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Autore: Dragon_Iridia    08/09/2015    4 recensioni
- Newtmas - AU -
Faceva caldo, davvero troppo caldo. Ma d'altronde era estate, è per questo che d'estate si va al mare, no?
Per questo avevano scelto quell'isola, Lipari, una delle isole Eolie. Teresa si era occupata di tutto, aveva affittato un piccolo appartamento per lei, Minho, Chuck e Thomas. Come unica donna nel gruppo di amici si era sentita in dovere di pensarci lei.
Thomas non pensava però che un'altro membro si sarebbe aggiunto presto al gruppo, quando alla fermata dell'autobus nota un certo biondino, che fino a qualche minuto prima era nella loro stessa spiaggia. Che ruolo rivestirà il biondo in questa bizzarra e iperattiva comitiva?
Come influirà il passato dei due ragazzi sul loro presente e sul loro rapporto?
Rimarrà solo una stupida cottarella estiva?
Genere: Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Minho, Newt, Teresa, Thomas, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ogni scusa è buona



 
Thomas bloccò lo schermo del telefono e lo ripose nella tasca dei pantaloni. In fondo in fondo, sperava di sentirlo vibrare di nuovo, ma non lo ammise a se stesso. E neanche alla sua pancia. Adesso aveva decisamente troppa fame per pensare a qualsiasi altra cosa.

Salì le scale del condominio, fino al primo piano, e mentre percorreva il lungo corridoio, realizzò di non avere le chiavi. Anche se avesse suonato il campanello, probabilmente, gli altri non lo avrebbero sentito. Avevano l'abitudine di mangiare sulla terrazza, da lì si vedeva il mare e si godeva di un piacevole venticello. Thomas sorrise al pensiero di un buon pranzetto, buono per modo di dire, Teresa sarà stata anche una ragazza, ma non era una molto brava nella cucina; solo quando si impegnava, quando non le andava, beh, mangiavano cose semplici, e a loro andava bene così.

Suonò il campanello, e aspettò qualche secondo. Non sentendo né una risposta né un rumore, appoggiò il dito sul tasto rosso del campanello e attese.
Sentì lo stridio delle gambe di una sedia spostata violentemente senza mezzi termini, e un parlottio. Finalmente lo avevano sentito, ma decise di non staccare il dito dal campanello. Sapeva che a Teresa dava fastidio, aveva paura di disturbare i vicini e proprio non sopportava quel suono fastidiosissimo.

-Thomas, smettila!

La ragazza spalancò la porta d'ingresso, per trovarsi davanti un Thomas dall'aria fintamente innocente. Teresa non aspettò un attimo, doveva vendicarsi in qualche modo del brunetto, e fece quello che usava come vendetta fin da quando erano piccoli.
Il ragazzo si allarmò un attimo nel realizzare che Teresa lo aveva chiamato con il suo nome completo. E la ragazza lo faceva solo quando doveva fare qualcosa di serio. E in quel caso sapeva cosa fosse. Cercò di tirarsi indietro, staccando il dito dal campanello ma Teresa fu più veloce. Con la mano libera dalla maniglia della porta, afferrò la guancia del povero ragazzo e lo strattonò dentro casa.

-Andiamo piccolo Thomas, ti abbiamo lasciato la pappa anche per te

Disse con un ghigno soddisfatto aumentando la pressione sulla guancia del ragazzo, che si stava contorcendo e lamentando dal dolore. La ragazza mollò la presa e chiuse la porta. Non curante delle proteste di Thomas, si diresse spedita sulla terrazza. Il brunetto si sedette massaggiandosi la guancia, continuando a borbottare contro la violenza appena subita.

-Cavolo Thomas hai fatto presto, insomma, credevo ci mettessi di più

Minho rideva, senza un motivo apparente, perciò Thomas lo osservò con uno sguardo interrogativo, e si versò un bicchiere d'acqua. Faceva davvero troppo caldo, aveva bisogno di bere, e forse l'acqua fresca avrebbe pure alleviato il dolore alla guancia.

-E' passato poco dopo il secondo bus

-Il suo nome?

Thomas sollevò la testa dal suo piatto di spaghetti al pomodoro, rimanendo con la forchetta sospesa, per ascoltare la domanda di Chuck. Possibile che non lo facessero magiare in pace, senza riempirlo di domande?

-Il nome di chi?

-Come il nome di chi!

Continuò Chuck alzando le mani al cielo, per essere subito seguito a ruota da Minho.

-Il nome di quel bel biondino che ti facevi con gli occhi!

Gli spaghetti caddero dalla forchetta, srotolandosi e formando piccole macchie di rosso sulla tovaglia e sul bicchiere, mentre ricadevano nel piatto. Thomas emise un verso strozzato e sgranò gli occhi.
I suoi amici erano a conoscenza della sua bisessualità, non aveva fatto un vero e proprio coming out, lo avevano capito da soli senza che lui dovesse dirlo esplicitamente. Anche se a pensarci in qualche modo lo aveva detto con le sue azioni. Ma l'importante era che gli altri lo avessero comunque accettato, come se fosse una parte del pacchetto 'Thomas', ed effettivamente lo è. Ma il ragazzo non si sarebbe mai abituato all'invadenza dei suoi amici, in fondo anche lui era invadente con loro, ma in quel momento non se ne curò molto.

-Io non mi sono fatto proprio nessuno con gli occhi!

Gridò per difendersi, poggiando la forchetta nel piatto. Era ufficiale, non lo avrebbero fatto mangiare. Ringraziò che fosse estate e che la pasta si freddava meno velocemente.

-Sisi Tom, va bene, lo sappiamo che alle cose ci arrivi sempre dopo.

Thomas si voltò verso Teresa, seduta davanti a lui, dopo di che fece scorrere lo sguardo rapidamente da Minho a Chuck. La ragazza aveva diviso il pane in pezzi e puliva il residuo di sugo dal piatto, senza curarsi di guardare il suo interlocutore, ma mostrando comunque un sorrisino divertito. I due suoi amici invece stavano ridendo a crepapelle, vaneggiando di come fossero orgogliosi del loro Thomas che stava diventando grande.

