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Autore: alaskha    04/09/2015    9 recensioni
Aggrottai le sopracciglia, confusa. Una lettera per me? Da quando ricevevo lettere? Mio padre era troppo pigro e si limitava alle telefonate che duravano due ore e passa, lamentandosi poi del costo. Manuel non ero neanche sicura sapesse scrivere e Jane non si ricordava della mia esistenza.
Lui poi era in Italia, e non mi aveva mai cercata, mai in nessuna occasione: era rimasto a Milano per tutti quei quattro anni, magari trovandosi una bella fidanzata italiana dalle curve prorompenti e l’accento volgare. Non era mai tornato a casa neanche per Natale e quando chiamava Manuel, non chiedeva di me.
Beh tanto meglio, a me di lui non importava nulla e non volevo né parlargli e né tanto meno parlarne. Zayn Malik era un capitolo chiuso della mia vita.. un capitolo molto bello, certo, ma pur sempre chiuso.
(Sequel di "Skinny love")
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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quando trovate l'asterisco ascoltate "Breakeven" dei The Script


 
Half a heart
Chapter Twenty-six - Promises



 
Mi ero rifugiata a casa di mio padre, per questo quando la porta si spalancò, rivelando un vociare molesto, maledissi tutto quanto, sbuffando. Mi sporsi un po’ dal divano con la testa, per scoprire i misteriosi volti degli scocciatori. Riconobbi ovviamente mio padre, Danielle e, con mia sorpresa, Zayn.
“Natalie?” chiese proprio lui, colto alla sprovvista.
“Ragazzi, davvero, dovete smetterla di rimuovere dal vostro cervello che questa è stata casa mia – ricordai loro – soprattutto tu, papà”
Puntai la penna che avevo in mano minacciosamente verso di lui, che si trovò costretto ad alzare le mani in segno di resa.
“Non ho detto nulla, piccola”
Mi scoccò un occhiolino, mentre Danielle chiudeva la porta e si legava i capelli in una coda alta.
“Preparo qualcosa da mangiare?” domandò, maternamente.
“No, noi abbiamo la cena da Manuel e Dyana” dissi.
“Appunto – fece Zayn, guardandomi dall’alto – perché sei ancora così? Sai benissimo che a Styles prende un infarto quando decidi di uscire in pigiama”
Lo fulminai con lo sguardo.
“Solo perché tu lo sappia – cominciai – non è un pigiama”
“Ma ci somiglia molto, quindi fa lo stesso – disse, fingendosi esperto – va’ a cambiarti”
“Okay, papà” finsi il tono di una brava bimba.
Chiusi quel piccolo diario che avevo sulle gambe, sbuffando, facendo per alzarmi dal divano.
“Cos’è?” chiese però Zayn, curioso.
“Oh, nulla, stavo scrivendo la mia promessa”
“Promessa? – aggrottò le sopracciglia – per che cosa?”
“Per il matrimonio – mi strinsi nelle spalle, avvicinandomi alle scale – domani ho la prima prova ufficiale, in chiesa”
“Chiesa? - Zayn era sempre più sconcertato – ma se tu non ci credi, in Dio”
“Jacque ha insistito, e così..”
“E così – riprese lui, interrompendomi - si fa come dice lui, ho capito, come ti pare Natalie, ti aspetto di là”.
 
 
Avevo lasciato qualche vestito, da mio padre, così mi accontentai di quella canottiera nera a cui abbinai una collana che Harry avrebbe sicuramente definito “M-A-G-N-I-F-I-C-A!”, ed un paio di jeans scuri. Feci il mio trionfale ingresso in cucina, trovando Danielle e mio padre ai fornelli, a cucinare insieme da brava coppia affiatata quali erano, e Zayn seduto al tavolo della mia vecchia cucina, mentre fumava una Marlboro e scrutava distratto il suo iPhone. Avrei cercato di farlo irritare il meno possibile, avevamo iniziato nel peggiore dei modi e dovevamo ancora sopravvivere alla cena con tutti quanti a casa di mio fratello. Manuel e Dyana sembravano Tyler e Danielle, versione giovane, con vent’anni di meno, ed avevano deciso di organizzare una cena con tutti i nostri amici fuori di testa.
