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Autore: OfeliaMontgomery    05/09/2015    1 recensioni
[IN REVISIONE]
«Il libro delle Lune narra che diciassette anni dopo la morte di ogni Guardiano della Notte, quest'ultimi verranno reincarnati nel corpo di cinque ragazzi che compieranno diciassette anni nel giorno di Halloween. I cinque ragazzi che verranno prescelti per la reincarnazione si ritroveranno con un marchio a forma di Luna Crescente sul dorso della mano destra nel giorno del loro compleanno e saranno i discendenti delle cinque famiglie di Guardiani stessi.»
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Avis
 
«Ahhh, sono piena» Amber si massaggiò la pancia con le mani, mentre Sophie fissava in cagnesco Crystal che stava mangiando una patatina fritta.
Era da quando avevamo varcato l’ingresso del McDonald’s che Sophie non faceva altro che punzecchiare Crystal, lei ovviamente ricambiava. Mi sembravano due bambine a cui piaceva lo stesso bambino e che continuavano a punzecchiarsi per vedere chi se lo sarebbe aggiudicato, senza rendersi conto che si rendevano solo ridicole e dannatamente infantili.
«Spero per voi che i soldi li abbiate perché io non intenzione di pagarvi il pranzo» sputò Sophie acidamente, portando una mano sotto al mento per sorreggere la testa e continuando a guardare in cagnesco la bambolina.
Crystal fece spallucce e scrollò lo spalle con nonchalance. «Tranquilla. Non voglio essere in debito con te» replicò lei stizzita, scoccando la lingua contro al palato e ricambiando lo sguardo di fuoco con cui Sophie la stava guardando.
«Okay, basta! Non ne posso più dei vostri battibecchi. Non avete cinque anni, ne avete molti di più. Comportatevi da adulte e mangiate stando zitte» sbottò Derek, picchiando i pugni sul tavolo e facendomi sobbalzare per lo spavento. Sentii Simon sospirare di sollievo quindi anche lui come me e Derek era all’estremo dei nervi.
Sia Sophie che Crystal strabuzzarono gli occhi poi senza fiatare, tornarono a mangiare e per almeno una buona mezz’oretta non volò una mosca. Amber mi raccontò che prima di andare a lavorare al Luna Park di Greenwood, aveva fatto da mangiafuoco in un piccolo circo nel paesino accanto, ma che dopo aver scoperto di essere la guardiana del Fuoco e che dei cacciatori erano sulle sue tracce, lo aveva lasciato per cercare di tenerseli lontani, anche se inutilmente.
Tornammo a casa dopo quasi un’ora e mezza, ed io mi infialai immediatamente in bagno. Avevo bisogno di una doccia e di depilarmi le gambe.
 
 
- Derek
 
«Derek, giusto?» mi domandò Crystal, guardandomi con i suoi enormi occhi che in quel momento sembravano verdi.
«Sì. Cosa vuoi?» domandai scocciato, mentre me ne stavo stravaccato sul divano con in mano il telecomando in cerca di qualcosa di decente in televisione.
«Prima di venire qui ho sentito al telefono i protettori del guardiano dell’aria e di tuo fratello. Mi hanno avvisato che loro si trovano già alla Black Roses Academy e di raggiungerli al più presto» rispose lei con tono serio. Mio fratello quindi era già al sicuro, menomale.
«Bene» risposi sollevato, accennando ad un sorriso all’aria. Fra poco avrei potuto rivedere mio fratello e controllarlo almeno un po’. Non volevo che si cacciasse in qualche guaio.
Sophie uscì dalla sua camera con le cuffie nelle orecchie, canticchiando qualcosa, poi si girò verso di noi e ne tolse una, guardandomi con un sopracciglio inarcato e con uno sguardo furbo. «Vedo che avete già fatto comunella. Povera Avis» sputò acidamente per poi andare a prendersi una bibita in frigo.
