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Autore: Somriure    04/09/2015    3 recensioni
Una vacanza per abbattere ogni pregiudizio.
Una vacanza per dimostrare la propria personalità.
Una vacanza per cambiare.
Harry, diciassettenne timido e impacciato con le ali tarpate dai genitori troppo severi e oppressivi.
Louis, ventunenne ribelle e solo, allontanato da tutti per stupide credenze e pregiudizi.
Sotto la luce del grande Faro si incontreranno e diventeranno amici.
Forse dalla loro amicizia nascerà qualcosa di più; forse la luce del Faro li farà scottare e allontanare per sempre.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Red 304 sfrecciava veloce tra le acque del mare. Liam era seduto a poppa tra petali di rose rosse ormai appassite e osservava la scia di schiuma bianca che lasciava la barca. Dall'incontro con Louis non aveva ancora spiccicato parola. Se ne stava zitto ad osservare il mare con il labbro tra i denti e gli occhi lucidi, non sapeva se per via del forte vento o per un'altra causa. Zayn dal timone, lo osservava scuotendo la testa, mentre cerava di tornare a casa il più presto possibile.

Il loro primo mesiversario non era andato come sperava. Zayn aveva organizzato proprio tutto. Aveva riempito la sua barca di petali di rose, voleva portare Liam in un bel posto, farlo ridere, amava la sua risata. Voleva che passasse un bel momento. La loro storia, per motivi più che logici, non poteva essere rivelata e i due erano costretti a vedersi solo a casa di Liam. Voleva rendere speciale quella loro prima ricorrenza insieme, ma, come al solito, un nanerottolo di nome Louis Tomlinson aveva dovuto rovinargli i piani; perché era sempre stato così: se una festa o un avvenimento importante non veniva organizzato da Louis, il ragazzo volutamente o non, riusciva sempre a mandarlo in fumo.

-Li, amore, parlami!- provò Zayn.

-Che devo dirti?!- mormorò con la voce spezzata e il labbro tremolante, cercando di frenare le lacrime. -Siamo rovinati!- sentenziò asciugandosi una lacrima fuggitiva.

-No amore, me lo dici sempre tu: finché siamo insieme tutto andrà bene.- disse Zayn dolcemente accarezzando i capelli del suo ragazzo.

-Zay, come fai a dirlo? Questa è la fine! Louis rivelerà tutto e noi verremo perseguitati.- singhiozzò.

-Potremmo battere quel nanetto sul tempo! Potremmo dirlo prima noi ai ragazzi!- propose Zayn.

-A Nick? A Josh? E se poi tua madre lo venisse a scoprire?-

-Per te correrei questo rischio, amore.- disse Zayn lasciando il timone e prendendo le mani del suo ragazzo.

-Se siamo insieme, tutto andrà bene.- sussurrò sulle labbra di Liam.

-Non siamo in una fottuta commedia, le cose non vanno sempre come...-

-Li, basta preoccuparti. Andrà bene. I ragazzi saranno con noi. Nick rimarrà da solo, finalmente. Ti fidi di me, amore mio?- chiese Zayn facendo passare le sue lunghe e affusolate dita tra i capelli cortissimi del suo ragazzo.

-Sì, mi fido di te Zay.- mormorò il Liam lasciando finalmente un morbido bacio su quelle labbra tanto amate.

Una goccia di pioggia cadde sulle teste dei due ragazzi. Entrambi si voltarono verso l'alto per vedere enormi nuvoloni neri coprire velocemente l'azzurro cielo.

-Muoviamoci prima che arrivi la tempesta!-

Zayn riprese in mano la situazione e in poco tempo la Red 304 tornò in rotta.

-Magari... magari potremmo organizzare un falò sulla spiaggia domani sera, se il tempo si aggiusta!- propose Liam.

-Ottima idea! Ti lascio l'onore di organizzare tutto!- disse Zayn. -Lo sai che non sono abile in queste cose!- ridacchiò. Liam scosse la testa alzando gli occhi al cielo.

