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Autore: Lirya92    07/09/2015    0 recensioni
Harry non strinse amicizia solo con Ron Weasley ed Hermione Granger al Primo anno ad Hogwarts. Incontrò anche un'altra ragazza, Erin Faraday, che si unì al gruppo.
Erin, però, non è una semplice studentessa: nasconde un segreto (e forse più di uno). Un segreto legato al passato di Harry, ed anche al suo futuro.
L'estate prima del Secondo anno, Harry crede di sapere ormai chi sia in realtà Erin e la cosa gli sta bene. Non sa, però, che Erin non gli ha ancora detto tutto. Soprattutto, Harry non sa di Sirius Black...
Poco alla volta, al Terzo anno, Harry scoprirà cosa lega lui ed Erin a Sirius. Ci metterà un po' a capire e più di una volta fraintenderà gli avvenimenti, ma d'altronde nessuno, prima di allora, aveva mai creduto alla storia di Erin...
Erin è un personaggio pieno di mistero, il cui segreto più grande e terribile verrà a galla solo alla fine di questa storia. Questo secondo segreto verrà trattato in un'altra storia, perché neanche Erin, al momento, sa darsi una spiegazione precisa... bisognerebbe chiedere ad Albus Silente. La domanda, per ora, è un'altra: perché Erin è così convinta dell'innocenza di Sirius?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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CAPITOLO VIII – L’INCONTRO
 
  Arrivò infine la Vigilia di Natale. Harry era ancora fermo nella sua decisione di ignorare Erin il più possibile, rifiutandosi di ascoltare la sua versione dei fatti. Ron ed Hermione avevano tentato – visto l’approssimarsi della festività – di mediare tra i due, ma si era rivelato inutile.
  Il Castello ed il parco erano ammantati di un bianco lucente che, al sole, era quasi accecante. I pochi studenti rimasti ad Hogwarts si divertivano a lanciarsi palle di neve nei cortili o a pattinare sul lago ghiacciato.
  La stagione invernale era da sempre particolarmente impegnativa per Hagrid: doveva controllare che i rami degli alberi non venissero spezzati dal peso della neve, dare da mangiare ai suoi adorabili animaletti, aiutare la professoressa Sprite a sistemare le piante nelle serre. Soprattutto, doveva barcamenarsi fra le carte del Ministero ed i libri di Diritto della Magia, per preparare una difesa adeguata al povero Fierobecco, accusato di essere un animale pericoloso dopo l’incidente con Draco Malfoy.
  Tutti e quattro si erano offerti di aiutarlo, Hermione in testa. Aveva passato ore in biblioteca a cercare precedenti giudiziali che potessero aiutare l’amico, senza però riuscire ad ottenere granché di utile. La faccenda di Fierobecco era l’unica cosa che univa Erin ed Harry, in quel momento. Erin soffriva molto nel vedere il suo figlioccio così freddo e distaccato, ma riusciva a nasconderlo bene. D’altronde, si trattava semplicemente dell’ennesima persona che non le credeva. Proprio come Remus. Con Harry, tuttavia, la questione era diversa: non aveva più fiducia in lei e si sentiva ingannato.
  « Si fidava di me, Rem » aveva detto all’amico. « Per la prima volta in vita sua, Harry aveva un punto di riferimento. Aveva una… figura materna ». Vedendo Lupin sorridere, continuò: « So bene che non potrei mai sostituire Lily, che non sono né sarò mai sua madre… ma lui sapeva di poter contare su di me! E adesso si sente tradito… »
  « Non angosciarti, Erin » le aveva risposto Remus, con la solita dolcezza. « Harry è soltanto un ragazzo, ha bisogno di tempo! Vedrai che, passata la rabbia, vorrà sapere la tua versione dei fatti »
  « Ma se tu sei il primo a non crederci! » aveva ribattuto Erin, risentita.
  « La mia opinione, in questo frangente, non conta. Sta ad Harry decidere. Abbi pazienza »
  Erin aveva pazientato, ma era arrivato Natale e non era cambiato nulla. La notte della Vigilia, al banchetto, Harry si era seduto il più lontano possibile da lei e l’aveva ignorata per tutta la durata della cena.
