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Autore: alma_valdez    06/09/2015    1 recensioni
Una nuova protagonista -Lea- entrerà a far parte dell'Inazuma, ma nel suo passato sono nascoste parti oscure che nemmeno lei può immaginare...
Fra apparecchi in grado di controllare la mente creando mondi pericolosi, talmente realistici che se ci muori dentro, muori anche nella realtà, paure e passioni, amori impossibili e nuovi nemici senza scrupoli...l'Inazuma e Lea dovranno lottare.
Dal testo:
(..)Jude impallidì quando si trovò davanti una copia di se stesso che lo fissava con un’ aria crudele e calcolata.
La copia sorrise, nello stesso modo in cui sorrideva Jude quando ancora non aveva conosciuto Mark e tutti gli altri ragazzi.
Freddo, cattivo, micidiale.
E:
(...)Ma quella voglia era troppo forte, quelle grandi mani troppo delicate…così tornò a guardarlo negli occhi e ad annaspare in tutto quel rosso, senza respiro, col cuore a mille.
Rosso, rosso, rosso...
                            Non sono brava a fare introduzioni!
                            Spero vi abbia incuriosito!
                           (anche comico e suspance in parti)
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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…un apparecchio in grado di controllare la mente creando mondi pericolosi,
talmente realistici che se ci muori dentro, muori anche nella realtà…
                                                                                                                                    …una ragazza in ostaggio in cui verrà presto impiantato                                                                                                         un chip in grado di controllarla, eliminandone la personalità e la volontà…

…Poco tempo a disposizione per l’Inazuma, intrappolata in uno di questi mondi,
con un'unica possibilità: trovare il dettaglio sbagliato che li faccia svegliare e tornare nella realtà…
                       
                                                                                                                                                                                   …un amore impossibile…

...e un uomo che non vuole la distruzione della squadra, bensì il suo completo controllo…



                                                                                                               ***Nota autrice: uuuuuuh beh, ci sarà da divertici ;)***




Riassunto puntata precedente:
Come seconda visione i ragazzi vengono catapultati su una chiatta sul Tamigi, che ad un tratto si spezza in due come per magia. Affondano, ma non è così facile risalire, infatti una musica particolare li attira sempre più in basso: il canto di alcune sirene.
Ce n’è una per ogni componente dell’inazuma, ed hanno un potere speciale :assumono le sembianze della persona a cui tieni di più. Tutti risalgono, tranne Jude, perché il suo è il volto di Lea, ed è più difficile da combattere. Viene salvato da Caleb, ma anch’esso ha avuto la sua stessa visione.
Dal testo (…)“Mi sei stata quasi fatale, altro che Jude! Stavo per affogare pure io, dannazione…”
Si avviò sconsolato sull’orlo della striscia di cemento, ad un solo passo dall’acqua.
Non poteva essere. Era assolutamente impossibile. Non doveva, non voleva.
Capiì mentre se lo diceva che l’ultima era una menzogna, ma si arrabbiò ancora di più a pensarlo, Jude non avrebbe dovuto saperlo. Non doveva assolutamente capire che aveva visto pure lui…pure lui Cassidy...

Grazie all’inconveniente delle sirene però, Jude affogando aveva “assaggiato” l’acqua e scoperto che era salata, anziché dolce come sarebbe dovuta essere. Scoperto il dettaglio sbagliato, riescono dunque a uscire dalla seconda visione…
(…)
Comunicarono a tutti il dettaglio sbagliato, ma per capacitarsene realmente gli altri furono comunque costretti ad assaggiar l’acqua melmosa.
Dopo poco tempo e molte facce schifate il paesaggio tornò tutto nero, e mentre cambiavano scenario di nuovo, tutti, con un sussurro, si ritrovarono a sperare dsperatamente di tornare a casa…
 



 


Mentre il paesaggio delle visioni cambiava, i ragazzi si ritrovarono a pensare che dopo tutto era andata bene.
Erano solo stati attaccati da anatre con zanne, cosa che capita tutti i giorni ovviamente. Poi da ragni-sputa-liquido-paralizzante. Uno vero spasso già!
Infine erano saliti su una barca guidata da un ubriacone pazzo sclerotico che aveva deciso di colare a picco con loro.Erano quasi affogati in un fiume che di acqua avrà avuto l’1 per cento e per il restante 99 era meglio non pensarci.
Bellissima esperienza, davvero. Dopotutto, era solo nella loro testa!

