Crossover
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Autore: Darik    06/02/2009    1 recensioni
La loro guerra durava ormai da migliaia di anni, secondo i parametri umani. E questa guerra sembrava destinata a finire con lo sterminio totale. E invece stava per giungere ad un inaspettato punto di svolta, dalle molteplici implicazioni. Nota: l'aspetto dei Transformers è quello del film del 2007, tuttavia la mia storia vuole essere un omaggio all'intera saga, quindi ci saranno citazioni anche delle altre serie sugli eroi di Cybertron. Ma state tranquilli, non è necessario conoscere quest'ultime per capire la trama.
Genere: Azione, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Film
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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2° CAPITOLO

Il cielo sopra Tokyo era incredibilmente splendido e azzurro.

Pochi si sarebbero aspettati un tempo simile dopo che per tutto il giorno precedente aveva piovuto.

Quel cielo bellissimo era perfettamente in sintonia con l’animo di Negi Springfield, che insieme a Kamo si stava recando verso la sua classe, la III A.

Il suo viso mostrava una grande eccitazione.

“Ehilà capo, mi sembri veramente su di giri” esordì Kamo.

“Ovvio, come posso non esserlo dopo aver ricevuto dal preside una notizia cosi splendida? Già mi immagino come saranno contente le ragazze!” rispose allegramente Negi.

“Mah, forse”.

“Che intendi dire?”

“Che non devi confondere i punti di vista. Tu sei inglese, è ovvio che una cosa del genere ti ecciti. Ma per loro potrebbe non essere cosi eccitante. Probabilmente ci sono già state, privatamente o con la scuola, dato che quella località è una meta canonica per le gite scolastiche. Come Kyoto”.

“Dici? Comunque lo sapremo tra un momento”.

Negi arrivò davanti alla porta della sua classe e si ricompose.


“ANDIAMO IN GITA AD OKINAWA?!”

Il coro di risposta lasciò interdetto Negi, che rimase immobile con il foglio dell’annuncio ancora in mano.

Le sue allieve, in vario modo, erano tutte stupite da quell’annuncio.

Ma come andava interpretato quello stupore?

“MA E’ FANTASTICO!!!” esultarono quasi tutte le ragazze, balzando addosso a Negi e cominciando ad abbracciarlo una dopo l’altra o tutte insieme.

“Grande, professore! Non ero mai stata ad Okinawa!”

“C’ero già stata ma con la mia famiglia. Che pizza! Ora potrò andarci con le mie amiche! Evviva!”

“Mi abbronzerò fin a diventare nera!”

Questi erano i commenti più frequenti.

“No… no… io non c’entro….” cercò di spiegare Negi mentre tentava di non soffocare a causa di tutti quegli abbracci.

“Adesso basta!” tuonò la capoclasse Ayaka.

Magicamente, le ragazze si calmarono.

“Il professore non ha ancora finito di parlare. Tornate ai vostri posti!”

E le ragazze di nuovo obbedirono.

Negi tirò un sospiro di sollievo. “Fiuuu… capoclasse, la ringrazio molto”.

Il volto di Ayaka si illuminò, e in modalità romanticheggiante si inginocchiò davanti a Negi. “Di nulla, professore. Io per lei sono disposta a qualunque cosa, compreso proteggerla da queste scalmanate. E sono pronta a proteggerla da qualunque pericolo. Io per lei…”

“Ehm, ehm” la richiamò Kazumi Asakura “Capoclasse, ti ricordo che il professore deve ancora finire di parlare”.

Ayaka si ricompose e tornò al suo posto.

“Grazie dell’attenzione” riprese Negi “Allora, ieri il preside ha ricevuto… ehi, ma dove sono Asuna e Konoka?”

Solo allora Negi si era accorto che le sue due compagne di stanza mancavano all’appello.

Quando si era svegliato la mattina, Asuna era già uscita per il giro di consegne dei giornali.

E aveva lasciato Konoka ancora a letto perché lui si era dovuto alzare un po’ prima del solito per andare dal preside.

Perciò perché adesso mancavano?

In teoria l’unica assente avrebbe dovuto essere la geniale Satomi Hakase, invitata a Osaka per un seminario dedicato ai ragazzi prodigio nel campo delle scienze.

“Non lo sappiamo, professore. Stamattina non si sono viste” rispose Yue Ayase.