  « Non dovresti trattarla così » disse Ron, mentre tornavano alla Sala Comune dopo essersi strafogati di pudding. « In fondo, che colpa ne ha lei? Insomma, è di sua madre che stavano parlando ai Tre manici di scopa… ». Harry lo ignorò. Ron non sapeva che la loro compagna di scuola e sua madre erano la stessa persona.
  Hermione si unì alla conversazione. « Erin ha detto che vuole stare sola… ». Percorsero lentamente i corridoi e le scalinate, gustandosi gli addobbi natalizi che pendevano  (o fluttuavano, o danzavano o – a volte – cantavano) dai soffitti del castello. Quando non poté più trattenersi, Hermione disse, circospetta: « Credete sia davvero possibile che Erin sia la figlia di… di… »
  « … la figlia di Sirius Black?! » esclmò Ron. « Sei impazzita per caso? »
« Be’, pensateci » continuò lei « Spiegherebbe molte cose! E se Black stesse cercando lei e non Harry? »
  « O tutti e due, magari? Così, in un colpo solo, fa fuori Harry e rapisce la figlia! » ribatté Ron, ironico.
« Non è sua figlia » disse Harry, secco.
« E tu come fai ad esserne certo? » chiese Hermione, dubbiosa.
 « Sono certo » rispose lui, perentorio « Che la McGrannitt abbia ragione: ad Erin non occorre anche questo pettegolezzo, ha già abbastanza problemi ».
  « Aha! » esclamò Ron, trionfante. « Allora non sei poi così arrabbiato con lei! »
  Harry ci pensò su, ma non rispose. Vedere Erin a pezzi lo faceva star male, eppure non riusciva a perdonarla. Avrebbe dovuto dirgli la verità, o meglio la sua verità, perché adesso cominciava a dubitare seriamente di lei. Si era quasi convinto che Sirius Black fosse davvero innocente, ma dopo le recenti rivelazioni non credeva più nell’obbiettività di Erin. Decise che ci avrebbe dormito su. Dopotutto, domani sarebbe stato il giorno di Natale, una festa che si passa con le persone care. Ed Erin lo era, per Harry.
 
  La scoperta, il mattino seguente, della Firebolt, fu un evento che fece dimenticare ad Harry di essere arrabbiato con Erin. Hermione sosteneva che era un oggetto pericoloso, poiché il mittente – anonimo – avrebbe potuto essere Black. Erin, ovviamente, lo aveva difeso, affermando con assoluta certezza che mai e poi mai Black avrebbe fatto del male ad Harry.
  « E poi è un ricercato! » esclamò Ron, senza riuscire a togliere gli occhi dal manico lucente della Firebolt. « Non poteva mica andare tranquillamente a comprarlo a Diagon Alley! E La gazzetta del Profeta non parla di furti di scope da corsa! »
  Hermione borbottò qualcosa di incomprensibile e se ne andò. Harry non vedeva l’ora di provare la sua nuova scopa. Si stava precipitando fuori dalla Sala Comune, quando all’improvviso si fermò e si voltò a guardare Erin.
  « Erin… ecco… » disse, impacciato. « Grazie per aver preso le mie parti »
« Be’… veramente ho preso quelle di Black » rispose lei, incerta.
« Ma hai difeso la mia scopa »
« Indirettamente, sì »
« Grazie »
« Di niente »
 Ron, che aveva assistito in silenzio a questo strano tipo di riappacificazione, infine disse: « Miseriaccia, che fame! Scendiamo in Sala Grande? »
 
  Oltre ad un paio di studenti e a qualche insegnate, la Sala Grande non aveva ospiti, così il professor Silente aveva deciso di apparecchiare un’unica tavola per tutti. C’era anche la Cooman, con la sua solita aria assente. Stava parlando di Lupin.