-Potete smetterla di farvi i film sulla mia vita?!

Replicò nel tentativo di dissuadere i suoi amici da quell'argomento.
Possibile che ogni volta dovessero tempestarlo di domande sulla sua vita privata? Si chiama privata per un motivo, no?

-Piantatela voi due teste di caspio

-Dai Thomas, a chi vuoi darla da bere! Ormai ti conosciamo troppo bene.

-Non puoi mentirci Thomaaas!

Il ragazzo si passò una a mano nei capelli e sbuffò. Non c'era speranza, pure Chuck, che di solito era l'elemento del gruppo che veniva scherzosamente preso di mira, era contro di lui. Che disastro. Nella sua mente balenò l'immagine di Newt.
Si chiese come avrebbe reagito il ragazzino davanti a quei tre, e s'immaginò come sarebbe stato averlo con loro. Lo avrebbe supportato o si sarebbe messo a ridere senza ritegno?

-Tom almeno il nome vogliamo saperlo

Teresa lo richiamò alla realtà e al suo piatto di pasta. La forchetta era ancora abbandonata sul piatto e il suo stomaco si muoveva, per ribellarsi alla fame, forse.

-Newt

-Ma non esiste il nome 'Newt'- rispose Chuck, un attimo dopo gli altri due dissero la loro sul nome, come veri pettegoli

-Secondo me ti ha mentito, avrà visto la tua faccia e avrà pensato che fossi uno stupratore! Che razza di nome del caspio è!

-DI che nome è l'abbreviazione?- terminò Teresa

Thomas non si soffermò troppo sulle parole di Minho, non lo prendeva mai realmente sul serio quando scherzava in modo tagliente. Ma le parole della ragazza gli fecero un effetto strano. Era curioso, non ci aveva assolutamente pensato.
Non aveva pensato a niente effettivamente. Non sapeva la sua età, neanche dove alloggiasse e per quanto tempo ancora sarebbe rimasto in quell'isola. Si sentì agitato, gli dava fastidio avere tutte queste lacune e non potersi fare un'idea completa del biondino. Non amava non avere le cose sotto controllo.

-Non ne ho idea, deve esserlo?

-No magari, no, non glielo hai chiesto?

Teresa prese il bicchiere colmo d'acqua e bevve, come per terminare il suo pasto a base d pane e residui di sugo. Il ragazzo invece aveva finalmente preso una forchettata di quella pasta; certo, era semplice pasta al pomodoro, ma aveva fame e gli sembrò una delle paste più buone che avesse mai mangiato. Masticò mugolando leggermente per la soddisfazione, e rispose alla domanda.

-Non abbiamo avuto molto tempo per parlare, sono arrivati subito i suoi

-eeeh vi hanno beccato in cose spinte?-
Minho insinuò, facendo l'occhiolino a Chuck, che rideva dall'inizio della discussione. Adesso aveva iniziato a sventolarsi con le mani. Thomas non capiva cosa ci fosse di così divertente per Chuck, se la rideva sempre, lui.

-No Minho, vaffancaspio! Che cose spinte! Siamo rimasti soli per poco, neanche cinque minuti scommetto!

-Che teste dI caspio i suoi genitori, se fossi stato in loro vi avrei lasciati amoreggiare in pace- replicò l'asiatico portandosi le mani davanti agli occhi e unendo gli indici, per imitare una specie di 'incontro amoroso'. Chuck continuava a ridere senza ritegno e Teresa ignorava bellamente i commenti di Minho, continuando il discorso per conto suo.

-I suoi genitori sembravano strani, devono essere molto severi

-Probabilmente si... non ne ho idea

-Ma almeno ti sei fatto dare il numero?

Chuck si era ripreso dall'attacco di ridarella ed era andato direttamente al punto. Pettegoli fino all'osso, pensò Thomas.

-Che domande, il nostro piccolo Thomas gli avrà preso pure le impronte digitali, non si è mai troppo prudenti

Minho e Chuck non si risparmiarono e si lasciarono andare ad un'altra risata.

-Perchè non lo inviti ad andare in spiaggia con noi? Scommetto che con i suoi genitori si annoia- Teresa aveva spostato la sedia, per distendere le gambe e poggiare i piedi sul corrimano del terrazzo. Mentre spilluzzicava dell'uva fissava quei pazzi dei suoi compagni di vacanze impazzire come dodicenni. -Ho visto le occhiate che ci lanciava, sembra essere pure simpatico. Più siete più vi divertite no?

-Ma guarda un po', Teresa che propone orge. Ti ricordo che abbiamo ancora un minorenne tra noi-

Minho ormai parlava al vento, se non fosse stato per Chuck che rideva comunque ogni volta che l'asiatico apriva bocca. A Chuck era sempre piaciuto ridere degli altri quando poteva, visto che gli altri con lui non si erano certamente trattenuti. Gli altri due tenevano una conversazione l'una con l'altro, ignorando i due ragazzi.
Thomas finì con un'ultima forchettata il suo piatto di pasta, prendendosi del tempo per rispondere alla ragazza. Sapeva che la sua più che una domanda era un ordine, ma non se ne curò particolarmente, prendendosi il suo tempo.

-Glielo chiederò

Anche se non so neanche dove sta e per quanti giorni rimanga. per quanto ne so, potrebbe essere già partito e tornato a casa, terminò la frase nella sua testa, non lo conosceva neanche ed era inutile andare a conclusioni affrettate.


Il pranzo continuò normalmente, pulirono i piatti Minho e Chuck, essendo il loro turno, mentre Teresa e Thomas ne approfittarono per godersi la frescura del climatizzatore e della comodità del letto.
Teresa dormiva in una nicchia in salotto, senza porta, ma comunque nascosta dalla cucina. Non che importasse avere camere separate, i ragazzi non erano esattamente mattinieri, e aveva dormito con loro un sacco di volte, non si faceva particolari problemi. La camera dei ragazzi, invece, aveva un letto matrimoniale e uno singolo a soppalco. Non avevano deciso chi dormisse dove, dipendeva dal momento, chi voleva dormire da solo, usava il letto sul soppalco, chi invece voleva riposare in compagnia il letto matrimoniale. Alcune notti decidevano di dormire tutti e tre nel lettone, ma non per scelta. Più per fatica. Magari avevano passato le ore precedenti a fare gli idioti, a prendersi a cuscinate, che non avevano la benché minima voglia di salire quelle scale microscopiche, per raggiungere il lettino.

