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Autore: Absynthe_sea    01/09/2015    0 recensioni
Fuori non si vedeva nulla e nulla di nuovo avrebbero visto all'interno di quelle mura nei mesi successivi. Il Castello sarebbe divenuto irraggiungibile e a loro non sarebbe rimasta altra scelta che rimanere impassibili a guardare quella gabbia amorfa che li rinchiudeva, tutti, insieme ai loro incubi. La Stagione delle nebbie era iniziata.
[estratto dal quinto capitolo]
Fionn è un uomo sulla trentina che viene rinchiuso a Aisling, una sorta di castello-carcere costruito su un isolotto al largo della costa, raggiungibile solo tramite un traghetto militare. Aisling è un carcere che non ha assolutamente l'aspetto che dovrebbe avere: superato l'impatto iniziale, si rivela un luogo atipico e capace di concedere diverse libertà ai suoi ospiti. Immerso in un caleidoscopio di curiosi personaggi e situazioni al limite del paradosso, Fionn dovrà cercare la sua verità. Infatti, nessuno dei prigionieri di Aisling conosce il motivo per cui è stato rinchiuso lì. O almeno così pare.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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IL GOVERNATORE
 
Quando bussarono alla porta del suo ufficio, stabilmente piantato al primo piano del castello, proprio a metà strada fra i due saloni principali, il governatore di Aisling stava completando la propria solitaria colazione spalmando della marmellata dall'insolito colore giallo paglierino su un crostino di pane nero e duro. 
A dispetto di quanto di peggio potessero dire i suoi sottoposti e gli stessi ospiti di quella augusta prigione, Liam Finnegan era un uomo semplice e generalmente ben disposto nei riguardi degli altri e della vita in generale. Benché il suo aspetto fosse tutt'altro che piacente, essendo basso di statura e abbastanza rotondo da somigliare a un barilotto coperto da un panciotto di tweed, il governatore aveva in sé una sorta di magnetismo dovuto ai suoi bellissimi occhi grigio-verdi e al calore della sua voce che sapeva mostrarsi autoritaria senza essere feroce. A queste qualità, che non bastavano certo a sopperire alla mancanza di capelli e al naso aquilino, aggiungeva una nota di naturale dolcezza a una nobiltà d'animo che lo faceva sembrare un eroe d'altri tempi, sempre capace di una inusitata gentilezza che finiva per confondere l'interlocutore. 
Posando con gesti misurati -ché mai nessuno lo aveva visto compiere un gesto o pronunciare una sola parola avventata in tutta la sua vita- il coltello sul tavolo, con il lato sporco puntellato al bordo del vasetto di confettura, il governatore rispose alla chiamata di chi, oltre la pesante porta in ciliegio, reclamava le sue attenzioni con meno garbo di quanto fosse giusto a quell'ora del mattino. 
«Entrate» disse, con il suo usuale tono gentile, mentre si sporgeva in avanti sul tavolo con le mani giunte, in attesa. 
Lugh, una delle due guardie, con indosso solita divisa color tortora decorata solo dalla fascia bianca a bandoliera e dagli alamari in avorio, fece il suo ingresso nell'ufficio richiudendo la porta alle sue spalle e battendo i talloni con un gesto fiacco si mise sull'attenti. 
«Riposo, riposo.» biascicò il governatore, guardandolo con aria sorniona.
«Allora, McBride, cosa c'è da far tanto baccano a quest'ora?»
Palesemente a disagio, l'uomo si agitò. Era raro avere una qualche novità da comunicare, dunque i suoi incontri con il governatore si erano limitati a un paio di volte in occasione delle visite periodiche che questi faceva alla torretta della guardia. 
«Un nuovo arrivo, signore.»
Il governatore si accigliò. 
«Ne siete sicuro?»
«Come che Dio esiste, signore. Abbiamo avvistato la nave del Capitano Charon e ci è stato comunicato il messaggio convenzionale con le bandiere.»
«Quanto tempo fa?»
«Circa mezz'ora. Attraccheranno a breve al Piccolo Approdo.»
