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Autore: garakame    07/02/2009    5 recensioni
Cosa succederebbe se Andrè entrasse ubriaco nella stanza di Oscar? Leggete e lo scoprirete e recensite. grazie
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubriaco perso '
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Oscar si trova in una strana situazione, non le è mai capitata una cosa del genere. Come andrà a finire? Leggete e vedrete, spero vi piaccia.
Grazie infinite per tutte le visite e i commenti. Gli ho apprezzati davvero tanto.

Ecco un altro capitolo per voi. L'aggiornamento nei prossimi giorni, con l'ultimo capitolo.

A voi la lettura.





Ubriaco Perso 3





Nel buio della stanza si sentiva il ticchettio della pioggia sempre più forte, il rumore delle foglie mosse dal vento.
La donna aprì gli occhi, svegliata dal rumore esterno. Si era addormentata, forse per meno di un ora, vinta dalla stanchezza della giornata e dalla sorpresa della sera.
Tentò di muoversi ma si ricordò che nel letto non era sola. Guardò fuori, sbadigliò.
La pioggia che poche ore prima scendeva lenta era diventata più intensa e scrosciante. Volse lo sguardo verso il peso sulla sua sinistra.
Era incredibile come l’uomo che dormiva sdraiato per metà sul suo corpo avesse un sonno così tranquillo, rilassato.
Il respiro era ritmico, reso pesante dalla quantità di vino ingurgitata.
Doveva aver bevuto parecchio per essere così sconvolto da entrare in camera mia, sbattendo quasi giù la porta e… Oscar si coprì gli occhi con la mano destra, ripensò alle sue parole, alla sua rabbia.
Aveva perfettamente ragione, lei lo sapeva. Lo stava trattando talmente male, con il suo distacco, la sua freddezza.
Non lo faceva apposta, cercava di renderlo uguale agli altri soldati, proprio perché sapeva che era in pericolo.
Sapeva che i suoi compagni lo ritenevano un - cane dei nobili, una spia del comandante - Era già finita in maniera disastrosa una volta; lo avevano pestato a sangue per questo motivo. Non voleva che succedesse ancora.
L’unico modo era comportarsi come aveva fatto fino ad ora.
Era difficile non chiamarlo nel suo ufficio la sera, chiedergli di uscire con lei, andare a bere insieme, come facevano una volta.
Un formicolio alla gamba sinistra la fece trasalire, cercò di muovere l’arto addormentato ma era bloccata dal corpo di Andrè.
Si mosse molto lentamente per non svegliarlo, cercando di dare un po’ di sangue all’arto intorpidito dal peso dell’uomo.
Andava meglio. I suoi pensieri ripresero incessanti.
Era come se una voce, una seconda voce non molto diversa da quella che sentiva ogni giorno quando si rivolgeva agli altri, le stesse facendo il resoconto della sua vita.
Era interna, c’era sempre nella sua mente, le diceva cosa doveva o non doveva fare.
La voce della sua anima.

"E allora, Oscar…. Cosa vuoi fare della tua vita? Ti decidi o no a cambiare, prima che sia troppo tardi?
Ti vuoi svegliare? guarda che l’uomo che hai accanto prima o poi si stuferà di te, surrogato di donna fredda e insipida.
E non mi venire a dire che sei un uomo, perché non è vero e lo sai bene. Lo sai ogni volta che ti pieghi in due dal dolore al basso ventre, lo sai perché non sei forte come un uomo e non pensi, non ti muovi, non bevi e non mangi come un uomo, perché non sei un uomo."