Thomas questa volta scelse di arrampicarsi su per quelle maledette scale assassine, da cui Chuck una mattina era caduto rovinosamente a terra. Aveva bisogno di calma, doveva poter rispondere a Newt in pace, almeno apparente. Se fosse stato nel lettone non gli avrebbero dato pace, probabilmente.
Prese il telefono, ancora nella tasca dei pantaloni, e schiacciò con il pollice il tasto di sblocco. Aveva qualche notifica di twitter, una mail di pubblicità, e niente più. Non che si aspettasse di trovarci altro. Cercò l'icona di Whatsupp e aprì la conversazione con Newt, rilesse rapidamente e di sfuggita i pochi messaggi scambiati sul treno, poi posò l'indice sulla barra di scrittura.
La tastiera scorse dal basso, ma le dita di Thomas non si mossero. 
Rimase fermo qualche secondo pensando a come non sembrare eccessivamente invasivo o fastidioso.
Iniziò pensando a un saluto, cancellò un paio di volte, sbuffò lasciando il telefono di fianco al cuscino. Da supino com'era, si distese affondando la faccia nel cuscino per poi voltarsi e rimanere qualche secondo od osservare il soffitto. Non riusciva a spiegarsi perchè fosse così elettrizzato e nervose e agitato e. Basta, Thomas basta. Si ripeté nella mente per cercare di arrestare quel flusso di emozioni, smise anche solo di dargli retta, ignorando quello che gli passava nella mente.
Prese il telefono e digitò     


Hey fagio, oggi pomeriggio noi andiamo alla "spiaggia" qui davanti. Non è esattamente fatta di sabbia, ma ci interessa solo il mare, quindi. Se vuoi venire ne saremo contenti, almeno ci facciamo due risate


Premette il tasto d'invio senza neanche rileggere il messaggio, ma bloccò subito lo schermo del telefono, abbandonando il telefono lì vicino.
Sentì Teresa inveire contro i due camerieri del giorno e sorrise, chissà cosa avevano combinato questa volta. Senza pensarci due volte saltò giù dal letto con un balzo, al diavolo le scale, voleva andare a fare innervosire qualcuno, così si precipitò nel soggiorno, lasciando il telefono sul letto.


Questo vibrò una volta, e lo schermo si accese, mostrando una notifica di Whatsupp, sicuramente non appartenente ai messaggi del gruppo.
 
 
 



 
Newt osservò la figura di Thomas svanire mentre l'autobus continuava la sua corsa, stringendo ancora in mano il telefono. Quel ragazzo gli piaceva, era stato un po' invadente, ma non fastidioso. Lo aveva fatto divertire ed era contento di aver trovato qualcuno con cui evadere, per evitare i suoi genitori per qualche ora.

-Newt chi era qual ragazzo?

eccolo suo padre, che come sempre tentava di avere la situazione in mano. Prima non era così iperprotettivo, ma con il tempo e un evento che aveva sconvolto la vita del ragazzo, le cose erano andate peggiorando. Newt ringrazia infatti il momento in cui ha deciso di andare a studiare fuori sede, in modo da potersi allontanare dai suoi genitori e respirare un po' della sua vita.
Aveva la fortuna di poter girare il mondo con loro ed in fondo erano pur sempre i suoi genitori, ma non si sarebbe fatto rovinare la vacanza

-Un ragazzo

Rispose secco Newt, non doveva giustificare niente, non c'era motivo di farlo. Suo padre doveva smetterla di pretendere di sapere sempre tutto, anche le piccolissime cose. Sapeva cosa stava elaborando la mente del genitore e si rifiutò di alimentare in alcun modo quel focolare. Rimase in silenzio, fissando la strada davanti a lui, con il telefono ancora in mano. Non che si aspettasse un messaggio da Thomas, anche perchè in teoria sarebbe stato lui a dover rispondere; voleva solo evitare le domande dei suoi, avrebbero chiesto sicuramente a chi scrivesse. E lui non aveva voglia di sentirli sparlare.

Mentre camminavano verso la casa concessa dai collaboratori dei genitori, Newt ripercorse i vari momenti in cui aveva visto il gruppetto sulla spiaggia, come i ragazzi bisticciassero in continuazione, ma senza litigare realmente. Li aveva osservati con invidia, avrebbe voluto avere lì con lui Alby, ma soprattutto avrebbe rivoluto indietro i gironi in cui si divertiva senza sentirsi troppo sotto pressione. Cercò di non sentirsi troppo scoraggiato, non sapeva per quanto, ma aveva davanti l'occasione di svagarsi realmente un po', senza i suoi genitori alle calcagna.

A pranzo discussero di cosa fare nel pomeriggio, i suoi dovevano recarsi all'isola di vulcano, distante un oretta da quella in cui trovavano adesso. Newt non era un grande fan delle barche, aveva avuto il mal di mare da piccolo, ed era stato così male da perdere un paio di giorni di vacanza, perchè il suo stomaco non si rassegnava ad accettare del cibo o anche solo dell'acqua. Da quel momento prendeva delle pastiglie, le uniche che avevano effetto, ma con una controindicazione. Gli facevano venire sonno, praticamente era come se fosse anestetizzato durante tutto il viaggio; aveva tentato di stare sveglio, ma aveva ottenuto solo una serie di smorfie nel tentativo di restare con gli occhi aperti.
Quindi si era rassegnato e appena doveva viaggiare in barca prendeva una di quelle capsule e se la dormiva per tutto il tragitto. Non aveva davvero nessuna voglia di farsi un viaggio in barca, nessuna.

