Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: dreyu95    04/09/2015    2 recensioni
Eren è un teeneger problematico, quando sua madre rimane uccisa per sbaglio durante una sparatoria decide di lasciare la società, sperimentando droghe e rubando nel degradante sobborgo di Trost. Crede di aver trovato la libertà, ma in realtà è nuovamente schiavo, di un vizio ben punibile dalla legge. L'incontro con uno strano sbirro gli cambierà ulteriormente la vita.
Genere: Angst, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Pace.
Un soffio.
Mi spensi come una candela dopo l'orgasmo e solo un terremoto avrebbe potuto farmi alzare dal letto quella mattina.
E infatti.
"Eren! Eren svegliati!"
Mi sentii squotere. Mugolai.
"Eren...! Quel nano è già qui!"
"Cosa!?"
Balzai seduto sul letto stringendo le lenzuola, vidi mia sorella, che dalla faccia non sembrava essere di buon umore.
"E' arrivato qui mezz'ora fa e mi ha chiesto di preparargli il tè"
"E' di sotto a bere il tè!?"
Non dovevo averlo detto con un tono...normale..? O non so cosa perchè Mikasa mi fece andare di traverso la saliva quando improvvisamente mi fissava con fare indagatore.
Schiarii la voce.
"Che ore sono?"
"Otto e mezza"
"Ma...Non sarebbe dovuto arrivare alle 9???"
Scrollò le spalle e uscì dalla stanza seguita da me che mi precipitai nelle scale quasi inciampando per ritrovarmi davanti Levi seduto in cucina che sorreggeva una tazza di tè fumante dal bordo. Ma che modo era quello di tenere una tazza?? Dopo essermi posto quella domanda fui immediatamente stordito dal suo profumo che si abbinava bene a quello del tè nero che stava bevendo.
Un tonfo.
Mise giù la tazza e si, cazzo si. Gli occhi puntati su di me come nel pensiero indecente della scorsa notte.
"Bonjour"
Sbattei gli occhi un paio di volte non riuscendo a capire cosa stesse accadendo.
"Oi. Ragazzino."
"B-Buongiorno!"
Risposi d'istinto mentre sospirava.
"Non perdere tempo e va a farti una doccia, appena hai fatto si va"
"Sì...!"
Mi guardai intorno storcendo il naso.
"Dov'è papà?"
"A lavoro"
Rispose secca Mikasa che stava di spalle mentre metteva in ordine la cucina.
Era ovvio.
"E' uscito poco prima che tua sorella salisse da te a svegliarti. Ha fatto in modo che tu lo potessi evitare."
Si sentì il tonfo dello sportello della dispensa che veniva chiuso bruscamente.
Abbassai lo sguardo e mi voltai in direzione delle scale.
"Vado a lavarmi"
Sentii quegli occhi seguirmi fino al piano superiore. Mi chiusi in bagno e sospirai con le spalle poggiate contro la porta, il cuore cominciò a battere.
Aprii la doccia e ci buttai sotto la testa, feci passare un minuto e poi inizia a spogliarmi; lasciai cadere i vestiti in terra ed entrai completamente nella cabina. L'acqua scorreva e scendeva sul mio corpo portandosi via la tensione che si stava creando. Guardai distrattamente le mie mani e poi risalii con lo sguardo soffermandomi sulla parte del mio braccio bucato. Realizzai che dovevo sbrigarmi e così finii di lavarmi per poi uscire dal bagno con addosso un asciugamano e andai in camera.
Mi guardai intorno, la stanza era ancora sottosopra e per me era così che doveva restare. Mi feci strada scavalcando alcuni oggetti in terra fino a raggiungere l'armadio. Mi vestii, poi mentre chiudevo la stanza quasi feci un balzo sentendomi toccare la spalla.
"Eren..."
"Mikasa! Cosa c'è?"
"Quel poliziotto basso non mi piace"
"...Eh?"
"E' presuntuoso e non si fa gli affari suoi"
"Ah...Bè fa il suo lavoro" Risposi tranquillo.
"COSA?"
Credo fosse la prima volta che vedevo gli occhi di Mikasa così spalancati.
"Eren...Non capisco...Perchè non ti irrita quel poliziotto ficcanaso?"
