Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Lost on Mars    05/09/2015    4 recensioni
SEQUEL DI "INDACO" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2746316&i=1), è consigliabile la lettura.
C’è stato un momento in cui Amelia e Ashton sono rimasti intrappolati in una vecchia istantanea in bianco e in nero: nessun colore a determinare la loro gioia, felicità, paura o tristezza. Nedlands sembra aver congelato la loro esistenza, li ha tagliati fuori dal mondo e non c’è stato niente se non pace e tranquillità. Dall’altra parte dello Stato, però, Luke è a piede libero e va cercando la propria vendetta. Responsabilità e pericoli di duplicano e il mondo li poterà a schierarsi: bianco da una parte e nero dall’altra, in perenne lotta tra di loro. Chi vincerà?
Dalla storia:
«Non ho altra scelta. La mia vita e quella di mio figlio contro la felicità della mia famiglia, so benissimo che li farò soffrire, ma se fossi io a morire sarebbe peggio, non credi?»
«Se non fermiamo Luke passeremo la vita a fuggire da lui. Anche se riuscissimo a cavarcela per i prossimi mesi, spostarsi con un bambino sarebbe impossibile.»
«Fermarlo? Ci abbiamo provato e lui è fuggito dal carcere. Non possiamo fermarlo, è inarrestabile.»
«Ma non è immortale.»
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
23 - CORAGGIO
 
 
James dormiva serenamente nella sua culla da più di un’ora. Nella stanza accanto, i quattro ragazzi stavano prendendo un caffè. Valerie e Michael erano seduti su due seggiole, mentre Amelia e Ashton si trovavano sul divano. Lui, in particolare, non proferiva parola da circa due giorni, dopo aver raccontato per filo e per segno, e per l’ennesima volta, quello che era successo con Luke quella notte, sul ponte.
«Non so cosa sia successo, di preciso» aveva detto a tutti. «So solo che ad un certo punto lui è salito sulla balaustra, io avevo due pistole in mano. Mi ha detto un indirizzo e poi ho sparato. Ma non so dire con certezza se lui fosse già saltato giù.»
Il racconto era sempre lo stesso. Ogni volta che glielo diceva, la storia non cambiava. Le parole potevano farlo, ma il succo del discorso rimaneva quello.
Era il ventuno gennaio. Erano passati dieci giorni dalla nascita di James, nove dalla misteriosa morte di Luke e sette giorni dal ritorno di Amelia a casa.
Il fatto di non sapere con certezza di aver ucciso qualcuno o meno stava logorando Ashton in un modo che tutti gli altri faticavano addirittura ad immaginare. Tuttavia, cercava solo di focalizzarsi su unico pensiero: era tutto finito. Che l’avesse ucciso lui oppure no, non avevano dubbi che Luke fosse morto.
Erano passati nove giorni e nessuno aveva denunciato la sua scomparsa, il che sembrava a tutti decisamente strano: dopotutto, il padre di Luke si trovava a capo di un’importante – per quanto quest’aggettivo possa definirsi adatto – organizzazione criminale, che aveva reti di controllo su svariate zone del globo. Anche se, pensarono, non doveva essere molto usuale per lui rivolgersi alla polizia. Probabilmente, il padre di Luke si era già accorto della scomparsa del figlio e probabilmente stava già provvedendo a modo suo: inviando alcuni “mercenari” a cercarlo. Ma il vero problema avrebbe potuto presentarsi quando nessuno sarebbe riuscito a trovarlo e a contattarlo, a quando avrebbero trovato il suo corpo nel fiume.
E poi, se sul suo corpo c’era il segno di un’arma da fuoco, sarebbe stata sicuramente la fine.
Ma a tutto questo, Ashton cercava di non pensarci.
Ora come ora, aveva deciso di dedicare tutto il suo tempo ad Amelia e a James. Aveva anche parlato con sua zia Doris che l’aveva accolto a braccia aperte in casa sua, facendogli rivedere i suoi due fratelli. I tre avevano passato un’intera giornata assieme, erano venuti a casa sua, avevano visto il piccolo mentre se ne stava tra le braccia della mamma.
E quando Ashton li aveva riportati a casa, Doris gli aveva detto che, non appena si fosse sentito pronto, avrebbero contattato un avvocato per l’affidamento. La cosa l’aveva, ovviamente, riempito di gioia, ma aveva deciso che avrebbe aspettato alcuni mesi, per assicurarsi di essere totalmente fuori dai guai.
Nonostante ciò, era da due giorni che non riusciva a fare discorsi sensati con qualcuno e che aveva una sola cosa per la testa.
Greatcape street, numero 68.
Cosa significasse quell’indirizzo per Luke, non lo sapeva, anche se moriva letteralmente di curiosità. Delle volte, avrebbe voluto uscire di casa all’improvviso e raggiungere quella casa, quell’indirizzo, quel punto della città che Luke aveva considerato forse più importante della propria vita.
E poi avrebbe voluto incontrare chiunque fosse quella “lei” a cui Luke voleva chiedere scusa.
Avrebbe davvero voluto, ma c’era sempre qualcosa che lo tratteneva dal farlo. Come il fatto di non averlo detto a nessuno. Da una parte, sentiva che era una cosa che doveva sbrigare da solo: prendere la macchina, impostare il navigatore e andare lì. Dall’altra, però, sentiva di doverlo dire anche ai suoi amici e soprattutto ad Amelia, perché avrebbe voluto lei al suo fianco, quando avrebbe incontrato quella persona e avrebbe recapitato il messaggio di Luke.
Anche quello gli era sembrato strano.
Dille che avrei voluto essere migliore di così.
Sembrava che Luke si fosse pentito proprio in punto di morte, che avesse avuto un qualche tipo di rimorso, che avesse deciso di scaricare quel peso che si portava dentro.
Ashton si chiese se per tutto quel tempo Luke avesse avuto un cuore, vivo e pulsante. Che non fosse fatto solo ed esclusivamente di materia morta, che avesse un’anima e una coscienza, che possedesse dei sentimenti e delle emozioni, accompagnate da un’umanità che cercava disperatamente di tenere nascosta.
Chissà se credeva che tutto quello l’avrebbe solo indebolito.
Considerando ciò, Ashton notò di aver appena dipinto in tutte le sfumature il se stesso di un anno prima. Il se stesso prima di Amelia.
Quel ragazzo metà blu e metà viola. Quel ragazzo a metà tra la tristezza e la morte, tra la rabbia e la salvezza. E pensò che, alla fine, lui e Luke non erano poi così diversi.
Solo che Ashton era riuscito ad emergere dal mare di indaco in cui stava affogando.
Sarebbe stato buffo se solo avesse saputo che anche Luke aveva trovato il modo per riemergere.
 