Sbuffai seccato, roteando gli occhi. «Finiscila Sophie, mi ha semplicemente detto che gli altri due guardiani solo già al sicuro all’accademia» replicai snervato. Avis non mi piaceva. Dovevo semplicemente proteggerla perché mi era stata affidata dal preside Cross. Non provavo di certo qualcosa per lei e, se dovesse succedere, cercherei in ogni modo di opprimere quei sentimenti fastidiosi e pericolosi, sia per me che per lei.
Sophie scoccò la lingua contro il palato indispettita, «Okay, allora avvisa Avis che io avviso Simon» dopo aver preso la bibita, si diresse verso la camera di Simon ed infine ci entrò dentro.
«Io vado da Amber» esordì Crystal alzandosi dal tavolino per poi uscire sul balcone, dove si trovava Amber intenta a fumarsi una sigaretta.
Mi alzai svogliatamente dal divano poi senza neanche bussare, entrai in bagno e trovai Avis con un asciugamano avvolto intorno a quel corpo così perfetto, dalla pelle pallida e lucida, mentre teneva una gamba immersa nell’acqua della vasca e in una mano un rasoio.
Avis iniziò a gridare stringendosi con più forza l’asciugamano intorno al corpo, mettendo ancor di più in risalto il seno. «Esci pervertito!» sbraitò furibonda lei lanciandomi una bottiglietta che schivai all’ultimo secondo.
Strabuzzai gli occhi scioccato. «Non vorrai farti del male, vero?» indicai con un dito il rasoio che teneva in mano. Lei mi guardò in cagnesco, «No, imbecille. Mi sto depilando le gambe perché non voglio diventare una scimmia e quella dannata macchinetta» indicò una macchinetta bianca dal coperchio rosa a terra «Si è rotta e non ho potuto usare la cera» sbuffò incavolata.
«Oh..» ridacchiai, alzando gli occhi al cielo. Mi trattenni dal scoppiarle a ridere in faccia. Era così buffa, con la faccia rossa per la rabbia o forse per la vergogna e i capelli scompigliati che le davano un’aria da appena scappata di casa.
«Beh? Te ne vai o vuoi che i miei rami facciano quello che dovrebbero fare le tue gambine?» dal tubo del lavandino si sentirono dei rumori strani e metallici poi dal buco, fuoriuscirono un paio di rami che si scaraventarono contro di me.
«Esco» gridai fingendomi spaurito, uscendo poi di corsa dal bagno. Dal interno del bagno si sentì un «bravo» susseguito da una risata divertita. Bastarda! Non le avevo nemmeno detto la notizia. Avevo rischiato di venir infilzato da quei maledetti rami, ma che altro potevo aspettarmi? Ero entrato senza bussare e di certo lei non se ne sarebbe stata buona a fissarmi senza dire o fare qualcosa.
«Non ci credo! Sei entrato in bagno senza bussare?» domandò divertita Sophie che se ne stava in cucina a prepararsi un panino.
La fulminai con lo sguardo poi annuii demoralizzato. Lei mi fece un sorriso sghembo, «Tieni. Mangia qualcosa, dato che prima non hai mangiato niente» mi consegnò il suo panino poi tornò a farsene uno per sé stessa.
«Grazie» borbottai, senza capire il perché di quella gentilezza, poi azzannai il panino e me lo gustai al meglio. Salame e maionese. Il mio preferito.
Di colpo si sentì la porta del bagno aprirsi e, Avis uscì con la testa tra le nuvole e con l’asciugamano avvolto intorno al suo colpo perfetto mentre si pettinava quella criniera ribelle. Appena posò il suo sguardo su di me arrossì vistosamente e, la trovai adorabile. Ma non appena si rese conto di essere ancora nuda con indosso solamente l’asciugamano e che la continuavo a scrutare da capo a piedi, il suo sguardo mutò in rabbia e mi guardò in cagnesco poi voltò il viso di lato e fece spallucce.
«Avis, Derek deve dirti una cosa» bofonchiò Sophie prima di portarsi alla bocca il panino e darne un morso enorme.