  « Povero professor Lupin! » gemette. « Le vibrazioni mi dicono che non resterà molto tra noi! »
« E perché mai? » scattò Erin, sbattendo il bicchiere sul tavolo e guardando torva l’insegnante di Divinazione. La Cooman la osservò attentamente da dietro le spesse lenti dei suoi occhialoni, poi disse: « Cara, so che può essere doloroso… il professor Lupin è così amato dagli studenti… ma ci sono forze che non possono essere ignorate… »
  La professoressa McGrannitt tossì rumorosamente. La Cooman parve non apprezzare l’interruzione, ma continuò, con voce sempre più velata: « Sei una delle migliori del Corso, signorina Faraday: sono certa che, consultando la Sfera o le foglie di tè, anche tu vedresti i segnali negativi che… »  
  La Cooman terminò la frase con un grido.
  « Che accidenti le prende? » esclamò Ron. Erin ed Harry, stufi di quelle sciocchezze si erano alzati da tavola contemporaneamente.
  « Eravamo in tredici a tavola! » gemette la Cooman. « Porta sfortuna! Il primo ad alzarsi sarà il primo a morire! Chi si è alzato per primo, tra voi due? »
  Harry ed Erin si guardarono. Harry era imbarazzato, Erin seccata.
« Poveri, poveri ragazzi! » continuò la Cooman. « Prima il Gramo, ora questo! Chi di voi… »
  « IO! » tagliò corto Erin, alzando la voce. « Io mi sono alzata per prima, quindi io lascerò questo posto prima di tutti, ma finiamola qua, va bene? ». E se ne andò, seguita a ruota da Harry.
  « Erin, aspetta! » esclamò Harry, rincorrendola.
« Quale ammasso di sciocchezze! » borbottava Erin, senza fermarsi. Harry la raggiunse quando era arrivata davanti la porta dell’ufficio di Lupin.
  « Vuoi vedere come sta? » domandò.
« Meglio non disturbarlo, se non sta bene » rispose lei, triste. « Gli lascio il regalo e andiamo via »
  « Come farai a dargli il regalo senza… » ad Harry non occorse terminare la frase. Erin aveva appena ridotto un pacco allo spessore di un foglio di carta, per poi farlo scivolare sotto la porta. Dopodiché, aveva messo la bacchetta nella fessura e mormorato qualcosa. « Adesso tornerà normale » disse.
  « Wow! » esclamò Harry.
« Se pensassi più a Trasfigurazione e meno al Quiddich, non saresti così sorpreso » lo rimproverò Erin.
  Harry abbassò gli occhi e si grattò la testa. « Erin… » disse, incerto. « Mi piacerebbe ascoltare quello che hai da dire su Black ». Erin sorrise e tirò un sospiro di sollievo. « Torniamo alla Sala Comune ».
 
  Harry fu davvero colpito dal racconto di Erin, ma non convinto del tutto.
  « Se il Custode Segreto era Black, come fa ad essere innocente? E che fine ha fatto Peter Minus? »
« Io non lo so, Harry » gli aveva risposto lei, sconsolata. « Me lo chiedo da dodici anni ». Vedendo l’espressione sul volto di Harry, continuò, seria: « Tu non lo conosci, Harry. E’ normale che questa storia non ti convinca. Credimi, ti capisco… però conosci me: non ti metterei mai in pericolo, mai. Se ripongo tutta questa fiducia in Sirius, è perché se la merita ».
  « Ma ha trascorso dodici anni ad Azkaban » ribatté Harry. « Potrebbe essere cambiato. Insomma… Hagrid ne parla come di un luogo terribile e ci è stato solo poco tempo, non pensi che tutti quegli anni là dentro possano averlo reso… diverso? ». Erin non rispose perché, quella, era la sua paura più grande.
 
  Passarono i mesi, tra lezioni, compiti ed allenamenti. Arrivò la finale di Quiddich, e Grifondoro vinse la Coppa. I festeggiamenti durarono tutto il giorno e gran parte della notte, finché la McGrannitt non costrinse tutti ad andare a letto.
  Erano le tre del mattino ed Erin non riusciva a dormire. La gioia per la vittoria era grande, soprattutto perché vedeva Harry, Ron ed Hermione così felici. Il pensiero di Sirius, però, non l’abbandonava.