-Newton, se non vuoi venire non preoccuparti, puoi restare qua a casa. Noi torneremo tardi, molto probabilmente ti annoieresti da solo

Sua madre interruppe il flusso di pensieri del figlio, prevedendo il rifiuto di un viaggio in barca. Quella donna lo supportava e cercava di dargli maggiore liberta, ma suo padre trovava sempre il modo di metterci del suo.

-Puoi venire e farti un giro per il paese e mangiare qualcosa. So che hanno anche qualche spiaggia là, non dovrebbe essere un problema, non ti annoierai sicuramente.
 
Ecco appunto, suo padre non perse neanche questa occasione. Newt cercò lo sguardo della madre, pensando a come convincere i genitori. La donna sembrava particolarmente accondiscendente verso Newt quel giorno, e il ragazzo se ne accorse.
Sentì che quel giorno poteva spuntarla contro suo padre, per cui si giustificò

-Papà mi dispiace ma non ho molta voglia di fare un viaggio lungo come quello e ritrovarmi addormentato in un posto che conosco, in più sarò solo. Se mi sentissi male?

-Newt ha ragione, si annoierebbe e basta a venire con noi. Poi non sono mai stata dell'idea che quelle pastiglie facciano molto bene, lo fanno sembrare spaventosamente incosciente.

Ci furono dei lunghi secondi di silenzio, in cui Newt trepidava dall'agitazione dell'attesa. Per un attimo tutti si erano fermati lasciando il pranzo un attimo in sospeso, il padre sbuffò impercettibilmente e il ragazzo capì. Si sentì sollevato, l'aria tornò nei polmoni e i muscoli si rilassarono.

-Si forse è meglio se resti qua- sollevò lo sguardo sul figlio e continuò- ovviamente se va da qualche parte devi dircelo

-Al massimo andrò in spiaggia

il padre lo interruppe per aggiungere -faccelo comunque sapere-

-Va bene

Guardò sua madre e vide che gli sorrideva leggermente. Adorava i rari momenti in cui sua madre stava dalla sua parte, lo faceva sentire un poco più accettato da quella famiglia. Newt pensò di chiedere a Thomas cosa avrebbero fatto quel pomeriggio, per unirsi a loro. Ma decise di non dire niente ai suoi ovviamente, altrimenti lo avrebbero costretto ad andare in barca, e non ci pensava neanche.

Il pranzo continuò con i genitori che parlavano di lavoro e Newt che ascolta distrattamente, nel tentativo di non perdere importanti informazioni, e capire quanto tempo a disposizione aveva, e come si sarebbero svolte le loro prossime giornate.


Si distese sul divano, che era anche il suo letto, dopo aver aiutato i genitori a pulire ed averli salutati, lasciandoli partire per il loro viaggio di lavoro. Si tastò distrattamente la pelle, per sentire se si era irritata, voleva evitare scottature; si alzò e si diresse in bagno.
Prese la crema idratante e mentre si preoccupava di non irritare troppo la pelle e reidratarla, sentì il telefono vibrare sul tavolo e produrre un rumore strano. Per un attimo pensò al brunetto, ma fu davvero un attimo. Realizzò che probabilmente erano solo i suoi genitori che volevano avvertirlo, o che avevano bisogno di qualcosa. Per non farli preoccupare e non ritrovarsi costretto a inviagli un messaggio ogni mezz'ora, si lavò le mai e raggiunse il telefono.
Era vicino al mazzo di chiavi, e vibrando aveva provocato quello strano rumore.
Sbloccò lo schermo e vide che aveva una notifica su Whatsupp, non poteva essere dei suoi genitori, forse era Alby?
E se fosse stato Thomas?
Sbloccò lo schermo trascinando il dito, e scorrendo la finestrella delle notifiche lesse il nome di 'ThomasFantastico'. Sorrise davanti a quello stupido nomignolo che faceva sembrare l'altro pieno di sé, e aprì l'applicazione per leggere meglio il messaggio.
Odiava quando ci metteva così tanto ad aprirsi, avrebbe volentieri gettato il telefono dalla finestra.

                                     
Hey fagio, oggi pomeriggio noi andiamo alla "spiaggia" qui davanti. Non è esattamente fatta di sabbia, ma ci interessa solo il mare, quindi. Se vuoi venire ne saremo contenti, almeno ci facciamo due risate
 

Bene il moro aveva anticipato i suoi pensieri, una fatica in meno.
Digitò velocemente la risposta, e tornò in bagno; era contento, come non lo era da tempo. Non sapeva perchè si sentiva così elettrizzato, probabilmente perchè stava per fare qualcosa di nascosto dai suoi? Non che fosse la prima volta, insomma, ormai era diventata quasi una cosa quotidiana.
Ma si sentiva comunque elettrizzato, era una sensazione piacevole e non si curò del perchè.
Il telefono vibrò di nuovo ma stavolta Newt optò per finire con la sua crema idratante.
Chiunque fosse stato doveva spettare.

 
Appena finì, prese il telefono e si lanciò sul divano senza troppe cerimonie. Aprì le notifiche e rimase deluso nel non vedere il nomignolo di Thomas, insomma, gli dava fastidio non sapere dove andare, a che ora, mah, quel ragazzo era strano.
Lesse invece il nome di Alby, il suo migliore amico. Lesse il messaggio e rispose; si sentivano tutti i giorni, per raccontarsi di cosa facevano in quel periodo, se non c'era niente da raccontare nessuno scriveva niente. Attendevano semplicemente che l'altro parlasse, non c'erano obblighi di risposta, almeno per Newt, in realtà l'altro ragazzo era molto più regolare del biondino. Era un punto fisso nella vita di Newt, avevano affrontato diversi problemi insieme, ma quello più grande si era presentato ultimamente, ed era stato ignorato. Il biondino si sentiva in colpa, ma non voleva pensarci, voleva distrarsi e divertirsi. Per questo aprì di nuovo la conversazione e rilesse il messaggio inviato


Perchè no, oggi mi toccava una giornata in solitudine, quindi mi faccio volentieri quelle due risate. Ah Thomas... il tuo "qui davanti" per me non ha molto significato. Non ho idea di dove abiti e quale sia la spiaggia. E poi a che ora dovrei raggiungervi?

