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Autore: Sakyo_    06/09/2015    5 recensioni
[Dal quinto capitolo]
Eloise stava tremando.
Il guinzaglio di Demon scivolò via dalle mani di Castiel come conseguenza naturale dell’emozione appena nata in lui, e le sue mani si posarono così piano sulle esili spalle della donna, che tutto parve capovolgersi.
Quasi a chiedere permesso.
Quasi a voler esplorare l’inaccessibile.
Lei rimase inerme. Lui l’abbracciò da dietro. Più che un abbraccio, era un tocco leggero. Solo per farle avvertire la sua presenza.
Lei, così piccola e indifesa che non pareva possibile fosse proprio la professoressa.
In quel momento, in quel luogo avevano dato vita a qualcosa.
Qualcosa che non sarebbe dovuto essere.
Ma qualcosa che ormai, c'era.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Lysandro, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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9. Oro e smeraldo

Quando Eloise aveva chiamato Vivienne per invitarla a cena quella stessa sera, per ringraziarla di tutto quello che aveva fatto la volta in cui lei si era sentita male, mai si sarebbe aspettata di ricevere un regalo di qualsiasi tipo, figurarsi quel tipo di regalo.
«Non avevo idea di cosa potesse piacerti» cominciò a spiegare la cassiera, alla vista dell'espressione sbigottita dell'altra «Sembri quel tipo di persona che non ha bisogno di nulla... Poi mi sono ricordata che avevamo urgente bisogno di sgomberare la casa dal nuovo plotone di inquilini, quindi... Lui è Alvin» concluse, con un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra.
Eloise puntò lo sguardo nella scatola di cartone che Vivenne teneva tra le mani e sgranò gli occhi quando si accorse che Alvin aveva appena lasciato una manciata di puzzolenti ricordini sulla carta di giornale, come a volersi presentare nel migliore dei modi alla sua nuova padrona.
«È
il più tranquillo, sai? I suoi fratellini sono tutti estremamente vivaci, però ho pensato che magari tu non ne hai mai avuto uno, quindi non volevo crearti problemi, ecco» spiegò allegra la ragazza dalle ciocche viola, che aspettava impazientemente di poter fare il suo secondo ingresso in casa Laurent.
«Problemi, eh?» ripeté sarcastica Eloise, osservando la palla di pelo che ora si era accoccolata in un angolino della scatola.
«Aspetta, aspetta, se hai paura di toccarlo lo prendo io» si offrì volontaria Vivienne, porgendo all'altra la scatola e prendendo tra le mani il piccolo Alvin.
«E' un coniglio nano» chiarì, avvicinandolo piano a Eloise in modo che potesse guardarlo meglio, «ma forse già lo sapevi, visto che sei un'insegnante» terminò poi con una risata.
Di storia, avrebbe voluto ribattere Eloise, ma preferì tacere per non smorzare l'entusiasmo dell'altra. Fortuna che almeno una delle due ne dimostrava un bel po'.
L'animaletto arricciò il naso odorando l'aria intorno a sé: aveva il pelo tutto bianco, fatta eccezione per le macchioline beige sull'orecchio e la zampa sinistri e una proprio sopra il musetto. Sentendosi a disagio in un luogo che non conosceva, chiuse gli occhi e si acciambellò tra le braccia calde della ragazza.
«Allora, non è un amore?» Vivienne cominciò a fare degli strani versetti in direzione del coniglio «Ovviamente puoi anche cambiargli nome, se vuoi. Io ho voluto dargliene uno perché a essere sincera mi ci sono già affezionata, ma sai, i coniugi Bunny hanno avuto ben cinque figli e di certo non possiamo tenerli tutti, mia madre è stata categorica a riguardo» espose tutto d'un fiato, lasciando Eloise ancora più interdetta.
«I coniugi... Bunny?»
«Sì, certo, Mr. e Miss Bunny, la mia coppia di conigli» specificò Vivienne con aria esageratamente seria.
A quel punto, Eloise non poté fare a meno di trattenere una risata. «Tutto questo è...» esilarante, avrebbe voluto dire, ma non finì la frase, un po' perché non voleva offendere la sua ospite che in quanto a personalità rispecchiava perfettamente quell'aggettivo, un po' perché in fondo, l'inaspettata sorpresa non era risultata poi così sgradita.
 
