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Autore: Katris_    05/09/2015    3 recensioni
Hermione Granger è una ragazza che negli ultimi tempi ha sofferto molto. Rimasta orfana di madre, si ritrova ad affrontare l'ultimo anno di liceo in completa solitudine, se non fosse per la migliore amica Ginny Weasley. Presa in giro da tutti gli studenti della London High School, si chiude in se stessa, sperando di diventare invisibile agli occhi degli altri. Ma di certo gli occhi attenti di Draco Malfoy non riescono a non notarla. E si sa, i Malfoy non si arrendono facilmente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 5- Lo sfregiato e il biondo

* * * *

Quel pomeriggio ripensai molto all'accaduto.

Non riuscivo ancora a capire perché l'avesse fatto.

E non mi riferivo al pugno.

No.

Quello non era un problema.

Era stato un gesto gentile da parte sua, ma che avrebbero potuto fare tutti.

Mi riferivo al dopo.

Perché mi aveva baciata?

Non era stato proprio un bacio.

Magari ero io che gli davo un significato più importante di quello che era in realtà.

Sì, probabilmente è così continuavo a ripetermi, per convincere me stessa più che altro.

Quando ritornai a casa trovai un biglietto appoggiato sul tavolo della sala da pranzo.

Hermione,

mi dispiace di non poterti avvertire di persona, ma sono dovuto partire per l'Italia stamattina presto. Questioni di lavoro.

Starò via solo per un giorno.

Ti voglio bene,

                                                                                                                                                                                                                                                                   Papà

P.S. Ho tolto le chiavi da sotto lo zerbino. Quindi se esci ricordati di prendere le tue.

“Non c'è problema, tanto dove vuoi che vada?” mormorai a bassa voce.

Era tipico di papà partire per un'altro Paese un giorno e tornare quello seguente, perciò non era una novità. Probabilmente sarebbe tornato la sera seguente.

Quella volta, però, sarei stata veramente da sola, dato che la mamma non c'era più.

Mi dirigetti in camera mia e mollai lo zaino sulla scrivania.

Mi distesi sul letto, con gli occhi chiusi.

Ero così stanca, che mi addormentai dopo pochi minuti.

Venni svegliata dal suono del campanello della porta.

Ancora mezza addormentata, mi alzai lentamente.

Quando aprì la porta, la prima cosa che vidi fu una vaporosa chioma di capelli rossi.

Ginny.

“Lo sai da quanto sono qua fuori?” disse lei spazientita.

Ma non mantenne il broncio per molto.

Infatti, appena entrata a casa mi dette un abbraccio fortissimo.

“Ginny, non...riesco...a...respirare!”

“Era proprio quello l'obiettivo!” scherzò lei.

“Allora, a cosa devo questa visita inaspettata?” dissi appena mi lasciò andare.

“Da quando uno non può fare una sorpresa alla sua migliore amica?”

Ci sedemmo sul morbido divano del salotto.

La guardai con sguardo indagatore.

Sapeva che odiavo le sorprese.

Lei abbassò lo sguardo, imbarazzata.

“Okay, hai vinto tu! Avrei bisogno di un favore.”

Poi, osservando la mia espressione, aggiunse:

“Non sono soldi, tranquilla. È proprio una cosa da niente e alla fine faccio un favore anche a te...e a Ron.”

“Ginny?! Non avrai per caso...”

“No, non vi ho organizzato un'appuntamento. Diciamo che ho bisogno...di un accompagnatore.”

“Un accompagnatore?”

“Ho conosciuto un tipo e mi ha chiesto di uscire. Ma, dato che è la prima volta, avevo pensato ad un appuntamento..a quattro. Lo so benissimo che mio fratello non ti interessa, ma davvero non so a chi rivolgermi, se non te!” Incrociò le mani per pregarmi.

“No, Ginny!”

“Ti prego, ti prego, ti prego! Ti sarò debitrice a vita!”

“Pff, e va bene! Ma niente cinema o cose così, okay? Niente posti bui. E dì a tuo fratello di stare buono!”

“Sicuramente! Grazie, sei la migliore amica del mondo! Una semplice pizzeria va bene?”

Annuii sbuffando.

