Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Delirious Rose    07/09/2015    0 recensioni
Ashley Valondja interpreta la Fanciulla nella Compagnia dell’Astrologiaio: vorrebbe avere il ruolo dell’Eroe (anzi, se potesse farebbe l’eroe e basta), ma l’impellente necessità di denaro della Compagnia lo costringe da mesi ad assumere anche quello della Cortigiana. Fuori scena. Ashley saprà cogliere l’occasione di realizzare il suo sogno e ottenere giustizia quando un mecenate lo inviterà a pranzo?
{questa storia partecipa al contest "Love for a fee" di Yuko-chan}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Atto Terzo

Scena 1

Un rumore improvviso distolse Ashley dal suo stupore. Mildledo Ko’elli si voltò dopo aver fatto quel saluto e uscì dalla stanza. Combatté l’istinto di guardarla, perché mai nella sua vita aveva pensato di incontrare Re Denev – gli bastava vederne il profilo impresso in uno sparviero.
“Qual è il tuo nome?” chiese un’altra voce maschile, bassa come quella di Barto, calma come la superficie di un fiume in cui le correnti scorrevano profonde.
“A-Ashley Valondja, mio signore,” rispose senza alzare la testa, cercando di far calmare il suo cuore galoppante – invocando la mercé di Elanne.
“Siedi con noi,” disse la voce con tono di comando mascherato da cortesia.
Ashley sfiorò il pavimento con la fronte in un gesto ossequioso e si alzò. L’uomo era alto circa sei piedi, i capelli castani gli sfioravano le spalle ed erano tirati indietro sulla fronte; i suoi baffi non erano folti e la barba lasciata crescere sul mento era rada ma ben curata. Indossava un farsetto verde scuro privo di ornamenti se non una fila di bottoni dorati; e braghe di cuoio. Lo si sarebbe detto un soldato a riposo, eppure il suo sguardo indaco aveva una qualità preternaturale che lo poneva al pari di un sacerdote d’alto rango.
“Thalbas, come puoi permettere a un plebeo di sedersi in Nostra presenza?” sibilò il sovrano, storcendo la bocca per il disgusto.
Ashley non poté che tacere il suo accordo. Un attore girovago come lui poteva solo coltivare la vaga speranza di immaginare il Sire degli Uomini Liberi di Venolia avere lo schiribizzo di farsi raccontare lo spettacolo da un nobile che vi avesse assistito.
“Un plebeo è inferiore solo per fortuna. Ma quest’attore è mio ospite e gode della mia protezione fino a quando sarà a bordo della Resilience: se non sopporti la sua vista, ti consiglio di andare subito al nocciolo della questione,” rispose Thalbas con una sufficienza che sconvolse Ashley.
Chi era quest’uomo che osava, impunito, di rivolgersi in tal modo alla Sua Eccellentissima Maestà? Neanche a tutti i membri della famiglia reale era perdonata tanta famigliarità! Ashley fece una rapida preghiera ai Santi Gemelli, chiedendo loro di non pagare per l’impudenza di quell’uomo.
Il sovrano grugnì qualcosa, bevendo da un calice di vetro scuro, poi si pulì le labbra sporche di vino con il dorso della mano e tornò a scrutare Ashley.
“Sei fortunato a essere ospite di Thalbas,” disse infine con la sua voce solo apparentemente calma. Bevve un altro sorso di vino e masticò un dattero, sputando il nocciolo in una coppella. “Questa mattina, un uomo ha richiesto la tua compagnia: conosci il suo nome?”
Senza sapere perché, Ashley si sentì come se si trovasse al centro di un ponte: da un lato v’era la Vita, dall’altra la Morte. Tuttavia non poté far altro che scuotere la testa.
“No, Vostra Eccellentissima Maestà.” Poi si sentì in dovere di aggiungere. “I nomi dei… gentili signori che mi concedono di condividere il loro… pasto, non mi sono mai rivelati. E’ troppo… imprudente.”
Ashley conosceva fin troppo bene la Legge, il destino riservato a coloro che s’intrattenevano con un uomo come se fosse una donna. Forse, se avesse potuto dire quel nome, la sua morte sarebbe stata più rapida e indolore.
“Non ha importanza,” disse il Sovrano con non curanza. Si chinò in avanti e disse con un tono che non ammetteva un rifiuto. “Consegnaci la sua testa e, non solo per questa volta il tuo crimine sarà perdonato, ma ti concederemo anche il privilegio di scegliere la tua ricompensa.”