Con un sussulto all’improvviso i ragazzi si ritrovarono in una stanza immersa nel buio, avvolta nel silenzio; si sentiva solo un ticchettio costante di una goccia che cadeva…
Apparecchiature complesse e monitor luminosi emanavano una fioca luce cinerea , che faceva apparire il tutto irreale e spettrale .
I ragazzi si ritrovarono sdraiati su delle tavole livide di ferro, che li fecero rabbrividire al tocco.
Caleb si tastò attorno, cercando di abituarsi all’oscurità. Sentiva prurito in alcune parti del corpo, come se ci fosse qualcosa sopra; tentò di alzarsi, ma quel qualcosa glielo impedì.
Stupito, si accorse di avere dei piccoli fili attaccati sotto la pelle, conficcati come aghi in un gomitolo. Riuscì a toglierseli con facilità, perché con sua stessa sorpresa trovò immediatamente dove erano collocati, nonostante il buio impedisse ancora la visuale.
Scese dal lettino con un tonfo.
-Potrebbe essere…il laboratorio di Luthor?-sussurrò Mark, ancora sdraiato ed intento a staccarsi gli ultimi cavetti, come gli altri.
-Potrebbe- Caleb strinse gli occhi grigi, esaminandosi meglio attorno. Apparecchiature monitor brillavano nella semioscurità, ologrammi dei loro profili fluttuavano nell'aria....si, sembrava proprio il suo laboratorio. Lo sguardo gli si posò davanti una porta che prima, supino, non aveva notato. L’insegna diceva: “Cella impiantazioni”
 
“Oh no…questa stanza ...è proprio quella!”
 Si voltò di scatto come un gatto in gabbia.
-Presto! Scendete da quei lettini!
La squadra ubbidì, ed un secondo dopo delle sicure di ferro ai bordi di quei ripiani scattarono.
I ragazzi si guardarono con occhi a palla.
-A volte mi chiedo perché non ho ancora fatto l’assicurazione sulla vita…-Hurley emise un sospiro di sollievo. Gli si era strappato un pezzo dei pantaloni in prossimità della caviglia.
Osservò il proprio lettino: se non si fosse mosso in tempo, delle manette gli avrebbero impedito di muover gambe e braccia. Rabbrividì.
Intanto Jude si avvicinò a Caleb e lo squadrò.
-A quanto pare…adesso dovremo affidarci a te. Sei l’unico che conosci questo posto, da quel che ho capito…-Jude tirò un’occhiata alle sicure grigie che, se non fossero saltati giù, li avrebbero legati lì sopra. Il moro le guardò a sua volta, e solo dopo pochi secondi sentì il peso di quella affermazione:quel posto lo conosceva, sì, sapeva di averlo già visto, ma non ricordava niente di particolare.
Aveva quella strana sensazione di quando vai in un luogo e pensi “ma qui ci sono già stato” però non ti viene in mente niente, hai tutto sulla punta della lingua ma...
Sapeva solo che in quei laboratori gli erano capitate cose bruttissime che non valeva proprio la pena di riportare alla mente. Di quelle il dolore lo ricordava. Per il resto c’ era vuoto, come se una cortina di nebbia avvolgesse quei ricordi importanti che facevano la differenza, celandoglieli in chissà quale parte recondita della mente.
Con quell’affermazione, che sapeva bene a Jude era costata, lui gli affidava molte responsabilità, la sua stessa vita e quella dei compagni. Si sentì come se qualcuno gli avesse dato un pugno allo stomaco, ma finse un sorrisetto sprezzante.
-Ma certo- disse ridendo- con me siete in buone mani!
                                                                                    