Sei un disastro, potevi darmi più dettagli!



Sorrise rileggendo le sue parole, scorse in su la conversazione, uscì e chiuse il telefono. Cercò il telecomando della televisione e si concesse qualche programma sciocco, tanto per distrarsi.
 
 
 
 
-Avete un letto matrimoniale e un letto singolo tutto per voi, l'aria condizionata ci arriva benissimo, e invece siete qui, sul mio letto, fatevi una vita cacchio.

In quel momento erano completamente immobili, dopo aver esaurito le loro forze nel distruggere il giaciglio della povera ragazza. Quando Thomas era entrato nel soggiorno aveva trovato Minho che cercava di portare via il lenzuolo dal letto; Teresa che si rifiutava di farselo distruggere, visto che lo rifaceva ogni mattina, era seduta sul letto, con il lenzuolo intrecciato nelle gambe, una mano occupata in un tiro alle fune e una usata per difendersi dagli assalti di Chuck. Il ragazzino aveva preso il cuscino di Teresa e lo stava usando come arma impropria contro la sua proprietaria. Questa gridava insulti contro i due assalitori, per fortuna che usavano quel gergo, altrimenti Teresa in quel momento sarebbe sembrata seriamente uno scaricatore di porto.
Voleva unirsi a quel divertimento, come poteva starne fuori?
Thomas pensò di potersene approfittare per vendicarsi con quei due impiccioni dei suoi amici, scattò velocemente per recuperare a terra un cuscino del divano letto e si avventò su Minho. L'asiatico non si aspettava un assalto da Thomas, tantomeno Chuck che al colpa dell'amico si spaventò e inciampò sui suoi stessi piedi. Minho perse l'equilibrio e cadde a sedere sul freddo pavimento, lasciando un lamento di dolore, e Thomas continuò a prenderlo a  cuscinate. Poi la situazione degenerò, e nessuno capiva cosa stesse succedendo e chi fosse contro chi.
Solo in un momento, senza mettersi d'accordo si fermarono, e gli unici rumori che si sentivano erano quelli dei respiri pesanti.
In quei momenti venivano riempiti da una sensazione di pace, si sentivano in pace con se stessi e con gli altri. La pancia pizzicava leggermente, sia a causa delle risate, sia a causa della sensazione lasciata dal vedere gli altri ridere e ridere con loro. Era una bella sensazione, una sensazione che li faceva sentire parte di un gruppo, come se ognuno fosse un pezzo di un puzzle e si rendesse conto di essere finito nella scatola giusta con i pezzi giusti. Non è detto che ci fossero tutti i pezzi, ma per adesso a loro andava bene così.
 Il letto di Teresa era ormai irrimediabilmente distrutto, e sul luogo del delitto giaceva la proprietaria, con la schiena appoggiata a quello che rimaneva della spalliera, Minho aveva le gambe distese sulle cosce di Teresa ed era parzialmente avvolto nel lenzuolo. Chuck era supino, schiacciato dall'asiatico che lo stava usando come cuscino. E Thomas si era preso la comoda posizione poggiandosi sullo stomaco dell'asiatico.
Era rilassante sia per Thomas che per Minho, riposarsi e sentire il movimento dei respiri del proprio cuscino umano. Chuck non era esattamente d'accordo con quel tipo di sensazione, non che la testa del ragazzo pesasse poco; e neanche Teresa, insomma, prima le distruggevano il letto e interrompevano il suo riposino pomeridiano, e poi conquistavano la sua zona e la usavano come cuscino. Per questo, dopo aver ripreso fiato ed essersi goduta un minimo di pace, li brontolò

-Mi fai caldo Minho, spostati

-La tua testa mi sta per provocare un'emorragia interna, Minho

Chuck approfittò dell'iniziativa presa da Teresa e insieme spinsero Minho giù dal divano letto; questo per non cadere come una pera, afferrò un polpaccio di Thomas, che si era visto privare del suo cuscino umano, e lo trascinò con se. Thomas cadde su Minho, si spostò e si sdraiò a terra vicino a lui. Mugolarono entrambi peri dolore ma poi iniziarono a ridere rumorosamente. Anche i sopravvissuti sul letto risero

-Ragazzi vi adoro, anche se mi avete appena rovinato il tentativo di conquista della base nemica.

-E' colpa di Thomas, io ti stavo aiutando!

Si giustificò Chuck ridacchiando. Thomas si tirò in piedi per difendersi dall'accusa

-Ma eravate due contro uno! Ed era pure una ragazza, non credete di essere poco gentiluomini?

-Teresa non vale come ragazza!

-COME?

Teresa prese il primo cuscino che vide e lo scaraventò senza troppe cerimonie, sul volto di Minho, troppo impegnato a ridacchiare per accorgersene. quando lo colpì fece un verso soffocato e smise di piegarsi su se stesso per via delle risate. Si sollevò sulle braccia, sperando di vedere la sua assalitrice, ma la ragazza aveva prontamente afferrato costume e qualche abito dalla sedia e se ne stava andando in bagno

-Ciao ragazzi io vado a mettermi il costumee!

Chiuse la porta del bagno cantilenando le ultime parole per enfatizzare il fatto che in fondo era stata lei quella ad averla spuntata. Minho provò a conservare la sua posizione gridandogli un "dove vai" retorico, ma si ritrovò con Thomas che ridacchiando se ne tornava in camera e un Chuck che si faceva beffa di lui

-Chuck piantala.

-Oh scusami Minho, non posso mica essere sempre io quello che perde -replicò il ragazzino alzandosi e andandosene dalla stanza- ogni tanto tocca anche a te. Si potrebbe chiamare vendetta indiretta

-Aspettati una mia vendetta traditore!

Ancora una volta avevano tacitamente deciso qualcosa. Sarebbero andati in spiaggia, non curanti dell'orario non adatto, chi esce col caldo delle tre del pomeriggio? Ma poco importa quando si è ragazzi, e a loro importava davvero poco, o niente.
 