 
***
 
 
«E cofì, vivi da shola» indagò Vivienne, che era riuscita a trangugiare una quantità di pollo tale da rendere le sue guance simili a quelle di un criceto. Dall'inizio della cena non aveva smesso un momento di guardarsi intorno, incuriosita anche dalle più piccole cose presenti in quell'appartamento. La prima volta che era entrata lì, lo aveva fatto per cause di forza maggiore e non le era sembrato il caso di soffermarsi a curiosare nella vita di quella ragazza, come invece avrebbe fatto in un'altra circostanza.
«Proprio così» asserì Eloise, mentre si alzava da tavola per andare a prendere il contorno in cucina. «Come vedi è un posticino piccolo e a volte mi crea alcuni disagi» proprio in quel momento, infatti, aveva dovuto portar via il vassoio vuoto del pollo e il cestino del pane perché il tavolo non era abbastanza grande da poter contenere anche l'insalatiera. «Ma per una persona va più che bene» concluse, tornando a sedersi.
Vivienne annuì con fare pensieroso. «Ero convinta che vivessi con un uomo» se ne uscì d'un tratto, senza alcuno scrupolo.
Eloise rimase con la forchetta e il coltello a mezz'aria. «No, no» si sbrigò a dire, come a voler sradicare sul nascere un'ipotesi di quel tipo.
L'altra però si aspettava che la donna continuasse a parlare, e quando vide che questo non avvenne, insistette. «Quindi sei single?»
Il disagio si stava pian piano impadronendo di lei. Se fosse stato un uomo a porle quella domanda, sicuramente Eloise avrebbe reagito in modo diverso. Sapendo che ciò che spingeva Vivienne a indagare sulla sua vita privata fosse solo frutto di curiosità, oppure la semplicissima voglia di fare conversazione, non riusciva a sentirsi tranquilla.
«Sì» rivelò, cercando subito di cambiare argomento. «Ti piacciono i macarons? Ho provato a farli ieri ma non sono molto convinta del risultato»
Gli occhi di Vivienne si illuminarono. «Sai fare anche queste cose?» domandò entusiasta «Sei così bella, in più ti destreggi perfettamente tra i fornelli! Se fossi stata un ragazzo, mi sarei già innamorato di te!»
Sul volto di Eloise si fece spazio un sorriso dolce e al tempo stesso imbarazzato. Si grattò una guancia, dando un'occhiata ai piatti sul tavolo. «Non è stata poi una gran cena» ammise.
«Scherzi? Pagherei per riuscire a cucinare come te! L'ultima volta che ho provato a preparare il pranzo, ci mancava poco che mandassi a fuoco tutta la casa» spiegò allarmata. «Mia sorella dice che di questo passo non troverò mai uno straccio di fidanzato»
Eloise rise di gusto, immaginando una Vivienne in panico tra i fornelli. Quella ragazza era così genuina che la metteva di buonumore. Come la sera del suo malore, anche quella volta percepiva una complicità molto forte, sentimento attribuibile ad un rapporto consolidato da molto tempo. Eppure, fino a poco tempo prima, Vivienne era solo la simpatica cassiera del supermercato sotto casa. Ora invece era seduta di fronte a lei, intenta a blaterare riguardo un'anziana cliente che aveva il vizio di inventare promozioni e sconti inesistenti sui prodotti in vendita.
Eloise appoggiò il mento sul palmo della mano, ascoltando le storie strampalate di quella ragazza dalle ciocche viola che, seppur ignara, aveva iniziato ad allentare la morsa di solitudine che avvolgeva il cuore della giovane donna.
 