Interruppi quel momento di quotidianità con il flash di una fotografia che avevo appena scattato.
“Sei pronta?” mi chiese Zayn, alzandosi e recuperando le chiavi della macchina dalla tasca dei jeans.
Non potei fare a meno di osservarlo, era bellissimo, come al solito: aveva indossato una camicia blu scuro, probabilmente Ralph Lauren, perché era ricco lui, dei pantaloni classici neri, il suo impeccabile profumo di vaniglia e sigarette e si era anche legato i capelli in una coda, per quanto erano lunghi. Mancava solo un sorriso ad increspargli le labbra, e poi, nonostante avesse ragione lui ed io non credessi in Dio, avrei tranquillamente potuto credere che fosse una creatura del Signore, per quanto era bello.
Annuii, afferrando la mia borsa e mettendomela in spalla.
“Non bruciate niente – raccomandai ai miei genitori, cioè, a mio padre e la sua donna, ma tanto era uguale  - e fate i bravi, vi ho messo a registrare la quinta stagione di Game of Thrones”
Scoccai loro un sorriso, mentre Zayn li salutava con la mano e si richiudeva la porta alle spalle.
“La mia bambina, sta crescendo”
Quando sentii dire a mio padre quelle parole, ghignando, riaprii la porta ed urlai: “Alla fine Jon Snow muore!” e la chiusi una volta per tutte, ridacchiando.
Ignorai le urla di mio padre e scesi le scale del vialetto, dietro Zayn.
“In realtà, dicono tutti che Jon Snow non sia morto” puntualizzò poi lui.
Mi strinsi nelle spalle.
“Lo so, ma volevo comunque rovinargli il finale”
Non disse nulla, ed io mi misi alla ricerca della sua macchina.
“Zayn?” lo richiamai, senza trovarla.
Misi le mani davanti agli occhi, come a mimare una visiera, aggrottando poi le sopracciglia, senza trovarla.
“Mh?”
“Dov’è la Panda Station Wagon?”
Lui sorrise soddisfatto, piantandosi davanti ad una Lamborghini bianca.
“Dì pure addio alla cara vecchia Panda, e  saluta la mia nuova bambina”
Guardai lui, poi la macchina, poi ancora lui e ripercorsi quella sequenza di sguardi almeno un milione di volte.
“Hai ucciso la Panda, come hai potuto?” urlai, teatralmente.
Forse la vicina si affacciò dalla finestra..
Lui si strinse nelle spalle, aprendo quel mostro bianco.
“Ho sempre voluto uno di questi gioielli – disse, accarezzandone la superficie, come un padre orgoglioso – e poi pensavi davvero che saremmo andati al matrimonio di Styles e Tomlinson con la Panda Station Wagon?”
Inarcai un sopracciglio, arricciando le labbra.
“Da quando ti sei trasformato in un milionario presuntuoso so-tutto-io?” domandai, retoricamente.
“Da quando tu ti sei trasformata nella regina delle stronze – rispose ovvio – dai salta su”
Si mise al posto del guidatore, ed io lo seguii, affiancandolo.
“Dobbiamo darle un nome, allora”
“Come si chiamava la Panda?” chiese, azionando il motore.
Mi sentivo un po’ in Fast and Furious e un po’ la ricca moglie di un uomo d’affari.
“Panda, no?” dissi, ovvia, allacciando la cintura.
“Ci avrai messo un sacco di tempo ad ideare questo nome” commentò sarcastico, partendo alla volta di casa Shade – Martinez – Edwards.
A proposito di Edwards..
“Tu sai cosa nasconde Perrie?” gli domandai, mentre lo guardavo guidare felice la sua nuova macchina. Ci stava proprio bene.
“Perrie nasconde qualcosa?” chiese, stranito.