Avis alzò un sopracciglio, «Cosa?» domandò acidamente mentre si aggiustava l’asciugamano intorno al seno. Distolsi immediatamente lo sguardo, rendendomi conto su dove si era soffermato poi mi schiarii la voce.
«Il guardiano dell’acqua e quello dello spirito sono già alla Black Roses Academy e aspettano solo noi» risposi con le braccia incrociate al petto e con lo sguardo rivolto verso il balcone, volevo evitare di ritrovarmi nuovamente a fissare il suo corpo da capo giro.
«Gliela detto la biondona là fuori» proferì Sophie indicando Crystal insieme ad Amber, poi sorrise malignamente.
Avis storse la bocca, probabilmente non apprezzando il fatto che me l’avesse raccontato Crystal. «Okay, io vado a vestirmi. Ne parliamo dopo. Voglio almeno indossare qualcosa, dato che non mi sembra il caso di stare mezza nuda» annunciò lei atona, poi dandomi le spalle, entrò nella camera di Sophie.
 
 
- Avis
 
Dopo essermi vestita, avevo ascoltato tutto quello che Crystal aveva da dire, con qualche intervento anche da parte di Amber. Gli altri due guardiani erano arrivati all’accademia da un paio di giorni e il preside stava aspettando con ansia anche tutti noi. Volevano completare al più presto il cerchio per darci pieni poteri.
Di colpo il mio cellulare iniziò a squillare e vidi sullo schermo che era mia sorella. Dissi agli altri di continuare pure a parlare poi mi infilai nella camera di Sophie e risposi alla chiamata di mia sorella.
‹Pronto?›
‹Avis, ciao tesoro!› la voce di Amanda risuonò tranquilla dall’altra parte del telefono, quindi non era successo nulla di preoccupante.
‹Ehi, come mai questa chiamata? E’ successo qualcosa?› chiesi, giocherellando con una ciocca di capelli.
‹Beh in verità ci dovremmo incontrare perché devo darti delle cose importanti› sentii la sua voce abbassarsi di un tono dall’altra parte del cellulare.
Alzai un sopracciglio, ‹Incontrarci? Come? Sei a Raven Town?› domandai allargandomi in un sorriso. Avrei finalmente rivisto mia sorella.
La sentii ridacchiare, ‹No. Sono a casa. Devi venire qua. Ti ricordi che ti avevo detto che la collana ti sarebbe stata utile più avanti?› chiese infine, probabilmente giocherellando anche lei con una ciocca di capelli. Era una nostra abitudine quando parlavamo al cellulare.
‹Sì› risposi svelta, andandomi a sedere sul bordo del letto di Sophie.
‹Beh, ti serve ora. È come un teletrasporto. Devi stringerla in una mano e poi sussurrare il mio nome. Questa ti porterà diretta da me› mi spiegò Amanda con voce calma.
‹Posso portare con me Derek?› domandai con il cuore che batteva velocemente nel petto. Mi sentivo già in ansia perché se non dovesse funzionare chissà dove potrei venir trasportata. Se Derek potesse venire con me, sicuramente starei molto più calma.
‹Sì, certo. Ci vediamo dopo. Ti aspetto tra mezz’ora. Ciao piccola› Amanda chiuse la chiamata senza neanche darmi il tempo di salutarla.
Misi il cellulare in tasca poi chiamai Derek e gli spiegai tutto quello che mi aveva detto mia sorella. Lui, ovviamente, acconsentì nel venir con me, anche perché aveva esplicitamente detto che non mi avrebbe lasciata andare da sola essendo che era il mio protettore.
Così Derek ed io dopo la chiamata di mia sorella, ci eravamo nascosti nella camera da letto di Sophie. Agli altri, Derek aveva detto che non stavo molto bene e che volevo rimanere da sola con lui.