 
***
 
 
Anne si guardò allo specchio facendo una smorfia: la camicia rossa a quadri e i jeans scuri attillati le erano sembrati una buona accoppiata, ma le sue compagne di scuola presenti quella sera sembravano appena uscite da una rivista di moda e la facevano sentire al pari di un moscerino.
Si portò i capelli a caschetto dietro le orecchie e sistemò due ciuffi ribelli della frangia. Poi gonfiò le guance di aria, cosa che era solita fare nei momenti di sconforto, e osservandosi si rese conto di dimostrare al massimo tredici anni. Magari un po' di trucco avrebbe aiutato.
Ovviamente, non vi era traccia di mascara né di rossetti, nella sua borsa. Anzi, era fin troppo strano che si fosse degnata di portarla, una borsa.
Sbuffò girando sui tacchi e uscì dal bagno.
Si guardò intorno, cercando qualcuno.
"Di chi cavolo sarà questa casa?" pensò, facendosi largo tra le persone che la affollavano.
Da Castiel aveva solo appreso che era una festa organizzata da qualcuno della sua scuola in vista del Natale. Ma, a parte un triste alberello di plastica dimenticato su un bancone della cucina, di natalizio quel party non aveva proprio un bel niente.
Si avvicinò al mini abete e notò che sotto di esso, al posto dei regali vi erano decine di bicchieri pieni di birra.
«Che fantasia» disse ironica.
«Castiel!»
Una voce mai sentita arrivò al suo orecchio. Non ebbe il tempo di voltarsi, che si ritrovò accanto una ragazza poco più alta di lei, dai lunghi capelli castani e lo sguardo famelico. Guardava in direzione della porta-finestra che dava sul giardino. Automaticamente, Anne seguì lo sguardo della sconosciuta e i suoi occhi incrociarono quelli del suo migliore amico.
Castiel la squadrò per qualche istante, poi fece un cenno alla ragazza che lo aveva chiamato poco prima. Questa trotterellò felice fino a lui, portandogli le braccia al collo e uscirono fuori insieme.
Se il morale di Anne era a rischio già dall'inizio della serata, ora rasentava il limite della depressione.
Erano arrivati insieme in moto ma fin da subito Castiel aveva preferito passare il tempo in compagnia dell'alcol e di alcuni amici che lei non conosceva, abbandonandola a se stessa. Ora che ci si era messa anche quella gallina a tormentarlo, la serata di Anne poteva dirsi conclusa.
I bicchieri di birra erano ancora lì, sotto l'alberello che le stava accanto. Ci pensò su qualche istante, poi con scatto deciso ne afferrò uno e scolò il contenuto con un solo grande sorso. Dovette portare subito una mano alla bocca, per evitare brutte figure.
«Coscienza: caratteristica dell'uomo, solubile nell'alcol» dichiarò fermamente una voce, stavolta conosciuta, dietro di lei.
«Ci sei anche tu, Lys!» esclamò la ragazza con un sorriso, ritrovando un po' di serenità.
«Fortunatamente, direi. Come pensate di tornare a casa, tu e Castiel?» chiese retoricamente il ragazzo, riferendosi alle condizioni poco razionali degli amici.
Anne si rabbuiò di nuovo, mormorando dietro il bicchiere: «Io non ci torno, con quello»
Lysandre sospirò apprensivo. «Ultimamente non fate altro che bisticciare, voi due»
«Non abbiamo litigato, è solo che non voglio vederlo almeno fino alla fine dell'anno» puntualizzò lei, e fece per prendere un secondo bicchiere che aveva scelto anche qualcun'altro.
Un ragazzo alto e con un'aria da gradasso la fulminò. «L'ho preso per primo»
La stazza non la spaventò e stava per ribattere ma fu preceduta da Lysandre, che si mise davanti a lei coprendole totalmente la visuale: «Non mi sembra il caso di mancare di galanteria a una ragazza, dico bene?» il tono di voce era neutrale, ma Anne non poteva scorgere l'inquietante autorevolezza delle sue iridi bicolore, chiaro segnale che lo sconosciuto recepì seduta stante.
«Anne» iniziò il ragazzo dai capelli argentati che ancora le dava le spalle, non appena l'altro se ne fu andato «Ti va di uscire fuori?»
Avrebbe preferito fare a botte con il tizio di poco prima, piuttosto che uscire in giardino, ma non le parve il caso di declinare l'invito di Lysandre, che effettivamente l'aveva appena tirata fuori dai guai.