“Come non detto”
Causa persa, quel ragazzo era una causa persa. Passammo qualche minuto in silenzio, dopodiché ebbi un lampo di genio.
“Ho trovato!”
“Che cosa? Il tuo cervello?”
“T’ignoro”
Lui ridacchiò.
“Margot! – sentenziai poi – la chiameremo Margot”
Lui sorrise, annuendo.
“Mi piace, è elegante”
“Esatto” conclusi, soddisfatta di me stessa.
Ancora silenzio, durante il quale si sentiva solo Margot sfrecciare lungo la strada ed i nostri respiri.
“Come sta venendo la promessa?” mi chiese poi, lui, facendo finta che non gli importasse.
“L’ho finita, credo”
“Bene – disse, tranquillo – posso leggerla?”
Lo guardai abbassare il finestrino della macchina, sfilando una Marlboro dal suo pacchetto e prendendo a fumare. Feci finta che quell’immagine di lui con il braccio fuori dal finestrino e le sue labbra a contatto con la sigaretta, non mi provocasse nessuna emozione.
“Sei impazzito, Zayn?”
“Perché?” chiese, con un sorriso sornione.
“Perché no, sarebbe da fuori di testa fartela leggere” replicai, con la voce un po’ troppo stridula.
“Hai qualcosa da nascondere?” mi chiese.
“No, ma non te la farò leggere comunque"
Zayn girò nella via di mio fratello, e cercò parcheggiò.
“Capirai – disse, spegnendo il motore di Margot e girandosi verso di me, ammiccando – tanto già me la immagino”
“Sono curiosa, Malik”
“Ho scritto questa promessa in un pomeriggio, probabilmente in due ore scarse – recitò – perché in realtà, non so quanto mi importi stare qui dentro, non credo neanche in Dio ma sono nella casa del Signore perché a te, che sei il mio fidanzato, non frega talmente un cazzo di me, che hai pensato solo a quello che volessi tu”
 “Non si dicono parolacce, nella casa del Signore” intervenni.
“Poco importa - disse, stringendosi nelle spalle – quando non ci credi”
“In Dio?”
Lui mi guardò per qualche minuto, in un silenzio eloquente, in cui i suoi occhi mi stavano avvertendo che la risposta che mi avrebbe effettivamente dato, non sarebbe stata quella in cui credeva davvero.
“In Dio”.
 
 
 
Harry e Louis avevano cucinato per un esercito: anche se la casa non era loro, si erano improvvisate lo stesso regine dei fornelli. Perrie aveva gironzolato in cucina, per tutto il tempo, per rubare cibo qua e là, facendo imbestialire i cuochi. Louis era davvero molto sexy, con quel grembiulino bianco, ed una sigaretta dietro l’orecchio. Io e Dyana avevamo apparecchiato in sala per nove, con Niall che aveva persino tentato di darci una mano, ma il risultato fu un bicchiere rotto, e per questo lo spedimmo con Manuel, Zayn e Liam, impegnati in una conversazione sul calcio. Strano, eh? Blake non era potuto venire, il Chelsea aveva una partita importante, quella domenica.
Gli spaghetti al sugo di mare, con vongole, prezzemolo e tanto aglio, erano una specialità di Tyler Shade, il quale aveva saggiamente condiviso la ricetta con i nostri chef per una notte, facendoci gustare la cena più buona degli ultimi mesi. Io, Harry e Louis mangiavamo solo pizze congelate, McDonald’s e pasta con sughi pronti Knorr, da un mese a questa parte: la tensione pre-matrimoniale si era riversata anche sulla propensione naturale che Haz aveva per l’essere una casalinga.
Ci passavamo bottiglie di vino bianco, ridevamo, ci prendevamo in giro e banchettavamo come una grande famiglia felice. Stavamo bene insieme, come quattro prima. Quel tempo passato lontano da casa, sembrava non fosse mai esistito, in quel momento. Ero seduta accanto a Liam e Zayn, con il suo braccio sullo schienale della mia sedia: avevamo lasciato in macchina quel nostro battibecco, decidendo di divertirci insieme a tutti i nostri amici, senza tragedie.