 
Alla fine, aveva deciso di rivelare a tutti quello che Luke aveva detto prima di morire. Nessuno di loro rimase molto sorpreso, o forse tutti erano rimasti troppo sconvolti da mostrare qualsiasi tipo di reazione.
Fatto sta che, non molti giorni dopo, decise di chiedere ad Amelia di accompagnarlo a Greatcape street, ovunque essa si trovasse, e comunicare il messaggio di Luke a chi di dovere.
La verità era che Ashton continuava a credere di essere stato lui ad ucciderlo prima che saltasse, e andare in quel posto, assecondare il suo ultimo desiderio, rappresentava quasi un modo per eliminare i sensi di colpa e, in qualche modo, espiare per ciò che aveva fatto.
Un giorno, dunque, invitarono Calum e Nola a casa, chiedendogli di badare a James. Nola era entusiasta, aveva sempre desiderato avere a che fare con i bambini, e aveva deciso che, dopo aver ripreso gli studi per il diploma, si sarebbe data da fare per ottenere un posto di lavoro che le permettesse di aiutare tutti i bambini che erano in difficoltà, proprio come lo era stata lei.
Ashton non sapeva dove si trovasse la via, ma grazie al navigatore la trovarono in poco tempo. Si trovava in un quartiere abbastanza ricco e il numero 68 era occupato da una piccola villetta a due piani, parte di una schiera di villette tutte uguali tra di loro. Mura bianche, tetto color rame, infissi neri. Solamente i fiori nel giardino erano diversi gli uni dagli altri.
Il numero 68, ad esempio, offriva la visione di azalee e tulipani colorati, che però sembravano non venir curati da alcuni giorni.
Amelia e Ashton si fecero coraggio e, tenendosi per mano, si avviarono verso la porta di casa. Aprirono il cancelletto nero, salirono le scale della veranda e suonarono al campanello.
Una, due volte, ma nessuno venne mai a rispondergli.
Dopodiché, notarono che tutte le finestre erano chiuse e così le persiane. Evidentemente, non c’era nessuno in casa.
Così tornarono il giorno dopo, ma il risultato fu lo stesso. Ad ogni ora del giorno, la casa era vuota, le finestre chiuse, sembrava che non vi abitasse più nessuno. Ma il giardino non era trascurato, qualcuno c’era stato non molto tempo prima.
Un giorno, ad Amelia venne l’idea di controllare nella cassetta delle lettere e nonostante i continui dubbi di Ashton sul fatto che non sembrava esattamente una cosa carina da fare, fu proprio lì che trovarono la risposta al perché della casa vuota.
All’interno c’era un biglietto, aperto e stropicciato, che evidentemente era stato letto da chi di dovere e poi quel qualcuno l’aveva lasciato lì, probabilmente in preda alla rabbia.
Il biglietto diceva:
 