                                                                                        ***
I ragazzi percorsero i corridoi della L.Tower.
Avevano subito capito che quei cunicoli stretti e mal illuminati non potevano essere che gli stessi del palazzo di Luthor.
-Stesso malgusto nell’arredamento…- Hurley indicò alcuni quadri ed arazzi, con tizi dal volto austero e quasi marmoreo .-…e stessa ambientazione vampiresca e tremendamente horror.
Involontariamente, Caleb non potè fare a meno di annuire. Quell’oscurità continua era stressante: ovunque poteva nascondersi un pericolo e loro non avrebbero potuto scorgerlo fino all’ultimo.
Quella situazione era creata appositamente per far sentire a disagio e a far creare complessi che magari non esistevano nemmeno, costringendo a rimanere sempre allerta.
In un certo senso, pensò Caleb, Dark e Luthor non erano un granchè diversi, anzi sembrava che il sig. L cercasse in tutti i modi di imitare il suo maestro, e forse di superarlo.
-Caleb- Jude lo scosse dai suoi pensieri, avvicinandoglisi.
Il castano non potè fare a meno di avvertire un certo fastidio al sentire quella voce. Per quanto potesse essere suo amico, c’era come una spina conficcata da qualche parte che gli impediva di sopportarlo del tutto.
-Questo sarebbe il momento giusto per raccontarci qualcosa di più su quel che sai. Se siamo usciti dalle visioni, forse dovremo affrontare Luthor direttamente, ed anche in questo caso occorrono i dettagli della situazione.- disse il biondino.
La praticità di Jude era uguale alla sua, e Caleb ne fu quasi arrabbiato: aveva appena pensato alla stessa cosa. Forse era anche per questo che non lo poteva sopportare: Jude era troppo simile a lui.
-So che non ricordi veramente tutto ma…ogni cosa può essere utile.
Caleb fremette.
E’ vero, aveva pensato che sarebbe stato più utile a tutti se avesse detto ciò che sapeva, ma non gli era mai passato per la testa di farlo realmente. Era già tanto quel che aveva spiegato. Era già tanto quello che aveva provato ricordando il suo passato.
Ma all’improvviso rimase ancor più di sasso: Jude gli poggiò una mano sulla spalla, la cosa più vicina ad una rassicurazione, più vicina ad un invito ad offrire il proprio sostegno, più vicina ad un gesto di amicizia che avesse mai ricevuto.
Ma no.
Invece no.
Quella mano non era la prima che gli si era posata su quella spalla.
Dentro la sua testa, qualcosa fece crack.

Un fiume in piena di ricordi, momenti, intere giornate ma anche solo alcuni secondi di vita, idee, pensieri, un giardino abbandonato, un campetto di cui non ricordava nulla, emozioni estranee…gli si affollarono tutte nel cervello, come se questo stesse risucchiando tutto quello che aveva perso in quegli anni.
Caleb cadde ginocchioni sul livido pavimento, arreggendosi le tempie con le mani. Un dolore acuto lo pervase. Gli parve che la testa venisse puntellata da tanti spilloni come una bambola Voodoo.
“Questi ricordi…!” Gli venne l’impulso di gridare e dimenarsi, ma il suo orgoglio strozzò il lamento in gola.
L’inazuma gli si affollò attorno con un vociare allarmato, ma Caleb non ci fece nemmeno caso: aveva altro per la mente…

                                                                               ***


Ricordò di botto la prima  volta che l’aveva rivista.
Così, senza motivo, quel ricordo s’impose nella sua testa…

Era passato un anno, o forse erano due, da quando l’aveva vista sparire davanti ai suoi occhi, e rivederla comparire con un altro nome, senza ricordarsi minimamente di lui era stato uno shock…
Stava osservando la scuola come se non ne avesse mai scorta una, ed i suoi occhioni castani urlavano meraviglia e gioia, come solo quelli di una bambina curiosa e scatenata potevano fare.
Le aveva detto “Tu non sei chi dici di essere” perché era a conoscenza del suo vero nome: lei non era mai stata Lea.
Lei era Cassidy.
Mentre si reggeva la testa chino sul pavimento, immerso dai mille ricordi che lo affogavano come un fiume in piena, uno gli passò sgusciante davanti come un’anguilla.
Un foglio, con su scritto
L.E.A (Luthor Experiment n°A )”
Poi Caleb rivide se stesso che si allontanava nella notte dopo avere incontrato Cassidy, aver scoperto che per qualche strano motivo aveva un altro nome e che per finire… non si ricordava di lui. Della loro amicizia fraterna.
Ma più pensava alla loro amicizia, più capiva che c’era qualcosa di estremamente sbagliato.
Un ricordo gli perforò la tempia come una scheggia, e con orrore Caleb capì cosa era quella sensazione che lo assillava.
Quella rabbia che provava.
E tutto, ma proprio tutto, partiva da quella mano.