  Così come Remus, anche Harry le aveva fatto notare quanto il carcere poteva aver cambiato l’amico. Erin non voleva ammetterlo e continuava a negarlo ma, dentro di lei, sapeva che era possibile. E se fosse davvero impazzito e vedesse Harry come la fonte di tutti i suoi guai? Cosa avrebbe fatto, se si fosse trovata a dover scegliere? Per proteggere Harry, sarebbe mai riuscita a colpire Sirius, o a consegnarlo ai Dissennatori, essendo al corrente di ciò che gli avrebbero fatto?
  Dopo essersi girata e rigirata nel suo letto, uscì dal dormitorio. La Sala Comune era ancora satura dei festeggiamenti delle ore precedenti, con festoni, stelle filanti e coriandoli un po’ ovunque. Il calore delle decorazioni rosse e oro non era sufficiente a scaldare l’aria, ancora fredda nonostante l’inverno fosse passato.
  Con uno schiocco delle dita, Erin accese il caminetto e sprofondò in una poltrona, l’album di fotografie in grembo. Sfogliò distrattamente il volume, fino ad arrivare al matrimonio dei Potter, tolse una foto e la osservò attentamente: picchiava ripetutamente Sirius con il bouquet di Lily, mentre lui la sollevava e la faceva girare. Erin sorrise nella penombra: cos’è che le aveva sussurrato all’orecchio, prima che lei iniziasse a colpirlo?
  Un rumore la distolse dai suoi pensieri. Alzato lo sguardo in direzione dell’entrata, riuscì a malapena a reprimere un grido: in piedi, con un coltellaccio arrugginito fra le mani, c’era Sirius Black che la fissava.
  Erin trattenne il respiro e sgranò gli occhi, incapace di muoversi. Anche Black pareva sorpreso, ma si riscosse subito e si inginocchiò di fronte la poltrona, per poterla guardare negli occhi.
  « E’ tutto a posto » sussurrò Sirius, portandosi un dito davanti alla bocca. « Non ti farò del male, ma tu non urlare, va bene? »
  Erin annuì lentamente. Lo fissava come pietrificata, cercando di scorgere in quel pallido volto scavato i bei tratti del suo vecchio amico. Sapeva che Azkaban aveva stravolto i tratti di Sirius – le sue foto segnaletiche erano ovunque – ma trovarselo di fronte, in una stanza semibuia che accentuava ancor di più la magrezza ed il pallore, l’aveva sconvolta. Com’era ridotto! Lo spettro di se stesso… ed era colpa sua. Se solo fosse stata meno vigliacca… 
  « Non fare così… non piangere » disse Sirius, notando le lacrime silenziose che scendevano lungo le guance di Erin, poi tentò di scherzare: « Se lei scopre che ho fatto piangere sua figlia, mi ammazza! Perché tu sei sua figlia, non è vero? La figlia di Erin ».
  Solo allora Erin si rese conto di avere l’aspetto di una tredicenne e che lui non sapeva del suo essere un metamorfomagus, concetti troppo complessi da esprimere a parole in quel momento. Si limitò ad annuire di nuovo.
 Sirius la fissava in modo strano, poi lo sguardo gli cadde sulla fotografia che Erin teneva in mano. Sorrise, ed in quel momento, per un istante, tornò ad essere il Sirius che ricordava, con i begli occhi grigi luminosi e vivi.
  « Tua madre… lei sta bene? » mormorò, continuando ad osservare la foto.
  Erin, faticosamente, deglutì. Poi disse: « Lei… è preoccupata. Per te ».
  « Preoccupata per me? » ripeté lui, incredulo.
  « Lo trovi strano? » disse Erin, sforzandosi di non piangere. « Come dovrebbe stare, con te che hai i Dissennatori alle calcagna? »
  « Lo sapevo… » bisbigliò tra sé, felice. « Non poteva che essere così… ». Il viso sciupato di Sirius s’illuminò, ma il suo sguardo era lontano.
  Quando infine tornò a guardare Erin, pareva si fosse dimenticato che lei era là. Lo stesso non poteva dirsi per Erin. « Ascolta » bisbigliò in fretta. « E’ troppo rischioso restare qui, devi andare via… e poi cosa sei venuto a fare? »
  Sirius non l’ascoltava, mentre la scrutava incuriosito. « Sei identica a tua madre… e già frequenti Hogwarts… Per mille Bolidi, quanto tempo sono stato là dentro! ». La voce era sconfortata e triste.
