Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: JesD    03/09/2015    5 recensioni
Levi x Eren; past!Erwin x Levi
Capitolo extra della mia long "I choose you (with no regrets)". SPOILER SUL CAPITOLO 72 DEL MANGA.
Eventualmente può essere anche letta come one-shot a sé stante, trovate tutto nelle note iniziali.
“Il mio più grande desiderio è quello di salutarti la notte senza dover aver paura che possa essere l’ultima per noi. Voglio svegliarmi la mattina e sapere che ti troverò sempre lì accanto a me.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger, Irvin, Smith
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'No regrets'
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Premessa: Eccomi qui con un capitolo extra di “I choose you (with no regrets)” con cui vado a concludere definitivamente questa serie. (Volendo però chi non avesse letto l’altra storia potrebbe anche prenderla come one-shot a sé stante, tenendo solamente presente che in passato Erwin e Levi stavano insieme. Poi però Levi si è fissato con Eren, e il resto è storia, detta in parole spicciole xD) (ma se passaste a leggere anche l'altra ne sarei molto felice ^^)
Lo scrivo di nuovo qualora a qualcuno fosse sfuggito l’avvertimento: questo capitolo contiene spoiler dal capitolo 72 del manga.
Bene, se siete ancora qui, posso iniziare a parlare della storia. Abbiamo visto come Levi ha deciso di restare al fianco di Eren, e di come i suoi rapporti con Erwin si siano conclusi malamente. Lasciare le cose così, però, non mi sembrava giusto, volevo dare al rapporto tra Erwin e Levi l’importanza che merita. Ed ecco che è nata questa one-shot che funge da capitolo extra. Avevo già in mente di scrivere qualcosa a riguardo, ma poi il cap.72 del manga mi ha dato l’ispirazione giusta. Vi lascio alla storia e ci rileggiamo a fine capitolo! Buona lettura ^^

I’ll take you there

“I nostri preparativi termineranno oggi. L’operazione per riprendere il Wall Maria inizierà tra due giorni.”
Era stato chiaro il Comandante Erwin, sarebbero tornati nel Wall Maria e avrebbero raggiunto la cantina del dottor Jeager. Avrebbero finalmente scoperto la vera storia dei giganti.
Mentre Hanji e gli altri caposquadra si avviavano verso l’uscita dell’ufficio, Levi fece per seguirli, ma in realtà chiuse la porta e rimase nella stanza.
“Cosa c’è Levi?” gli chiese il biondo.
“Potrei sembrare impaziente, ma voglio chiederti cos’hai intenzione di fare dopo la riconquista del Wall Maria.”
Erwin cominciò a rispondergli con tutti i suoi programmi, di decidere il da farsi in base a ciò che avrebbero scoperto nel seminterrato di Grisha, ma Levi lo interruppe. “Ti rendi conto che te lo sto chiedendo perché non sono sicuro che tu sia vivo in quel momento?”
Erwin tacque, abbassò lo sguardo e con la mano sinistra andò a stringersi quello che restava del suo braccio destro. “Non sei più in grado di muoverti come prima, sei cibo per i giganti” continuò Levi, “lascia che sia Hanji a guidare la spedizione, non voglio pesi inutili.”
Il Comandante restò in silenzio. Sapeva che quello era il modo di Levi di proteggerlo, e un’illusoria speranza tornò ad accendersi in lui.
Da quando aveva scoperto della sua relazione con Eren, Erwin aveva provato in tutti i modi a togliersi il Caporale dalla testa, ma inutilmente. Continuava a trovarselo davanti gli occhi ogni giorno, a rischiare la vita insieme a lui in quei mesi di battaglie, pericoli e scoperte. Non avevano più affrontato il discorso e i loro rapporti si erano limitati a ciò che riguardava la Legione. Quanto gli mancava trovarselo la sera nel letto e sentire il suo corpo caldo tra le braccia.
In quel momento, sentire quelle parole, gli fece tornare alla mente quei giorni in cui Levi gli era accanto, e forse pensò di contare ancora qualcosa per lui. Aveva ragione, il suo braccio mutilato era un grosso ostacolo per lui, e quella sarebbe davvero potuta essere la sua ultima conversazione intima con lui. Eppure nulla gli avrebbe impedito di indossare la divisa e guidare la spedizione. Voleva essere lì quando avrebbero raggiunto il seminterrato, voleva essere lì quando avrebbero scoperto la verità.
“No” annunciò fieramente, “non mi importa se sono cibo per i giganti, usatemi come esca. Io ho messo in piedi questa operazione e sarò io a guidarla.”
“Allora ti spezzerò le gambe, farò in modo che tu rimanga qui durante l’operazione.”
Erwin scoppiò a ridere, adorava i modi di Levi. Adorava tutto di lui. Quell’irrazionale barlume di speranza continuò ad accendersi sempre di più, ma razionalmente era consapevole del fatto che ormai nel cuore del suo sottoposto non c’era più spazio per lui.
“Hai ragione, forse sarebbe meglio che questo soldato eviti il fronte, ma sai…” Erwin guardò l’altro fisso, “devo essere lì nel momento in cui conosceremo la verità sui giganti.”
“È così importante per te?”
“Sì.”
“Anche più delle tue stesse gambe?” incalzò sarcastico il moro.
“Sì.”
“Anche più della vittoria dell’umanità?”
Erwin non cedette. “Sì.”
Levi abbassò lo sguardo. “Capisco. Mi fiderò della tua decisione, Erwin.”
Quando il comandante sentì il suo nome pronunciato dalla voce di Levi perse un battito. Aveva sottolineato in modo particolare quella parola, cadenzando ogni lettera, ricordandogli i momenti in cui quel nome Levi glielo ansimava nell’orecchio.
Levi fece per andarsene, quando Erwin si alzò di scatto e lo bloccò per un braccio. “Grazie per esserti preoccupato per me” gli disse sorridendo.
“Lo avrebbe fatto chiunque” gli rispose l’altro.
“Ma a me interessa che l’abbia fatto tu.” E lo abbracciò. Strinse il corpo del Caporale contro il suo petto con l’unico braccio che gli restava e gli affondò la testa nell’incavo del collo. Levi dapprima sgranò gli occhi, ma poi si rese conto del leggero tremore che percorreva il petto di Erwin.
Ricambiò l’abbraccio, capendo il bisogno dell’altro. Erwin era ben consapevole del pericolo che correva, ma la sua grande ambizione e forza di volontà lo spingevano a non abbandonare il suo sogno.
Non ci furono altre parole, bastò quel gesto per recuperare tutte le frasi non dette in quei mesi, tutti quei “perdonami” taciuti.