“Quella monella è incorreggibile, non sta mai ferma, si mette sempre nei guai. Non è affatto cambiata da quando era piccola, anche a dodici anni è sempre la solita pestifera.”
Caleb osservò Cassidy di sbieco, facendo poi un sospirone quando a ragazza le gridò nuovamente per la decima volta
 –Dai, pappamolle, sei già stanco? Muoviti!
Stavano correndo da due ore ininterrotte dietro quella palla e non era ancora stanca, o meglio, faceva finta di non esserlo. Caleb d’altro canto voleva vedere quando avrebbe ceduto. Per lui non era sicuramente una passeggiata, ma reggeva bene quello sforzo.
-Secondo me fra poco svieni dalla fatica!-le gridò di rimando lui, facendo tuttavia un sorrisetto compiaciuto al vederla iniziare a correre più velocemente dopo quel commento.
“Bene, vediamo cosa vuole dimostrarmi questa volta. Che è più veloce di me? Impossibile. Ho due anni più di lei e poi non riuscirà mai a battermi”
Ma Cassidy riuscì a stupirlo ugualmente.
-Guarda un po’ qua Caleb!
Il ragazzo si voltò e la vide sistemarsi in una posizione che ben conosceva.
Cassidy tirò la gamba all’indietro e cinque pinguini rossi fiammeggianti sbucarono dal terreno andando poi a beccarle il polpaccio e la caviglia. Cassidy strinse i denti, e si preparò a sferrare la tecnica micidiale proibita.
-No! Ferma!
 Ma lei non lo ascoltò.
-Pinguino imperatore….-gridò- …numero UNO!
In una raffica violentissima la palla seguita dai pinguini venne scagliata nella porta, la cui rete si tese come una molla all’entrata del bolide.
Cassidy cadde in ginocchio, arreggendosi le spalle, tremante.
Caleb le corse incontro – che cacchio t’è venuto in mente! Cosa diavolo hai fatto! Quella è una tecnica proibita, fa malissimo al fisico!
-Non ti preoccupare.- la ragazza si alzò in piedi, tremante.- Dark si è offerto si aiutarmi a completarla, quindi adesso che la so fare non è pericolosa. Hai visto?- lo guardò con due grandi occhioni - T-ti è piaciuta?
Lo disse in un tono così implorante e preoccupato dal possibile “No” che Caleb rimase interdetto. Sembrava avesse un bisogno estremo che qualcuno le dicesse “Brava”, come se nessuno, prima d’allora, le avesse riservato quelle attenzioni.
Caleb strinse i denti. Dark poteva insegnare quella tecnica a chiunque ma non a Cassidy. Era rischiosa, poteva rovinarle la carriera, avrebbe potuto non poter più giocare.
No, non glielo avrebbe mai permesso.
-Si, sei stata brava…-disse sbrigativo, non era quella la cosa importante,- …ma promettimi una cosa…giuralo! Non farla mai più, capito?
La squadrò serio e lei titubante annuì.
-Nemmeno se Dark ti ci allena. Fai finta di non esserne capace okay?
-Ma…
Le lanciò un occhiata ferma e decisa, e lei dopo aver chinato la testa annuì.
Caleb poi sì voltò.
Con disappunto si sentì tremendamente preoccupato per quell’avvenimento, ed altrettanto sollevato dalla sua promessa.
-Su stupida, andiamo a cambiarci.
                                                                 
C
aleb rimase scosso. Perchè gli tornavano a mente proprio questi episodi?
Non avevano alcuna importanza
“Nessuna” si ripetè.
Ma con un groppo in gola ripensò a quei momenti, e più ricordava, più un dubbio atroce gli si faceva largo come un tarlo fastidioso.
Erano davvero solo amici?