Facevo di tutto per stare lontana da Ronald e Ginny cosa faceva? Mi organizzava un quasi-appuntamento con lui?

“Okay, allora io vado a casa per avvertire mio fratello. Ti prego, sii carina con lui!”

La accompagnai alla porta mostrando un sorriso angelico per rassicurarla.

“Ricorda, l'appuntamento è fra un'ora. Ti passiamo a prendere noi!”

Mi stampò un bacio sulla guancia.

“E tu ricordati che mi devi un favore” dissi appoggiandomi allo stipite della porta.

“Il più grosso di tutti!”

Così dicendo chiusi la porta alle mie spalle.

Non le avevo nemmeno chiesto chi fosse il ragazzo che l'aveva invitata ad uscire.

L'avrei scoperto quella sera.

Ripensai alle parole di Ginny.

Mi sarebbero venuti a prendere un'ora dopo.

È impossibile! Che ore sono, scusa?

Osservando l'orologio appeso alla parete della cucina, mi resi conto che avevo dormito circa tre ore.

Erano, infatti, quasi le sette di sera.

Corsi velocemente su per le scale e mentre aspettavo che l'acqua della doccia fosse pronta, svolsi i compiti dati.

Mi feci una rilassante doccia calda e finita di asciugarmi, frugai nel mio armadio.

Non sapevo esattamente cosa indossare.

Non era un vero e proprio appuntamento, ma per lo più un appoggio morale per la mia amica.

Indossare qualcosa di elegante o qualcosa di più informale?

Alla fine optai per una semplice vestito blu.

Puntuale come un orologio, Ginny bussò alla porta di casa mia alle otto precise.

Lei, in confronto a me, era elegantissima.

Indossava un meraviglioso tubino nero, che le risaltava meravigliosamente gli occhi marroni.

Guardai le sue scarpe.

“Tacco 10, eh?” mi sfuggì una risata.

“Prova a dirlo a mia madre e ti ammazzo!” disse prendendomi a braccetto.

Ad aspettarci fuori dal vialetto c'erano Ron e il ragazzo sconosciuto.

Era alto più o meno quanto Ronald, quindi dovetti alzare lo sguardo per guardarlo negli occhi. Anch'esso aveva i capelli arruffati, ma di un nero acceso. Gli occhi erano di un verde intenso e facevano capolino dietro la montatura degli occhiali.

“Hermione, questo è Harry Potter. Harry, lei è Hermione Granger” ci presentò Ginny.

“Piacere di conoscerti, Hermione” mi fece il baciamano.

Capii perché veniva chiamato “lo Sfregiato”.

Aveva, infatti, una cicatrice a forma di saetta sulla fronte, che cercava di nascondere dietro la folta frangia.

Arrossii all'istante e lui rise per la mia reazione.

Ronald mi rivolse un sorriso e io ricambiai per gentilezza.

“Beh, se siamo pronti, possiamo andare. La macchina è parcheggiata qua vicino.” La voce di Harry era abbastanza acuta e giuliva.

“La macchina?” chiesi sorpresa a Ginny.

“Già. Ti divertirai, vedrai.” Detto questo raggiunse Harry e gli prese la mano.

Svoltato l'angolo, vidi una lussuosa limousine.

“Ma noi..saliamo su quella?!”

Ginny rise divertita, seguita a ruota dal fratello.

Mentre salimmo sull'automobile, rivolsi un'occhiata incuriosita ad Harry, il quale se ne accorse.

“Tranquilla, non l'ho rubata. È in perfetta regola, comprata un anno fa con i soldi dei miei genitori. E, se ti può rassicurare, non ho mai fatto un incidente.”

“E i tuoi genitori...sono d'accordo?”

Che razza di genitori lasciano andare in giro un figlio – probabilmente della mia stessa età - con una lussuosissima limousine come se ne niente fosse?

Credo di sì, non lo so.”

Come non lo sapeva?

Poi, osservando la mia espressione confusa, chiarì:

“Sono morti, perciò non posso sapere se sono d'accordo.”

“Oh, scusa, non volevo intromettermi. Mi dispiace.” Abbassai lo sguardo.

