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Autore: Katris_    08/09/2015    3 recensioni
Hermione Granger è una ragazza che negli ultimi tempi ha sofferto molto. Rimasta orfana di madre, si ritrova ad affrontare l'ultimo anno di liceo in completa solitudine, se non fosse per la migliore amica Ginny Weasley. Presa in giro da tutti gli studenti della London High School, si chiude in se stessa, sperando di diventare invisibile agli occhi degli altri. Ma di certo gli occhi attenti di Draco Malfoy non riescono a non notarla. E si sa, i Malfoy non si arrendono facilmente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 6- Il primo e unico pensiero

* * * *

Fu una grande sorpresa quando la vidii in quel vicolo che piangeva.

Si vedeva benissimo che si era persa.

Così, senza pensarci due volte, accorsi in suo aiuto.

Ma fui ancora più sorpreso quando la ritrovai davanti all'uscio di casa mia.

“Hermione?” dissi sbalordito.

“Draco, per fortuna. Pensavo di aver sbagliato indirizzo” sospirò sollevata.

“Non per essere indiscreto, ma cosa ci fai qua?”

Non che mi dispiacesse la sua presenza.

“Ehm, sì giusto” disse contorcendosi le mani.

Era a disagio quanto me.

“Sono rimasta fuori di casa dato che mio padre è fuori per lavoro. E mi chiedevo se...no, niente. Lascia stare. Non so che cosa mi sia passato per la mente”.

Così dicendo si girò e fece per andarsene, ma io le afferrai un polso avvicinandola a me.

Il contatto con la sua pelle – morbida e delicata come una rosa – mi provocò un leggero brivido.

“No, per me non c'è problema se resti”.

I suoi meravigliosi occhi color cioccolato si accesero di felicità.

“Scusami Draco, veramente. Continuo ad approfittare della tua gentilezza”.

“E con questo siamo a tre! Quando la smetterai di attrarre disgrazie?” dissi con finto tono scocciato.

Rise e con la mano ancora stretta alla mia, entrammo.

Si guardò attorno e rimase letteralmente a bocca aperta.

“Questa casa...è meravigliosa! Non ho mai visto niente di più bello”.

“Non ti sei mai guardata allo specchio, allora” dissi facendola arrossire.

“È un'eredità di famiglia, comunque”.

“A tal proposito, sei sicuro che non crei problemi ai tuoi genitori?”

La donna dei miei sogni viene a casa mia e si preoccupa pure di recare disturbo?

“Io vivo qua da solo”.

“Da solo? Alla tua età?”

“Mi sono trasferito a Londra da poco. Prima abitavo in America, con mia madre, ma avevo bisogno di starmene un po' per i fatti miei. E visto che questa casa apparteneva a mio padre, ho pensato di stabilirmi qui”.

“E tuo padre?”

Non avevo mai parlato con nessuno di lui.

Era una cosa di cui mi vergognavo profondamente.

Ma con lei era diverso.

Sapevo di potermi fidare di lei.

Non avevo motivo di mentirle.

“Non ho...proprio un buon rapporto con lui. Credo neanche sappia che sono in Inghilterra. È da anni che non ci parliamo”.

Ci fu un momento di silenzio, che venne coperto da un lieve mormorio.

Era lei che continuava a ripetere Stupida, sei una stupida.

Mi misi di fronte a lei, prendendole il viso con le mani.

“È successo qualcosa?”

Scosse la testa.

“Dimmelo, ti prego”.

“È già la seconda volta in un giorno che mi intrometto in questioni personali. Ti prego, perdonami. Non è mio solito essere così invadente”. Sembrava davvero mortificata.

Io ti amo, Hermione.

E sono sicuro che tu sia una persona meravigliosa.

E anche se così non fosse, amerei i tuoi piccoli difetti.

Ti prometto che amerò tutto di te.

Tutto.

Un timido starnuto interruppe il silenzio che ci avvolgeva.

La guardai.

Era completamente bagnata.

Probabilmente era arrivata fino a casa mia a piedi, sotto la pioggia.

“Ti andrebbe di..fare una doccia?” chiesi esitante.

Bravo Draco, suona proprio come un invito a letto.