Sbuffò come per voler scacciare quella voce tanto antipatica, per zittirla, ricacciarla nella sua coscienza, in un angolo buio, per non sentirla più.
Guardò Andrè, gli accarezzò i riccioli neri del capo.
"Andrè mi ama troppo per farmi del male, cosa sarebbe successo se non fosse crollato?
Non lo so, ma di sicuro non mi avrebbe fatto soffrire, non una seconda volta.
So che ha un animo dolce, sensibile, non farebbe del male al suo peggior nemico, se ne avesse uno, ma non ne ha.
Non si è vendicato neppure di Bernard, dopo che lo aveva privato della vista. Se è diventato così aggressivo, scostante, è solo per colpa mia.
Il mio comportamento lo ha portato a questo. A diventare una persona, arida, aggressiva, collerica." Pensò la donna.
Se lo strinse al corpo, un gesto inusuale per lei, come per volersi far perdonare tutto il male che gli stava arrecando.
Guardò fuori concentrandosi sulla pioggia che scendeva sempre più forte, quasi senza accorgersene la sua mano iniziò ad accarezzarlo.
Gli sfiorò, i capelli, il collo, la schiena, con gesti lenti, ritmici, dolci.
Non voleva svegliarlo, non era questo il suo intento. Si fermò appena si accorse che il respiro di lui era cambiato.
Ora Andrè la guardava, si era svegliato.
Uno sguardo intenso, triste forse, ma non arrabbiato.
Oscar non fece nulla, non pensò a niente. L’uomo cambiò posizione, scavalcando il corpo di Oscar da sinistra a destra.
Si rimise nella stessa posizione appoggiando per metà il suo corpo, gamba sinistra, cuore, braccio sulla parte destra della donna.
Il letto si spostò, a causa del movimento.
Oscar sentì che Andrè si muoveva ancora, scese verso l’incavo del collo, ne respirò la fragranza, dicendo a voce chiara, non impastata dal vino o dal sonno:
“Che buon odore”. Risalì con lo sguardo verso il suo viso, per guardarla negli occhi, avvicinò le sue labbra verso quelle di lei, un bacio lento, languido, che le fece schiudere le labbra e le lasciò brividi per tutto il corpo.
Lei lo guardò stupita.
Lui le sorrise dicendole: “Ti amo.”
L’abbracciò stretta, si rimise nella stessa posizione e si riaddormentò soddisfatto.
Oscar non riusciva a credere a quello che aveva visto e sentito.
In poco meno di tre minuti, Andrè si era riaddormentato, questa volta sul lato destro, come se non fosse successo nulla.
C’era davvero qualche cosa che non andava.
Stava facendo apposta o dormiva veramente? Sembrava serio e ben sveglio quando le aveva ripetuto per l’ennesima volta che l’amava.
Questo “Ti amo” era stato detto in maniera serena, sincera.
Aveva gli occhi spalancati nel buio della notte, sentiva il respiro regolare dell’uomo sdraiatole accanto.
Aveva quasi smesso di piovere, ora il rumore della pioggia non le dava un gran fastidio, il ticchettio insistente alla finestra le faceva compagnia, era un rumore costante simile a quello che sentiva più vicino, ma non le riusciva di dormire lo stesso.
“Ti amo”, detto in quel modo, l’aveva spiazzata, lasciata senza parole.
Poi il bacio così dolce e l’abbraccio, un gesto di pochi secondi, caldo, avvolgente.
Le aveva trasmesso affetto e protezione.
Sentiva nelle orecchie quel “Ti amo”, non sussurrato o urlato con rabbia e dolore.
La voce era uscita chiara e calma, ma decisa, una frase non biascicata nel dormiveglia, incomprensibile.
Ti amo, quante volte se l’era sentito dire ultimamente.
Ma mai in maniera così dolce, mai.
Le era venuto il dubbio che lui non dormisse, che stesse facendo finta, che la stesse prendendo in giro, in maniera subdola per tutto il male che gli stava arrecando.
La sua indifferenza e freddezza lo avevano portato a questo gesto estremo nei suoi confronti.
Ancora una volta Andrè le stava dicendo che soffriva per colpa sua.
Se non glielo diceva con le parole lei riusciva a comprenderlo lo stesso con il suo modo di comportarsi, con i suoi silenzi.
A volte le parole per chiarirsi erano superflue, bastava un solo sguardo per capire cosa gli voleva dire.
Cosa sarebbe successo se lui non si fosse addormentato, se avesse continuato a dirle che la odiava perché era fredda e insensibile, se.
Ancora i se, la voce interna di Oscar aveva ripreso il sopravvento.
"Cosa avresti fatto se lui ti avesse detto che voleva fare l’amore con te? Dimmelo Oscar."
Oscar sospirò, “Non lo so” si rispose.
"E se ti avesse violentata?" Ancora la voce.

“No questo, no.” Si rispose nella sua testa, con voce decisa. "So che non mi avrebbe mai fatto del male, perché mi ama troppo.
Mi fido di lui ciecamente, di questo sono sicura. Ma è anche vero che lo sto portando all’esasperazione; io non so amare.
Oddio, non l’ho mai fatto, non saprei nemmeno renderlo felice.
Non mi considero una donna, non sono mai stata capace di un gesto dolce, affettuoso. Sono sempre vissuta in maniera rigida e fredda."
Sospirò e lo guardò dormire tranquillo. I suoi pensieri continuarono nella sua mente.
"L’unica cosa che so è che lo amo, ma non so se troverò mai il coraggio di dirglielo.
Non so come fare ad amare e a lasciarmi andare. Ma non riesco a capire come lui possa amarmi.
Non sono per niente femminile, nei modi, nel portamento, nel carattere.
Eppure mi ama." E' assurdo, pensava.
Oscar guardò il soffitto triste, la voce sembrava essersi dissolta, se n’era ritornata quieta in una parte nascosta della sua anima.
Sospirò, guardò fuori, ora non pioveva più.

   
 
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