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Autore: EleEmerald    06/09/2015    2 recensioni
 Dal decimo capitolo:
"Io vi maledico" disse. "Maledico tutti gli uomini di questo mondo. Tutti gli uomini che si metteranno sulla strada di mia figlia e delle sue nipoti. Quando ingannereto loro, come avete ingannato me, esse vi uccideranno. Sarà l'ultima azione sbagliata che compirete perché le mie figlie vi perseguiteranno, vi inganneranno e saranno la vostra rovina. E poi vedremo, come ci si sente a stare dall'altra parte del manico."
.
Quando Matthew Williams, un tranquillo ragazzo di diciassette anni, incontra Elizabeth, di certo non si aspetta che quella ragazza lo porterà incontro a tanto dolore. Ma, dopo averla ritrovata in un bosco ricoperta di sangue, non rimanere implicato nelle sue faccende è quasi impossibile. Le prove che dovrà affrontare si riveleranno più complicate di come sembrano e, inesorabilmente, si ritroverà a perdere molto di più che la sua semplice normalità. Implicato tra leggende e antiche maledizioni, vivrà, oltre ai momenti più brutti, anche quelli più belli della sua vita.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17: Seconda stella a destra...

L'ultima settimana di gennaio passò in fretta. Dopo le ultime scoperte sulla nonna di Elizabeth non si era più saputo niente e, nonostante io cercassi di scoprirne di più, la mia amica non accennava a raccontare la sua storia. Non che io glielo chiedessi, l'accordo era che sarebbe stata lei a decidere quando, ma dopo che mi aveva detto che restava poco tempo, credevo che mi avrebbe fatto sapere tutto più in fretta. Sapevo che sua nonna era particolare, era stata la prima a mettere al mondo due gemelli ed ero parecchio curioso. Se poi mi avesse detto di lei, avrei saputo in meno tempo i dettagli sulla morte di suo padre, ma aspettai.
Elizabeth mi mandò via messaggio numerose foto di Tinker Bell, che era stata accolta in casa a braccia aperte e io scoprii che sua madre non le teneva d'occhio il cellulare. Era stata semplicemente la volta in cui io avevo la febbre che, dopo una litigata con figlia, era andata nella sua camera ad assicurarsi che stesse bene e aveva notato sullo schermo del telefono il mio nome. Dopo quel giorno non si era più preoccupata, sperando che le minaccie la allontanassero da me.
Iris e Thomas non accennavano a parlarsi e, poco a poco, stavano anche rinunciando alla silenziosa convivenza durante le ore di pranzo. In più sembrava che facessero di tutto per infastidirsi.
La sera del sabato decisi di uscire con Thomas per cercare di farlo ragionare. Alle otto mi feci trovare a casa sua e lo andammo insieme in macchina fino al Winter Pub.
Una volta arrivati io e Thomas ci sedemmo ad un tavolo in fondo al locale e prendemmo da bere solo una coca-cola.
- Era da tanto tempo che non uscivano solo noi due, senza ragazze tra i piedi - disse lui.
- Da quando definisci Iris una “ragazza tra i piedi”? - chiesi cercando di alzare un sopracciglio.
- Da sempre.
- Anche quando ti sei fatto rompere il naso per lei?
Lui mormorò qualcosa e bevve un sorso della sua bibita.
Io decisi di insistere: - Anche quando le hai fatto quella promessa?
Rimase zitto per un attimo, decidendo cosa dire e io spostai un secondo lo sguardo verso due ragazze ferme al banco per prendere delle ordinazioni. Una di loro aveva lunghi capelli castani con le punte colorate ed indossava un vestito nero molto stretto sui fianchi, la sua amica invece era vestita con dei semplici pantaloni e una maglietta e risultava più anonima vista da dietro.
- Senti, - cominciò Thomas, facendo ritornare il mio sguardo su di lui - io lo so che non vuoi che io e Iris litighiamo ma...
- Non sei arrabbiato con lei. - Lo bloccai. - Stai litigando solo per il tuo orgoglio e, forse ha ragione Elizabeth, solo perché non vuoi che vada via. Ma questo non cambierà le cose.