Le fece strada attraverso quei corpi ammatassati in uno spazio troppo piccolo, ma a furia di gomitate e spintoni provenienti da ogni dove si divisero. Anne si guardò a destra e a sinistra, la sua bassa statura contribuiva a rendere particolarmente difficoltosa l'uscita da quel labirinto.
D'improvviso, una mano avvolse la sua.
Era una mano calda e grande, dalle dita lunghe e delicate.
Lysandre l'aveva afferrata con decisione, e Anne capì di potersi rilassare totalmente. Mentre uscivano fuori da quella bolgia, le guance della ragazza si imporporarono. Forse era meglio pensare che fosse colpa della temperatura rigida, o dell'alcol che le stava entrando in circolo. Fortunatamente, le tenebre della sera avrebbero nascosto quel dettaglio non troppo irrilevante.
Dopo aver recuperato i cappotti, si sedettero sui gradini d'ingresso, facendosi spazio tra bottiglie vuote e pacchetti di sigarette accartocciati.
«Non invidio la padrona di casa...» dichiarò il ragazzo, riferendosi alla sporcizia da cui erano circondati.
«Pensavo non ti piacessero questo tipo di feste»
«Pensavo lo stesso di te»
Anne sorrise, bevendo un altro sorso di birra. Se non ci fosse stato Lysandre, a quell'ora si sarebbe sicuramente ritrovata da sola e sbronza in qualche anfratto della casa ad aspettare che quell'idiota di Castiel finisse i suoi - letteralmente - porci comodi.
Nemmeno a farlo a posta, il diavolo dai capelli rossi comparve da dietro un angolo insieme alla castana senza nome. Lui le teneva un braccio attorno alle spalle e, sussurrandole qualcosa all'orecchio, provocò in lei una risata talmente fragorosa da risultare recitata. Cessato quel teatrino, la ragazza si alzò sulle punte dei piedi per baciarlo sulle labbra. La reazione di Castiel non si fece attendere: abbassandosi un poco le mise una mano tra i capelli, stringendoglieli in una morsa non troppo elegante, e rispose al bacio.
Anne puntò gli occhi a terra, serrando le labbra. Una formichina solitaria tentava con tutte le sue forze di trasportare una briciola dieci volte più grande di lei.
Non doveva cedere di nuovo allo sconforto, non doveva farsi ancora del male.
«Etciù!»
Si volse verso Lysandre e l'immagine che le si presentò dinanzi la lasciò di stucco: il ragazzo aveva sciolto il prezioso foulard dal collo per legarselo sulla testa a mo' di cerchietto, con un fiocco rivolto verso l'alto.
«Avevo freddo alle orecchie» si giustificò con espressione impassibile.
Anne scoppiò in una risata spudorata che quasi offese il suo interlocutore. «Ma così ti rimane scoperto il collo!» esclamò, continuando a ridacchiare.
All'esterno, il clima gelido condensava l'aria che usciva dalla bocca in piccole nubi bianche.
Senza pensarci due volte, prese un lembo della sua enorme sciarpa color crema e lo fece arrivare sulla spalla di Lysandre. Avvicinandosi di più per sistemargliela sulla gola, si ritrovò dirimpetto ai suoi occhi bicolore.
L'oro e lo smeraldo la scrutavano in modo intenso: la sensazione era ben lontana dall'essere spiacevole, notò Anne. Percepì della profondità in quelle iridi particolari, a cui sì era abituata, ma che forse per la prima volta vedeva in un modo differente. Il contatto durò per un tempo che nessuno dei due seppe determinare, finché non sentirono delle grida divertite poco lontano da loro.
Con un rapido movimento Anne tornò a sedersi al proprio posto, ancora legata all'altro dalla sciarpa che aveva appena finito di sistemare.
Alzò di poco lo sguardo per vedere se Castiel fosse sempre lì, ma al suo posto trovò alcuni ragazzi intenti a fare casino.
A Lysandre non sfuggì quel cambiamento di espressione.
«Sono inconsolabile, eh?» scherzò lei, per alleggerire la tensione.
«Posso provarci io» si offrì il ragazzo.
«E come pensi di riuscirci?» chiese ingenuamente Anne.
«Vuoi davvero che te lo dimostri?»
Quelle parole lasciarono dietro di loro un pesante silenzio. Anne avvampò, indirizzando di nuovo lo sguardo per terra. Non capiva se Lysandre fosse serio, oppure stesse semplicemente scherzando.
«Ho esagerato, vero?» domandò lui, come per scusarsi.
Anne scosse la testa, appoggiandosi alla sua spalla per celare quell'imbarazzo improvviso.
«Grazie» disse piano, quasi in un sussurro.
Lui sorrise, inspirando l'odore dolce dei suoi capelli che gli solleticavano la guancia.
 