 
Thomas aveva attraversato il piccolo corridoio, fino a raggiungere la porta della loro camera. Nello stesso istante in cui varcò la soglia, il suo sguardo andò sul letto castello, dove aveva lasciato il telefono. Senza neanche pensarci tanto, seguendo semplicemente un istinto, allungò il braccio per afferrare il telefono. Non fece neanche attenzione a che notifica era, aprì semplicemente l'applicazione dal menù a tendina, e lesse il nome di Newt.
 

Perchè no, oggi mi toccava una giornata in solitudine, quindi mi faccio volentieri quelle due risate. Ah Thomas... il tuo "qui davanti" per me non ha molto significato. Non ho idea di dove abiti e quale sia la spiaggia. E poi a che ora dovrei raggiungervi?

Sei un disastro, potevi darmi più dettagli!
 


Iniziò a digitare la risposta, poi sentendo i due ragazzi arrivare, si avvicinò a loro con il telefono in mano: non gli aveva ancora detto l'ovvio, in altre parole che Newt sarebbe venuto con loro quel pomeriggio.

-Ragazzi Newt ha detto che viene con noi oggi pomeriggio, andiamo nella spiaggia qui davanti allora?

-Oooh bene bene- rispose distrattamente Minho mentre selezionava un costume dal suo cassetto, rigorosamente ordinato e diviso per sezioni- Si ovvio Thomas, dove diavolo vorresti andare altrimenti!- per terminare la frase aveva alzato lo sguardo verso il suo interlocutore.

-Newt è il ragazzino del bus?- intervenne Chuck mentre si cambiava

-Ragazzino del bus?

-Si è lui Chuck- rispose Minho al posto di Thomas

-Yep, capito. Sembra essere simpatico. Finalmente un mio coetaneo

-Non lo so ancora Chuck, non gli ho chiesto la sua età

-Però devi ammettere che sembra piccolo, insomma, ha un faccino da neonato- Minho accompagnò e ultime parole muovendo le mani intorno al volto, per mimare il faccino rotondo dei bambini

-Un faccino da neonato?!-

Replicò Thomas con la faccia sorpresa, come si fa ad avere un faccino da neonato? Doveva ammettere che pensandoci il ragazzo sembrava davvero giovane, quasi etereo. Si ritrovò a chiedersi quale fosse la sua età, senza sapersi dare una risposta. L'unica cosa che sapeva era che lo trovava tenero. Seriamente Thomas? Come si può trovare una persona tenera perchè ha il "faccino da bambino" e il corpo da "scricciolo di gigante". Okay Minho aveva sempre fatto una brutta influenza su di lui, stava peggiorando ultimamente.

-Mi hai dato del neonato?-
si sentì chiamato in causa Chuck e nessuno si soffermò sulla protesta di Thomas, che se ne restava a osservare immerso nei suoi pensieri.

-Tranquillo, tu resterai sempre il nostro pivellino preferito- Ammiccò verso Thomas, colpendolo col gomito con aria da complice.

Thomas lasciò i due bisticciare e cambiarsi, si sedette sul lettone e rispose a Newt.


Whoa scusami, la prossima volta sarò più scientifico!

Comunque noi usciamo tra qualche minuto, probabilmente. Il tempo di prepararci. Dunque... ricordi la fermata a cui sono sceso? Se devi venire in bus, possiamo ritrovarci lì, mi mandi un messaggio quando sei alla fermata e ti dico verso dove venire, okay?



Indossò le prime cose che trovò sotto mano, infilò i piedi nelle ciabatte e il telefono in tasca. Raggiunse i ragazzi nel piccolo corridoio, e si diressero in spiaggia.
 
 



-Odio questi sassi, sono scomodi

-Il panorama non è male Chuck, non lamentarti

-Lo so Teresa, però non puoi negare che questi sassi siano fastidiosi, mi sembra di essere seduto su milioni di chiodi.

-Hai ragione anche tu

Davanti al loro si estendeva il mare aperto, una nitida linea all'orizzonte separava due blu diversi. In lontananza si vedevano barche di dimensioni più o meno varie, muoversi o stare semplicemente immobili, attraccate per un bagno in mare aperto.
Al confine dell'orizzonte facevano capolino le isole, illuminate dal forte sole pomeridiano e nascoste in alcuni punti da nuvole chiarissime. Uno sguardo soltanto donava una grande pace e tranquillità, facendoti sentire sia molto fortunato sia estremamente piccolo e insignificante, davanti a tutta quella bellezza.
Ne valeva sicuramente la pena, anche se i ragazzi non si dimenticavano di lamentarsi ogni tanto per quella spiaggia fatta di sassi, che rappresentavano la tortura da superare per far un bagno.

-Ma Newt l'abbiamo perso per strada?

Intervenne Minho disteso sul suo telo, con le mani dietro la testa per sentirsi più comodo. Thomas sapeva che l'amico smaniava dalla voglia di farsi un bagno, tutti volevano farne uno. Faceva davvero caldo e ne avevano un gran bisogno.

-Mi ha mandato un messaggio poco fa, dovrebbe essere qui tra poco

Mentre parlava, il telefono vibrò accanto al suo braccio, lo afferrò e vide il messaggio di Newt, che lo avvisava di essere arrivato alla fermata.

-E' lui?- chiese quasi immediatamente Minho

-Si, gli vado incontro, trono subito

Minho si sollevò per guardare il suo amico, e con un sorrisetto malizioso aggiunse.