-Vedrò cosa posso fare, testone!- esclamò facendogli una linguaccia.

-Grazie, scemo!-

-.-.-.-.-.-.-.-.-

Tuoni e lampi facevano tremare i malandati vetri del faro. La luna era completamente coperta da pesanti nuvoloni neri.

Silenziosamente Louis e il vecchio Nathan cercavano di riparare la roba che di solito lasciavano all'aperto.

Louis riportò in cantina la sua bicicletta cercando di non sporcarsi con il fango. Nathan invece coprì con un tendone di plastica il piccolo orticello familiare. Di solito i forti acquazzoni distruggevano gran parte delle loro cose e ogni volta i due cercavano di salvare il più possibile.

Quando finirono si voltarono verso il mare e iniziarono ad osservarlo con meraviglia, non curanti della pioggia che scendeva pesantemente sulle loro teste.

Nathan aveva sempre amato il mare in tempesta, diceva che le onde grosse fossero i polmoni del mondo. Louis ovviamente aveva da subito accettato la passione del nonno e in poco tempo il mare era diventato anche il suo sogno.

I due pescatori sapevano benissimo che il mare dopo la tempesta era il più propizio per la pesca. L'acqua in base all'aria poteva diventare o una tavola o innalzarsi fino a raggiungere la finestrella del secondo piano del faro; i pesci, scombussolati dalle onde, erano più facili da intrappolare.

-Sarà una bella pesca domani mattina, Lou!- esclamò con voce squillante il vecchio. Louis annuì pensieroso. Aveva mille pensieri in testa da quel pomeriggio. Non riusciva a calmarsi neanche con il mare.

-Sarà meglio rientrare, ragazzo. Fa abbastanza freddo, non vorrei morire congelato.- disse Nathan. Louis annuì e strofinandosi le braccia per riscaldarsi, aprì la vecchia porta del faro per far passare suo nonno.

Appena furono dentro il vecchio Nathan prese due asciugamani: uno se lo mise sulle spalle, l'altro lo lanciò a Louis che lo prese al volo, poi accese la sua pipa sedendosi sul divanetto sgangherato.

-Nonno, è quasi l'una, non credi che sia ora di andare a letto?- chiese Louis incrociando le braccia e alzando un sopracciglio.

Nathan alzò le spalle sbuffando una nuvola di fumo.

-Prepara un po' di tè, correggilo con il rum e vieni a sederti accanto a me.- propose il vecchio. Louis ridacchiò scuotendo il capo e fece come gli era stato richiesto dal nonno.

Dopo circa quindici minuti tornò con due tazze fumanti e due fette di crostata di mele preparata da un amica di suo nonno. Prese posto accanto al vecchio e gli rubò la pipa dalla bocca per fare un tiro.

-Piccolo lupacchiotto di mare, stai crescendo proprio come me! Anche io alla tua età ho iniziato a fumare la pipa!- disse sorseggiando il suo tè.

Louis fece una smorfia disgustata.

-No, non fa per me questa roba! Preferisco di gran lunga le sigarette!- il vecchio Nathan ridacchio scuotendo la testa.

Dopo un paio di minuti di silenzio Nathan si voltò di scatto verso suo nipote e, dopo aver sbuffato una nuvola di fumo, chiese:

-Cosa ti affligge?- Louis lo guardò in modo interrogativo. -Lo vedo Louis. Ieri notte sei tornato a casa e avevi uno sguardo preoccupato. Ti conosco bene come il mare, lupetto, ma non posso leggerti nel pensiero. Dimmi cos'hai e proverò ad aiutarti!-

Louis si strinse nelle spalle. Suo nonno era la cosa più simile ad un genitore che avesse mai avuto. Lui riusciva sempre a capirlo, anche con un solo sguardo.

-Ecco... non so se posso parlartene...-

-Oh, sciocchezze! Puoi parlarmi di tutto!-

-Ho baciato Harry.- disse tutto d'un colpo.