- So benissimo che le cose non cambieranno per me - disse alzando il tono della voce. - Lo sto facendo solo per l... - Non finì la frase perché proprio in quel momento qualcuno chiamò il suo nome.
Ci voltammo entrambi in direzione di quella voce e scoprimmo che si trattava di Hannah, la ragazza con i capelli colorati al bancone era lei mentre la sua amica era Margo, che avevo già incontrato in gita e avevo poi scoperto che faceva parte del gruppo di fotografia della prima.
Hannah prese una sedia da un tavolo vicino e si sistemò accanto a Thomas, Margo mi sorrise e si sedette con noi.
- Cosa ci fate qui? - chiese Hannah.
- Be' volevamo vederci e abbiamo pensato di venire qui - rispose Thomas senza il tono che aveva usato poco prima con me.
- Elizabeth non c'è? - domandai speranzoso.
- No, di solito non le piace molto stare qui quindi non le ho neanche chiesto se voleva. Iris invece? Non è potuta venire? - Si era accorta benissimo che quei due avevano litigato, voleva solo la conferma.
- Lei e Thomas hanno litigato...
Hannah si lasciò sfuggire una strana espressione in un misto tra stupore e soddisfazione.
- Per quale motivo? - chiese Margo.
Thomas scosse la testa. - Niente.
I miei amici si lanciarono in una lunga conversazione sulla scuola e di quanto fosse noioso dover studiare, fermandosi parecchio a chiarire che il tempo passava fin troppo lentamente in inverno. Io sbuffai e mi guardai intorno. Proprio in quel momento notai Chuck seduto da solo ad un altro tavolo quadrato. Possibile che tutti quelli che conoscevo si fossero riuniti lì? Decisi di alzarmi per invitarlo a sedersi con noi. Spiegai ai miei amici che andavo da lui e li lasciai soli. Quando raggiunsi il tavolo del mio compagno di nuoto lo trovai che giocherellava con le chiavi della macchina. Era un fatto più unico che raro che Chuck tirasse fuori la sua automobile.
Lo salutai e lui sobbalzò non aspettandosi la mia presenza.
- Cosa fai qui? - esclamò quasi spaventato.
- Sono con degli amici. - Indicai il mio tavolo. - Cosa fai tutto solo?
- Sto aspettando una persona.
Cercai di alzare un sopracciglio senza risultato. - Una ragazza?
Lui non disse nulla anche se una risposta affermativa era decisamente scontata visto il suo nervosismo. - Credo che non verrà.
- Vuoi sederti con noi?
Lui ci pensò su un po', decidendo se valeva la pena di rischiare che la ragazza arrivasse e lo trovasse con amici. Infine alzò la testa e annuì.
Lo condussi dagli altri e lui, sorridendo, mise una mano sulla spalla di Thomas e chiese di Iris, già pronto a provarci con lei e, come al solito, a fallire miseramente. Ad una risposta negativa concentrò quindi le sue attenzioni su Margo.
Per tutta la sera guardò con ansia la porta d'ingresso, speranzoso di veder entrare la ragazza che aspettava ma lei non si fece viva.
Quando iniziò a diventare tardi, decidemmo di andar via. In uno slancio di galanteria, Thomas propose alle due ragazze di accompagnarle fino alla macchina e io e Chuck li seguimmo.
Mentre camminavamo al buio con la sola luce dei lampioni verso il parcheggio, sentimmo un gruppo di ragazzi dalla parte opposta alla nostra strillare. Erano ubriachi. Li guardai in faccia e capii che non dovevano avere affatto ventun'anni, quindi sbuffai e feci segno agli altri ragazzi di proseguire quando Chuck si fermò di colpo davanti a me. Uno dei ragazzi ubriachi si era alzato e aveva iniziato a chiamare il suo nome a gran voce.
Le ragazze rabbrividirono.
- È Luke - disse.
Aveva ragione. Non avevo mai visto il nostro compagno di nuoto così: la postura scomposta e traballante, la voce tremolante e impastata, le mani che reggevano a malapena una bottiglia vuota e una sigaretta. Nonostante questo, non la smetteva di ridere. Forse era vero che tutte le persone che conoscevo si erano riunite lì quel giorno, magari avrei persino incontrato Iris ed Elizabeth.