“Propongo un brindisi!” annuncio Niall, alzandosi in piedi, già ubriaco.
Alzammo tutti i nostri calici di vino al cielo, tranne Dyana, che se ne stava abbracciata a Manuel, sorridendo tranquilla, senza dire una parola. Lasciai perdere, me ne sarei occupata dopo.
“A Louis ed Harry ed al loro matrimonio da favola, che possano essere d’esempio per tutti noi!”
Continuò Niall.
Facemmo tintinnare i nostri bicchieri li uni con gli altri, bevendo poi un sorso di vino a testa.
“Sei più saggio quando sei sbronzo, Horan – disse Liam, leccandosi le labbra – chissà che non diventi anche più bravo a calcio”
Ridemmo tutti, mentre Niall gli tirava un tovagliolo, che Liam schivò prontamente.
“Ehi Dyana – intervenni io, rigirando il mio calice tra le mani – perché non hai brindato insieme a noi? Sei ancora segretamente innamorata di Harry?”
Dyana mi guardò sconcertata.
“Ma che diavolo dici, matta?” strillò, vagamente divertita, però.
“Fa’ la finita, Natalie – disse Harry – io e la spagnola siamo ottimi amici, non è vero?”
“Puoi giurarci – intervenne Manuel – attento a te Styles” lo ammonì mio fratello, giocando.
Harry e Louis risero insieme a lui, mentre Dyana si alzava in piedi.
“Okay, tocca a me dire qualcosa, adesso..”
Aggrottai le sopracciglia, voltandomi verso Zayn, ma lui scosse la testa, senza sapere che cosa di lì a poco la mia migliore amica ci avrebbe confessato. Il che voleva dire soltanto una cosa: Manuel bocca larga non aveva colpito, quella volta.
Manuel si alzò insieme a lei, e la mia curiosità crebbe. Guardai Perrie di fronte a me, che già sorrideva allegra: la bionda sapeva.
“Come ha notato la signorina Natalie non mi sfugge nulla Shade – disse, indicandomi con un gesto elegante della mano – non ho brindato con voi, prima, non perché non sia contenta del matrimonio di Harry e Louis, bensì, perché aspetto un bambino”
Iniziai a tossicchiare, e temetti che il sorso di vino che avevo appena preso mi andasse di traverso. Zayn cominciò a tirarmi piccole botte sulla schiena, nel tentativo di evitare una mia morte prematura.
“Tutto apposto, piccola? Finite le convulsioni?”
“Idiota” berciai, riprendendomi.
Dyana mi guardò, con un mezzo sorriso, incerta sul da farsi.
“Beh? – cominciò invece Manuel – non dite niente?”
Zayn, che si stava occupando della mia già precaria sanità mentale, fu il primo ad alzarsi in piedi, per camminare verso Manuel ed abbracciarlo, fraternamente.
“È pazzesco, amico” disse, poi.
Manuel rideva, contento, ed abbracciava i nostri amici, che in successione si congratulavano con lui. Dopo che tutti ebbero abbracciato, baciato, e fatto le feste ai due prossimi genitori, entrambi posarono gli occhi su di me.
“E tu? – chiese mio fratello – non sei contenta, Natalie?”
Sorrisi a 343872 denti, alzandomi e stritolando mio fratello e la mia migliore amica in un abbraccio di gruppo.
“Se sono contenta? – chiesi retoricamente – sono stra contenta! Non vedo l’ora di conoscere mio nipote, ed ovviamente mi aspetto di essere io, a battezzarlo, sono la zia più che figa che potesse sperare di avere, chi altro sarebbe perfetto se non io?”
Dyana e Manuel scoppiarono a ridere, mentre Harry mi riportava gentilmente a posto: lui sapeva quando era il caso di farmi tacere e tranquillizzare, per questo mi tolse il calice di vino da davanti e mi porse un bicchiere d’acqua.
