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Autore: Pendragon    08/09/2015    7 recensioni
[ Storia Interattiva | Iscrizioni chiuse | 10 posti liberi ]
Il destino è deciso da tre donne che, rintanate in un luogo inaccessibile agli uomini, tessono il filo della vita e lo recidono quando stabiliscono che ormai è troppo lungo. Il loro controllo garantisce equilibrio e giustizia, poiché le Parche sono donne imparziali e ponderate.
Ma se un giorno il filo dovesse sparire?
♦♢♦
«Hermes!» esclamò Chirone. «Aspettavo il tuo arrivo. Che notizie mi porti?»
Rosalee sentì il dio sospirare. «Non buone, Chirone. Non buone.»
«Ovvero?»
«Avrai senz’altro notato, Chirone, che gli ultimi avvenimenti nel mondo sono stati un po’ strani: gli dèi del vento sono come impazziti e gli altri dèi si rifiutano di comunicare con voi.» rispose Hermes. Rosalee guardò Robin e annuì, mordendosi il labbro.
«Senza dubbio. Vorrei sapere a cosa è dovuto.» disse Chirone.
«Il filo, mio vecchio amico.» rispose il messaggero. «Il filo è perduto.»
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Dei Minori, Gli Dèi, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il filo perduto
 
♣ Right behind these waterfalls 
 

Sean Ward

 
 
Sean detestava passare del tempo con questi semidei  fermamente  convinti di poter riuscire in questa impresa e salvare il mondo e l’Olimpo, quando invece probabilmente sarebbero morti. Anzi, si chiedeva perché i nuovi possessori del filo della vita non organizzassero un incontro fra i fili di questi ragazzini e le fauci di una forbice o la lama di un pugnale. Insomma, avevano letteralmente la loro vita a portata di mano, perché non approfittarsene? Non capiva.
C’è da dire che Sean non capiva nemmeno perché questi suoi nuovi compagni fossero così allegri, ricchi di battute che gli facevano venir voglia di privarsi dell’udito e scherzassero così tanto. Erano irritanti, così in armonia.
Come se non bastasse, poi, avevano delle brillanti idee suicide, come buttarsi da un’altezza non trascurabile nelle cascate del Niagara. Quanto potevano essere stupidi? Il figlio di Eris aveva pochissima voglia di seguire quei ragazzi in questa follia ma Annalise, una sua sorella, non gli aveva dato molta scelta, trascinandolo con lei sul punto da dove sarebbero saltati, quasi a dire “ormai fai parte della squadra, verrai a fondo con noi”.
Mentre guardava in basso cercava di capire chi fra gli eroi e i cattivi escogitasse i piani peggiori, dato che da entrambe le parti notava una pianificazione frettolosa e poco calcolata. Non voleva morire con e per loro ed era più che pronta a rimanere lì dov’era, lasciando quei semidei al loro destino… peccato che Annalise gli stesse stringendo la mano, tenendosi pronta a buttarsi e portarsi lui dietro. Sospirò rassegnato e infastidito, ascoltando Robin Hoshizora che contava fino a tre, dando poi il via libera a tutti di lanciarsi verso il destino.
Mentre malediva il momento in cui quei due, Cora e David, si erano presentati alla sua porta, pentendosi di non avergli fatto assaggiare l’oro imperiale dei suoi proiettili, sentì che la sua caduta veniva frenata, avendo la sensazione di essere sorretto. Si guardò intorno, rendendosi conto che un ammasso d’acqua si era alzato, frenando per un attimo e poi rallentando la loro caduta. Lo sguardo di Sean si posò su Logan Matthews che, alzando le braccia al cielo, usò quella massa d’acqua come uno scivolo, seguito a ruota da Rosalee Burkhardt che, prima di scivolare, aveva afferrato Neal Olsen e Anja Truegeeps per mano, portandoli con se. Alzò gli occhi al cielo, lasciando che l’acqua si abbassasse, fino a lasciarlo con leggiadria in quella specie di lago formatosi al di sotto delle cascate.