- Vado un attimo da lui, voi iniziate ad andare. - Chuck attraversò di corsa la strada e raggiunse Luke.
Io e Thomas ci lanciammo uno sguardo e decidemmo di aspettarlo.
Chuck si avvicinò ai ragazzi ubriachi e tolse la bottiglia dalle mani del biondo, dicendogli qualcosa.
Lui reagì ridendo. Chuck si arrabbiò e gettò per terra la bottiglia che si ruppe in mille pezzi.
- Sei incazzato perché non sono venuto o perché sono sbronzo? - disse Luke.
- Smettila di ubriacarti.
I ragazzi dietro lo schernirono, ripetendo quello che aveva detto.
Li osservai, sperando di non scorgere anche Jason con loro. Fortunatamente non lo vidi.
- Se avessi fatto solo quello - disse il ragazzo in risposta.
Chuck imprecò e gli diede le spalle, per tornare da noi. - Sei migliore di così. Smettila di girare con loro.
- Oh, adesso il finocchio vuole fare la mammina che mi libera dei guai.
Per poco non scoppiai a ridere. Chuck era il ragazzo meno gay che avessi mai conosciuto: guardava nelle scollature delle ragazze e sotto le loro gonne e ci provava con qualsiasi persona di sesso femminile che gli passasse davanti. Se Chuck era gay, Iris e Thomas si sarebbero fidanzati, che era parecchio improbabile. Anche se...
Comunque Chuck e Luke mi nascondevano di sicuro qualcosa. Il tatuaggio che il primo si era fatto a capodanno e le loro varie litigate ne erano la prova.
Il amico ci raggiunse e ci fece segno di continuare a camminare.
- C'è Matthew. Perché non ci provi anche con lui? - urlò Luke.
Chuck lo ignorò.
Ci allontanammo e a poco a poco le grida e gli schiamazzi cessarono.
Margo si accostò a noi per chiacchierare e non nominò quello che era accaduto appena prima, impedendomi di porre domande al mio compagno di nuoto. Hannah e Thomas continuavano a camminare davanti a noi da soli.
Passammo davanti a un incrocio e Chuck si fermò, indicando una delle strade, poi disse che la sua macchina era lì. Mi dispiaceva non potergli chiedere niente, ma mi dissi che lo avrei fatto a nuoto. Chissà come si sarebbe comportato Luke.
Mi risvegliai dai miei pensieri accorgendomi che Margo mi stava parlando. Chiacchierai con lei e le chiesi se aveva un ragazzo. Lei mi disse di no e si zittì, permettendomi di sentire una parte della conversazione dei due amici davanti.
- Non lo dirò, puoi stare tranquillo. Non l'ho fatto quando me l'hai detto e in quel momento ero furiosa. Non dirò a nessuno che sei innamorato di lei - disse Hannah.
Cosa? Di chi era innamorato Thomas? Perché non me l'aveva detto?
Margo disse qualcosa che mi impedì di capire la risposta di Thomas.
- Matt? - mi richiamò la ragazza che camminava vicino a me.
Le risposi dicendo che la stavo ascoltando.
- Comunque, cambiando argomento. Perché tu e Iris avete litigato? - chiese Hannah.
Inizialmente, Thomas mi parve confuso, come se non capisse perché gli avesse fatto quella domanda. Hannah stiracchiò le braccia verso di noi e il ragazzo si fermò a guardarla, poi, come ricordandosi della domanda si affrettò a rispondere brevemente.
Margo mi chiamò un'altra volta e poi si stufò. Mi dispiaceva trattarla così ma dovevo ascoltare. Sperai che non mi avesse fatto scoprire e per un secondo lo temetti, così mi affrettai a scusarmi e a intavolare una conversazione. Dopo averle chiesto di raccontarmi della sua collezione di peluche rari, Margo cominciò a parlare a raffica senza nemmeno controllare che io la seguissi, permettendomi comunque di sentire sprazzi di quello che si dicevano i due davanti a me. Mi sentivo abbastanza bastardo, ma dovevo sapere.
- Allora intendi ignorarla? - disse ridendo la ragazza. - Perché non farla arrabbiare?
Thomas si grattò il capo. - Lo è già abbastanza.
- Infastidiscila. Fingi di aver trovato una sua sostituta.