-Harry sarebbe quel ragazzo cicciottello, che arrossisce ad ogni parola e non parla quasi mai, che hai portato qualche giorno fa a casa?- chiese grattandosi la folta barba bianca.

Louis sorrise intenerito e annuì arrossendo.

-Oh beh, era ora! Farà bene sia a lui che a te!- esclamò il vecchio.

-Sì ma...-

-Cosa ti preoccupa, Louis?-

-Lui è così... così ingenuo e.. fragile. Lo sai benissimo come è la gente di qui, lo torturerebbero e lui non è pronto; è troppo buono per difendersi da tutto ciò. L'ho messo nei guai, sono stato egoista e ho pensato solo a me, ora non gliela faranno passare liscia.-

-Louis, Harry non abita in questo paesello sperduto, dimenticato da Dio. Lui vive a Londra, la grande ed eterogenea capitale. Lì accetteranno la sua omosessualità! Non devi preoccuparti per lui più di tanto.-

Improvvisamente il grande problema che Louis aveva tra i suoi pensieri venne malamente scacciato via da uno ben più grande. Un problema che Louis non aveva ancora considerato: tra qualche settimana Harry sarebbe tornato a Londra.

Louis non riuscì più a dire altro. Si alzò dal divano e dopo aver tirato un sorriso a suo nonno come ringraziamento, salì nella parte più alta del faro. Voleva scollegare la testa, e quello era l'unico modo per farlo. Doveva trovare una soluzione.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.

-Sí Harry, me lo hai detto 47 volte: Louis ti ha baciato, tu hai ricambiato e le tue farfalle stanno avendo nel tuo stomaco un incontro di wrestling. Lo so, e mi interessa moltissimo, ma sono le 2:37 di notte e vorrei dormire, tesoro! Domani potrai assillarmi tutto il giorno, e potrai assillare anche Cam visto che arriverà! Ora dormi.- consigliò Gemma con gli occhi già semichiusi.

-Ma come posso dormire! Louis e io siamo una coppia! Siamo una coppia, non è vero? Come te e Cam!- urlò Harry con una vocetta estremamente acuta per le sue corde.

-Non lo so, Harry. Domani glielo chiederai. Ora dormiamo, ti prego!- esclamò Gemma esasperata. Harry si tirò su dal letto improvvisamente e con gli occhi a cuoricino iniziò ad elogiare per l'ennesima volta le doti del suo presunto ragazzo.

La ragazza gemette infastidita nascondendo la testa sotto il cuscino. Dopo qualche minuto si addormentò lasciando suo fratello a sproloquiare da solo.

-Gems, ha smesso di piovere!- esclamò Harry. -Gems? Ti sei addormentata?- sbuffò.

Il riccio non aveva per niente sonno, però decise lo stesso di provare a dormire. Si mise sotto le coperte e provò a chiudere gli occhi. Provò a contare le pecorelle, provò a cantarsi una ninna nanna, provò a mangiare una barretta di cioccolato, ma niente. Così si alzò e facendo più piano possibile andò in cucina e prese un pacco di Haribo, poi uscì di casa. Se suo padre lo avesse scoperto lo avrebbe sicuramente ucciso, ma in quel momento non aveva paura di niente.

L'odore di terra, tipico della calma dopo una tempesta, appesantiva l'aria.

Harry goffamente seguì l'unica luce presente a quell'ora: la luce del faro. Cercò inutilmente di evitare le pozzanghere, ma inevitabilmente si bagnò tutti i pantaloni del pigiama con le paperelle.

Man mano che si avvicinava la paura iniziò ad impadronirsi di lui. Non era mai stato il tipico ragazzo amante dei pericoli e, a dir la verità, aveva anche una grande paura del buio.

Appena sentì un insolito fruscio di foglie, sobbalzò e, con tutte le forze che aveva in corpo, corse nuovamente verso la sua casa, aiutato dalla luce del faro.