Cassidy gli si appiccicò come una ventosa al fianco.
-N-non farmi entrare, ti prego.
-Tranquilla, poi sarà tutto finito.-lo sguardo gli cadde su quell’orribile insegna lucida e grigia “Cella impiantazioni”e non potè fare a meno di odiarla e volerla spezzare con le sue stesse mani -Luthor non potrà continuare a fare questi test per sempre.-finse un sorriso rassicurante.
-N-non posso sopportare di nuovo quelle c-cose.
Ormai Dark era sparito e Luthor aveva preso il comando, utilizzando senza scrupoli loro e gli altri ragazzi come cavie per terminare i suoi esperimenti in minor tempo.
Erano tre mesi che Caleb aveva fatto conoscenza con l’Inazuma e ne era un membro a tutti gli effetti, per questo faceva visita a Cassidy ed agli altri poche volte…durante una di queste, dopo più di quattro mesi che non tornava, Caleb l’aveva trovata sconvolta e in lacrime, molto dimagrita e con una cicatrice imponente sulla mano sinistra.
Col passare dei giorni Caleb aveva capito che non era cambiata solo fisicamente, ma anche psicologicamente: non era più combattiva e sicura, ma timorosa e fragile come un cristallo, ed aveva iniziato a balbettare.

Caleb si fermò davanti alla porta con l’insegna con di fianco Cassidy, tremante.
 Lui stesso era stato sottoposto agli esperimenti e, molte volte, vedendo Cassidy disperata, senza dirle niente aveva preso il suo posto, sostituendosi a lei per evitarle di nuovo di star male.
Era astutamente riuscito ad intrufolarsi nel sistema dei computer,  e grazie a qualche corruzione qua e là aveva scoperto la password per modificare gli appuntamenti dei test, che venivano regolarmente comunicati una volta a settimana.
Costantemente lui modificava il nome della persona testata, mettendoci il suo al posto di quello di Cassidy. Non lo faceva a tutti gli appuntamenti della ragazza però, perché altrimenti l’avrebbero facilmente scoperto.
Lo faceva anche perché aveva notato che il Sig. L aveva una particolare attenzione per la ragazza, e la chiamava ogni volta sempre più spesso, sempre più ore…e la  cosa lo preoccupava, non sapeva perché , ma un moto di rabbia gli esplodeva in gola: qualsiasi cosa avrebbe voluto farle, lui non gliel’avrebbe concesso tanto facilmente.
Ovviamente eseguiva questa manovra cambiando i nomi sempre quando lei non avrebbe potuto vederlo, perché sapeva perfettamente che glielo avrebbe impedito, orgogliosa com’era, e non gliel’avrebbe mai nemmeno perdonato se scoperto…
Eppure, in cuor suo Caleb sapeva anche che, se a Cassidy tutto ciò era facilmente nascondibile, Luthor invece non si sarebbe fatto ingannare.
Quei suoi sorrisetti, quegli sguardi minacciosamente sprezzanti che rivolgeva esclusivamente a lui...sì,  sapeva di queste sue assidue visitine alla Sala di Controllo, e dunque pure dei mutamenti del Programma dei Test.
E una cosa era terribilmente e paurosamente certa:  non diceva niente per qualche oscuro motivo, ma non era affatto d’accordo…
 
Caleb aveva avuto la conferma che stava tramando qualcosa, e che aveva sempre saputo ciò che lui faceva, grazie a quel biglietto.
Gli era arrivato quella mattina, con ordini precisi: questa volta sarebbe stata Cassidy a dover entrare, e lui non avrebbe potuto prendere il suo posto. Anticipando le sue intenzioni il biglietto aveva pure detto, quasi felice di aver deluso il suo ultimo piano: “…E solo lei dovrà varcare quella soglia”
Non la poteva dunque nemmeno accompagnare.
Ma perché? Come mai tutta quella segretezza, a quale scopo? E che bisogno c’era pure il biglietto con gli ordini che non la accompagnasse o prendesse il suo posto? Cosa le volevano fare?