“Noi non lo battezzeremo, sorellina – mi ricordò Manuel, tornando a sedersi affianco a Dyana – non siamo cattolici, ricordi?”
Guardai d’istinto Zayn, che però mi sorrise, stringendosi nelle spalle. Dopodiché fu lui ad alzarsi, con in mano il suo vino, indossando un sorriso mozzafiato.
“Amici, tocca a me”
“Cosa devi dirci, Malik? – continuò Louis al suo posto, con un braccio intorno alle spalle del suo ragazzo – che hai deciso di farti crescere i capelli fino a che non supererai anche il qui presente Harry Styles?”
Harry rise, insieme a me e Zayn, che però tornò serio.
“Oh no – intervenni io – secondo me vuole informarvi del fatto che ha deciso di uccidere la Panda Station Wagon, comprando una nuova, fiammante e bianca Lamborghini”
“Cosa? – chiese Harry, scioccato – la Panda non esiste più?”
“Sei un assassino, Malik” disse poi Perrie.
“Finalmente! – esultò Liam – quel catorcio era da buttare da più di due anni, ed io che credevo di vederti tornare dall’Italia con una Ferrari”
“Per quanto mi scocci ammetterlo – riprese Zayn – Liam ha centrato il punto”
“Ovvero?” chiese curiosa Dyana.
Anche io non avevo idea di quello che voleva dirci.
“L’altro giorno ho avuto un colloquio di lavoro con Joel Glazer – ci informò, anche se questo già lo sapevo – allenerò il Manchester United, portare rispetto al mister, stronzi!” concluse, rivolto a Liam, Niall e Louis.
“Ma che diavolo dici, Malik?” esclamò stranito, Liam.
“Non ci credo, dannazione, fatti abbracciare bastardo!” quello era Niall.
“E con Malik come allenatore, la convocazione ogni domenica è assicurata” disse poi Louis.
Scoppiammo tutti a ridere, insieme.
“Quindi non tornerai in Italia? Resti a Londra? Per sempre?” chiese, Harry.
“Per sempre” annuì sorridendo, Zayn.
 E poi fu il turno di Perrie, ad alzarsi in piedi: finalmente avrei scoperto cosa nascondeva da più di una settimana.
“E dopo aver sentito queste notizie scioccanti, credo proprio tocchi a me”
Fu Dyana a sorridere come una psicopatica, perché nessuno mi diceva più niente? Loro sapevano, e non m’informavano, dannate amiche che non conoscono il codice delle ragazze.
“Finalmente, aggiungerei  - dissi  - è più di una settimana che ti comporti come se fossi un agente segreto dell’FBI, sputa il rospo Edwards”
Perrie sorrise, prendendo poi un bel respiro: era bellissima, aveva raccolto i capelli in uno chignon basso e si era pitturata le labbra di un rosso acceso, indossando una gonna bianca a vita alta e delle scarpe da favola, con tacco alto, nere. Sembrava una modella.
“Durante questa settimana, ho sostenuto degli esami – si prese un secondo, per poi continuare – all’Istituto Marangoni, la scuola di moda più prestigiosa al mondo” disse, con una punta di orgoglio.
“E?” la incitai io, sull’orlo dell’eccitazione.
“E mi hanno presa – annunciò, felice, con le mani sui fianchi stretti – frequenterò due anni qui a Londra, uno a Parigi, uno a Milano e l’ultimo a Shangai, sarà fantastico, già non vedo l’ora! Mi spiace di avervelo tenuto nascosto, ma in caso di fiasco, beh, non avrei saputo che fare..”
“Stai scherzando? – urlai felice, correndo ad abbracciarla – è fantastico, Pez!”
“Diventerai la prossima Coco Chanel!” urlò Harry.
Zayn e Niall si guardarono, ridendo di Harold, che correva a stringerci tutte  e due.