L’acqua era chiaramente mossa, ma non abbastanza da dar loro grandi difficoltà. Ci fu un breve attimo di silenzio, dove tutti analizzavano la situazione e ciò che avevano appena fatto, e questo momento conobbe la parola fine quando la risata felice di Rosalee si fece sentire, seguita da un «È stato come all’acqua park!» pronunciato con grande convinzione.
Annalise si voltò in direzione della figlia di Persefone, sorridendo divertita. «Rose ma a che razza di acqua park sei stata?» in tutta risposta la ragazza si strinse nelle spalle, rispondendo con un semplice sorriso. Fu il turno di Neal di intervenire, cambiando completamente discorso mentre guardava in alto, strizzando gli occhi per vedere meglio che poteva senza gli occhiali che aveva lasciato nello zaino sul pegaso.
«Secondo voi cosa vedono?» chiese alludendo ai mortali.
Il figlio di Eris sbuffò, guardando infastidito il figlio di Asclepio. «Ora come ora sapere cosa passa per la mente di quei mortali non è esattamente la mia priorità.» rispose scontroso.
Neal ridacchiò, ammiccando al ragazzo. «Acidone.»
Sean aprì la labbra per replicare ma la sua voce non si fece sentire, dato che fu bloccato da John Greenwood che guardandosi intorno chiese al gruppo che cosa dovessero fare. L’attenzione fu rivolta a Robin, siccome aveva avuto lui il sogno riguardante le cascate del Niagara. Il figlio di Zeus guardò fisso l’acqua scendere in una meravigliosa cascata, ottenendo come risultato il suo nome chiamato un paio di volte da diversi ragazzi che cercavano di attirare la sua attenzione e riportarlo alla realtà.
Sean stava perdendo la pazienza a causa del ragazzo così, senza tanti problemi, nuotò più vicino a lui e lo scosse per le spalle. «Hey fulmini e saette! Torna sulla terra!» lo rimproverò.
«Scusate,» disse Robin. «è che nel mio sogno lei era lassù – e con l’indice indicò un punto in alto sulla cascata – e noi siamo qua giù.»
«Abbiamo rischiato di finire come frittate di semidei abbandonate nell’acqua per niente?» chiese Alec.
«Non necessariamente.» intervenne Zoey, attirando l’attenzione su di lei. «Se lei è una dea poteva star fluttuando.» spiegò con tono assente.
Così Jasmine intervenne, sottolineando quello che ovviamente dovevano fare: andare a vedere dietro la cascata. Senza bisogno di dire altro i semidei presero a nuotare in direzione della cascata, venendo poi fermate dall’immancabile pessimismo di Alec Baldwin.
«Non sarà pericoloso?» chiese. «Insomma, potremmo annegare o…»
Non riuscì a finire la frase dato che Rosalee, voltandosi verso di lui, impedì con una canzoncina alle sue parole di venir fuori. «Zitto e nuota, nuota e nuota» gli altri si misero a ridere per il riferimento azzeccatissimo della figlia di Persefone e ripresero a nuotare verso la loro meta, dove una dea non ben identificata aspettava di fare la loro conoscenza.
Zoey, che era più avanti assieme a Robin, annunciò al gruppo che lì dove si trovava lei si riusciva a toccare, anche se si rischiava di scivolare. Tutti gli altri raggiunsero quel punto, cercando di rimanere in piedi e non cadere a causa della fora dell’acqua. Neal si aggrappò a lui per evitare di cadere, rischiando di fargli perdere l’equilibrio. Gli scoccò un’occhiataccia, al quale il figlio di Asclepio rispose con un sorriso per nulla turbato.
«Dunque,» iniziò John guardando la cascata. «chi vuole aprire le danze?» chiese. Anja avanzò, reggendosi ai suoi amici per evitare di cadere, e strizzando gli occhi fece un salto, superando la parete d’acqua. Logan la imitò, raggiungendola poi dietro la cascata.