Quando posò i piedi con uno scricchiolio sulle assi di legno della veranda però, si accorse con enorme disappunto di essere rimasto chiuso fuori. Stupidamente aveva lasciato le chiavi di suo padre sul tavolino del soggiorno. Lui non aveva un mazzo tutto suo, i suoi genitori non si fidavano e poi non aveva il permesso di uscire. Era stato un vero incosciente. Non poteva certo lanciare un sasso alla finestra per provare a svegliare sua sorella Gemma, era ben cosciente delle sue pessime capacità sportive, probabilmente il sassolino sarebbe finito dritto dritto sul naso di suo padre e di certo non voleva rischiare di morire sotto le sue grinfie.

Si guardò attorno e non trovò altra soluzione che accasciarsi in un angolo della veranda, mettere il pacchetto di Haribo sotto la testa come cuscino e provare a chiudere gli occhi cercando di non tremare come una foglia ad ogni rumore sospetto.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Oh, ecco qui un esemplare di Harold addormentato!-

Una voce maschile svegliò Harry dal suo turbolento sonno. Il riccio si alzò sbadigliando cercando di mettere a fuoco. Un pallido sole mattutino spuntava da dietro la villa Styles.

-Un esemplare di Harry addormentato e innamorato, Cam!- lo corresse un'alta voce che indubbiamente corrispondeva a quella di sua sorella.

Immediatamente Harry si alzò in piedi con un enorme sorriso provvisto di fossette.

-Cam! Sei arrivato finalmente!- esclamò Harry saltando letteralmente addosso al ragazzo di Gemma, non calcolando più di tanto i dolori del corpo che era rimasto anchilosato per tutto quel tempo.

-Ciao anche a te, riccio! Come stai? Le tue farfalle stanno bene?- chiese Cameron ridacchiando.

-Sì, sì, stiamo tutti bene!- rispose seriamente. Gemma e Cameron trattennero a stento una risata.

-Quando sono uscita per andare al porto ti ho visto qui fuori, ma eri troppo pesante, non sono riuscita a sollevarti!- disse Gemma.

-Non fa niente. Non preoccuparti. L'importante è che mi sono svegliato presto. Ora devo scappare, ragazzi! Devo andare a chiedere quella cosa, ricordi?- chiese emozionato a Gemma.

-Ah sì, ho un vago ricordo. C'entra qualcosa Louis e il fatto che voi due siete una coppia?- lo prese in giro sua sorella. Harry le fece una linguaccia.

-Ehm, Harry. Per quanto adori quel pigiama, visto che ho contribuito a comprartelo, non credo che sia del tutto consono andare in giro in questo modo.- gli fece notare Cameron ridacchiando sotto i baffi.

Harry sbuffò con disappunto e con la sua andatura goffa e sgraziata, si recò correndo in camera sua.

-Amo tuo fratello, lo sai?- disse Cameron scoppiando a ridere. -Se non ci fossi tu, lo sposerei!-

-Dai non prenderlo in giro!- lo difese Gemma ridacchiando.

-Andiamo a salutare quei disadattati dei tuoi genitori e quella schizzata di tua sorella!- disse dirigendosi con la sua valigia verso la porta.

-Comportati bene, scemo!- rise Gemma alzandosi in punta di piedi per tirargli un orecchio.


 

Harry fu velocissimo a cambiarsi. Si sciacquò il viso e provò ad aggiustare i suoi ricci rubando i prodotti di sua sorella Eleanor. Poi infilò dei pantaloncini neri e una maglia azzurra, si guardò allo specchio per qualche minuto indeciso su che scarpe indossare. Alla fine optò per le sue solite Converse bianche. Infine uscì dalla stanza, superò velocemente Eleanor che era spalmata sul corpo del povero Cameron intenta ad accarezzargli i lunghi capelli neri legati da un codino e, senza aspettare le domande di sua madre, corse fuori dalla porta.

Quel giorno non faceva molto caldo. La tempesta della sera prima aveva rinfrescato l'aria e una leggera brezza solleticava le verdi foglie degli alberi che si muovevano leggere.