“Ciao Rob. Quando tornerai da Perth non ci troverai a casa, né il giorno dopo o quello dopo ancora. Non fraintendermi, non avevo alcuna intenzione di scappare via così fino a qualche ora fa. Sono le tre di notte e sto facendo i bagagli. Io e Maya andiamo via per sempre. Non so ancora dove, ma dopo tanto tempo ho capito che non potevo continuar a vivere in una falsa felicità assieme a te. Tu sei fantastico, l’uomo perfetto, quello che sognavo quando ero una ragazzina. Il principe azzurro che vogliono tutte. Ma ci sono cose di me e del mio passato che non potrai mai capire appieno, nonostante ci abbia provato e nonostante tutto l’amore che provi per me.
Anche io ti amo, Rob, e tanto, ma ho capito che c’è qualcuno che amo più di te. Se penserai che in tutto questo tempo io ti abbia solo usato per provare a rifarmi una vita, lo capisco, ma sappi che non è la verità. Sappi anche che non siamo sole, che c’è qualcuno che ci protegge e che staremo bene. Dovrò cambiare il numero di telefono, perciò non cercarmi. Grazie di tutto, non dimenticherò mai te e tutto ciò che mi hai dato.
Hanna.”

 
Dopo averlo letto, Amelia aggrottò le sopracciglia e sospirò.
«Secondo te, questa Hanna era la persona con cui Luke voleva scusarsi?» chiese ad Ashton, mostrandogli il foglio stropicciato.
Lui se lo rigirò tra le mani. «Credo di sì.»
«Ma ora è scappata, ed è introvabile. Non sappiamo nemmeno chi sia questo Rob a cui ha inviato il biglietto» disse la ragazza.
«So solo che questo Rob deve averla presa davvero male per aver addirittura lasciato la casa» sospirò Ashton.
«Che legame avevano Luke e Hanna?» chiese Amelia.
«Credo che… credo che Luke ne fosse innamorato. Oppure qualcos’altro, non saprei, forse Hanna è solo una persona che lo credeva diverso da come era realmente e per questo voleva dirle che se avesse potuto, sarebbe stato migliore di ciò che era» rispose Ashton. «Il fatto che lei se ne sia andata, potrebbe c’entrare qualcosa con la morte di lui, forse?»
«Forse l’ha saputo. Ha saputo che è morto» disse Amelia.
«Il corpo non è stato ritrovato. Nessuno tranne noi lo sa» borbottò Ashton, rimettendo il biglietto nella cassetta delle lettere.
«In ogni caso, questa Hanna non mi convince. È tutto collegato, capisci? Luke vuole suicidarsi, prima di sparire per sempre ti da l’indirizzo di questa ragazza e ti dice di dirle che avrebbe voluto essere migliore; veniamo qui, ma Hanna è scappata via con questa Maya, che potrebbe essere una sorella o un’altra parente, e tutto dopo la morte di Luke. Non ti sembra strano?»
Ashton la guardò. «Da morire – poi sospirò – ci rimane solo una cosa da fare: chiedere informazioni al vicinato.»
 