Ashley sbatté più volte le palpebre, incredulo. Aveva sentito bene? Non solo sarebbe davvero stato perdonato, ma anche ricompensato se avesse ucciso l’uomo che avrebbe incontrato quella sera? Avrebbe davvero potuto chiedere al Re qualsiasi cosa? Deglutì, decidendo di andare al Tempio non appena gli fosse stato possibile e ringraziare i Santi Gemelli ed Elanne per aver ascoltato le sue preghiere. Tuttavia, doveva enunciare immediatamente il proprio prezzo? Sì, doveva parlare e subito, poiché dubitava che Re Denev gli avrebbe concesso una seconda udienza privata. Elencò nella mente tutto quello che potesse desiderare – ricchezze, un titolo, una posizione, una vita più sicura di quella di attore girovago, priva d’incertezze e della necessità di vendersi al miglior offerente.
“Voglio giustizia, Vostra Eccellentissima Maestà.” Il re e l’uomo chiamato Thalbas lo guardarono con un’espressione vagamente stupita, tanto che Ashley sentì l’urgente bisogno di aggiungere: “Non per me, ma per Arthea.”
“Spiegati.”
Ashley abbassò lo sguardo sulle proprie dita strette in due pugni, un atteggiamento più consono a un uomo che a una fanciulla.
“Otto lune fa, mentre la mia compagnia era a Corvila per la festa di Chillaide, Arthea ed io fummo assaliti da alcuni novizi del Tempio. Quando si accorsero che non ero una donna né un… eunuco, riversarono su Arthea la loro lussuria e…” Sentì la gola stringersi per la rabbia, per il senso d’impotenza e rabbia che lo perseguitava da quel giorno. “… e quando il nostro Capocomico si presentò al Tempio, gli fu rifiutato il risarcimento imposto dalla Legge, solo perché cercai di difendere Arthea… solo perché siamo attori… E quei bastardi ebbero anche il coraggio di spergiurare davanti all’effigie dei Santi Gemelli che era stata Arthea a tentarli e che io avessi cercato di ucciderli per derubarli… che fossero loro a dover ricevere un risarcimento!”
“Le tue accuse sono gravi,” disse Re Denev, serio. “Come possiamo sincerarci che tu dica il vero?”
Ma Ashley fece un mezzo sorriso privo di gioia. “Vostra Eccellentissima Maestà, sapete cosa rispose l’abbate del Tempio, quando dissi che non temevo il giudizio di un Confessore? Non è necessario: i vostri pari vivono di menzogna.” Osò alzare lo sguardo sul Sovrano. “Non temo un Confessore, così come non temo d’essere punito per aver soggiagiuto. In fondo ho scelto io di vendermi come una prostituta: non tanto per guadagnare la somma che è stata imposta a tutta la Compagnia, quanto per pagare il mio debito nei confronti di Arthea.”
Thalbas porse il proprio calice a una giovane almea, la quale lo riempì di vino. “Il risarcimento in caso di violenza è per una vergine o per l’uomo di cui la donna è la concubina,” disse, osservandolo oltre il bordo del calice.
Ashley annuì. “Conosciamo la Legge, mio signore. Tuttavia Arthea non aveva mai conosciuto uomo e  Barto aspettava che fosse troppo vecchia per interpretare la Fanciulla prima di prenderla come sua concubina. Dopotutto una donna che non è più innocente è una Fanciulla poco credibile, soprattutto se il suo ventre lievita.” Aveva sputato quelle parole con amarezza – le parole che Barto gli aveva ripetuto più volte all’inizio della sua carriera.
Thalbas si alzò e lo raggiunse con tre lunghe falcate, puntò il pugno contro l’anca e si chinò leggermente in avanti, sovrastando Ashley con la sua persona e con il suo odore di cuoio, erbe bruciate e del leggero tanfo che caratterizzava un predatore.
“E’ solo giustizia quello che desideri?” chiese, scrutandolo come se cercasse la verità nel più profondo del suo essere.
Ashley sorrise amaramente. “Il mio sogno è di essere cavaliere,” ammise, le parole uscirono dalla sua bocca come se un incanto avesse dato loro vita propria. “Molti sono stupiti dalla mia abilità con la spada o dalla precisione delle mie frecce, tuttavia… guardatemi!” Allargò le braccia, come per mostrare la raffinatezza della sua veste. “Chi prenderebbe uno come me per scudiero?”