Il Piccolo Approdo, ovvero la banchina dove venivano fatti sbarcare i nuovi ospiti di Aisling, chiamata così in contrapposizione all'Approdo vero e proprio, una sorta di molo in miniatura dotato di un altrettanto piccolo argano per lo scarico dei rifornimenti bimestrali.
Lord Naberius -così lo chiamavano fra loro i prigionieri del castello, affibbiandogli al contempo un titolo, quello di Lord, che non gli apparteneva, unito al nome del guardiano infernale a tre teste, in altre culture noto come Cerbero- sorrise e annuì. 
«Va bene, McBride. Potete andare.»
Rispettosamente la guardia salutò e girò sui tacchi. 
Prima di tornare alla sua colazione, il governatore aspettò di essere rimasto solo. Poi, quando il rumore dei passi della guardia si fu allontanato a sufficienza, tornò a concentrarsi sul suo crostino, rimuginando silenziosamente sulla notizia che gli era appena giunta. Un nuovo ospite ad Aisling, figurarsi! Erano passati ventisei mesi dall'ultimo arrivo, quello di Lady Maeve Lynch. La giovane donna era giunta al castello con pochissima scorta, segno che almeno quanto a violenza non rappresentava un gran pericolo, e dissipando rapidamente i timori dei più maligni si era adagiata sull'esistenza all'interno di Aisling con una leggerezza che aveva dell'assurdo. Sembrava quasi fosse in villeggiatura, tanto poco sembrava angustiarsi per la sua situazione. Al governatore, ma soprattutto all'uomo, non era parso vero di trovarsi davanti una donna tanto piena di buon senso quanto illustri erano i suoi natali. 
Ora, nell'imminenza dell'arrivo di un nuovo ospite, non gli rimaneva che sperare che tutto andasse per il meglio, esattamente come l'ultima volta. A rimanersene sempre lì, chiusi in quel castello assediato dal mare e dalla nebbia, facilmente si diveniva restii alle novità, si disse mentre metteva via i resti della sua ben povera colazione e si drappeggiava sulle spalle la mantella nera bordata da una sottile filigrana d'oro.  Fatto questo, si lisciò con cura i baffetti grigi e prese il suo bastone da passeggio con il pomello in avorio cesellato nell'effigie di un gufo, quindi uscì dallo studio e prese a percorrere il breve corridoio che, costeggiando uno dei saloni di quel piano, portava fino all'ingresso principale. 
Lì, in piedi di fronte all'alto portone decorato dai bassorilievi che raccontavano una storia d'armi e d'amori come era in uso un tempo, attese che il Primo ufficiale del Capitano Charon gli venisse incontro, cosa che accadde poco dopo. Nestor O'Riley era un bell'uomo, temprato dal mare. Piuttosto alto rispetto alla media e imbellito nei suoi lineamenti aguzzi da una folta zazzera di capelli rossi, del tutto antitetici agli occhi scuri. Questi si incastrarono nei suoi e il governatore si limitò a salutarlo con un cenno del capo. 
L'altro fece un breve e rigido inchino, tipico di chi è abituato alla dura e sbrigativa vita militare. 
«I documenti del prigioniero, signor governatore. E i dispacci dalla capitale.»
E ovviamente, così dicendo, non si riferiva certo alla capitare del regno, quanto piuttosto a quella della contea, dove aveva sede il Palazzo di Giustizia da cui dipendeva, fra gli altri, anche il carcere di Aisling. Liam Finnegan graziosamente sorrise e prese le carte, congedando l'uomo con una sincera stretta di mano e il suggerimento di passare dalle cucine per approfittare della colazione e rifocillarsi. Quanto a lui, sarebbe tornato nel suo ufficio a leggere i dispacci e sbrigare il lavoro burocratico che un nuovo ospite presso di loro comportavano, in attesa che il prigioniero venisse portato alla sua presenza. 