Un secondo dopo, fuori dalla classe risuonò uno starnuto formidabile.

Ed entrarono Konoka e Asuna: la seconda era rossa in viso e si soffiava in continuazione il naso.

“Asuna! Che ti è successo?” domandò Negi preoccupato.

“Bamabbina un idioba bi ha babbo cabere…”

“Eeehhh?!” esclamarono insieme le altre ragazze porgendo un orecchio.

Intervenne allora Konoka. “Ve lo spiego io. Mi ha raccontato tutto prima di ritrovarsi con la pronuncia storpiata dal naso terribilmente otturato. Stamattina, durante la consegna dei giornali, qualcuno con una moto le è passato affianco. C’era una pozzanghera e l’ha bagnata tutta”.

“Ah, capisco” commentò Negi dispiaciuto.

“Ma non è finita” continuò ancora la nipote del preside “Infatti mentre stava tornando a casa per cambiarsi, l’abitante di un condominio ha avuto l’idea di svuotare l’acqua che aveva riempito la sua piscina gonfiabile buttandola dal terrazzo! E l’ha fatto proprio mentre Asuna stava passando lì sotto!”

“Oh no!”

“E questo è ancora niente! C’era una macchina che trasportava sul tetto una piccola barca, anch’essa riempita di acqua piovana. Asuna ha attraversato perché c’era verde, la macchina si è fermata, ma essendoci un gattino in mezzo alla strada si è fermata di botto. E l’acqua della barca è tutta finita addosso ad Asuna!”

“Ehm…”

“E come se non bastasse, dopo…”

“Va bene, Konoka, va bene. Abbiamo capito. Asuna, come stai?”

Asuna, seduta al suo banco, consumava fazzoletti ad una velocità impressionante. “Bto bene, Negi. E’ bolo un bemblice babbedore”.

E subito partì una raffica di super starnuti, che convinse le vicine di banco ad allontanarsi.

Negi si preoccupò davanti a quella vista. “Accidenti, Asuna. Conciata come sei, temo proprio che non potrai venire alla gita ad Okinawa”.

“Bome? Buale giba?”

“E’ stata organizzata oggi una gita ad Okinawa, solo per la nostra classe” spiegò Kaede Nagase.

“E abboba benbo anbhe io! Il bole di Obinawa bi barà bene!”

“Dove credi di andare? Non vorrai mica infettarci tutte!” replicò aspra Ayaka.

“Bome bi bermebbi? Bi baccio bebere io!” esclamò furente Asuna.

Si alzò in piedi mettendosi in posizione di combattimento, Ayaka fece altrettanto.

Partirono all’attacco.

E proprio allora Asuna fece un altro superstarnuto che le spinse la testa in avanti.

Proprio contro la testa della capoclasse.

Si diedero entrambe una testata tremenda, finendo per cadere all’indietro a gambe all’aria, ko.

“Eh si, decisamente Asuna dovrà restare qui” commentò Setsuna Sakurazaki.

Suonò la campanella.

Negi guardò l’orologio. “Va bene, ragazze, la lezione è finita ed è ora della ricreazione. Mi raccomando non fate confusione. Konoka, io, tu e Setsuna accompagneremo Asuna e la capoclasse in infermeria”.

Le ragazze rumorosamente uscirono dall’aula, tranne Evangeline e Chachamaru, che si avvicinarono a Negi.

“Evangeline, giusto a proposito, volevo comunicarti che…”

“Piantala, ragazzino! Non ho bisogno che me lo dica tu. Tanto già lo so cosa vuole dirmi quel vecchiaccio: che a causa della maledizione non posso venire!” sbottò Evangeline.

“No, è l’esatto contrario. Grazie ad una timbratrice automatica superveloce inventata da Chao, il preside potrà far autenticare tutte le carte necessarie per autorizzare la tua presenza. Insomma, potrai venire anche tu!”

“Davvero?” esclamò stupefatta Evangeline.

Le sue labbra furono combattute tra il piegarsi in un sorriso di gioia e il mantenere la compostezza propria del suo rango di maga vampira.

“Be, non so se ho tanta voglia di fare una gita con quelle idiote. Dì al preside che gli farò sapere” concluse infine con sufficienza.