“Oh, no non farlo. Sono morti appena dopo la mia nascita, quindi non mi ricordo niente di loro. Ma per fortuna c'era Sirius, il mio padrino, a prendersi cura di me.”

Quanto lo invidiavo!

Almeno lui non si dispiaceva della morte dei genitori, non avendoli mai praticamente conosciuti.

“Beato te.” mormorai.

Harry probabilmente sentì, perché era proprio sul punto di dire qualcos'altro, quando Ginny esclamò:

“Allora, andiamo? Non so voi, ma io ho una fame da lupi!”

“Certo.” disse Harry accendendo il motore.

Ron stette in silenzio per tutto il tragitto, guardando distrattamente fuori dal finestrino.

Dopo un quarto d'ora, giungemmo davanti l'ingresso di un ristorante.

Diedi un pizzicotto al braccio di Ginny.

“Ahi! E questo per cos'era?” disse lei massaggiandosi il braccio.

“Non doveva essere una semplice pizzeria?” Incrociai le braccia, spazientita.

Ero davvero arrabbiata.

Lo conoscevo bene quel ristorante, dato che era uno dei più costosi della città.

E io non avevo molti soldi a disposizione.

“È stato Harry a insistere! Io non ho potuto fare niente!”

Più il tempo passava, più questo Harry mi stava antipatico.

Mi era sembrato soltanto uno che avendo molti soldi pensava di poter ottenere tutto.

E la mia povera Ginny era la sua piccola marionetta.

Entrai nel ristorante con gli occhi di tutti addosso, proprio come a scuola.

Pensando di andare in una modestissima pizzeria, non ero elegante come Ginny, o come i due ragazzi, vestiti appositamente in smoking.

Sedemmo a un tavolo per quattro apparecchiato perfettamente, nemmeno una forchetta fuori posto.

Appurai che Harry era un cliente abituale, dato che sia i clienti che i camerieri lo riconoscevano e lo salutavano cordialmente.

Quando un cameriere mi porse il menù, diedi un'occhiata veloce ai primi.

L'unica cosa che potevo permettermi era un contorno di patate.

Io ti ammazzo Ginny, lo giuro.

Non mi azzardai nemmeno a guardare i secondi. Sapevo già che non me li sarei potuta permettere.

Io e la piccola di casa Weasley ci lanciammo un'occhiata disperata.

Probabilmente nemmeno lei aveva abbastanza soldi.

“Ovviamente offro io, ragazze!” esclamò Harry.

L'aveva fatto apposta. Ne ero sicura.

Voleva abbindolare anche me, così come aveva fatto con la mia amica.

Ma purtroppo non potei fare altro che accettare.

“Grazie.” dissi serrando i denti.

Sorrise compiaciuto.

Oh, non credere di averla fatta franca, spocchiosetto.

Farò di tutto per smascherarti.

 I piatti arrivarono pochi minuti dopo aver ordinato.

“Allora Harry, esattamente quanti anni hai?” Era la domanda più banale che mi fosse venuta in mente.

“Ne faccio diciannove il 31 luglio, Hermione.”

Cavolo, ha soltanto un anno in più di Ginny!

Non posso nemmeno dirle di lasciarlo perché è troppo grande.

“E dove vai a scuola?”

Fa più lontano possibile da Ginny, ti prego.

“Herm, veramente non te ne sei mai accorta?” disse Ron sghignazzando.

“Accorgermi di cosa?”

“Frequenta la nostra stessa scuola da circa un anno, Herm!”

Quasi mi andò di traverso il boccone di pesce che avevo in bocca.

Possibile che non me ne fossi mai accorta?

D'altronde come si fa a non notare un ragazzo che viene a scuola in limousine?

“Ah.” Non sapevo cosa altro dire.

“Ho cambiato quartiere della città un anno fa, per trasferirmi da Sirius. Prima vivevo con i miei zii, i Dursley.”

“I Dursley? Conosci per caso un Dudley Dursley?” chiesi io sbigottita.

“Sì, è mio cugino. E tu, come mai lo conosci?”

Ecco, un'altro punto a sfavore per Harry.

Soltanto perché anche lui frequenta la nostra scuola.”

“Purtroppo sì.”

Ginny mi guardò stranita.