La spensierata cena di quella sera fu interrotta da uno dei soliti litigi tra Jean ed Eren, che prontamente fu spento dall’intervento di Levi che non ci pensò due volte prima di picchiare il suo stesso amante. Quando si comportava così era veramente un moccioso.
Aveva ordinato a tutti di andare a dormire e di mettersi in forze per il giorno seguente, ma camminando per i dormitori Levi si era imbattuto nei discorsi di Eren, Mikasa e Armin. Il motivo per cui si era fermato lì ad origliare, però, non riusciva a spiegarselo.

“Non ci sono solo i giganti fuori dalle mura, c’è il mare!” sentì dire da Armin. “Distese di ghiaccio, campi di sabbia! Mi sono arruolato nella Legione per vedere tutto questo.”
“Già, hai ragione.” Questa volta fu Eren a parlare, e si immaginava i suoi occhi grandi illuminarsi a quelle parole.
“Me lo prometti, Eren? Ci andremo vero?”
“Ti do la mia parola!”
Levi si era seduto a terra dietro la porta ad ascoltare i discorsi di quei tre mocciosi. Le loro voci erano felici e speranzose, anche loro avrebbero affrontato quella che forse sarebbe stata la loro ultima operazione con la gioia di realizzare i loro sogni, come avrebbe fatto Erwin.
E lui? Levi per cosa combatteva?

