo attenzione – incredibile ma vero – a spostare il braccio di Law in modo tale da non ridestare il suo sonno. Fece si che questo gli cingesse la vita, mentre lui si metteva più comodo, poggiando un lato del viso contro la cassa toracica del più grande.
Non seppe dire se fu una semplice sensazione, ma al contatto sembrava che la pelle di Torao fosse più calda della sua, sebbene lui fosse uscito dalla doccia neanche dieci minuti prima.
«Torao… sei caldissimo…» mormorò, beandosi comunque di quell’ondata di calore che lo stava invadendo, benché fuori la temperatura si stesse abbassando.
L’altro non disse niente, si limitò a inghiottire la saliva e a muoversi di poco, in modo da stringere quel corpicino a sé, per poi riaddormentarsi ancora. Rufy chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalle braccia di Morfeo, infischiandosene dell’orario o del fatto che i suoi fratelli avrebbe potuto benissimo chiamarlo all’improvviso, sinceramente preoccupati.
Gli avrebbe chiesto scusa poi, inventando una scappatoia sul fatto che si era riaddormentato dopo i festeggiamenti di ieri sera a casa dei suoi amici. Voleva solamente stare in quella comodissima posizione per tutto il tempo che gli era concesso.
E rimasero così a lungo, pelle contro pelle.  
       


Parla l’autrice che insiste nello scrivere cose imbarazzanti:
L’avevo detto, vi avevo avvisato, porto una ventata di freddo che qua da me non esiste, e torno in questo fandom con un’altra piccola LawLu *W*
Allora, lo so che la trama è davvero spicciola e che alcuni particolari del manga sono sparsi per un po’ qua e un po’ là, ma la verità è che la storia poteva essere più breve di così, sono io che mi sono messa ad aggiungere cose :’)
Resta che la stesura di questa… cosa, non è solo colpa mia, ma anche delle doujinshi che si trovano in giro!
Quella cui mi sto riferendo, in particolar modo, si chiama “Sleep Talking”, e la potete trovare in inglese nel blog Tumblr di dark-impulse che, personalmente, fa costantemente la mia gioia con le immagini LawLu che rebbloga! *^*
La storia, nella doujinshi, è ambientata nel mondo di One Piece, ma ho preferito trascriverla come AU per poterla gestire meglio. Andate a cercarla, è davvero simpatica! ^^
Anche se ho seguito un po’ le vicende della doujinshi in questione, ho preferito inserire comunque l’avvertimento OOC: qua, è il fluff il vero padrone, e diciamo che Law e fluff non vanno tanto d’accordo, allo stesso modo di come non vanno d’accordo Law e il pane (?) 
Mi auguro che, nonostante sia tutto strano e troppo cosparso di miele (??), abbiate apprezzato lo stesso la storia e che abbiate deciso di lasciarmi una vostra opinione. In ogni caso, grazie a chiunque abbia letto quest’angolo di sclero! :’D
Ci si vede alla prossima scemenza storia, e le fan della LawKidd sono sempre libere di farmi fuori quando vogliono :’) (???)
_Lady di inchiostro_      
  
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