Harry correva con un sorriso sulle labbra. Era emozionato. Non era mai stato così felice in tutta la sua vita. Louis lo rendeva felice.

Nella strada il ragazzo colse tre margherite; le avrebbe donate a Louis. Per qualche strano motivo quel ragazzo gli ricordava una margherita. Quando arrivò al mercato, salutò cordialmente tutte le vecchiette che conosceva fermandosi talvolta a parlare con qualcuna. Ma appena arrivò nel banchetto del pesce di Louis si rese conto che il ragazzo non c'era. Al posto suo, suo nonno con una pipa in bocca, stava pesando delle alici con una vecchia bilancia. Harry si avvicinò al banchetto cercando rifugio dal sole in uno spiazzo di ombra e attese che il vecchio finisse di servire tutti i rumorosi clienti che erano in fila.

Quando anche l'ultima vecchia signora fu soddisfatta, si avvicinò un po' di più al nonno di Louis, cercando di non curarsi dell'orribile puzza di fumo che era nell'aria.

-E' rimasto a letto.- disse di punto in bianco il vecchio Nathan senza volgere lo sguardo ad Harry. -Non ha chiuso occhio stanotte, aveva una cera orribile. Gli ho detto di restare a casa.- raccontò l'uomo. -Trovi le chiavi sotto lo zerbino.- comunicò guardano solo allora Harry. Il riccio non ne era molto sicuro, ma era convinto di aver visto l'occhio sinistro dell'uomo contrarsi, quasi a produrre un occhiolino. Ci mise un po' per intuire quello che il vecchio gli aveva appena concesso. Non era mai stato un ragazzo molto sveglio, e queste cose lo scombussolavano molto. Quando però comprese le parole di Nathan, sorrise gioiosamente e corse nuovamente via, verso il faro.

Si fermò un paio di volte a riprendere fiato. Stupidamente aveva lasciato il suo inalatore a casa e per non morire d'asma, doveva stare attento e prendere le giuste precauzioni. Dopo dieci minuti arrivò davanti all'imponente faro. Con i piedi spostò lo zerbino per cercare le chiavi. Poi le prese e le osservò.

Improvvisamente quella di entrare a casa di Louis non gli sembrava più una buona idea. Che gli avrebbe detto quando sarebbe arrivato al suo cospetto. Non poteva certo piombare a casa sua e dirgli “vuoi essere il mio ragazzo!”. No, certamente non poteva, queste cose accadevano solo nei film.

Stava quasi per voltarsi e tornare a casa sua quando si ricordò che infondo era stato il vecchio Nathan ad invitarlo. Allora prese coraggio e infilò la chiave nella toppa.

L'interno del faro era come se lo ricordava. Lo stesso odore di salsedine e gli stessi mobili antiquati. Ciambella era stravaccata sul divano e fissava Harry con quei suoi occhi grigi.

Il riccio salì le scale a chiocciola per raggiungere il piano di Louis. Sorpassò la camera del vecchio Nathan distinta chiaramente dall'inconfondibile odore di fumo. Poi salì ancora un piano per arrivare nella camera del ragazzo.

La stanza era immersa nel buio. Non entrava neanche uno spiraglio di luce. Harry fece molta fatica a distinguere i vari oggetti dispersi disordinatamente nella camera.

Improvvisamente un oggetto di grandi dimensioni, apparve davanti a lui. Harry perse l'equilibrio e cadde su qualcosa di morbido e... caldo. Un grugnito infastidito ruppe il silenzio e l'oggetto si voltò. Harry impaurito si tirò su e prese la torcia del suo cellulare per illuminare meglio. Quando si accorse che il grande oggetto non era altro che il suo Louis addormentato in una tenera posizione, un dolce sorriso si sparse per tutto il suo volto.

Harry rimase un po' a fissarlo. Era così carino il suo grande e forte Louis addormentato. Aveva le mani sotto la testa come cuscino e le sue labbra soffici erano appena socchiuse. Le sue lunghe ciglia erano adagiate sui suoi zigomi e i suoi capelli color del caramello erano sparati in tutte le direzioni.