-eeeh ogni scusa è buona

-Per cosa- replicò Thomas dopo essersi alzato e avviato verso il muretto che separava la spiaggia dalla strada

-Per stare da soli, mio piccolo innocente Thomas- replicò l'asiatico

-Tasta di caspio- dichiarò senza mezzi termini e proseguì per la sua strada.
Raggiunto il marciapiede, guardò se poteva attraversare la strada, e una volta sull'altro lato della strada volse lo sguardo verso la direzione in cui doveva essere la fermata.
Vide Newt, che camminava verso di lui, con una cuffietta nell'orecchio sinistro e una infilata nello scollo tondo della maglietta, che si abbassava mostrando la porzione di pelle sotto la clavicola.
Aveva lo sguardo verso il mare e il suo volto era disteso, in un'espressione che non lo faceva sembrare tenero, ma gli dava un'aria adulta a responsabile, quel tipo di faccia che ti costringeva a spostarti dal marciapiede e cambiare la traiettoria del tuo cammino per farlo passare. Notò che la sua andatura era bizzarra, non erano le ciabatte infradito a causargli quella sensazione, il ragazzo zoppicava realmente, non sembrava avesse dolore, assomigliava più ad un'abitudine presa col tempo, infatti cercava di non porci troppo peso mentre camminava, nonostante non stesse assolutamente guardando il suolo. Aveva ancora quel cappellino di paglia, con piccolo cinturino nero, da cui sbucavano ciocche di capelli biondi, spettinati e mossi a causa del mare e della poca messa in piega che permetteva la situazione.
Thomas si ritrovò a non riuscire a distogliere lo sguardo, nonostante miliardi di domande affollavano la sua mente, in quel momento erano nascoste da pensieri meno razionali. Fissava quel ragazzo senza fare a meno di pensare che fosse inspiegabilmente davvero tenero, resistendo all'impulso di corrergli in contro e strizzargli le guanciotte da bambino 'oddio no, Minho che caspio ti odio' pensò. Iniziò a camminare vero di lui, senza riuscire a fermare lo sguardo, sentiva lo stomaco e le mani formicolare, quel ragazzo gli suscitava la stessa emozione di curiosità che si prova davanti alle novità che sembrano essere belle ma molto più profonde di quello che appaiano esternamente.

-Oh mi scusi

Borbottò quando, senza accorgersene, urtò una signora che incrociò sul marciapiede. SI voltò per farlo, fermando la sua camminata per vedere come stesse. Questa senza troppi mezzi termini fece una smorfia e se ne andò; "ma guarda un po' eh" pensò Thomas, scuotendo la testa e voltandosi per continuare il suo cammino.

-Thomas?

Davanti a lui Newt era fermo con la cuffietta tolta dall'orecchio ancora in mano, a poco più di un metro da lui. La mano destra sulla spallina dello zaino che portava in spalla, spostava ancora di più la maglietta. Thomas per un istante si perse in quegli occhi scuri, che visti da vicino, sembravano non essere realmente neri ma coperti dall'ombra delle ciglia brune davano quell'impressione; si sarebbe aspettato degli occhi chiari su un ragazzo con capelli e pelle chiara, ma non disprezzava quegli occhi scuri. No non li disprezzava per niente, anzi, sembravano confermare che quel ragazzo era come un buco nero, capace di attirare a se qualsiasi cosa che gli passasse vicino, senza però informare nessuno di cosa si trovava là dentro.
Quegli occhi scuri e profondi avrebbero potuto nascondere ogni cosa, e Thomas era troppo curioso per non provare a scoprire cose ci fosse. Quel ragazzo poteva essere paragonato a una parte dell'universo, perchè suscitava in Thomas le stesse sensazioni di quando fissava il cielo la notte o i libri di astronomia, si sentiva meravigliato e infinitamente piccolo e insignificante.
Si rese conto che probabilmente la sua faccia non era delle migliori, neanche la sua espressione stupita probabilmente.  E forse sembrava pure strano, chissà da quanto si era fissato ad osservare l'altro.

-Newt- parlò finalmente, schiarendosi impercettibilmente la voce- ti stavo venendo in contro!

-Tranquillo Thomas! Mi ricordavo in che direzione eri andato, quindi ho pensato d accorciarti la strada. Poco male, andiamo dagli altri?

Terminò il biondino, superandolo

-Certo!- Thomas si affrettò ad affiancarlo nella camminata, lanciando un'occhiata alle cuffiette, entrambe abbandonate dentro lo scollo della maglietta. Poi parlò, perchè sentì che se si soffermava ancora su qualche altro dettaglio avrebbe rischiato di farsi implodere cervello e apparato cardiaco -I tuoi sono andati in spiaggia?

Newt si voltò, continuando a camminare, verso il ragazzo che lo aveva raggiunto- No, sono andati via in barca, dovevano fare qualche ricerca- disse gesticolando un po'- cose di lavoro, sai.-

-Oh beh meglio no? Almeno sei più libero di fare quel che vuoi!

-Più o meno... vogliono che li tenga comunque aggiornati con dei messaggi, che comunque non leggono perchè sono a lavoro, almeno non mi rispondono quasi mai. Soprattutto mio padre.

Thomas si maledisse, non gli era ancora entrato in testa che il biondino non doveva avere un bel rapporto con i suoi genitori? Doveva sempre ricascarci e accorgersene dal tono di voce che calava fino a diventare un soffio? Decise di rimediare

-Vedi quell'apertura nel muretto? Noi andiamo in spiaggia- Imitò delle virgolette immaginarie con le dita, alla parola "spiaggia"- da lì, è abbastanza il vicino al nostro condominio, che è quello lì, quello giallino.

New seguì le indicazioni del ragazzo sostando lo sguardo a seconda di quello che l'altro descriveva.

-Avete un supermercato sotto casa! Che fortuna!

-Beh sì, possiamo scendere e comprare quello che ci serve quando ci va- rispose avvicinandosi al ciglio della strada, per guardare se ci fossero macchine, ne lasciò passare un paio, poi voltandosi verso il biondino continuò il discorso, attraversando la strada- è comodo, soprattutto per noi, che possiamo decidere cosa mangiare e andare a cercarcelo. Eccoli là

Newt vide i tre ragazzi, che si erano voltati chiamati da Chuck, che li aveva visti arrivare. Il ragazzino si era alzato in piedi sul suo asciugamano, sorrideva e sbracciava per salutarli; Teresa li guardava, con un sorriso calmo sul volto, scuotendo leggermente una mano
. E Minho li fissava, li fissava come per passarli allo scanner, con un sorriso in volto che avrebbe potuto significare di tutto, ma Thomas conosceva cosa stava pensando l'asiatico.
Tanto che ebbe paura quando si alzò, indossò le ciabatte per camminare meglio sui sassi, e si diresse verso di loro.
Appena arrivò davanti a Newt, porse la mano e aggiunse- Ciao Fagio, io sono Minho, ora che ne dici di saltare i convenevoli e farci un bagno?- strinse la mano di Newt senza aspettarsi nessuna risposta e tornò agli asciugamani- sto morendo di caldo.