Cosa intendeva? Avrei voluto chiedetglielo. Fortunatamente Thomas lo fece al posto mio.
- Be' lei è tua amica e di così importante hai solo lei a parte Matt. Fingi di trovarne un'altra.
- E come faccio?
- Comportati come una persona che si diverte con una ragazza che non è lei. Fai in modo che ti veda sempre con questa persona.
Non mi sembrava una grande idea ma Thomas annuì.
- E dove la trovo una ragazza che finge di essere la mia migliore amica?
Conoscevo già la risposta.
- Io, naturalmente.
- Penso che questa cosa renderà più soddisfatta te che... - fece per dire Thomas ma lei lo bloccò facendo segno verso di me.
Il mio amico si voltò. - La vuoi smettere di ascoltare?
- Non ascoltavo. Margo mi stava raccontando della sua collezione di peluche! - esclamai, cercando invano di giustificarmi. Non funzionò.
Thomas e Hannah continuarono a parlarne a bassa voce finché non arrivammo alla macchina e io fui costretto ad ascoltare Margo mentre farneticava su strane ossessioni per i peluche rossi. Tanto non mi serviva sentire altro per capire che da lunedì Thomas avrebbe torturato Iris fingendo un'amicizia che non era minimamente profonda quanto quella tra loro.


 

DRIIN.
La campanella che segnava la fine della lezioni della mattinata suonò. Mi affrettai a sistemare le mie cose e a infilarle nello zaino e uscii dalla classe. Raggiunsi quella di Iris a passo spedito per andare insieme in mensa e la trovai che mi aspettava.
- Ho una gran fame - annunciò. - Sparo ci sia qualcosa di buono.
I desideri di Iris non furono esauditi. Bess stava distribuendo a tutti il suo "fantastico" puré di patate e dall'arrosto mal cotto che non era mai stato la sua specialità. Iris mi guardò con sconforto e chiese alla cuoca se non avesse cucinato altro. La risposta era affermativa ma non era rimasto più niente, quelli dell'ora prima avevano evitato l'arrosto come la peste. Iris prese della frutta, io feci lo stesso.
Quando ci sedemmo al tavolo arrivò Thomas. Lui e Iris si guardarono e lui, senza dire una parola, si accomodò di fianco a me, come aveva fatto per tutta la settimana. Per lo meno c'era una silenziosa convivenza tra i due e io potevo stare con entrambi senza schierarmi.
Cercai di farli parlare un po' ma non intrattenevano mai una conversazione insieme, stavo iniziando ad innervosirmi.
Poi notai Elizabeth muoversi verso i tavoli, guardava il suo vassoio senza troppa convinzione. Possò vicino a me e capii che non non intendeva fermarsi, così le afferrai il braccio e per poco a lei non cadde il vassoio.
- Ma che cavolo... - cominciò a dire prima di accorgersi che ero io. - Matthew stavi per far cadere il mio pranzo.
- Ti avrei salvato la vita. - Diedi un'occhiata al purè che sembrava muoversi.
- Posso sedermi qui? - chiese.
- Devi! - esclamai. Non volevo rimanere solo con quei due.
- Credevo fosse scontato ormai - disse Thomas. - Hai fatto metà della settimana scorsa qui.
Lei arrossì e sorrise. - Grazie.
Si accomodò di fianco a me e iniziò a tastare il suo cibo con la forchetta. Le consigliai di non mangiarlo e lei annuì, allontanando il suo vassoio.
Iris le passò un po' della sua frutta e io feci lo stesso. Qualche minuto dopo, lei e la mia amica iniziarono a parlare. Iris le stava chiedendo dei consigli per la verifica di francese che doveva avere la settimana seguente.
Hannah comparve dietro Thomas e lo salutò con vigore. La loro inutile e stupida recita stava per iniziare. Sbuffai e mi misi in bocca un pezzo di mela, ero curioso di sapere quanto sarebbe durata quella storia.
Elizabeth salutò la sua amica e rimase molto stupita vedendo che aveva preferito accomodarsi accanto a Thomas invece che vicino a lei. Alzò le spalle e tornò da Iris che invece aveva voltato lo sguardo su di loro.