Mi afferrò le spalle cercando di trarre qualcosa dal mio sguardo. La spinsi.
"Ma cosa vuoi?? Non lo so! Forse sto crescendo o...Dannazione! Non sei contenta?? Mi disintossicherò e..."
"Non voglio che tu ti metta in qualche nuovo pericolo! Eren, l'ho visto. Sulla macchina, c'è il tuo disegno. Tu lo hai già incontrato ieri mattina, cosa è successo?"
"Niente...! Accidenti Mikasa, davvero, è tutto sotto controllo. Adesso fammi andare o farò tardi"
"...Papà mi ha dato i soldi"
"Ah. Bene. Sai già che non resteremo in questa casa oltre il mese che mi è stato obbligato dalla legge" Feci per andare, non avevo più voglia di parlare con Mikasa ma era proprio intenta a trattenermi.
"Non mi fido di lui, sei strano...Non voglio che qualcun altro ti faccia soffrire, potrebbe essere stato anche lui ad aver ucciso la mamma"
"Cosa???"
Che stava dicendo? Cosa stava dicendo?? E' vero, di fatto era un poliziotto qualunque, eppure perchè io non dovevo metterlo insieme agli altri? Pensare a Levi non mi faceva pensare a loro. O a quello.
Vendetta.
Uccidere.
Strinsi i denti e mi graffiai le braccia. Non potevo. Non potevo sentirmi in quel modo proprio in quel momento. Ero determinato e stava succedendo di nuovo.
"Quando la smetterai? Quando la smetti di comportarti così?"
Ero davvero incazzato e ferito. Se c'era una cosa nella quale Mikasa aveva talento era farmi sentire in colpa sulle cazzate.
"Non puoi farci niente! So che la vicenda con Annie ha fatto preoccupare te e pure Armin ma.... Merda. Non volevo tornare a casa per litigare con te oltre che con quel bastardo di nostro padre!" Sbraitai ormai senza alcun controllo e scesi di sotto. Levi doveva avermi sentito ma non mi importava. Mi fermai davanti la porta d'ingresso.
"Sono pronto, possiamo andare"
Levi si alzò dalla sedia e mi spinse fuori, si accese una sigaretta mentre raggiungevamo la sua auto e una volta dentro partimmo.
Restai per troppo tempo in silenzio con lo sguardo assorto. Ero davvero sconfortato e giù di morale, potevo ancora sentire la voce di Mikasa che diceva "Potrebbe essere stato anche lui ad uccidere la mamma". Come poteva essere? Sarebbe stato proprio un cattivo scherzo del destino.
"Oi"
La sua voce mi riportò alla realtà. Non sentivo più l'odore di sigaretta. Aveva finito di fumare.
"C'è qualcuno con cui vai d'accordo tu?"
Mi sentii scrutare dallo specchietto retrovisore.
Colpito e affondato.
"I-io..."
La macchina si fermò.
"Sigarette?" Cercai di abbozzare un sorriso lanciandogli uno sguardo complice mentre scendeva dall'auto. Sbattè gli occhi inespressivo.
"Tch"
Cosa significava?
Attesi il suo ritorno paziente e...
"Ecco qua"
Mi porse una busta, la aprii e con mia sorpresa...
"Donuts???"
"Sì ragazzino, so cosa ho comprato. Mangia. Stamattina non hai fatto colazione"
 Aveva davvero comprato dei donuts con glassa al cioccolato per me? Da quanto non li mangiavo? Di sicuro anni.
Ne presi uno e lo azzannai con un morso. Sentii un coro angelico e subito dopo mi scaldai.
"E'. Fottutamente. Buona."
Sorrisi come un ebete.
"E mastica, non parlare a bocca piena"
Potei scorgere uno dei suoi sorrisetti.
"Ne vuole una anche lei?"
"Volentieri. Certo. A meno che tu non voglia passare le ore sul cesso"
Risi a quella battuta. O almeno... Era una battuta? Improvvisamente avevo ritrovato il buonumore. I dubbi erano svaniti e tornai felice a sostenere con fierezza la mia idea.
Diverso.