Il riccio sarebbe rimasto tutto il giorno a guardare il suo Louis addormentato, ma al risveglio del ragazzo la cosa sarebbe stata un po' inquietante, così, dopo aver posato le margherite sul suo cuscino, scese in cucina per preparargli la colazione. Harry amava il cibo e durante l'anno non aveva nulla da fare, quindi spesso rimaneva appollaiato su uno sgabello della cucina ad osservare Paquita, la loro cuoca cubana, mentre preparava i suoi deliziosi manicaretti. Non aveva mai cucinato prima, aveva solo osservato. Però decise che era arrivato il momento di mettere in pratica tutti gli insegnamenti. Al suo risveglio Louis avrebbe trovato una colazione con i fiocchi.

Iniziò ad aprire tutti gli scompartimenti e tutti i cassetti della piccola cucina rossa per cercare quello che gli serviva. Alla fine tirò fuori una padella e qualche ingrediente e iniziò a preparare il composto dei pancakes. Lavorò per qualche minuto in tutta tranquillità, canticchiando a mezza voce qualche canzone commerciale ascoltata da Eleanor. Voleva far felice il suo Louis, Louis doveva essere fiero di lui.

Credeva di essere nella solitudine più totale, scortato solamente dagli occhi attenti di Ciambella, così, quando, girandosi di scatto per prendere una forchetta dal cassetto, si trovò davanti due pozzi di mare immensi, trasalì.

Louis era comodamente stravaccato sulla poltroncina del soggiorno adiacente alla cucina con le margherite in mano e un sorriso sorpreso e assonnato sul volto.

-Ti... ti sei svegliato!- mormorò. -Volevo farti una sorpresa.- disse con disappunto Harry.

-Questa è una sorpresa, Harry! Non mi aspettavo di trovarti qui!- rispose Louis con la voce ancora impastata dal sonno.

-Ti... ti dispiace? Ti... ti ho svegliato? Scusa, sono un disastro. Ora me ne vado. Volevo vedere solo se...-

-Frena Hazzold, sono felicissimo che tu sia qui! E non vedo l'ora di assaggiare questi profumatissimi pancakes. Attento a non farli bruc...-

-CAVOLO! LA CUCINA STA ANDANDO A FUOCO!- urlò Harry portando le mani al cielo e correndo verso la scia di fumo nero che usciva dalla padella. Perse una presina e con quella cercò inutilmente di placare le fiamme. Louis ridacchiava divertito, ma quando vide che il suo Harry stava veramente rischiando di morire ustionato, si alzò di scatto e prendendo una pentola colma d'acqua, la rovesciò sull'incendio.

Quando anche la più piccola fiamma fu eliminata, Harry si lasciò cadere sul divano con le mani sugli occhi. Louis si avvicinò discretamente accanto a lui e gli posò una mano sulla schiena.

-Sono una frana.- mormorò Harry.

-Sì, è vero, tesoro. Sei la frana più bella del mondo e per questo ti offro la colazione al bar di Perrie.- disse deciso scuotendo giocosamente le spalle di Harry, poi lo prese per mano e lo portò in camera sua facendolo sedere sul letto sfatto.

-Resta qui, io intanto mi cambio.- disse lasciandogli un bacio sullo zigomo paffuto, prima di dirigersi nel bagnetto della sua camera.

Harry aveva ancora sul volto quel buffo broncio. Non ne combinava mai una giusta, era un vero e proprio buono a nulla. Eleanor e suo padre avevano ragione, come al solito. Decise almeno di dare una mano a ripulire il disastro da lui combinato. Una lacrima solitaria scese dal suo occhio, ben presto altre seguirono il suo esempio. Perché non poteva essere normale come tutti gli altri ragazzi? Perché non poteva essere normale almeno per Louis? Harry si alzò dal letto e con molta attenzione si diresse verso la scala a chiocciola. Guardò per un'ultima volta in direzione del bagnetto da dove proveniva la voce del suo Louis che intonava un canto patriottico e poi scese un gradino.