Thalbas sbuffò una risata e indicò con il capo la giovane almea. “Fossi in te, non direi una cosa del genere, non di fronte a Ædow. Mi piace la tua schiettezza.” Roteò il calice in una mano e poi si volse verso il sovrano. “Se ti porterà la testa di Lediak, gli darai giustizia. E se ne uscirà pulito…” Portò il calice alle labbra, tirate in un sorriso tagliente. “… non penso che Dherstis abbia uno scudiero, anche se dovrò far preparare il nostro attore da uno dei miei Fratelli.”
Dopo un istante di esitazione, Re Denev diede il suo assenso, mentre Ashley strinse le labbra. Uscirne pulito, senza che potesse essere accusato in alcun modo dell’omicidio, avrebbe richiesto molto più che le sue doti di attore. Un piano gli si formò nella mente e sfiorò con la fronte il pavimento.
“Se la Sua Eccellentissima Maestà e il mio signore mi permettono di parlare…”
 

Scena 2

Non era stato facile concentrarsi sulla rappresentazione, tuttavia Ashley era riuscito a interpretare decentemente il proprio ruolo, incolpando l’emozione di divertire i sovrani ogni volta che Barto lo aveva rimproverato. La verità era che non riusciva a non pensare a quello che gli era stato ordinato di fare, al canovaccio che aveva dovuto imbastire per quella notte.
Ashley osservò il proprio riflesso nello specchio, ignorando i suoi compagni che festeggiavano il successo della rappresentazione a palazzo. La Sua Eccellentissima Maestà aveva onorato l’intera Compagnia dell’Astrologiaio donando alla Fanciulla uno spillo per capelli: era un gioiello sobrio, ornato solo da un nodo in seta di ragno e alcune perle. Quando la guardia glielo aveva porto, Ashley si era profuso in un inchino riconoscente e aveva riconosciuto il privilegio infilando il monile fra i capelli. Sapeva che quella era l’arma concordata per uccidere Souitnoi Lediak.
Quello dell’Assassino è un ruolo come un altro, Ash, pensò aggiustando ancora una volta la propria acconciatura.
“Ash? Ti stanno… aspettando,” deglutì Tamlor, distraendolo da quei pensieri.
Ashley annuì e, aggiunto un tocco di vermiglio sulle guance, indossò una mantella sopra il costume di scena. Tuttavia, quando fece per uscire dal camerino, Tamlor lo trattenne per un gomito. Ashley rivolse al compagno uno sguardo accigliato, lasciando tacita la sua domanda.
“Ho… ho una brutta sensazione, Ash,” Tamlor deglutì di nuovo, fissandolo con lo sguardo atterrito. “Non andare.”
Ashley si liberò dalla presa con un gesto secco e volse il capo davanti a lui. “Non posso, lo sai. Barto ha già ricevuto il pagamento ed io…” io ho ricevuto l’ordine di uccidere quell’uomo.
“Non puoi essere così leale nei confronti di Arthea!” sibilò Tamlor, frapponendosi fra lui e la porta, serrandogli gli avambracci con disperazione. “Ci sono altri modi per trovare quel denaro! Non…” Arrossì, impacciato come una Fanciulla che confessava alla Nutrice il nome dell’Eroe. “… non sopporto più l’idea che qualcun altro ti faccia quello che vorrei…”
Tamlor non osò terminare la frase, ma aveva detto a sufficienza per far capire ad Ashley i suoi sentimenti. Con un gesto duro e deciso, Ashley lo allontanò.
“Non penso che potremo calcare ancora lo stesso palco, Tamlor,” disse, avviandosi verso il cortile esterno, dove una portantina lo aspettava, e relegò quella confessione in un angolo remoto della sua mente.
Non poteva permettere che gli sciocchi sentimenti di Tamlor lo distraessero dal canovaccio su cui aveva iniziato a lavorare sulla Resilence. Ashley aveva tutte le intenzioni di tornare su quella strana nave, di vedere quei mondi di cui Mildledo Ko’elli aveva parlato – di realizzare il suo sogno e smettere una volta per tutta di guadagnare il suo pane fingendo di essere una Fanciulla o interpretando la Cortigiana.
Quello dell’Assassino è un ruolo come un altro, Ash, e quell’uomo è solo l’attore che intepreta la Vittima. Si ripeté fino a esserne nauseato, mentre la portantina dondolava nella notte, conducendolo verso il palazzo del suo mecenate – dell’uomo che doveva uccidere.