Era diverso da qualunque altro poliziotto, ne ero certo! Levi era unico. E mentre mi stavo godendo finalmente un piacevole momento, i miei timpani mi dissero addio con un fruscio assordante proveniente dalla radio seguito da una voce.
"LEVIIII"
Sentii un sospiro pesante.
"Levi Ackerman in ascolto. Dimmi. Hanji."
Il suo tono era piuttosto seccato e io ero rimasto immobile; di nuovo un forte fruscio che a quel giro mi fece corpire di riflesso le orecchie.
"Come stai? Cosa fa il mio piccolo sbirro rabbioso preferito? Io mi annoio, nessun inseguimento o criminale da arrestare. Pranziamo insieme? Saaai pensavo che potevi passare a prendermi"
Ero pietrificato, cercai di scrutare l'espressione di Levi e giurai di aver visto una vena pulsare sulla sua tempia e io ero spaventato già solo al pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere, così mi misi da parte facendomi piccolo nel sedile. Ma chi era? Una collega di Levi?
"Quante volte ti ho detto di non usare il trasmettitore per queste cose?? Stupida quattrocchi. Sono in servizio"
"Ooh è vero, stai scortando il ragazzo drogato figlio di Carla"
"Hanji falla finita. E' qui. Ti sente"
"Oh ma certo! Ciaooo! Ricordati tesoro, sei giovane e non devi rovinarti così, la droga fa male e per la legge è vietata!!!"
"Penso lo abbia capito bene"
Farfugliò Levi per poi voltarsi a guardarmi mentre l'auto era ferma al semaforo fulminandomi con il suo tetro sguardo.
"Se le rispondi ti rinchiudo in cella" Mi avvertì.
Serrai la bocca e tentai di sparire.
"Senti dopo passo a prenderti ok? Adesso però lasciami lavorare. Passo e chiudo"
"Ohh uffa sei sempre così rigido ma... D'accordo! Ti aspetto! Buon lavoro!!"
"Quella... Stupida... Tch"
Rimasi zitto e completamente estraniato. Che razza di poliziotto era questa...Hanji? E poi... Perchè aveva una confidenza così con Levi? Ero quasi invidioso, storsi il naso, ma dopotutto forse era...normale in campo lavorativo..? Ma...Poi parlava di me dandomi di drogato quando lei sembrava la persona più fatta di tutti quelli che conoscevo! Mi stavo di nuovo innervosendo. Gelosia?
"Siamo arrivati"
Non mi accorsi che la macchina si era fermata. Mi affacciai dal finestrino scorgendo un'insegna sull'edificio che avevo davanti.
"Sina"
Ammisi di essere un po' agitato. Non sapevo cosa mi aspettava effettivamente. Era come tornare a quando frequentavo la Trost High ed entravo con la brutta impressione che avrei dovuto affrontare un compito a sorpresa. Strinsi esitante la maniglia dello sportello dell'auto senza riuscire a scendere.
"La prima cosa che farai sarà conoscere un assistente sociale che ti farà da guida nel centro, poi ti consulterai con uno psicologo del posto. Ora vai, muoviti. Mi trovi qui all'uscita"
Mi stava rassicurando? Ok. Era tutto chiaro. Deciso Eren. Deciso. Aprii finalmente lo sportello per scendere.
"Bravo ragazzo"
Amavo le sue lodi. Sarei potuto diventare un cittadino modello solo per renderlo fiero. Ma che cazzo stavo dicendo? Scossi la testa e mi diressi frastornato all'interno del centro. Aveva l'aspetto di un qualunque ufficio ma tutto era gestito da volontari.
"Perchè hai iniziato a drogarti?"
"La società fa schifo"
Se c'era una cosa che per me era stata più noiosa e inutile, fu parlare con lo psicologo con le sue cagate di consigli e teorie, ma purtroppo ne avrei avuto per un po'. Non volevo sentire niente di quei discorsi, non mi fregava. Aggiustare il rapporto con mio padre, trovare lavoro, avere degli obiettivi. Io ce li avevo già degli obiettivi! Non ero lì per caso, o mi credeva forse un rifiuto umano irrecuperabile? Ma tanto ero solo un drogato, quella era la mia etichetta.