Mia sorella mi aveva spiegato di stringere in una mano il ciondolo e poi sussurrare il suo nome per poter andare da lei. Stavo tremando come una foglia in una giornata di vento. Le mani mi sudavano e i battiti del mio cuore stava già incominciando ad accelerare. E l’ansia stava iniziando a farsi sentire, come una bolla di negatività.
«Facciamolo» disse serio Derek, afferrando la mia mano libera per poi intrecciare le mie dita ossute con le sue affusolate. Arrossii, diventando rossa come un peperone poi presi un profondo respiro. Annuii spaventata poi chiusi gli occhi per concentrarmi e strinsi fortemente nella mano il ciondolo verde della collana. Iniziai a sentire un leggero tepore provenire da essa poi il calore aumentò e sembrava come se stessi toccando qualcosa di incandescente, ma che mi procurava solo un lieve dolore bruciante.
«Avis, ci sei riuscita» esclamò Derek dopo aver lasciato la mia mano per poi appoggiarle sulle mie spalle e scuotermi appena. Aprii lentamente gli occhi e cercai di mettere a fuoco la stanza, ma era buia e si vedeva ben poco. Provai a cercare l’interruttore, strisciando contro alla parete da cui iniziò a scrostarsi l’intonaco. Dove diamine eravamo finiti? E dov’era Amanda?
Solamente un leggero bagliore di luce filtrava da un finestra rotta, infondo a quel corridoio buio.
Iniziai a fare qualche passo in avanti, quando qualcosa mi passò in mezzo ai piedi e mi sfiorò con una cosa liscia e lunga, le caviglie. Iniziai a gridare e saltare in aria spaventata. Nel attimo in cui smisi di urlare per riprendere fiato, dalla mia mano sinistra iniziò a crearsi una sfera di fuoco che illuminò parzialmente la stanza. Come diamine avevo creato quella sfera di fuoco? Derek mi aveva spiegato che potevamo usare anche gli altri poteri, ma io non aveva pensato a nulla di simile, non avevo minimamente pensato ad una sfera di fuoco per poter illuminare la stanza, anzi io mi aspettavo che facesse qualcosa il brontolone. Non c’era nulla, solamente quel lungo corridoio e lungo le pareti, dal intonaco scrostato, porte di legno bianche e scassate o rovinate dalla termiti.
«Avis, era un topo» borbottò stizzito Derek, indicando l’animaletto dal pelo marrone di fronte a me. Il topo iniziò a squittire poi scappò a gambe levate. E fai bene a scappare, se non vuoi trovarti abbrustolito.
Emisi un sospirò di sollievo poi tenendo in mano la sfera, tornammo a camminare nell’interminabile corridoio.
Mi fermai davanti ad una porta mezza scassata – le mancava il pomello e la parte inferiore era stata distrutta a suon di calci – e lessi sulla targa d'ottone: ‘Dottor A. Bellamy’ e in quel momento capii che ci trovavamo nel piano off limits del condominio, quello non ricostruito. Il piano non ricostruito del manicomio.
«Fantastico, mia sorella ci ha fatto venire nel piano off limits, il piano maledetto» borbottai infastidita, cercando di non far tremare la mia voce essendo che avevo un po’ di paura di stare in quel piano, schiodandomi da davanti la porta per continuare il nostro cammino.
«Hai paura?» domandò divertito Derek, «Se vuoi, ti puoi stringere a me» concluse maliziosamente. Scoccai la lingua contro al palato, «No e no» replicai drastica dandogli le spalle. Non volevo dargliela vinta, anche se gli sarei saltata volentieri addosso.
Continuammo a camminare fino ad arrivare ad un bivio. Destra o sinistra? Dove si troverà mia sorella?
«Amanda» gridai e la mia voce echeggiò nei corridoi. La voce ovattata di mia sorella, che gridava a sua volta il mio nome, arrivò immediatamente e proveniva da destra.
Svoltammo a destra al bivio e dopo un interminabile camminata, arrivammo davanti a quella che doveva essere la sala dove i pazienti potevano rilassarsi o dare di matto. Amanda era seduta sull’unico tavolo, mezzo sbilenco tra l’altro, della stanza. Sulle cosce teneva un sacchetto di stoffa marrone, chiuso da uno spago dorato.