«Ragazzi!» chiamò il figlio di Apollo. «Qui c’è una grotta.» comunicò. Uno alla volta i semidei superarono quella massa d’acqua, finendo sull’ingresso di una grotta nascosta.
«Abbiamo appena scoperto una nuova grotta!» annunciò allegro Logan.
Annalise poggiò la mano su una parte della parete umida, rispondendo distrattamente a Logan. «Io non sarei tanto felice, se fossi in te. Qui potrebbe esserci qualcuno che tenta di ucciderci.»
Il figlio di Eris guardò la sorella, inarcando un sopracciglio  e incrociando le braccia al petto. «Non importa dove andiamo, Annalise, c’è sempre qualcuno che cerca di ucciderci. Qual è la differenza?»
«Già, e magari noi non ce ne accorgiamo nemmeno.» mormorò Rosalee, anche se Sean riuscì a sentirla bene. Alphard le strinse il braccio, scoccandole un’occhiata ammonitrice. Sean la guardò, voltandosi dall’altra parte e ignorandola. Con nonchalance indicò una direzione, proponendo agli altri di addentrarsi  per scoprire che cosa si nascondesse la dentro, iniziando ad avventurarsi per primo, senza aspettare gli altri che, comunque, non ci misero molto a raggiungerlo e seguirlo.
Gli unici rumori che si sentivano in quel luogo erano delle piccole gocce d’acqua che cadevano a terra, producendo un suono che in quel frangente suonava parecchio inquietante, e i loro respiri. Nessuno parlava, nessuno cercava di smorzare la tensione. Solo due rumori.
In quella grotta tutto era uguale, tanto che Sean sospettò di star girando in tondo quando qualcosa interruppe la monotonia di quella grotta, sorprendendo tutti: una stretta scala di pietra a chiocciola, che sembrava scavata nella roccia, si presentò davanti ai semidei. Iniziò a salire e poi si voltò dietro, vedendo che gli altri fissavano la scala. Sbuffò, parlando per la prima volta da quando si erano avventurati in quella grotta. «Volete darvi una mossa o preferite rimanere lì a fissare la scala?»
Zoey lo guardò incrociando le braccia al petto e arricciando il naso. «Stiamo andando in un posto di cui non sappiamo nulla e non abbiamo nemmeno un piano.»
Alle parole della figlia di Atena il ragazzo alzò gli occhi al cielo. «Quanto la fai lunga! Qualcosa ci inventeremo.» rispose Sean, poggiandosi con la schiena alla parete della grotta. Fece un gesto con la mano come a dire “fai pure” prima di aggiungere: «Ma va bene, prenditi tutto il tempo che vuoi. Lascia morire altre persone innocenti.» e dovette reprimere un sorrisetto mentre diceva l’ultima frase, poiché sapeva bene di aver toccato il tasto giusto. Gli avevano raccontato di un certo Paul, il ragazzo di Zoey che era stato la prima vittima. Lei strinse i pugni, guardando il vuoto e stringendo le labbra in una linea sottile. La figlia di Atena riaprì le mani, avvicinandosi alla scala e iniziando a salirla, superando Sean senza degnarlo di uno sguardo.
Iniziarono a salire anche gli altri e quando John fu vicino al figlio di Eris gli scoccò un’occhiata molto eloquente, per poi dargli una pacca sul braccio. «Cerca di essere più sensibile.» e continuò a salire, mentre Sean lo guardava con un sopracciglio inarcato. Scosse la testa, smuovendosi dalla postazione in cui era rimasto fermo e continuando la scalata.
Mentre salivano Jasmine, la fin troppo allegra figlia di Philotes, decise che era il caso di parlare. «Esattamente da quando da eroi siamo diventati speleologi?» chiese.
«Da quando gli dei si sono resi conto che non siete tagliati per fare gli eroi.» rispose caustico Sean.