Quando sentì i tre salutarsi e dirigersi verso le loro stanze, Levi uscì dal nascondiglio in cui si era posto e andò a bloccare Eren.
“Levi” disse il ragazzo vedendolo. “Scusami per la discussione con Jean di stasera, io non-”
“Vieni con me.” E Levi lo prese per mano e lo portò lontano dagli alloggi, in uno spiazzo tra gli alberi.  
Giunti a destinazione, il Caporale lasciò la presa sul ragazzo e alzò gli occhi al cielo, che quella sera era limpido e pieno di stelle.
“Vuoi vedere il mare, Eren?” gli chiese.
Eren si stupì di quella domanda. “Ci hai sentiti?”
“Sì. Era impossibile non farlo” rispose, accennando un sorriso.
“Sono sogni che avevamo da bambini, ma… sì, voglio vederlo. Voglio uscire da queste mura.”
Levi rimase con il volto all’insù. “E così è per questo che combatti.”
“E tu, per cosa combatti, Levi? Per cosa rischi la vita?”
Levi non sapeva rispondere a quella domanda. O meglio, la sua risposta non sarebbe stata quella che tutti si aspettavano. Non avrebbe detto di combattere per liberare l’umanità dai giganti, per far vivere tutti in pace e fuori dalle gabbie in cui erano costretti. Non avrebbe detto neanche di combattere per vedere il mare. Non avrebbe detto nulla di tutto ciò.
“Io combatto per te, Eren.”
Ci fu silenzio. Eren scrollò la testa, credendo di aver sentito male, ma poi Levi continuò.
“I miei sogni sono molto più stupidi dei vostri, Eren. Io non voglio vedere il mare, non voglio che l’umanità viva in pace. Cioè, sì, lo voglio, ma solamente perché tu fai parte dell’umanità. Io voglio che al termine di questa operazione tu torni da me, mi prendi per mano e ce ne andiamo via insieme. Lontani da tutto e da tutti, in una casa da dove tu ogni mattina possa vedere il mare. Perché io voglio che i tuoi occhi si colorino sempre di quella luce che hanno quando pensi al futuro.”
Eren non poteva aver sentito davvero quelle cose, Levi non aveva davvero pronunciato quella confessione. Agli angoli degli occhi verdi del giovane cominciarono a formarsi piccole lacrime, che velocemente gli colarono sul viso.
Poteva davvero quello essere l’unico desiderio di Levi? Poteva davvero essere lui l’unica felicità di Levi?
“Il mio più grande desiderio è quello di salutarti la notte senza dover aver paura che possa essere l’ultima per noi. Voglio svegliarmi la mattina e sapere che ti troverò sempre lì accanto a me.”
Voleva farlo smettere, non voleva più sentirgli dire quelle cose, era troppo difficile.
Eren corse verso di lui, gli afferrò il polso e lo tirò a sé, chiudendolo tra le sue braccia. Iniziò a piangere rumorosamente, a singhiozzare e a stringere sempre di più il corpo del Caporale contro di lui, che per una volta non si vergognò della sua bassa statura e lasciò coccolare in silenzio.
Per la seconda volta nella giornata si era trovato chiuso in un abbraccio che valeva più di mille parole. Quello con Erwin gridava “perdono”, mentre quello con Eren gridava “ti amo”.
“Lo vedremo insieme il mare, Levi. Te lo prometto!” gli disse Eren tra i singhiozzi.
Il moro sorrise e aggrappò le mani alla sua schiena. “Ti porterò li!” continuava a ripetergli, piangendo come un bambino. E Levi sorrise di nuovo, come mai aveva fatto in vita sua.

Nella stanza del Caporale i gemiti di Eren risuonavano contro le pareti. Erano stesi sul letto, in un intreccio di corpi nudi, di carezze, di baci. Levi sovrastava il corpo del giovane tenendogli le gambe da sotto le ginocchia, e affondava in lui con spinte sempre più forti e assestate. Eren gemeva forte, con la testa piegata contro la spalla del Caporale, stretto intorno al suo collo.
Quella notte Levi cercava di continuo le sue labbra, lo baciava come se avesse paura che potesse sfuggirgli da un momento all’altro, ed Eren voleva urlaglielo, non sarebbe scappato, non da lui.
Avrebbero mantenuto la loro promessa. Lo avrebbero fatto a qualunque costo.

La mattina seguente le luci dell’alba svegliarono Levi, che sorrise quando, per la prima volta, notò Eren sveglio prima di lui, che lo guardava con il gomito puntato sul cuscino e la testa poggiata sul braccio.
Non era riuscito ad addormentarsi, non faceva altro che pensare alle parole di Levi che così tanto l’avevano sconvolto, ma al contempo gli avevano riempito il cuore di gioia.
“Buongiorno” gli disse, sfoggiando uno dei sorrisi più belli che Levi avesse mai visto.
“Da quanto sei sveglio?” gli chiese il Caporale, stiracchiandosi.
“Qualche minuto.” Mentì, o l’altro l’avrebbe rimproverato per non essersi riposato per la dura giornata che li aspettava. Era bello mentre dormiva, ed Eren fu contento di aver avuto l’occasione di vederlo almeno una volta in vita sua.
“Posso dirti una cosa prima di andarmene?” gli chiese il giovane.
Levi acconsentì con il capo, si alzò a sedere lo guardò, in attesa. Anche Eren si mise a sedere, abbassando lo sguardo. “Io non so cosa succederà da adesso in poi, però voglio che tu sappia che…” e lo guardò sorridendo, “sono innamorato di te. E se riusciremo a cavarcela, ti prenderò per mano e ce ne andremo via insieme. Per sempre.”
Levi sgranò gli occhi e cercò di andare a recuperare qualche briciolo di ragione per poter mettere insieme due parole. Non fu cosa facile, così gli prese il volto tra le mani, lo avvicinò a sé e sussurrò quella frase che non era mai riuscito a dire in tutta la sua vita.
Ti amo anche io, stupido moccioso.”
Fine


Note dell’autrice: ok, devo confessarvi una cosa, non so come sia uscita questa shot, ma mi sono emozionata da sola mentre la scrivevo. Potrà sembrare stupido, ma immaginare queste scene nella mia testa mi ha emozionato tantissimo e spero di essere riuscita a far trasparire tutto ciò anche a parole.
Vi ringrazio per averla letta e attendo i vostri pareri. Vi ringrazio anche per aver seguito "I choose you" e se vi può interessare ho da poco iniziato una nuova long AU su questo fandom ^^ la trovate qui -> "The Show"
Un bacione a tutti, Jes :*
   
 
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