Questo avvenne poco dopo, ché era piegato da nemmeno un'ora sulle scartoffie da compilare quando nuovamente bussarono alla sua porta. Al suo solito cortese invito ad entrare, l'altra guardia -di nome Neil, scortò all'interno dell'ufficio un uomo non particolarmente alto, dalla carnagione incredibilmente candida e gli occhi di un azzurro tanto slavato da sembrare trasparenti. Aveva disordinati capelli color dell'oro rosso e lineamenti piuttosto apprezzabili, non ultimo il profilo greco che ostentava nella sua posa altera, benché i catenacci gli serrassero le mani dietro alla schiena. Portava la barba abbastanza lunga da rendere sfuggente il mento, le labbra, carnose e ferme, si intravedevano appena. 
«Quelli non saranno necessari.» intimò il governatore, alludendo ai ceppi e alle catene, quindi abbassò il capo iniziando a scartabellare alla ricerca dei documenti di quell'uomo. Quando li ebbe trovati, dopo essersi accarezzato i baffi con una punta di soddisfazione, infilò i suoi occhialetti rotondi cerchiati d'osso e lesse ad alta voce. 
«Fionn, figlio di Adam Niwl. Sarà un piacere avervi fra i nostri ospiti.»
L'altro si schiarì la gola, poi parlò con voce arrochita. 
«Vi ringrazio, signore.»
«Secondo le usanze di Aisling avete diritto a formulare una domanda, dopodiché verrete scortato ai vostri alloggi. Avrete libertà di muovervi in tutto il castello come vi parrà più opportuno, vi è vietato il solo ingresso alle cucine e alle segrete.»
Qui il governatore fece una pausa, osservando il sussulto che aveva scosso il suo interlocutore.
«Oh, non preoccupatevi. Le segrete sono inutilizzate da almeno un secolo. Non ricorriamo alla tortura, qui. Anzi, scoprirete che il castello può essere molto confortevole».
Fece ancora una pausa, poi riprese.
«Beh, più confortevole della Bastiglia, certamente. Voi siete stato alla Bastiglia, è esatto?»
L'uomo annuì e il governatore sorrise.
«La colazione è alle otto del mattino, il pranzo a mezzogiorno, la cena alle sette. Potete andare a letto e alzarvi quando più vi aggrada. Siete libero di parlare con tutti gli altri ospiti del castello e con il personale di servizio. Se invece preferiste leggere, potrete usufruire della biblioteca. Avete inoltre facoltà di indicare una vostra richiesta particolare: un cibo preferito o un oggetto. Nei limiti del possibile, vedremo di accontentarvi.»
Il governatore pronunciò tutte queste parole con il sorriso sulle labbra e il tono di un oste che stia vantando i pregi della propria locanda, cosa che a Fionn Niwl dovette apparire inappropriata vista la situazione. Avvedendosi di ciò, Lord Naberius si affrettò a domandare: 
«Dunque, signor Niwl. Volete formulare la vostra domanda?»
L'altro lo guardò come avrebbe potuto guardare un pazzo. Prima di parlare, si guardò meglio intorno e si massaggiò i polsi che nel frattempo la guardia aveva liberato dai ceppi. 
«Che razza di carcere è questo?» chiese, con una voce bassa e roca.
Indignato dall'utilizzo di quel termine, il governatore si alzò in piedi senza tuttavia perdere il suo contegno né il sorriso gentile che gli ornava il volto. 
«Aisling è molto più che un carcere. Questo castello, che vi piaccia o no, sarà la vostra nuova casa.»
«Fino a quando?»
«Una sola domanda, signor Niwl. Una sola domanda.»
Fionn Niwl abbassò il capo, confuso, poi annuì. 
Il governatore gli porse la sua mano tesa e l'altro non impiegò molto tempo a stringerla, una stretta vigorosa ma cortese. 
«Benvenuto ad Aisling. Ora verrete scortato ai vostri alloggi. Per qualunque richiesta, parlate con il signor Duval, il nostro impagabile maggiordomo».
Il governatore tornò a sedersi mentre il nuovo ospite veniva invitato a uscire dalla stanza dalla guardia. Solo in quel momento, l'uomo si voltò per porre una domanda al suo anfitrione. 
«Perché... perché sono qui?»
Liam Finnegan scrollò le spalle. 
«Questo temo che dovrete scoprirlo da solo, signor Niwl.»
   
 
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