I Veri Problemi sono altri...
Il pensiero era confuso … In
modo ridicolo la prima riflessione era corsa a una canzone, quella di Venditti,
“con un figlio in arrivo, un figlio nuovo di zecca da crescere bene”. Il dottore della Asl mi guardava in modo paterno e
un po’ di rimprovero. Fra le dita grassocce e grandi tendeva una cartella
beige. In rilievo il mio nome e cognome dentro poche righe, un’ecografia … Un
feto minuscolo a metà fra me e l’altro. Ma lui non lo sapeva, non dovevano esserne
informati né il padre né chiunque altro.
Mentre attraversavo la
strada incontrai il solito ragazzino dai capelli rossi, sorrideva maligno.
Forse sapeva che sotto la maglia stava un bambino e sapeva, sapeva proprio
tutto. Mi sentivo accaldata come quando in classe qualcuno faceva un
complimento e io non sapeva che dire. Perché quando le dicevano “stai molto
bene così” io subito avvampavo, poi balbettando ringraziavo.
In classe Cicerino
interrogava Pregoni o Cook … Chiunque stesse parlando era nei guai ma pensavo
ad altro. Meditavo alle responsabilità, hai doveri, alla bellezza di un pugno
chiuso poco più grande di qualche centimetro. Poi guardando verso la finestra
la parte razionale di me accennava hai prezzi di un semplice pacco di
pannolini.
La Manetti allora si alzò.
Come una molla al fondoschiena, e gli occhi allibiti. Le mani attorno al
pancione sempre più grande e un leggero gemito.
-Manetti vai pure in bagno.-
Solitamente io non ci davo
molta attenzione a quel genere di cose, Lucia aveva spesso delle nausee, o cose
simili ma il gridolino mi meravigliò. La ragazza di fatti non si mosse,
digrignò i denti e affannosamente fece di no con la testa. Soffiò, soffiò e poi
come un sasso cadde a terra. Tonfo sordo che per qualche millesimo di secondo
fece raggelare tutta la classe.
Sull’ambulanza
l’accompagnarono Schifani e Campitelli.
Cesare. Lo guardai con
intensità. Vestito di Bulgari, Calvin Klein, Ferrè … Con quei tipi di abiti si
è più pronti a diventare padre? Vestito con una camicia turchino che costa
quanto mio padre sperpera al bar in un mese. Forse con quei tipi di ragazzi
avere un figlio a diciotto anni è meglio.
Valerio. Dolcemente
stringeva la mano sinistra di Lucia. Lui indossava una camicia Etro e un
maglioncino coordinato. La sua media scolastica perennemente sull’otto e mezzo e
una lunga sfilza di note di merito. Lui anche amava Lucia ma in un modo
differente da quello che diceva di sentire Cesare qualche tempo prima. Valerio
vedeva in lei una sorella minore da proteggere.
Le porte si chiusero e loro scomparvero. Solo allora vidi la sagoma mora e abbronzata vicino al muretto della scuola. Fumava con Rizzo indifferente. Assaporava quella foschia come se fosse cosa benigna. Gli occhi si posarono su di me in qualche attimo eterno che un mese prima mi avrebbe sciolto il cuore. Ora no però. L’ennesima nausea mi fece correre al bagno del pian terreno.
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