“Che avete da ridere, voi due? – li incenerì Haz – siete solo invidiosi perché vi manca la classe che io invece ho, stronzi”
“Certo Styles, come no” disse Zayn, strafottente, alzando le mani in segno di resa.
“Dai Haz – intervenne Lou – Horan è ubriaco e Malik ha la coda, perché te la prendi?”
Niall e Zayn gli lanciarono degli insulti, ma la vicenda cadde, quando Perrie ricominciò a parlare.
“Credevo che a Milano avrei potuto alloggiare con Zayn, ma poi ci ha dato la fantastica notizia del Manchester – iniziò la bionda – ma sono sicura che a Parigi ci divertiremo un sacco, io e te, Natalie”
Oh, già, Parigi..
Una volta finito il matrimonio di Harry e Louis sarei dovuta partire per Parigi, ancora, separandomi nuovamente dalla mia famiglia, che erano loro, più mio padre. Come avrei fatto a vivere lontano da loro, ancora? Ora che era tutto così bello? Cambiato, certo, ma bellissimo.
Harry vide che mi ero rabbuiata, ed intervenne.
“Siamo cresciuti, eh? – iniziò, prendendomi sotto braccio – insomma, io e Louis ci posiamo, Dyana e Manuel aspettano un bambino, Zayn allenerà i Red Devils e Pez diventerà Coco Chanel! È pazzesco, ragazzi, e sono fiero di tutti noi, davvero”.
 
 
 
 
Il giorno dopo quella cena, tutti quei cambiamenti, mi avevano fatto riflettere. Per questo stavo preparando l’impasto per una torta al cocco, per annegare la mia tristezza nei dolci. Non sapevo che diavolo stessi facendo, ma speravo che Harry sarebbe tornato in fretta, dalla terza sessione estiva di shopping con Dyana e Pez.
Così, quando sentii la porta aprirsi, sorrisi istintivamente.
“Grazie al cielo sei arrivato, Harry!”
Sentii dei passi farsi vicini alla cucina, per poi sentire una presenza dietro di me. Forse Harry voleva uccidermi perché aveva scoperto che avevo usato il suo Range Rover, a sua insaputa.
“Avrò lo stesso quest’accoglienza, anche se, di fatto, non sono Styles?”
Sorrisi ancora, quando sentii la sua voce. Mi voltai, con le mani sporche di impasto, e lo guardai: aveva una camicia bianca e si era sciolto i capelli, perché era sempre così bello? Al diavolo Zayn Jawaad Malik.
“Credo di sì” dissi, mordendomi il labbro.
“Che stai facendo?” domandò.
Presi un panno posato sul lavandino, forse Louis si era dimenticato di metterlo al suo posto, e presi a pulirmi le mani.
“Preparavo una torta” risposi, stringendomi nelle spalle.
“Che? – chiese lui, stranito, mentre intingeva un dito nel mio impasto – tu che cucini? O sei triste da far schifo, o Styles ti ha costretto a farlo, sotto tortura”
Roteai gli occhi al cielo, legandomi i capelli in una coda alta.
“La prima, Malik”
Feci per allontanarmi da lui, sfregando ulteriormente le mani sulla mia canottiera nera, ma mi afferrò per un braccio, facendomi voltare nuovamente nella sua direzione, avvicinandomi al suo corpo.
“E perché saresti triste?”
“Non lo so – spiegai – tutte le notizie di ieri sera, mi hanno fatto pensare..”
“Ho capito – disse, assaggiando quello che era l’impasto sul suo dito – buono, però”
“Ah, ti ringrazio, oh grande boss delle torte, dovrei chiamarti Buddy, che ne dici?” risi, appoggiando le mani al suo petto.
“Dico che è un’ottima idea – concordò – vuoi assaggiare?”
Annuii, e lui avvicinò il suo dito alle mie alle labbra. Non staccai gli occhi dai suoi, mentre leccavo la glassa al cocco dalla sua pelle.
“Com’è?” chiese lui, in tono suadente.
“Sono brava” annunciai.