 
***
 
 
La divisa blu e gialla non gli piaceva per niente.
Arrotolò le maniche della maglia fino al gomito per camuffare almeno quegli assurdi polsini color canarino.
Raccolse con entrambe le mani lo scatolone ai suoi piedi e lo poggiò su uno sgabello d'acciaio, iniziando a tirar fuori i vari prodotti da sistemare sugli scaffali.
La testa gli pulsava prepotentemente, colpa della sbornia della sera precedente.
«Mi scusi, avete il fieno per roditori?»
La voce che giunse alle sue spalle lo sorprese. Possibile che fosse...?
Si voltò lentamente, quasi temesse di rimanere deluso se le sue previsioni non fossero esatte.
E invece eccola lì, la Laurent. Indossava un piumino blu scuro e dei jeans di una tonalità più chiara, ai piedi un paio di converse. I lunghi capelli neri erano avvolti in una treccia laterale che le donava un aspetto adolescenziale.
Quando anche lei si accorse di chi aveva davanti, rimase di sasso.
«Non avrai abbandonato la scuola?» fu la prima cosa che riuscì a dire.
Castiel la guardò stizzito. «Lavoro qui solo il sabato e la domenica»
«Ah, ma certo» convenne Eloise, rendendosi conto della domanda decisamente poco perspicace.
«Cos'è che cercavi? Fieno?» disse controllando il ripiano di fronte a lui, anche se sapeva benissimo che i prodotti per roditori non si trovavano lì.
Quell'apparizione inaspettata l'aveva mandato in confusione, ma non voleva certo darlo a vedere.
Non era la prima volta che le dava del tu, ed Eloise era quasi tentata di rimproverarlo. Aveva però il presentimento che, anche se gliel'avesse fatto notare, non sarebbe servito a nulla. D'altra parte, non poteva pretendere determinati atteggiamenti al di fuori dell'ambito scolastico. Soprattutto con quel soggetto.
«Beh, sì. Dovrebbe essere l'alimento base dei conigli, almeno credo»
Vedendola tentennare, Castiel sogghignò «Oggi la professoressa sembra impreparata...»
Eloise lo fulminò. «Prego?»
Un signore attempato e abbondantemente in sovrappeso li raggiunse.
«Ma guarda... Non sapevo avessi una ragazza, giovanotto»
Eloise stava per ribattere ma Castiel la precedette.
«Proprio così, capo»
In tutta risposta, ricevette un'occhiata torva dalla sua professoressa. «Ma cos...»
«Meraviglioso! Le avrai già detto dello sconto, vero?» chiese, per poi rivolgersi direttamente alla donna «I miei dipendenti hanno diritto a uno sconto del 20% su ogni prodotto, e possono fornirmi il nome di un amico a cui applicare lo stesso processo» spiegò, gesticolando animatamente.
Turbata, Eloise aprì la bocca ma non proferì parola.
«Probabilmente l'aveva dimenticato...» disse Castiel facendo spallucce.
«Mi raccomando, cara ragazza, approfittane senza alcuno scrupolo!» l'uomo proruppe in una vivace risata, prima di tornare al suo lavoro.
Subito dopo fu seguito da Castiel, che sparì dietro un angolo.
Eloise non sapeva ancora cosa pensare. Pochi secondi prima lo avrebbe preso a schiaffi per quell'uscita così inopportuna, adesso però non poteva che sentirsi riconoscente verso di lui. Non sapeva spiegarne il motivo, eppure quando era con lui si creavano inevitabilmente situazioni che riuscivano a farla sentire a disagio.
Il rosso tornò poco dopo. Vide Eloise tormentarsi la treccia tra le dita, con aria pensosa. Ebbe una fitta allo stomaco e l'impulso irrefrenabile di toccare quei capelli. Quando era vestita in quel modo e senza trucco, faceva una fatica incredibile a non considerarla una sua coetanea. Deglutì, passandosi una mano tra i capelli, e tornò da lei.
«Ora potrai sfamare il tuo roditore»
Eloise prese la busta di fieno dalle mani del ragazzo, senza guardarlo negli occhi.
«Zenzero» dichiarò, superandolo per andare alla cassa.
«Eh?»
«Zenzero» ripeté «Contro la sbornia fa miracoli. Un infuso sarebbe l'ideale»
Castiel rimase imbabolato a osservare quell'esile figura allontanarsi. Come diavolo lo aveva capito?
Sentendo una vibrazione nella tasca del pantalone, estrasse il cellulare, che segnava la notifica di un nuovo messaggio.
"Ieri sera è stato fantastico <3
non vedo l'ora di rivederti...
Quando sei libero?"

Lesse quelle righe frettolosamente e con indifferenza.
Senza pensarci troppo, premette l'icona del cestino ed eliminò il messaggio.
Infilò di nuovo il telefono in tasca e ricordò, con un mezzo sorriso, che mancavano solamente due giorni all'inizio dei corsi di recupero.


 
Note dell'autrice:
Sono contenta di essere riuscita a pubblicare questo capitolo a un mese di distanza dal precedente!
Sinceramente, non mi sembra vero. xD
Però voglio davvero cercare di essere più costante, perché mi sono affezionata tanto a questa storia.
Devo dire che il capitolo nove è stato un po' difficile da buttare giù, anche se non è un capitolo "impegnativo".
Diciamo che mi sono sentita frustrata, perché per circa una settimana avevo l'ispirazione al massimo ma nonostante questo non riuscivo a scrivere nulla che mi piacesse. Spero comunque che il capitolo possa piacervi, e mi impegnerò ancora di più per il prossimo. >.<
Un bacione e a presto!

Sakyo
  
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