Poi tutto accadde in un momento: Harry poggiò il suo piede su qualcosa di morbido, troppo morbido e peloso. Il verso inferocito e spaventato di un gatto si disperse nell'aria prima che Harry ruzzolò giù dalle scale.

Louis fu subito al suo fianco. Lo prese di peso e lo fece sedere a terra iniziando ad accarezzargli il volto. Quel volto spaventato e pieno di lacrime.

-Harry, ti prego. Dimmi che stai bene. Ti fa male qualcosa?- chiese Louis preoccupato sfiorando il corpo del ragazzo per cercare di capire i punti lesi.

-Credo che mi verrà.... che mi verrà un livido.- mormorò il riccio toccandosi il gomito.

-Aspetta, vado a prenderti un po' di ghiaccio.- disse Louis alzandosi.

-NO!- urlò Harry. -No, ti prego, resta con me.- disse moderando la sua voce.

-Ok, vorrà dire che andremo insieme!- sentenziò Louis prima di sollevare di peso il ragazzo trascinandolo in cucina e adagiandolo poi sul divano.

-Lou... credo... credo di... di aver fatto... ma...ma...male a Ciambella.- sussurrò Harry.

-Nah, non preoccuparti. Lui ha nove vite!- lo rassicurò Louis lanciando un'occhiata al suo gatto che si leccava le zampette spaparanzato comodamente su una mensola della cucina.

-Mi...mi ha de...detto mamma che... è solo una leggenda metropolitana!- disse Harry sfruttando quel poco di conoscenza che aveva in testa.

-Tranquillo Haz, lui sta bene! Tu piuttosto? Come va il tuo gomito?- chiese dopo aver applicato un'enorme quantità di ghiaccio.

-Molto meglio, grazie.- rispose Harry facendo un piccolo sorriso.

-Bene, non avrei mai voluto che il mio dolce Hazzold si fosse fatto male a causa del mio gatto ciccione.- Louis giochicchiò con una ciocca di riccioli di Harry prima di metterla dietro al suo orecchio. Il riccio rimase in silenzio guardando attentamente la punta delle sue dita.

-Ehi Haz, che dici di andare finalmente a fare colazione? Sto morendo di fame! E poi...-

-Poi?- chiese il riccio tornando immediatamente interessato.

-Niente.- borbottò Louis prima di dirigersi verso la porta, seguito da un Harry ancora più curioso. Non poteva certo esprimergli tutte le sue preoccupazioni. Doveva farlo nel momento adatto, conosceva Harry, era fragile sotto questo punto di vista.

I due si diressero verso il bar di Perrie in silenzio. Louis camminava con la testa bassa, calciando distrattamente i sassolini che trovava sulla strada. Harry cercava di seguirlo come meglio poteva, saltellando e correndo leggermente; ogni tanto gli lanciava delle occhiate preoccupate. Si chiedeva dove fosse finito quel ragazzo allegro di prima. Louis a volte era così lunatico: passava dall'essere completamente euforico all'essere triste e distaccato. Harry proprio non riusciva a capirlo; non era mai stato bravo in queste cose e di certo non poteva imparare tutto in un istante.

Quando arrivarono in prossimità del bar, Harry superò Louis e si voltò per guardarlo. Per qualche secondo i due si fissarono senza dire una parola: Harry si mordicchiava il labbro in modo nervoso, Louis si grattava il sopracciglio con il pollice della mano.

-Dimmi cosa c'è che non va, Louis. Se... se quel bacio non è significato... nulla per te, dimmelo. N...n...non fa niente, posso sopravvivere, credo.- disse mormorando l'ultima parola. Harry non era ancora pronto a staccarsi da Louis. Aveva appena iniziato ad essere felice, non voleva che tutto questo finisse ancor prima di cominciare, ma non poteva costringere nessuno, di questo ne era certo.