Ma, con mia grande sorpresa, lei accettò sorridendo.

Le feci cenno di seguirmi e l'accompagnai al bagno del piano superiore.

“Io vado a prenderti dei vestiti asciutti. Te li lascio qua fuori”.

“Grazie” disse prima di chiudersi la porta alle spalle.

Dopodiché andai in camera da letto e presi la maglietta e i pantaloni più stretti che avevo.

Come promesso, depositai i vestiti fuori dalla stanza, dalla quale proveniva un rumore scrosciante di acqua.

Feci per andarmene, ma mi fermai di colpo.

SBAM!

Un rumore secco sostituì quello che precedentemente proveniva dalla doccia.

“Hermione?”

Aspettai una risposta che non arrivò mai.

“Hermione?” ripetei alzando la voce.

Mi sembrò di sentire un gemito di dolore.

“Posso entrare?”

Finalmente udii la sua voce.

“No, sto bene. Non ti preoccupare, sono solo...caduta”.

Come facevo a non preoccuparmi sapendo che lei si era fatta male?

“Per favore, lasciami entrare. Devo solo vedere se stai bene” aprii di qualche centimetro la porta.

“Draco, sono completamente nuda. Aspetta almeno che mi metta qualcosa addosso”.

“Oh...” riuscii a dire soltanto. Chiusi velocemente la porta e dopo quelle che mi sembrarono ore, sentii finalmente un leggero “avanti”.

Aprii la porta con irruenza, sospirando sollevato quando la vidi in piedi, davanti allo specchio, che si massaggiava le tempie con la mano destra, mentre con l'altra si reggeva l'asciugamano attorno al corpo.

“Tutto bene? Cos'è successo? Ho sentito un rumore forte e...”

Mi fece cenno con la mano di stare in silenzio.

Solo allora notai che aveva un enorme bernoccolo dietro la nuca, che cercava disperatamente di coprire con i capelli.

“Draco...” sussurrò.

“Sì?” mi apprestai a dire avvicinandomi.

“Ho bisogno...di stendermi”.

Senza nemmeno pensarci due volte le cinsi la vita con le braccia, mentre lei si divincolava inutilmente.

“Hermione, non riesci nemmeno a stare in piedi!”

“Ce la faccio benissimo, invece!” sembrò aver ritrovato la sua familiare testardaggine.

“Lascia da parte l’orgoglio solo per un momento e lasciati aiutare” le rivolsi uno sguardo severo, anche se era impossibile arrabbiarsi di fronte a lei, una delle creature più eleganti e perfette di tutto il pianeta.

“Sei davvero una serpe, Malfoy!” disse sbuffando, mentre allacciava le braccia attorno al mio collo.

La sollevai delicatamente da terra, ridacchiando.

“Lo so, Granger. Lo so”.

La portai nella camera da letto degli ospiti, avente il balcone in comune con quello della mia.

Dopo averla adagiata sul letto, mi preoccupai di metterle quanti più cuscini avevo sotto la testa.

“Va meglio?”

“Mh mh”mugolò massaggiandosi la testa.

Poi, resasi conto dell’abbigliamento che indossava, aggiunse imbarazzata:

“Ehm, non è che potresti darmi dei vestiti?” teneva lo sguardo basso, mentre con le lenzuola verdi dell’enorme letto matrimoniale cercava disperatamente di non far trasparire niente del suo corpo.

Adoro vedere come in mia presenza tu sia sempre a disagio.

“Perché dovrei farlo? Sei bellissima così” dissi con un sorriso malizioso.

Le sue guance si colorarono di un rosso porpora.

“Draco...”

Alzai le mani in segno di resa.

“Okay, okay. Mi hanno solo insegnato a dire sempre la verità”.

Prima di uscire dalla stanza, riuscii chiaramente a sentire una lieve risata.

Amavo sentirla ridere, era un suono bellissimo.

Raggiunto il bagno, raccolsi la lunga maglietta bianca e i pantaloni grigi da terra e dopo averglieli portati e averle dato la buonanotte, ritornai in camera mia.

Mi lasciai cadere sul letto.

Ti sei rammollito, Malfoy.