Era stato quel giorno, si ricordò, che aveva deciso di farla finita: andarsene via e portarla all’ Inazuma. Ma con suo orrore gli tornò in mente una cosa che aveva completamente cercato di dimenticare, un ricordo abbandonato e ripudiato da lui stesso.

Così la prese per un braccio e la condusse via di lì.
-D-dove stiamo a-andando?
-Per ora lontano. Seguimi.
Caleb sentì il cuore accellerare mentre la conduceva per i lunghi corridoi della L.Tower,  e non si calmò nemmeno quando si fermarono in uno del 27° piano, l’unico più rischiarato dalla luce.
Era sera, ed il sole tramontava stiracchiandosi fra gli edifici di Tokyo.
Lea aprì la bocca stupita: nonostante i grattacieli attorno a loro, riuscivano a scorgere la palla rossa nel cielo. Probabilmente quello era l’unico punto del palazzo in cui si poteva vedere il sole, dati tutti quegli altri corridoi coperti dalle lunghissime tende nere.
Intanto lui la guardò negli occhi castani, che sotto quella luce avevano assunto le sfumature del viola.
-Ti ricordi cosa ti dicevo da piccola? Che dovevi essere forte? Una principessa pirata?
Cassidy arrossì al ricordare quel loro gioco. Ormai era cresciuta non gli diceva questa cosa da tanto tempo. Con disappunto non potè fare a meno di mancarle.
Si voltò verso di lui, che aveva intanto sfornato uno dei suoi sorrisetti sfrontati migliori.
-Continua ad esserlo. O sei diventata una mammoletta?
Lei lo sapeva. Era quello il suo modo di volerle bene.
Soffocò un sorrisetto divertit, al constatare che anche dopo tutto quel tempo passato con l’ Inazuma lontano da lei, dopotutto, non era molto cambiato.
-G-grazie Caleb…
Le venne una strana idea, e questa volta Cassidy non riuscì a trattenere un piccolo sorriso, iniziando a guardarsi la punta delle scarpe. E poi senza preavviso gli saltò in braccio, stringendolo in un grande abbraccio, guardandolo negli occhi grigi e poi stampandogli un bacio…



…sulla guancia.
Caleb rimase per un secondo immobile, prima di rendersi conto inizialmente con sollievo, poi con un sentimento confuso cosa era effettivamente successo.
“Niente? Davvero…?”
Aveva creduto…
La guancia iniziò a scottare come a ricordare quell’avvenimento, ed il cervello gli andò in cortocircuito. Non ebbe il tempo di riassemblare quei pezzi rotti e confusi che rotolavano come biglie all’interno di sé, che un altro ricordo fece capolino nella sua mente.
Ma questa volta non era uno semplice come gli altri.
Questo era IL ricordo…