Notai uno strano sorriso di compiacimento nel viso di Hannah. Avrei voluto sbattere la testa contro il tavolo. Era tutto ridicolo, non si può fingere un'amicizia.
L'antipatia che Iris provava nei confronti della ragazza era evidente e forse quella era l'unica cosa che fece in modo che li notasse. Iniziai a pensare che forse sarebbero riusciti un po' a infastidirla. Era come se ad un tratto io mi fossi messo a conversare allegramente con Charles. Thomas mi avrebbe tirato un pugno in faccia. L'antipatia di Iris nei confronti di Hannah non arrivava a quei livelli ma, se la messa in scena fosse continuata, forse li avrebbe quasi toccati.
Elizabeth mi lanciò una strana occhiata, non capendo da dove fosse nata la loro improvvisa amicizia. Se ci stava cascando lei...
A giudicare dal suo sguardo, Iris avrebbe voluto incenerire Hannah.
Finito il pranzo, Thomas disse ad Hannah che l'avrebbe accompagnata in classe e insieme se ne andarono.
- Non posso credere che voi due ci abbiate creduto! - dissi.
- Creduto a cosa? - domandò Elizabeth sgranocchiando la sua pera.
Mi rivolsi a Iris. - Quei due fingevano per infastidirti.
- Davvero? - esclamò.
Annuii.
- Sono due cretini. Non mi importa niente se si frequentano.
- Fingono solo di essere amici come lo siete tu e lui.
Iris prese il suo vassoio e si alzò. - Ora che lo so, mi dimostrerò del tutto indifferente. Grazie per avermelo detto.
Buttò la sua roba e se ne andò.
Elizabeth finì di mangiare e poi mi annunciò che quel pomeriggio sarei andato a casa sua.
- Da te? Non è rischioso?
- Mia madre è ad una riunione fuori città. Il capo le ha chiesto se poteva seguirlo perché aveva bisogno che lei annotasse alcune conversazioni e dati in quanto sua segretaria. Non tornerà prima di sera e tu vieni da me - disse decisa. - Non ho telecamere in casa, fidati. Non rischiamo niente. Non lo saprà.
Accettai felice, contento di vederla anche quel pomeriggio.
- Oggi però ho nuoto.
- Va bene. - Sorrise. - Resti finchè non devi andare.


 

Finita la scuola, passai a casa giusto il tempo per prendere la mia sacca con l'occorrente per il nuoto e avvisare mia madre che sarei stato fuori tutto il pomeriggio. Lei mi rimproverò e mi disse che avrei dovuto studiare la sera. Le feci capire che lo avrei anche fatto tutta la notte, ma dovevo uscire. Alla fine lei cedette e io tornai in macchina.
Guidai fino a casa sua, cercando di ricordare la strada che avevo fatto per raggiungere quel posto la prima volta che ero stato al negozio di Melanie. Avevo lasciato Elizabeth all'inizio della via e quindi non avevo mai visto la sua abitazione. Quando trovai il numero civico, parcheggiai la macchina vicino al marciapiede e scesi. La casa davanti a me era abbastanza vecchia e, per quanto riuscivo a vedere da fuori, aveva solo il piano terra. Camminai attraverso il giardino sul vialetto che conduceva all'entrata e, fermandomi, cercai il campanello per suonare.
La porta si aprì quasi subito e io mi ritrovai Elizabeth davanti. Aveva un grosso sorriso e mi tirò subito dentro.
- Non vedevo l'ora che arrivassi - disse subito.
Mi mostrò la casa, facendomi vedere il salotto e la cucina, che avevano un misto di mobili vecchi e nuovi, poi mi condusse verso la sua camera. Poco prima di entrare mi indicò due porte.
- Quella a sinistra, - disse indicandola - è la camera di mia madre. A destra c'era quella di mia nonna.
Mi voltai a guardarle, curioso di sapere quali oggetti potevano esserci nascosti dentro. Chissà, magari nella camera di sua nonna c'erano mobili antichi.
- Mia nonna ha vissuto qui fin da quando ha avuto mia madre e mio zio. Quando poi mio zio si è sposato, mia madre è rimasta qui e qualche anno dopo sono nata io. La mia stanza è quella del padre di Thomas, anche se ristrutturata. Quando mia nonna se n'è andata abbiamo fatto altre modifiche e rimodernizzato la casa. Alcuni mobili erano davvero vecchi.