Mi sentivo trattato come uno stupido. Non vedevo l'ora che la giornata finisse, volevo rivedere Levi. Oh si, Levi. Che mentre io ero qui a lottare con me stesso lui era in compagnia di quella...Hanji. Chissà che aspetto aveva. Quanto ero geloso.
Perchè non potevo parlare anche io con lui a tu per tu? Accidenti. Quanto lo desideravo. Quanto volevo spogliarlo delle sue vesti da poliziotto.
Quando si concluse la mia prima giornata in comunità mi diressi verso la macchina all'uscita. Era proprio parcheggiata nello stesso punto. Levi stava fumando fuori poggiato contro la vettura. Lo raggiunsi svelto e gongolante ma quando entrai in macchina vidi lei.
"Eeehy allora tu sei Eren giusto? Piacere di conoscerti, io sono Hanji Zoe e collega di Levi come avrai capito!"
"E-ehm..."
Era ancora più esuberante dal vivo, era... Particolare. La prima cosa che saltavano all'occhio erano i suoi capelli castani raccolti in una coda totalmente in disordine, occhiali e per nulla femminile. Mi afferrò di prepotenza la mano, dovevo ammettere di trovarmi in difficoltà.
Vidi entrare Levi e io lo guardai disperato in cerca d'aiuto.
"Hanji basta. Sei spaventosa. Oi, com'è andata?"
"Ooh ti chiedo scusa giovanotto, sì!! Dicci com'è andata!!"
La donna sorrise rassicurante.
"Ehm...Non male direi...! Insomma...E poi mi hanno prescritto queste...pillole"
Ero stanco.
Comunque se anche era così strana quella Hanji non sembrava poi così...Cattiva. Ma non mi andava lo stesso che stesse appiccicata a Levi.
"Mh? E nient'altro ragazzino?"
La sua voce. Ero stanco, volevo dormire e sentire solo la sua voce.
"Dai Levi! Era solo il primo giorno! Non stargli addosso!"
"Tch, senti chi parla"
"Eeeh?? E con questo cosa vorresti dire?"
"Stupida quattrocchi"
"Ehy Eren sappi che questo cattivone qui non si sarebbe mai offerto di prendere di sua iniziativa la responsabilità su qualcuno, fidati che con lui sei in buone mani, perciò lasciati pure andare!..."
Mi fece un occhiolino.
"...E poi detto fra noi, mi sembri un bravo ragazzo, ma non devi drogarti!!! Sei così carino... Non è vero Levi? Hai visto il colore dei suoi occhi?"
Cosa? Uoh. Uoh, uoh. Ok. Il mio cuore era partito.
"Mh? Sì, certo. E' molto carino ma deve avere cura di sè"
"Sentito tesoro?"
Divenni rosso fino alle orecchie all'idea che Levi mi trovasse carino.
"...Grazie!"
Hanji parlò senza sosta di tutto ciò che le passava per la testa durante tutto il tragitto di ritorno a casa, era chiaro che non riuscisse a filtrare pensieri prima di aprire bocca.
Finalmente arrivammo.
"Ci rivedremo presto Eren! Fai il bravo, ti auguro tanta fortuna! Non drogarti!!!"
Mi raccomandò per l'ennesima volta, stavo letteralmente per fuggire da quella macchina quando la voce di Levi mi arrivò dritta al cervello come sempre.
"Ci vediamo giovedì. Alle 9:00"
Tanto ero sicuro sarebbe arrivato prima proprio come aveva fatto quella mattina e la cosa mi faceva esaltare più che mai. Che si volesse o no avremmo avuto appuntamenti fissi per un intero mese e per la prima volta pensai che lo stato aveva fatto una legge che mi piaceva. Già non vedevo l'ora che arrivasse giovedì.
"Sì!!"
Sorrisi e scesi dalla macchina, raggiunsi la porta di casa e mi fermai lì davanti con la chiave in mano.
Ma una volta passato quel mese?
Cosa ne sarebbe stato di Levi? Non lo avrei più rivisto. Quel pensiero mi demoralizzava così tanto che se superavo la crisi d'astinenza da droghe sarei morto lo stesso per la sua assenza. Volevo vomitare.
   
 
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