  « Sirius, che ci fai qui? » domandò di nuovo Erin. Sirius non rispose.
  « Sei la figlia di Remus Lupin? » chiese all’improvviso.
  Erin spalancò gli occhi. « Cosa? »
« Remus è sempre stato innamorato di Erin, alla fine si è fatto avanti! » costatò lui, amaro, con un’alzata di spalle.
  Erin non riuscì più a trattenersi. Buttandosi su un cuscino per non fare rumore, scoppiò in lacrime.
   Sirius non sapeva che fare. Cercando di assumere un tono rassicurante, disse: « Te l’ho detto, non devi avere paura! So che dai giornali non esco molto bene… ma questo coltello non è destinato a te, posso giurartelo » e le posò una mano sulla spalla.
  Erin si riscosse. « E’… per Harry? » chiese con terrore.
  Sirius sogghignò, emettendo un suono simile a un latrato. « Tua madre che ne pensa? »
« Pensa che avresti dovuto spiegarle cosa diavolo era successo, invece di dileguarti per poi venire accusato d’essere un pazzo pluriomicida! » esclamò Erin, sottovoce ma estremamente piccata.
  Sirius si rabbuiò. « Deve averne passate tante, a causa mia… mi dispiace ». Guardò di nuovo la fotografia e mormorò: « Merita una spiegazione… ».
  « Se ti fai catturare, non l’avrà mai! » esclamò Erin, preoccupata. Sirius annuì. « Serve un luogo sicuro in cui parlare. Potremmo… »
  Un grido proveniente dalle scale dei dormitori interruppe la conversazione. Era Hermione, che fissava inorridita Black e il suo coltello.
  « Hermione, no! » gemette Erin, sconsolata. Inutile: Hermione corse via, chiedendo aiuto e strillando che Black era entrato nella Sala Comune.
  « Scappa, presto! » urlò Erin, saltando in piedi. Sirius le strappò di mano la foto e se la diede a gambe attraverso il ritratto.
« CORRI! » gridò ancora lei, per poi afflosciarsi sul tappeto, priva di sensi.
 
  Seguì una gran confusione. Tutti gli studenti di Grifondoro saltarono giù dai propri letti e si riversarono nella Sala Comune, dove Harry e Ron tentavano di far riprendere Erin, ed Hermione raccontava per la terza volta alla McGrannitt cosa era accaduto.
  « Si calmi, signorina Granger » disse infine la McGrannitt. « Tutti gli insegnanti sono alla ricerca di Black ». Poi si avvicinò ad Erin. « Signorina Faraday, se la sente di raccontarmi cosa è successo prima che Hermione Granger scendesse a cercarla e desse l’allarme? »
  Erin non rispose. Aveva la gola secca e la lingua impastata.
  « Dovremmo portarla in infermeria » disse Lavanda Brown. « E’ sotto shock! »
   La McGrannitt non si arrese. « La signorina Granger afferma che, non vedendola a letto a quell’ora della notte, si è preoccupata ed è scesa a cercarla, trovando Black che le brandiva un coltello contro. Riesce a dirmi cosa è capitato? »
  « Io… lui… » balbettò Erin. Le faceva terribilmente male la testa.
« Professoressa » intervenne Harry, cauto. « Credo che dovrebbe chiamare il professor Lupin, forse lui riuscirà a tranquillizzarla »
  La McGrannitt parve convincersi. « Essia » disse, dirigendosi verso la porta. « I Prefetti si assicurino che nessuno – e dico nessuno – lasci la Sala Comune. Tornerò presto per sentire cosa ha da dirci Sir Cadogan »  « Tornate nei dormitori, veloci! » ordinò Percy Weasley, il distintivo appuntato sul pigiama. « Non c’è niente da vedere! »
  « Erin… » mormorò Hermione, avvicinandosi al divano sul quale avevano fatto sdraiare l’amica. « Come… come stai? »
  « Perché lo hai fatto? » domandò, avvilita.
« Io… ti brandiva un coltello contro! » si giustificò Hermione. Erin se ne stava rannicchiata tra i cuscini, con le braccia che cingevano le gambe.