L’unica persona della schiera di villette a Greatcape street che accettò di parlare con loro fu un anziano, che abitava al numero 72. Un certo Greg.
«Hanna, dite? Ah, sì. Mi ricordo di lei, una bravissima ragazza. E poi la sua bambina è una tesoro» esordì il vecchio.
«Bambina?» chiese Amelia.
«Sì, sua figlia. Non ricordo bene il suo nome, ma è adorabile» rispose Greg.
«Da qualche giorno Hanna è partita» disse Ashton. «Sa niente? Sono un suo vecchio amico, ma non mi ha avvertito che lasciava la città.»
Greg sospirò, pensieroso. «Onestamente, non so dirvi molto. Anche se ora che ci penso, l’ho vista davvero andar via ad un’ora insolita. È stato nel bel mezzo della notte, hanno fatto un tale trambusto che la mia piccola Lolly – intendeva la sua cagnolina – ha cominciato ad abbaiare. Così mi sono svegliato e sono uscito in cortile e allora li ho visti.»
«Intende dire che Hanna non era sola, eccetto la piccola?» chiese allora Amelia.
«Esatto. Nel vialetto era parcheggiata una costosa automobile scura, ma non era quella del suo fidanzato, quella la conosco. C’era un uomo che l’ha aiutata a caricare tutto in macchina. Purtroppo indossava una felpa o un cappotto, nonostante il caldo che faceva, e non so dirvi come fosse fatto.
Ma parlavano entrambi in modo concitato, erano molto di fretta, Hanna sembrava quasi colta alla sprovvista, come se non sapesse di dover partire. Ho portato Lolly in casa e sono tornato a dormire, in genere non mi metto in mezzo ai fatti altrui.»
«Certo, certo» disse Amelia. «La ringraziamo. È solo che il mio ragazzo si è preoccupato.»
Ashton annuì. «Non vedo Hanna da un po’, ma non era mai successa una cosa simile, prima.»
Amelia lo guardò e dentro di sé era molto agitata: il fatto che Ashton avesse imparato a mentire così facilmente la turbò un pochino. Decise di non darvi molto peso, dopotutto, in certe situazioni era pressappoco che indispensabile.
Ringraziarono Greg per la chiacchierata e il caffè e tornarono a casa, con meno risposte di quante ne volessero davvero.
Ma erano passate più di due settimane, il corpo di Luke giaceva sul fondale del fiume, non avevano ricevuto minacce di alcun tipo e nel giro di pochi giorni, anche la misteriosa fuga di Hanna smise di albergare nel loro pensieri.
Per la prima volta, sembrava andare tutto bene.



 

Marianne's corner
Bonsoir! 
Eccomi puntuale con il nuovo capitolo! Allora, è un capitolo di passaggio ma fondamentale. Può sembrare frettoloso, ma in questo momento non sono i dettagli che ci ineressano. Luke muore. Hanna scappa. Il vecchietto non ci è di nessuna utilità perché la figura misteriosa è comunque misteriosa. Comunque, i nostri eroi sono felici e contenti e, per citare l'ultima frase, sono tranquilli e possono tirare un sospiro di sollievo per la prima volta dopo da tanto tempo.
Il nove ci sarò il gran finale, siete pronti? AHHH, io non vedo l'ora, anche perché (SPOILER ALERT) rivedremo Hanna e la priccola Maya. Ora, pretendo che voi mi diciate tutte le vostre supposizioni sull'ultimo capitolo. Ma proprio tutto tutto, ditemi cosa pensate che possa succedere. Non avete paura di influenzarmi, il capitolo è già scritto! :D
Come sempre, ringrazio chi ha letto fin qui e chi ha recensito lo scorso capitolo, ma anche chi è ancora a metà strada e (spero) presto ci raggiungerà :3
Detto ciò, vi saluto e vi do appuntamento per l'ultimo capitolo (omg, non ci credo ancora lol)
Baci,
Marianne


 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Lost on Mars