Lei e Chachamaru uscirono dalla classe e chiusero la porta.

Però due secondi dopo Chachamaru la riaprì: proprio quando Evangeline prorompeva in un infantile grido di gioia.

“Chachamaru! Ma che diavolo fai?!” gridò furente e imbarazzata Evangeline.

“Pensavo che il professor Negi sarebbe stato contento della sua contentezza, padrona!”

Evangeline afferrò Chachamaru per i capelli trascinandola via. “Argh! Andiamocene, stupido robot!”

Finito lo spettacolo, Negi, Konoka e Setsuna non riuscirono a trattenere un risolino.

Poi l’ennesimo megastarnuto di Asuna richiamò la loro attenzione.


Chao Lin Shen stava consumando il suo pasto preparato da Satsuki Yotsuba, la bravissima cuoca della sua classe.

Squillò il suo cellulare, Chao prontamente rispose.

“Hallo, qui Chao!”

“Ciao, sono io”.

“Oh, Satomi. Chiami a proposito. Devo comunicarti una bella notizia: la nostra classe parteciperò ad una gita ad Okinawa di cinque giorni. La partenza è dopodomani. Comprati un costume a Osaka e cerca di tornare il prima possibile. Ci aspettano ore di sole, nuotate, shopping…”

“No, mi dispiace ma temo proprio che questa gita la perderò”.

“Eh? E perché?”

“Il seminario qui è molto interessante e…”

Chao rimase quasi scandalizzata. “E tu preferisci un seminario alle tue amiche!?”

“Lasciami finire” replicò l’altra “Questo seminario è interessante e ha attirato l’attenzione di molti fornitori tecnologici. Inclusi quelli del gruppo Yamashita. Te li ricordi, no?”

“Ovvio, sono un colosso dell’Asia e presto del mondo. La facoltà di ingegneria del Mahora cerca di avere da una vita un contratto con loro”.

“Ecco appunto. Penso di essere riuscita ad agganciarli. Tornerò tra tre giorni. Se tutto va bene, al mio ritorno porterò un bel contrattino firmato. Sono già riuscita ad ottenere alcune apparecchiature tecnologiche in prova. Sono molto ingombranti. Per questo ti ho chiamato: dovresti mandarmi il nostro auto-tir. C’è parecchia roba da caricare”.

“Uao, ti sei data molto da fare. Ti aspetto per valutare quella tecnologia”.

“No!” esclamò agitata Satomi.

Chao rimase interdetta. “Come sarebbe a dire ‘no’?”

“Oh, scusami. Il fatto è che non voglio che tu perda la gita per causa mia. Vai pure a divertirti e non preoccuparti per me”.

“Però…”

“Niente però. Cosa credi? So badare a me stessa e so fare quelle valutazioni anche da sola”.

“Ma io…”

“Non ci sono problemi. Quando tornerai, troverai tutto pronto e potremo avviare tutti gli esperimenti che vuoi. Va bene?”

“Va bene…”

“Allora ci risentiamo presto. Mi raccomando l’auto-tir”.

“Lo programmo e te lo invio. Sarà da te entro stasera”.

“Perfetto. Ciao”.

La telefonata finì e Chao ebbe la netta impressione che la sua amica le stesse nascondendo qualcosa.

Tuttavia rigettò quella sensazione. “E’ l’ultima persona che potrebbe nascondermi qualcosa. E poi ci rivedremo la prossima settimana”.


“Fammi vedere”.

Alla richiesta della professoressa Shizuna, Asuna le passò il termometro che teneva sotto l’ascella.

“Accidenti, 40 e mezzo. Mi dispiace, Asuna, ma temo proprio che non potrai andare alla gita”.

La ragazza era stata accompagnata dall’infermeria alla sua stanza, si era messa in pigiama con l’aiuto di Konoka e Setsuna, e ora quel verdetto la intristiva parecchio.

“Bo! Io boglio anbarci!” replicò Asuna tentando di alzarsi.

Ma un terribile mal di testa la costrinse a sdraiarsi di nuovo.

“Asuna, non devi fare sforzi” le disse allora Negi, che poi si rivolse alla professoressa Shizuna. “Professoressa, per quanto ne avrà?”

“Se prende una al giorno di queste supposte, guarirà in tre giorni”.

Setsuna rimase stupita. “Accidenti. In cosi poco tempo?”