«Amanda» gridai felice di rincontrala. Amanda mi sorrise affettuosamente poi balzò giù dal tavolo e mi corse incontro per abbracciarmi. Mi strinse fra le sue braccia e il suo profumo alla fragole mi invase le narici e in quel momento mi sentii a casa. Appoggiai la testa sulla sua spalla destra ed iniziai a piangere, felice di poterla rivedere e abbracciare.
«Mi sei mancata così tanto» mormorai a voce bassa, con le lacrime a solcarmi il viso.
Lei mi accarezzò dolcemente i capelli e poi mi sussurrò all’orecchio: «Anche tu mi sei mancata» ed infine mi diede un soffice bacio sulla guancia bagnata dalle lacrime.
Sentii Derek, dietro alle mie spalle, schiarirsi la voce come per dire: ‘ci sono anche io’. Amanda si staccò lentamente da me poi con due falcate arrivò davanti a Derek e gli porse una mano.
«Grazie per aver protetto Avis e grazie perché la stai proteggendo tutt’ora» disse sollevata Amanda.
Derek afferrò stizzito la mano di mia sorella e ostentò un sorriso, «E’ un dovere» replicò serio. E in quel momento sentii qualcosa dentro di me spezzarsi. Vero, io per lui non ero altro che qualcuno da proteggere perché lui era un protettore ed io una guardiana. E quello era il compito dei protettori, proteggere il loro guardiano. A che andavo a pensare? Era ovvio che tra di noi non ci fosse nulla. Lui sembrava non sopportarmi mentre io sopportavo lui e il suo sguardo gelido e duro ogni giorno perché mi stavo affezionando a lui.
«Comunque vi ho fatti venire qui per darvi questi» Amanda mi consegnò nelle mani quel sacchetto di stoffa marrone che avevo notato prima.
«Sono gli anelli dei guardiani. Per tutto questo tempo li ho custoditi in attesa della rinascita dei guardiani» spiegò lei, accennando un sorriso ad entrambi.
Aprii il sacchetto e vidi gli anelli scintillare nella poca luce che c’era in quella stanza. Ogni anello aveva una pietra di colori diversi. Viola, bianca, rossa, blu e verde.
Presi l’anello dalla pietra verde, uno smeraldo ovale e lo guardai attentamente. Era stupendo, tanto quanto la collana. I gioielli dei guardiani erano tutti così meravigliosamente luminosi e brillanti?
Volevo provarlo. Così mi misi in tasca il sacchetto e portai l’anello al dito, ma Amanda con fortissimo e altissimo «NO» mi fermò e mi fece sobbalzare per lo spavento. Il cuore mi pompò velocemente nel petto e il respiro dopo essere stato mozzato dallo spavento, ricominciò ad essere regolare.
«Non puoi indossarlo ora. Dovete indossarlo tutti nello stesso momento dentro al pentacolo, con cinque candele delle stesso colore degli anelli e nelle posizioni esatte» spiegò a gran voce Amanda con una mano sul cuore. Aveva il viso leggermente arrossato e gli occhi spalancati, «Non provar mai ad indossarlo senza di loro, ti toglierebbe i poteri e potrebbe persino ucciderti» ribadì prendendomi le mani fra le sue e stringendole appena, «Capito?» annuii poi lei mi lasciò andare ed io ritirai a malincuore l’anello. Ma ahimé non volevo morire prima del dovuto e non per un anello. Avrei aspettato il momento giusto per indossarlo.
«Bene. Ora andate, ci rivedremo ancora e molto presto» mi sorrise dolcemente poi scomparve avvolta da una nube nera.
Mi girai verso Derek e gli feci un timido sorriso poi scoppiai a piangere di nuovo, questa volta fra le sue braccia e con il corpo scosso da forti singhiozzi.

 

  
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