-Ma che dici, sciocchino di un Hazzold! Quel bacio per me ha significato anche troppo. Non me ne pento e mai lo farò. Era da tempo che volevo farlo.- esclamò Louis prendendo Harry per le guance.

-E...e allora... allora che c'è?- chiese Harry ancora più confuso.

-Harry io vorrei veramente tanto che tu fossi il mio ragazzo. Lo vorrei con tutto il mio cuore. Sei la persona più bella che io abbia mai incontrato, sei dolce e...-

-Ma? C'è s...sempre un...un...un ma. Lo dice sempre mia mamma quando papà non la porta a cena fuori nel loro ristorante.- lo interruppe Harry.

-Harry tu abiti a Londra. Tra qualche sett...-

-NO NO NO! NON PROVARE A DIRE QUELLO CHE STAI PER DIRE!- urlò Harry come un ossesso tappandosi le orecchie e pestando con i piedi a terra. Louis si bloccò di colpo, cercando di trattenere una risata, nonostante tutto. Harry sapeva sempre farlo ridere, in ogni occasione.

Harry si sedette sul ciglio della strada continuando a tenere le mani sulle orecchie. Louis dopo averlo osservato per alcuni secondi, seguì il suo esempio.

-Non continuare. Non voglio sapere tra quanti giorni tutto questo... tutto questo finirà. Voglio godermi il più possibile il tutto. Non voglio sapere tra quanti giorni tornerò ad essere il p...piccolo e inutile Harold Styles figlio del più grande sti...stilista al mondo. Qui con te sono solo Harry, anzi Hazzold, e questa cosa mi piace... mi piace tantissimo. Non voglio che finisca.- mormorò Harry stropicciandosi l'occhio sinistro.

-Ma Harry, noi dobb....-

-L'unica cosa riguardante il futuro che posso dirti è che... mi piaci, tanto. E in qualche modo riusciremo a frequentarci, nonostante tutto.-

-Quindi vuoi... vuoi essere il mio ragazzo?- chiese Louis incerto.

-Queste tue uscite mi disorientano: è una richiesta o... una domanda?- borbottò Harry arrossendo.

-Una richiesta: Harry, ti piacerebbe essere il mio ragazzo?- riformulò meglio Louis sorridendo, dopo essersi seduto proprio davanti al ragazzo, prendendo tra le sue le mani di Harry che si stavano torturando a vicenda.

Il riccio lo guardò con la coda dell'occhio mordicchiandosi il labbro per l'emozione. Louis distinse chiaramente il rossore espandersi per le sue guance morbide. Harry non aveva provato mai così tante emozioni tutte in una volta. Non era sicuro di aver assaggiato neanche lontanamente la metà di tutte quelle emozioni. Per la prima volta in vita sua, si sentiva così pieno, non aveva bisogno di colmare il suo vuoto interiore con niente. Louis l'aveva salvato dal vuoto.

Si ritrovò ad annuire impercettibilmente scacciando velocemente una lacrima di gioia che era scappata dai suoi occhi.

Una farfalla si posò sulla spalla di Louis. Harry la osservò volare via. Finalmente anche le sue farfalle avevano trovato una giusta direzione: la direzione per la felicità.

Angoletto

Ok, sono pronta a ricevere i vostri peggiori insulti. Sono stata una cosa indecente, non mi era mai capitato di impiegare così tanto tempo per tradurre. Scusate veramente. Nel paesino dove sono stata in Calabria, l'unico posto con un po' di campo era il mare e non sempre mi andava di scrivere in spiaggia, capitemi! Prometto con tutto il cuore che questo non accadrà più, ora sono tornata e gli aggiornamenti torneranno ad essere frequenti come al solito.

Grazie per essere rimasti! :)

Come vi è sembrato questo capitolo, per me è stato un vero parto. L'ho abbandonato, ripreso, modificato, così tante volte che l'ho imparato a memoria. Spero che vi sia piaciuto.

Il prossimo capitolo riprenderà esattamente da qui! :)

Ora vado a letto, ci sentiamo prestissimo, lo prometto.

Baci, Somriure <3

  
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