Aprì la porta bianca della sua camera e mi fece entrare. Rimasi senza parole, era bellissima. Le pareti erano state dipinte sfumando il rosa, l'arancione e il rosso fino a creare il tramonto.
- L'hai fatto tu? - chiesi.
Lei annuì.
- Sei bravissima.
Mi voltai a osservare il resto. Il suo letto era abbastanza piccolo. Era ricoperto da una trapunta arancione e aveva due piccole ringhiere di ferro bianche dove si trovavano i piedi e la testa. Di fianco ad esso c'era un piccolo comodino e sulla parete vicina c'era un grosso armadio. Alzai il capo, per tornare a guardare le pareti, e notai una scritta nera su una di esse a cui non avevo fatto caso dal punto in cui ero entrato nella stanza.
- Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino - lessi.
Elizabeth sorrise. - Ti ho detto del mio amore per quel racconto
Di fianco alla citazione era disegnata la sagoma di Peter Pan con una grande precisione. Mi avvicinai e la toccai.
- È la sua ombra - mormorò Elizabeth poi tornò a parlare con la solita voce. - Ti ho anche detto di come mi sono arrabbiata quando ho scoperto che quella stella non esisteva.
- Già. - Guardai di nuovo la frase sul muro.
- Siccome la stella non esisteva, ho provveduto io. - Assunse un'espressione furba e mi prese le mani.
Mi guidò fino al suo letto e mi disse di stendermi. Feci come mi aveva detto senza batter ciglio. Quel letto era un po' troppo piccolo per me e le punte dei miei piedi finirono per uscire, ma per il resto era molto comodo. Elizabeth raggiunse la finestra che si trovava sul muro del tramonto e abbassò le tende. La stanza iniziò a scurirsi e io sentii le gambe informicolarsi. Cos'aveva intenzione di fare? L'unica certezza che avevo era che glielo avrei permesso, qualunque cosa fosse.
Seguii la sua figura al buio che si avvicinava a me e si faceva spazio nel letto e sentii il mio cuore battere all'impazzata. Il letto era troppo piccolo e per starci lei era quasi completamente schiacciata contro di me.
- Guarda su - disse indicando il soffitto.
Alzai lo sguardo e vidi due stelle brillare sul soffitto. Una sembrava la stella polare e alla sua destra...
Ripetei la citazione sul muro che era una delle più famose di Peter Pan e immaginai che Elizabeth stesse sorridendo.
- Come l'hai fatta? - chiesi.
- Ho usato della vernice fosforescente. Da Zia Mel si trova di tutto. Mi fa compagnia di notte.
- È bellissima - sussurrai. - Come te.
Sentii il braccio di Elizabeth contro il mio irrigidirsi e poi si alzò. Mi maledissimi. Che stupido ero stato.
Lei alzò le tende e la luce tornò ad entrare in camera. Rimasi un secondo sdraiato, sperando di vederla tornare ma non successe e mi dovetti mettere a sedere.
- Perché mi hai chiesto di venire? - chiesi.
- Per dei filmati - disse sistemandosi sulla sedia della sua scrivania.
- Filmati?
Annuì. - Li ho trovati tra le cose di mia nonna e credo nascondano qualcosa di interessante. Magari ci farà capire perché si è fatta credere morta.
Un rumore improvviso ci fece zittire.
Spalancai gli occhi. Sembrava una porta che si apriva.
- Sei sicura che tua madre non sarebbe tornata?
Il rumore di una scarpa.
- Credo...credo sia lei. È il rumore delle sue scarpe. - Si rimise in ascolto. - È strano. Non è regolare.
Mi fissò per un secondo e poi si alzò. - Cosa facciamo?
- Ti nascondi.

 

Angolino dell'autrice: Questa volta voglio semplicemente ringraziare marasblood per le recensieni e Ciciolla26 per chiedermi sempre quando aggiorno, fantasticare su coppie improbabili e, naturalmente, recensire. Cosa pensate di questo capitolo? Credete che Isabelle sia davvero tornata a casa prima del previsto? Troverà Matt?
A presto!

  
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