Lui sorrise, ed avvicino ancora il viso al mio. Dopodichè, intinse ancora il dito nella mia ciotola, e ripetè gli stessi gesti, se non fosse stato però il fatto che, mi sporcò tutta la faccia, con l’intento, forse, di essere picchiato in modo feroce.
“Sei carina, piccola, ti dona!” urlò, mentre lo rincorrevo.
“Vieni qui! Giuda!”
Corremmo per tutta la casa, fino a che, sulle scale per raggiungere camera mia, lui mi acchiappò, stringendomi forte, in un abbraccio da dietro.
“Sono qui” disse, con le labbra premute sul mio orecchio.
“Allora non te ne andare”
“Sei tu quella che deve restare”
In quel momento, sentii il promemoria del mio telefono, squillare. Sbuffai, liberandomi dalla sua presa e scendendo velocemente le scale.
“Giuro che se Louis ha inserito ancora uno dei suoi stupidi promemoria al mio telefono, stavolta lo uccido!”
Raggiunta la cucina, acchiappai il mio iPhone buttato sul tavolo, e lessi quello che era il petulante promemoria, che mi interrompeva in un momento come quello.
“Beh?” chiese Zayn, appoggiato allo stipite della porta che dava sulla sala.
“Non è Louis – dichiarai – ti dispiacerebbe accompagnarmi in un posto?”.
 
 
 
*“Io ti uccido, Natalie Shade”
Zayn fece scivolare le chiavi di Margot nella tasca dei suoi jeans, mentre mi si affiancava.
“Perché la fai così drastica? – dissi, sottovoce – da quanto tempo sarà che non metti piede in una chiesa? Potresti anche prendere fuoco, qui dentro, per quanto mi riguarda”
“Io? Sul serio?  - sussurrò, al mio orecchio – volevo ricordarti che l’adulterio, seppur non più punito con la lapidazione, è ancora considerato peccato, piccola”
Strabuzzai gli occhi, fermandomi in mezzo alla navata della piccola chiesa in centro, che aveva(mo) scelto.
“E da quando sei così informato?  -gli chiesi, retoricamente – sei stato un catechista, nella tua scorsa vita?”
Mentre Zayn mi guardava male, vedemmo la figura di padre Matthew venirci incontro. Non vedevo quell’uomo da quando mia cugina Alice aveva voluto tassativamente lui, per le sue nozze. Ci aveva parlato Jacque, con lui, per prenotare la chiesa, per quel 12 Dicembre.
“Natalie?  - disse lui – sei proprio tu? La figlia di Tyler Shade?”
“Ebbene sì, padre Matthew – dissi, con un piccolo inchino – Natalie Shade in carne ed ossa”
Sentii Zayn ridacchiare.
“E questo bel giovanotto? – chiese poi, rivolto a lui – non ricordavo ti sposassi con Zayn Malik, fatti abbracciare, ragazzo”
Zayn sorrise, ed io lo guardai stranita.
“Da quando frequenti l’ambito ecclesiastico, Zayn?” domandai.
“Mia madre e padre Matthew sono molto amici” m’informò.
“Eh già, mi dispiace non vederti più con Trisha, la domenica – disse, nostalgico dei vecchi tempi  - ma d'altronde crescendo, tutti prendiamo le nostre decisioni, giusto?”
Io e Zayn ci guardammo, ed io abbozzai un sorriso, prima di spostare il mio sguardo verso il basso.
“Beh, ma passiamo alle cose importanti ora – si rallegrò padre Matthew – dov’è Jacque, il tuo fidanzato?”
“Jacque non è potuto venire – spiegai – infatti volevo spostare la prova, a domani, magari”
Mettersi in contatto con i preti era difficile, loro non ce l’avevano un contatto Twitter, Whatsapp o un indirizzo mail.
“Ma qui c’è Zayn, forse può essere così gentile da prendere il suo posto”
Gelai sul posto, a quelle parole.
“Non so se sia il caso, ecco, io..”