Riuscivo a sentire la voce di Blaise che mi criticava per quello che avevo appena fatto.

Non è niente in confronto a ciò che ha fatto lei per me.

Lei mi ha salvato.

È la mia luce.

Il mio sole.

La mia luna.

La mia felicità.

Il mio primo pensiero.

Il mio unico pensiero.

È la mia persona.

Quella notte mi rigirai varie volte nel letto.

Non riuscivo a dormire sapendo che lei era lì, nella stanza accanto alla mia.

“Beh, non ha senso stare qua a tormentarsi” mi dissi a un certo punto.

Così, cercando di fare meno rumore possibile, sgattaiolai in cucina per preparare una tazza di tè.

Ma quando passai davanti alla porta della camera degli ospiti, udii Hermione piangere.

Era un pianto soffocato.

Bussai piano alla porta.

“Aspetta un attimo, Draco” disse tirando su con il naso.

Cosa fai Draco? Ti ha chiesto di aspettare.

Avevo, infatti, appoggiato la mano sulla maniglia della porta.

“Scusa Herm, ma proprio non posso farlo” mormorai a bassa voce prima di entrare.

La vidi seduta sull'estremità del letto, con le ginocchia al petto.

I capelli ricci le ricadevano di lato, lasciando il volto illuminato dal bagliore argenteo della luna, unica fonte di luce.

“Ti avevo chiesto di aspettare” disse girandosi verso di me.

Solo quando mi rivolse un'occhiata imbarazzata mi ricordai che indossavo solamente dei boxer.

“Scusa” dissi sedendomi sull'altro capo del letto.

“Non sei tu quello che si deve scusare”.

Un debole singhiozzo riecheggiò nella stanza.

“Tutto bene? Ti fa male la testa?”

Mi avvicinai di poco.

“Sono...un tale...disastro” disse fra un singhiozzo e l'altro.

La cinsi con le mie braccia, fregandomene del buon senso.

Restammo in quella posizione per diversi minuti: io che la abbracciavo mentre lei piangeva, la testa appoggiata sulla mia spalla.

Non le chiesi altro.

Non volevo vederla soffrire ancora.

“Draco?” sussurrò vicino al mio orecchio.

“Sì?”

“Questo non conta, vero? Come favore intendo”.

Sorrisi.

“No, sta tranquilla. Siamo ancora a tre per adesso”.

“Dovrai proprio finire una brutta situazione allora”.

“Ci proverò”.

Un debole sorriso apparve sul suo viso.

“Era mia madre”.

“Cosa?” chiesi confuso.

Passò un minuto prima che lei rispondesse.

“Prima. Ho sognato mia madre” disse con voce flebile, asciugandosi una lacrima.

“È da mesi che sogno sempre la stessa cosa. Anzi, ricordo. Non ce la faccio più. Ormai ho paura della notte, perché so che non riuscirò a superarla senza svegliarmi gridando o piangendo. Non riuscirò mai a superarla così come so che non riuscirò mai a perdonare me stessa. Mia madre è morta...e io sto qua a pensare che un giorno tutto questo dolore sparirà, o almeno sarà sopportabile. Come se fosse possibile. E non riesco a smettere di piangere, per quanto mi impegni. E non ho nessuno con cui sfogarmi. Con chi dovrei farlo? Con mio padre, che maschera la sua tristezza facendo finta che vada tutto bene?”

Alzò la testa per guardarmi.

Gli occhi erano offuscati dalle lacrime.

“Beh, non sta andando tutto bene. NIENTE va bene, nemmeno io! Io non sono mai andata bene. Sono sempre stata inadatta a ogni situazione. E continuo ad esserlo”.

Si alzò in piedi.

“Devo sembrare proprio un'idiota, non è vero?”

Mi alzai dal letto e la raggiunsi.

“A quanto pare, l'hai sbattuta proprio forte la testa. Tu, un'idiota? Sei solo la ragazza più coraggiosa che abbia mai conosciuto”.

Si prese la testa fra le mani, toccandosi per sbaglio il punto in cui aveva sbattuto poco prima.

Fece una smorfia per il dolore.

“La più coraggiosa, ma anche la più masochista”.

   
 
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