“La vostra capoclasse mi ha fatto pervenire una confezione prodotta da una casa farmaceutica di proprietà del gruppo Yukihiro. E’ un nuovo medicinale che sembra fare miracoli. E’ stato testato e funziona, ma non è ancora in vendita. Quindi… “ la donna con innocente malizia mise un dito davanti alla bocca “…non ditelo a nessuno”.

“Stia tranquilla, non lo saprà nessuno” l’assicurò Konoka.

La donna se ne andò.

“Be, Asuna, sei stata fortunata. Cioè, purtroppo stavolta la tua immunità alla magia ti si è rivoltata contro, ci impedisce di usare incantesimi curativi. Ma almeno non dovrai passare troppo tempo a letto” la consolò Negi.

“Ba non bodrò anbare in giba!” ribatté lei.

“Forza e coraggio. Io e Konoka resteremo ad accudirti, anche durante la convalescenza”.

“Ma bobete anbare in giba…”

Konoka le accarezzò la fronte, che scottava. “Alla gita possiamo rinunciare per prenderci cura di te.”.

“Bo! Non bobete berbere la giba ber bolba bia! Anbabe, bi benberà la brobeboressa a be”.

Konoka rifletté. “Ma la professoressa sarà certamente piena di impegni. E in effetti se restiamo tutti e due può essere un problema, Negi”.

“Eh?”

“Ma la soluzione è facile: io resto con Asuna e tu andrai con il resto della classe. D’altronde sei un professore, e hai il compito di guidare le altre”.

“Un momento…”

“Del resto, gli altri professori non ci saranno. Questa gita è stata organizzata dal preside come premio per la sola III A, grazie ai suoi ottimi voti. Devi andarci”.

“E tu, Konoka?”

“Il mio mondo certo non finirà perché salto una gita ad Okinawa. Tu vai e fai il tuo dovere, e non preoccuparti per me. Ho parlato anche con Setsuna e l’ho convinta a partire. Qui al Mahora non può succedermi niente”.

“Veramente, Lady Konoka, io preferirei restare qui” replicò con rispetto la spadaccina.

“Eh no. Te l’ho detto e te l’ho ripeto. Sono stufa di vederti preoccupata per me 24 ore su 24. Voglio che ti rilassi. E se io non ci sarò, tanto meglio. Potrai riposarti pienamente. Qui sono al sicuro. E per favore, non chiamarmi più lady. Solo Konoka, va bene?”

Setsuna abbassò lo sguardo, imbarazzata. “Ecco… va bene”.

“Si! Cosi mi piaci!” esclamò Konoka abbracciando l’amica, che divenne quasi più rossa di Asuna.

Negi invece sembrava ancora dubbioso sull’opportunità di andare anche lui, e fu allora che Asuna lo fulminò con uno sguardo alla ‘vai a fare il tuo dovere e a divertirti e non preoccuparti per me’. Con una postilla: ‘se mi disubbidisci ti infetterò con i miei microbi e ti farò venire una febbre perenne!’.

A quel punto Negi si arrese. “D’accordo, parteciperò alla gita”.

Konoka lo applaudì. “Bravo, cosi mi piaci!” e abbracciò anche lui.

“Konoka, ti prego controllati” le disse Setsuna.

Konoka allora andò nella piccola cucina a preparare un brodo caldo per Asuna.

Setsuna andò nel bagno a preparare qualche impacco di acqua fredda per Asuna.

Negi cominciò a guardare nell’armadio cosa portarsi. “Ehi, Kamo, dammi una mano con i vestiti”

“Un momento, sto guardando una cosa su internet”.

Negi salì fino al suo ripiano, e vide Kamo davanti al computer portatile.

“Che stai cercando?”

“Informazioni sulla compagnia di viaggi. Si chiama Welker, e fu fondata da Frank Welker nel 1946. E’ una compagnia di viaggi americana fra le migliori al mondo. E’ un po’ caruccia, ma credo che riceveremo un trattamento di prima classe” spiegò l’ermellino.

“Be, meglio cosi”.

“Anche se…”

“Qualcosa non va?”

“No. E’ solo che questa agenzia si è fatta cosi insistentemente avanti quando il preside ha fatto un giro delle agenzie turistiche per regalarci questa gita. Non lo so… mi sembra un po’ sospetta”.