“Non c’è problema”
Lo guardai sconcertata, come se gli fosse spuntato un terzo occhio, e padre Matthew batté le mani.
“Perfetto, ragazzi – iniziò, entusiasta – Natalie, raggiungi l’entrata della chiesa, e tu, Zayn, aspetta all’altare l’arrivo della tua sposa”
Deglutii, sentendo migliaia di brividi percorrermi la schiena. Al cenno di padre Matthew, iniziai la mia camminata. Al principio evitavo lo sguardo di Zayn, ma poi fu come se, i suoi occhi, richiamassero i miei. Percorsi la navata con lo sguardo incatenato al suo, mentre lui abbozzava un mezzo sorriso mozzafiato ed io abbassavo un po’ gli occhi, per un secondo, lievemente in imbarazzo. Quando arrivai davanti a lui, Zayn tese la mano verso di me, la strinse, e poi se la portò alle labbra, baciandola dolcemente.
Ci scambiammo un sorriso, ed io quasi mi dimenticai di tutto: era come se quello fosse davvero il nostro grande giorno, mentre lui mi guardava in quel modo, e le mie mani tremavano. Padre Matthew era davanti a noi, e chiese a Zayn se voleva dire qualcosa.
“Posso?”
“Devi” disse, il prete.
Zayn prese un respiro, per poi cominciare.
“Dopo tutto quello che abbiamo passato, mi domando come io faccia ad essere ancora vivo, qui davanti a te – fece una pausa, ma non smise di sorridermi, né di tenermi la mano – ho passato quattro anni, lontano dalla mia vita, dalla mia famiglia, dai miei amici, dalla mia Londra e, soprattutto, lontano da te. Forse è per questo che adesso respiro a malapena, perché tu stai per ripartire, ed io devo ancora riabituarmi all’idea”
Le lacrime stavano iniziando a pungere come spilli incandescenti.
“Mi trovo qui, in questa chiesa – disse, guardandosi in giro – e non credo nemmeno in Dio, ma ammetto che ogni tanto l’ho pregato di tenerti qui con me, di farti ragionare e farti balenare in testa l’idea di restare, ma forse non sono abbastanza bravo, non lo so..”
“Zayn..”
“Non lo interrompere, Natalie” mi disse padre Matthew gentilmente, con un sorriso.
Così lui continuò.
“La parte migliore di me, sei sempre stata tu, amore mio, quella parte dolce ed innocente di me, e cosa dovrei fare io, adesso che te ne vai? Pensare che robabilmente alcuni dei tuoi giorni migliori, saranno alcuni dei miei peggiori, mi uccide. E sai perché? Perché sono stato talmente stronzo con te, che Dio mi perdoni padre – rubò un sorriso ad entrambi, a me, ed al prete – che credi di aver trovato un uomo che metta te davanti a tutto il resto, al contrario di quello che ho sempre fatto io, quando ho preferito seguire i miei sogni, piuttosto che restarti accanto, per tutta la vita”
Mi asciugai una lacrima, che mi stava silenziosamente rigando una guancia.
“Mi hai fatto venire voglia di strappare la mia promessa”
Lui ridacchiò.
 “Volete scambiarvi gli anelli?”  intervenne, il padre.
Zayn afferrò la mia mano, e prese uno dei suoi anelli, infilandolo al mio anulare sinistro.
Poi padre Matthew prese ancora parola.
“Promettete di amarvi l’un l’altro per tutta la vita?”
Il primo a rispondere fu Zayn.
“Prometto”
“Prometto.

 
 




 
who cares?
ciao bimbe :)
eccomi qui in un venerdì sera, a postare il capitolo per voi.
tra poco dovrei uscire, quindi mi muovo e la faccio breve.
è da quando ho iniziato questa storia che non vedo l'ora di questo capitolo, quindi, spero vi sia piaciuto.
sto ignorando un sacco di messaggi per scrivere questo "who cares"
niente fatemi sapere cosa ne pensate, vi amo sempre ciao.


 
 



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