-Buona idea, quel bus era un forno- Il biondino raggiunse l'altro, poggiò lo zaino e stese il suo asciugamano, senza aver però prima salutato gli altri due- Ciao ragazzi

-Io sono Chuck piacere!- era un ragazzino piccolo di statura, lievemente sovrappeso, con un grande sorriso, sembrava una persona buona agli occhi di Newt, una di quelle che è sempre disposta a stare al tuo fianco e a sostenerti. Aveva i capelli riccioli, che gli davano un'aria da cherubino, e poi c'era la ragazza.

-Teresa- Teresa era il suo nome, aveva degli occhi chiari, resi ancora più azzurri dalla forte luce estiva. Donavano un piacevole contrasto con i capelli neri, che aveva sciolto per entrare in acqua. Sembrava tosta, e doveva sicuramente esserlo per sopravvivere con ben tre ragazzi.

Dopo aver velocemente osservato gli altri per crearsi una sua idea personale, si voltò verso Thomas, rimasto qualche passo indietro. Lo guardava, come se fosse in attesa di una sua reazione, di un suo resoconto, e si soffermò ad osservarlo.
Era illuminato lateralmente dal sole, con un'angolazione alta, che formava strane ombre sul suo volto. Gli occhi nei punti colpiti dal sole sembravano essere bollenti pozze di cioccolato in alcuni punti, e dolce miele negli altri. Non poteva negare che quel ragazzo fosse carino.

-Bagno?- propose il biondo, senza distogliere lo sguardo

-Bagno.

Thomas sorrise per rafforzare il concetto, le labbra si schiusero per far fare capolino al sorriso e gli occhi si socchiusero. Quel ragazzo aveva un volto espressivo, che lasciò Newt spiazzato, come il suo cuore, che perse un battito.
No forse "carino" non era esattamente la giusta definizione. Ma si promise che non ci si sarebbe affezionato, in nessun modo, era per svagarsi in vacanza, poi sarebbe tutto sicuramente finito. Ma fino a che c'era tempo, beh, poteva impiegarlo.
Distolse lo sguardo dagli occhi di Thomas, si sfilò la maglietta abbandonandola sullo zaino, lasciò le ciabatte e si avvicinò al bagnasciuga, immergendo i piedi nell'acqua fresca e provando un'immediata sensazione di sollievo. L'altro lo seguì con lo sguardo, con la mente vuota di ogni pensiero. Si avvicinò a lui lamentandosi per via dei sassi fastidiosi, e si fermò di fianco a lui, con le mani sulle ginocchia.

-Odio questi sassi

-Potresti fare il bagno con le ciabatte
Thomas si alzò e lo guardò sollevando un sopracciglio, indeciso sul tono del ragazzo.

-Come fai a non sentire male scusa, per me è fastidiosissimo.

-Beh se pensi che debba passare i sassi per farti un bagno, preferisco sentir dolore che morire di caldo.

Senza rispondere, ma annuendo soltanto, Thomas si lanciò correndo in acqua, fino a raggiungere una profondità tale che gli permettesse di tuffarsi e unirsi gli altri. Newt osservò i muscoli della schiena del ragazzo; erano cosparsi di piccoli nei, le spalle erano ampie e i muscoli non poco notevoli.
Sentì il bisogno di passarci le dita, per saggiarne la superficie e sentirli muovere sotto i polpastrelli. Li vide guizzare sotto la pelle per i movimenti del ragazzo, e il corpo sparire inghiottito dall'acqua limpida.

Forse un pochino poteva sbilanciarsi, ne valeva la pena. Ma solo un pochino. Non poteva dimenticarsi del passato, e non ci sarebbe più ricascato.

E se anche fosse, ormai non credeva di riuscire a provare così tante emozioni.






Angolo disagio
Innanzitutto ringrazio tantissimo

SalamandraSlayer
thomasnewtgally
Sara_grover
_RICORDELLA_
Annabeth_Malfoy1



Che hanno perso tempo prezioso nel recensire quella specie di epilogo! :3 grazie l'ho continuata proprio per voi <3
I personaggi sono OOC, credo di si, insomma, il mio problema è mantenerli fedeli quando hanno una storia divera e legami diversi tra loro. Non sono capace perchè me li immagino cresciuti in un'altra realtà e quindi cambiati lievemente. Spero non siano eccessivamente diversi

Non ci ho messo tanto a scrivere questo ufficiale primo capitolo. Il problema è stato ricoreggerlo, e rileggerlo e ricorreggerlo e, insomma, sono puntigliosa e vorrei che fosse il più decente possibile. Se trovate errori ditemelo, me ne sono sfuggiti tantissimi qua e là ;; (non so com'è la lunghezza del capitolo, troppo? troppo poco?)

Ora la smetto eh, per i prossimi capitoli ho scritto i titoli, per ricordarmi cosa succederà, e verrà fuori qualcosa del passato di Thomas e di Newt, ma con calma, prima un po' di sano fluff. Poi non so se scriverò qualcosina un po' angst, non mi so prevedere (?)

Come sempre le recensioni mi fanno piacere, soprattutto capisco se ho seguito bene i consigli delle personcine tenere qua sopra citate, e soprattutto se la storia vi piace e ne volete ancora!

Ah grazie anche a chi l'ha messa nelle seguite, preferite e ricordate! Grazie pure a chi legge in silenzio! Siete teneri tutti

Ora la pianto e me ne vad, alla prossima!
  
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