“Non essere paranoico, Kamo. Hai appena controllato, no? Dietro quel nome non c’è alcun mistero”.

“Penso che tu abbia ragione. Ok, vediamo cosa portarci” concluse Kamo.


I due giorni antecedenti la gita trascorsero nell’eccitazione e nell’andare in giro a fare shopping per procurarsi tutto il necessario da usare a Okinawa.

Negi e Konoka invece passarono il loro tempo a prendersi cura di Asuna, e la medicina fornita da Ayaka era veramente efficace.

Quando infine arrivò il giorno della partenza, la III A si era riunita all’aeroporto.

Molte delle ragazze erano entusiaste del fatto di prendere l’aereo, perché per loro era la prima volta.

Persino Evangeline, nonostante cercasse sempre di darsi un certo contegno, era chiaramente contenta all’idea di poter finalmente compiere un lungo viaggio.

Insomma, facevano un sacco di rumore.

Takamichi e Shizuna avevano accompagnato la classe fino all’imbarco, stando affianco a Negi.

“Mi raccomando, Negi, adesso la classe è nelle tua mani. Fatti valere” gli disse l’uomo.

“Farò del mio meglio, Takamichi”.

“E se dovesse aver bisogno d’aiuto, non esiti a chiederlo. Tutte le sue allieve sono in gamba” gli ricordò la professoressa.

“Certo. Ora facciamo l’appello”.

Negi si mise vicino all’ingresso del corridoio che conduceva all’aereo, già pronto sulla pista e tutto per loro.

Chiamò tutte le sue allieve e tutte risposero entusiaste.

Un filo di tristezza si disegnò sul volto di Negi quando dovette saltare i nomi di Asuna e Konoka.

Arrivò al turno di Chao. “Ehi, Chao, ci sono notizie di Satomi?”

“Rientrerà domani. I suoi impegni a Osaka sembrano comunque essere stati molto fruttuosi. La prossima settimana sarà davvero impegnativa per me”.

Negi sorrise. “Allora dovrai approfittare di questa settimana per caricare le batterie il più possibile”.

Da un altoparlante arrivò l’avviso ai passeggeri del loro volo.

“III A! Andiamo a far baldoria ad Okinawaaa!” esultò Haruna Saotome.

“SIIIII!” risposero insieme le altre, ad eccezione di quelle più calme, come Yue, Nodoka e Chisame, preoccupate più che altro degli sguardi delle altre persone.

E cominciarono l’imbarco.

****

La sera era ormai giunta e il Mahora era diventato buio e silenzioso.

Tuttavia, c’era qualcuno che si aggirava per l’enorme parco.

Questa persona si muoveva senza problemi tra alberi e cespugli, come se ci vedesse.

E il merito era di particolari occhiali per la vista notturna.

Quando raggiunse una radura, si guardò intorno, poi da una tasca tirò fuori un piccolo telecomando.

Premette dei pulsanti, ed ecco che silenziosamente il terreno iniziò ad aprirsi, rivelando la presenza di un grosso spazio nascosto.

Dopo un po’ si alzò un forte vento, che scosse fortemente la vegetazione circostante.

Il vento cessò all’improvviso, cosi come era iniziato.

E la misteriosa persona corse via non appena il terreno si fu richiuso.


Konoka aveva appena controllato nuovamente la temperatura di Asuna. “Accidenti, è davvero ottima la medicina di Ayaka. La febbre è scesa a 37 e mezzo. Entro domani sarai completamente guarita”.

“Meno male. Non ne posso più di stare a letto. E anche la mia parlata è tornata finalmente normale” rispose Asuna, alquanto sollevata.

Konoka guardò l’orologio. “Accidenti, sono le nove. Devo preparare la cena”.

La ragazza si alzò e andò in cucina.

Asuna la richiamò. “Ehi, ma Negi e le altre saranno arrivati ormai, non credi?”

“Penso di si”.

“E allora perché non chiamano?”

“Be, saranno impegnate con i bagagli e a guardarsi in giro”.

“Si, può essere”.

Asuna si sistemò meglio sotto le coperte, sperando che la chiamata di Negi non arrivasse troppo tardi.

Ma quella si sarebbe rivelata una preoccupazione inutile.

Purtroppo.

  
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