Non le avevo raccontato niente su cosa era successo quel giorno a scuola.

Tirò fuori il cellulare e iniziò a scrivere un messaggio, mentre Harry mi porgeva altre domande.

“E i tuoi genitori, Hermione, che lavoro fanno?”

“Ehm, mio padre è un dentista.” mi affrettai a dire.

“E tua madre?” chiese incuriosito.

Non volevo parlare della mia vita privata con un perfetto sconosciuto.

Avrei tanto voluto rispondergli che non erano affari suoi, ma non mi sembrava carino nei confronti di Ginny.

Era pur sempre il suo ragazzo.

Non sapevo cosa dire.

Per fortuna arrivò una notifica dal mio cellulare, e io ebbi una scusa per interrompere la conversazione.

 

Ginny

 

Mi dici cosa diavolo hai in mente?

Stai facendo così tante domande che

sembri un'ispettore di polizia!

Sto solo cercando di conoscerlo meglio.

E questo implica metterlo a disagio?

Io non sto mettendo a disagio nessuno!

Semmai è lui che sta mettendo a disagio me!

Ma tu sei proprio sicura di aver fatto la scelta giusta?

E tu sei sicura di non essere gelosa?

Gelosa?

Di chi, di quello?

Credo che sia meglio se tu ritorni a casa.

Lo credo anch'io.

 

Ecco, è riuscito anche a farmi litigare con la mia migliore amica.

Me la pagherai, Potter.

Fosse l'ultima cosa che faccio.

“Scusate, ma non mi sento molto bene. Ho bisogno di andare a casa.” dissi alzandomi dal tavolo.

“Di già?” disse Ron deluso.

Era triste perché quella era l'unica occasione in cui lui poteva stare con me, in modo più intimo del normale.

“Vuoi che ti accompagni?” chiese Harry in tono allarmato.

Per carità! avrei voluto rispondergli, ma mi limitai ad un semplice No grazie

“Posso accompagnarti almeno fino all'incrocio, Herm?” chiese Ron speranzoso.

“Tutto, basta che la smetti di chiamarmi Herm!” dissi alla fine esasperata.

Così, senza salutare né Ginny né Harry, uscii dal locale, fiancheggiata da Ron.

“È successo qualcosa, non è vero?” disse appena uscimmo.

“No Ron, tranquillo.”

“Non è stata colpa mia, vero?”

Con il dorso della mano mi accarezzò il viso.

"Non è stata colpa di nessuno Ron, davvero.”

“Non ne sono sicuro. È da un po' di tempo che mi eviti. Credo...di aver fatto qualcosa di sbagliato.”

Non risposi.

Non sapevo cosa dire.

In fondo, non aveva tutti i torti.

“Anzi, sono sicuro di aver fatto qualcosa di male. Perché so che tu provi qualcosa per me, ed è assolutamente insensato che tu mi eviti.”

La sua mano scivolò dietro la mia schiena, accarezzandomi i fianchi.

“No, Ron! Cosa ti passa per la testa? Io non ti amo, non ti ho mai amato, e mai ti amerò!”

Era impazzito.

“Shh. Basta fingere. Fai solo del male a te stessa.” Così dicendo mi afferrò con forza il viso e lo avvicinò al suo.

Le sue labbra toccarono avide le mie.

Non mi diede nemmeno il tempo di respirare.

“Lasciami subito!” urlai appena mollò la presa.

“Tu sei pazzo! Pazzo e malato!”

Prima di andarmene, gli diedi uno schiaffo.

La mia pelle bruciò a contatto con la sua.

“Non provare ad avvicinarti mai più a me, hai capito?!” dissi prima di svoltare l'angolo.

Iniziai a correre.

Solo quando fui sicura che non mi avesse seguita mi fermai a riprendere fiato.

Iniziai a piangere.

Avevo dato il mio primo bacio ad una persona che odiavo.

Avevo perso la mia migliore amica per colpa di un cretino.

E quello era quello che mi era successo soltanto negli ultimi venti minuti.

E mi ero anche persa.

Guardando attorno a me, infatti, mi accorsi di essere in una via mai vista prima.

Una goccia di pioggia mi bagnò la guancia.