Souitnoi Lediak era un uomo più giovane e dalle maniere più pacate di quello che si era aspettato, tanto che Ashley si chiese perché la Sua Eccellentissima Maestà lo volesse morto – e perché in quel modo. Era pur sempre un membro della famiglia reale, nonostante fosse nato dal grembo di una concubina, e… Allontanò quel pensiero dispensando parole melliflue per il suo ospite e cercò di studiarlo il meno possibile, per evitare ogni motivo di rimorso futuro o di imprimere nella memoria il suo sembiante per poi esserne perseguitato dal ricordo.
La cena che gli fu offerta fu la più luculliana che avesse mai visto in tutta la sua vita, il numero e la raffinatezza delle vivande era tale da fargli provare un moto di rimpianto per i suoi compagni cui certe prelibatezze le avevano soltanto udite nominare. Anche il vino era ben migliore di quello che avesse mai bevuto, perfino nelle locande più rinomate in cui aveva soggiornato fino ad allora, ma resistette alla tentazione di berne più del dovuto  – non poteva permettersi di ubriacarsi – e cercò di rimboccare più spesso possibile il calice di Souitnoi Lediak. Quando il suo ospite chiamò un servo per portare un’altra anfora, Ashley contò mentalmente gli istanti necessari affinché ricevesse risposta e calcolò quanto ci avrebbe impiegato un famiglio ad accorrere – il risultato non gli piacque, ma avrebbe trovato un modo per far svolgere il suo piano in modo perfetto.
“Il nostro Capocomico non ha ancora deciso dove andremo, una volta lasciata Eimerado. Forse Labrazia, forse trascorreremo qualche mese nelle Isole di Ponente,” disse Ashley, usando la sua voce naturale.
“Peccato… peccato,” sospirò il suo ospite con un singhiozzo brillo. “Sicuro di non avere sangue nobile nelle vene? Perché non mi spiacerebbe prenderti come Concubina…”
Ashley sorrise, accogliendo l’avance di Souitnoi Lediak. “Il mio signore ama scherzare… o forse dimentica che, sotto questa veste, non ho una rosa ma una spina?”
Anche l’altro sorrise, un sorriso che non prometteva nulla di buono. “Un Gabirai prende sempre quello che desidera, anche se non è nato dal grembo della Regina.”
“Prendete, dunque,” Ashley mormorò, reclinandosi languidamente sui cuscini e lasciando che la veste scivolasse un po’ di più sugli omeri e che il suo membro inturgidito dal vino e dalle spezie formasse un bozzo estraneo sotto le gonne.
Accolse il bacio di Souitnoi Lediak con le labbra schiuse e fece scivolare le proprie mani fra le sue vesti come soleva fare le rare volte che una puttana lo prendesse sul serio, stringendo con le dita unte di olio profumato un sesso indurito come gli aveva insegnato Naè – osservando fra le ciglia l’espressione sempre più estatica del suo ospite. Quando questi gli aprì la veste, preparandosi a penetrarlo, Ashley lo rivoltò e sedette cavalcioni su di lui, poi succhiò ancora più forte la sua lingua, ingoiandone i mugolii di piacere, e portò una mano all’acconciatura, come a volerla disfare.
Un colpo secco e preciso. Lo spillone penetrò un orecchio, perforando timpano e cervello.
Ashley ritenne gli ultimi spasmi con tutto il peso e la forza del suo corpo e soffocò le grida con un bacio sempre più profondo. Solo quando non lo sentì più muoversi, si allontanò pulendosi la bocca disgustato, sfregandola con una manica, e preso da una furia ignota, gli sfilò il pugnale dalla cinta e colpì il cadavere alla gola.
“Questo è per Arthea!” ringhiò. “E questo è per me!” aggiunse, infierendo con calci e pugni.
Nonostante sulla scena dovesse svenire a ogni ferita, la vista del sangue non aveva mai disturbato Ashley.
Lo spettacolo deve continuare, Ash.
Spostò il corpo verso la finestra e gli mise il pugnale in una mano; rivoltò alcuni mobili, bloccò parzialmente la porta con un tavolo e ruppe delle stoviglie; si stracciò la veste e si ferì al volto, come se qualcuno lo avesse colpito. Quando la stanza – il palcoscenico – fu soddisfacente, Ashley indossò l’espressione della Fanciulla che stringeva l’Eroe morente, prese fra le braccia il cadavere e urlò.
 

note
  1. Souitnoi: titolo nobiliare, riservato ai cadetti della famiglia reale

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Delirious Rose