Caleb e Cassidy erano stati via per poco , ma quel breve ritardo aveva fatto infuriare Luthor che, venuto a cercarli li aveva trovati.
-Adesso voi due venite con me.
Senza rendersene conto degli uomini li avevano presi di peso e condotti di nuovo davanti a quella porta,
a quella stanza maledetta
 -Tu vai di qua, mentre lei di là.–Luthor si avviò insieme alla ragazza, lasciando invece lui dirigersi impotente verso un’altra porta, fra le mani dei due imponenti uomini.
Si divincolava come un serpente, ma poi all’improvviso smise, perché preso dal panico aveva capito che se avesse continuato Cassidy sarebbe entrata e lui non avrebbe potuto farci niente.
Doveva adottare un’altra strategia.
-Allora è così che ti comporti eh? Lasci il lavoro sporco agli altri, ma bravo.- disse alludendo ai due uomini che lo portavano via di peso, mentre Luthor non lo aveva nemmeno sfiorato. Mentre lo diceva sfoggiò il più sprezzante dei toni del suo repentorio, ed a quanto pare riuscì a far fermare l’avanzata di Luthor, colpito nell’orgoglio.
“Come da programma…”pensò soddisfatto.
Ma non riuscì a godersi della riuscita del suo piano di prendere tempo, perché un calcio firmato da scarpe laccate nere gli bucò lo stomaco. Caleb avvertì chiaramente tutta l’aria che gli usciva come un palloncino, mentre Luthor, passandosi una mano sulla pelle laccata come accertandosi che non si fosse sporcata o rovinata, con tono calmo lo guardò cadere a terra come un sacco.
-L’insolenza necessita una buona dose di violenza, bene.
A quel punto Cassidy emise un grido smorzato.
-L-lasciatelo, p-perfavore.-La sua voce era flebile e balbettante, ed accortasene anche lei, tossì e poi disse:-Avete cose più importanti da fare no?
Questa volta Caleb , da terra, rimase sconvolto.
Il suo tono era cambiato e…
Non aveva balbettato.
Cassidy disse qualcosa sottovoce all’uomo che la portava e questo, chiesto un parere al sig. L la lasciò andare, e poi avvicinare al ragazzo scomposto a terra.
Cassidy si inginocchiò, e gli posò la mano sulla spalla
-Farò la pirata, tranquillo -gli sussurrò- ho imparato dal migliore
Poi si lasciò trasportare, docile come un agnellino, nella stanza , e la sua mano scivolò via dalla sua spalla, come spire di vento, come una foglia sull’acqua di un fiiume.
Sempre orgogliosa, come lui…
Caleb si sarebbe messo a gridare dalla frustazione.
…Orgogliosa fino alla fine.


Tornò nel mondo dei vivi.
La testa gli ronzava come se molte vespe avessero deciso di organizzarci dentro una discoteca, ma per il resto non avvertiva più dolore. O almeno, questo era quello che disse ai compagni preoccupati riversatiglisi accanto.
Ma una cosa gli faceva ancora male.
“Quella è stata l’ultima volta che l’ho vista”pensò.
Cercò di autoconvincersi di dover essere sollevato dall’aver ricordato che non era successo niente fra lei e lui. “Sarebbe stato peggio, se fosse stato il contrario”
Eppure in fondo sapeva: anche se non era successo nulla, lui… ne era sempre stato innamorato.
“Già. Innamorato.”
Si alzò dal pavimento e disse ai compagni: -ora ricordo.
Non c’era gioia nella sua voce.
Non c’era felicità, soddisfazione, o magari paura, apprensione…e quel che era peggio, non c’era nemmeno dolore.
Avanzò qualche passo, dicendo agli altri di seguirlo.
Mentre i corridoi si susseguivano l’uno dopo l’altro, uguali, copie dello stesso originale, senza un senso, una mappa, uno schema, Caleb andava avanti.
Ma non c’era niente in quella voce: era il vuoto.
E la spalla ancora gli scottava…








Angolo autrice
Bene bene bene.
(sembro tipo un genio del male quando faccio così oooookay ma di genio non ho nulla ehe)

Come promesso ho postato un capitolo molto lungo (almeno World mi dice che sono 8 pagine senza contare riassunti eccetera, non so qui come verrà)
Quindi riassumendo sono in un altro "mondo" "visione" che sembra però essere la L.Tower.
Sono quindi tornati a casa?Oppure è un trucco di Luthor?
Come avete visto Caleb recupera la memoria, perchè è accaduto un episodio simile ad uno già vissuto in passato  stato molto importante per lui. Quindi innesca una specie di reazione e PUM! E' tornata! ( questo modo meraviglioso di descrivere le cose...eeeh giaà)
Dunque in pratica mi sono incentrata su Akio/Caleb stavolta...e la sua relazione con Lea/Cassidy.
(devo decidermi di chiamarla definitivamente Cassidy! Ma *sniiiifff* amavo tanto Leaaa :CCCC)
Nel prossimo capitolo, vi assicuro nuove cose shockkkkkkanti e poi finalmente torneranno a casa? Dove almeno c'è mooolto più senso?
Dove devono sconfiiggere lo psicopatico Luthor, salvare Cassidy prima che la comandi come un burattino?
CE LA FARANNO?
Boh, non lo so nemmeno io. xD
Vedremo nella prossima puntata :D
A presto(domani o dopodomani)
Alma_Valdez che d'ora in poi si firmerà -Valdez








 
   
 
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