“Perfetto! Ci mancava solo questa! Grazie, grazie davvero!” dissi rivolgendomi al cielo.

“Posso offrirle un passaggio, signorina?”

Non avevo per niente notato la macchina nera parcheggiata accanto a me.

Non riconobbi la voce.

Per fortuna non era quella di Ronald.

Nemmeno quella di Harry.

“Non salgo sulla macchina di uno sconosciuto” risposi prontamente allontanandomi.

“E da quando io sarei uno sconosciuto?”

Un ragazzo biondo dall'aria divertita uscì dalla vettura avvicinandosi a me.

“Allora, ti sembro ancora uno sconosciuto Granger?”

“Cosa ci fai qui, Draco?” avevo ancora la voce rauca per il pianto.

“Potrei farti la stessa domanda” rispose spavaldo.

Nessuno dei due parlò.

“Allora, ti serve un passaggio o preferisci andare sotto la pioggia?”

Mi schiarii la voce, per renderla più ferma.

“Sì, grazie.”

Entrai in macchina, mentre lui mi teneva la portiera aperta.

“Dove la porto allora, madame?” disse lui appena entrò.

Dopo avergli detto il nome della via di casa mia, ingranò la marcia e partì.

“Mi puoi spiegare che cosa stavi facendo lì alle nove e mezza di sera?”

“Supporto morale per un’amica.” Suonava così patetico detto ad alta voce.

“Supporto morale?” ripeté lui divertito.

“Sì, proprio così. È una cosa da ragazze, non mi aspetto che tu capisca.”

“Non mi sembra che abbia funzionato, però” mi guardò di sottecchi.

“No” dissi mordendomi il labbro inferiore.

“Per favore, non fare altre domande. Mi sento già uno schifo per ciò che è successo.”

Sembrò ascoltarmi, perché non proferì parola fino a quando non fummo arrivati vicino a casa mia.

“E tu abiti qua vicino?” chiesi per cambiare argomento.

Si passò una mano tra i capelli bagnati.

“Non esattamente. Abito al 25 di Carnaby Street.”

Strabuzzai gli occhi.

Non era per niente vicino a dove abitavo io.

“Grazie ancora per il passaggio.” dissi quando lui accostò vicino a casa mia.

“Non ti dà fastidio questa cosa?” chiese lui guardandomi.

“Questa cosa cosa?”

“Continui a dovermi favori. Sembra quasi che io sia il tuo eroe personale.” rise divertito.

“Ehm, già.”

Non ci avevo pensato.

Era già la seconda volta che mi aiutava.

“Si vede che un giorno sarai tu a dovermi tirare fuori da una brutta situazione.”

Aprii la portiera della Porsche e uscii.

“Ci vediamo a scuola, allora.”

“Ciao” mormorai prima che partisse.

Percorsi il vialetto mentre mille pensieri aleggiavano nella mia testa.

Era stata davvero una giornata assurda.

E non era ancora finita.

Quando, infatti, mi chinai per prendere le chiavi da sotto lo zerbino quasi non caddi a terra per lo stupore.

Non c'erano.

“Cavolo, no!” dissi prendendo a calci il portone per la frustrazione.

Mi ero completamente dimenticata del biglietto di mio padre, sul quale diceva che aveva tolto le chiavi da sotto lo zerbino.

E adesso che cosa faccio?!

L'opzione più affrontabile e concreta era aspettare il ritorno di mio padre.

Ma proprio non mi andava di dormire sul cemento e soprattutto sotto la pioggia.

Potevo andare a casa Weasley.

Molly mi avrebbe sicuramente accolta, ma Ginny?

Avrebbe sopportato la mia presenza?

E sulla questione Ron?

No, no, è una pessima idea.

A un certo punto mi venne persino in mente di spaccare una finestra del soggiorno per entrare.

Ma non avevo nessun oggetto a disposizione.

Iniziai a piangere dalla disperazione.

Quando non ebbi più lacrime da versare, mi alzai da terra.

Ricomponiti, Hermione.

Che cosa direbbe la mamma se ti vedesse adesso?

Fai come tuo solito, ragiona.

E subito mi venne in mente l'unica soluzione.

Sapevo esattamente dove andare.

 

 

 

 

   
 
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