  « Ho avuto paura! » squittì ancora Hermione, spaventata dalla sua aria assente.
« Miseriaccia, sei pallida come Nick Quasi-Senza-Testa! » esclamò Ron. « Che ti ha detto Black? »
  Erin chiuse gli occhi e respirò profondamente. Il cuore sembrava stesse per squarciarle il petto, tanto era grande la paura per la sorte di Sirius. Poggiò la testa sulle ginocchia e rimase immobile.
  In quel momento arrivò Lupin correndo, il volto stanco teso. Fece segno ai ragazzi di allontanarsi e si chinò su Erin. « Calmati, è tutto a posto » le sussurrò all’orecchio.
  Erin, riconosciuta la voce dell’amico, alzò la testa e poi gli gettò le braccia al collo, piangendo. Lupin la strinse a sé e mormorò: « Adesso andiamo nel mio ufficio, ci prendiamo un bel tè e, con calma, mi racconti cosa è successo… va bene? »
  Lo sguardo gentile di Remus parve rassicurare Erin, che annuì lentamente. Poiché non era in grado di camminare da sola, Lupin la portò in braccio nel suo ufficio e la depose su una vecchia poltrona.
  Ci mise un po’ a riprendersi. « Avevo ragione io, Rem » disse infine, posando la tazza sul tavolo. « Non è pazzo. E soprattutto non vuole fare del male ad Harry »
  « Te lo ha detto lui? » chiese Lupin, piatto.
« La prima cosa che mi ha detto » disse Erin, lentamente. « E’ che non mi avrebbe torto un capello. Mi ha rassicurata, ripetendomi più volte che non mi avrebbe fatto niente. Si è messo a ridere quando gli ho chiesto se stesse cercando Harry »
 « E chi stava cercando nella Sala Comune di Grifondoro, allora? »
« Lo saprei, se Hermione non fosse stata tanto gentile da svegliare tutta la scuola »
  Lupin era pensieroso. Erin allora tornò alla carica. « Quante altre prove ti servono ancora, Remus, per convincerti che è innocente? ». Lupin non rispose.
  « Mi ha chiesto scusa! » insisté lei. « Ha detto che era dispiaciuto per le preoccupazioni che mi aveva causato! »
« Gli hai detto chi sei veramente? » domandò Lupin, curioso.
« Non ho avuto il tempo. Si stava riferendo a “mia madre” »
  Lupin andò ad affacciarsi alla finestra. « Sarà lontano, ormai » constatò.
  Erin non si perse d’animo. « Se avessi visto i suoi occhi, non nutriresti più alcun dubbio su di lui. Se avessi visto come guardava la fotografia… »
  « Quale fotografia? »
« Una che ci era stata scattata al matrimonio di Lily e James. Ascoltami adesso » il tono di Erin era risoluto. « I fatti sono questi. Questo dovrai dire agli altri insegnanti, se te lo chiederanno. Chissà, magari si renderanno conto che le cose sono andate diversamente da quel che credono… »
  « O si convinceranno ancora di più che tu sei sua figlia e che lo stai proteggendo » concluse Lupin.
« Oh, ma a questo si può rimediare » ribatté Erin, misteriosa.
« In che modo? » domandò Lupin, divertito da quello strano tono.
« Dopo avermi squadrata da capo a piedi » rispose Erin, sorridendo « Mi ha chiesto se fossi tua figlia. E ne era molto convinto, sai? »
  Lupin impallidì, per poi arrossire. Abbassò gli occhi. « Sul serio? »
« Sul serio. Ergo, possono smettere di ciarlare!» disse Erin. Poi, per porre fine a quel momento di imbarazzo. « Ho bisogno di riposare, Rem. Sono davvero sfinita… »
  « Ti riaccompagno alla Torre di Grifondoro ».
  Percorsero in silenzio i corridoi deserti. In cima ad una scalinata incontrarono Gazza, che comunicò loro che Black si era dileguato di nuovo.
« Allora che ne pensi? » domandò Erin, non appena giunsero davanti a Sir Cadogan.
Lupin sospirò. « Penso che Sirius, dopo i fatti di stanotte, meriti il beneficio del dubbio. »
   
 
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