Lei ridacchiò, per nulla turbata da quello che il ragazzo aveva detto, e poi continuò a parlare. «Sinceramente ho sempre pensato che sarei diventata una comica, in futuro.» affermò convinta. «Volete una dimostrazione?» propose candidamente, salendo con attenzione i gradini. Il “no” generale fu pronunciato con estrema decisione e fu seguito da un borbottato “pubblico difficile” da parte di Jasmine che se già fu poco considerato sparì totalmente dopo un’esclamazione di Zoey che era arrivata in cima.
Tutti si affrettarono a raggiungere la cima, rimanendo senza fiato dopo aver visto delle bellissime colonne in stile corinzio, bianche come il latte e molto alte; erano quattro e reggevano il classico tetto di un tempio antico. Ecco cosa nessuno si sarebbe mai aspettato: un tempio nascosto dalle Cascate del Niagara.
«Ho una brutta sensazione.» mormorò Annalise e Sean non poté far altro che concordare con la sorella perché tutto in quel posto gridava loro di girare i tacchi e andarsene alla velocità della luce.
«Oh, cara, ma perché dici così?» sopraggiunse una voce estranea che fece sobbalzare i semidei. 
Davanti a loro era comparsa una donna che, con estrema grazia, era seduta sul bordo di un pozzo. Indossava un vestito color porpora, in perfetto stile romano, che le arrivava fino alle caviglie e che sotto al seno era stretto da una cinta color oro. I capelli castani erano raccolti in un mezzo chignon alto, con il resto dei capelli sciolti in morbide onde. Gli occhi erano grandi, di un intenso azzurro cielo, e messi in risalto da delle lunghe ciglia scure. Era una bella donna e Sean ci avrebbe messo la mano sul fuoco che dietro quella bellezza si nascondeva una grande cattiveria e una serie interminabile di guai per loro. Il suo sguardo era rivolto verso le profondità del pozzo, dove probabilmente uno specchio d’acqua stava riflettendo la sua immagine, e il suo braccio destro si muoveva assieme alla sua mano che stava agitando l’acqua limpida.
I semidei imbracciarono le armi, tenendosi pronti a qualsiasi mossa la donna volesse compiere. Rivolse lo sguardo verso i ragazzi e lasciò distendere le labbra in un sorriso divertito, dando poi sfogo ad una risata  cristallina e sincera. I semidei si guardarono, confusi da quell’atteggiamento.
Lei smise di ridere, senza però permettere al sorriso di abbandonare il suo volto. «Che cari, abbassate pure quelle armi.» disse tranquillamente e con serenità, riportando lo sguardo verso l’interno del pozzo. «Non siamo qui per combattere.» aggiunse, sorridendo affabile.
John abbassò il suo pugnale, mantenendo lo sguardo sulla donna che, con serenità, sorrideva  e spostava  i suoi occhi azzurri su tutti i semidei, uno alla volta. Il figlio di Afrodite inclinò la testa di lato, assottigliando gli occhi mentre studiava meglio la sconosciuta. «Quindi lei… è dalla nostra parte? Ci aiuterà?» investigò con questa semplice domanda il ragazzo, con la stessa genuina curiosità dei bambini.
Lei scoppiò in una fragorosa risata, come se il ragazzo avesse appena raccontato la miglior barzelletta della storia. «Io aiutare voi?» continuò ridendo, portandosi una mano sul ventre.
«Deduco che questo sia un no.» comunicò Logan a bassa voce, tenendo alta la sua spada.
«Perciò lei è dalla parte dei buoni o dalla parte dei cattivi?» chiese Neal, non capendo, come tutti gli altri, l’affiliazione della donna e le sue intenzioni.
Si guardò le unghie annoiata. «Io non sto dalla parte di nessuno» asserì. «non mi schiererei mai con i bugiardi
Zoey schioccò le dita, i suoi occhi divennero più vivaci  mentre faceva sapere a tutti che cosa le stesse passando per la testa in quel momento. «Ragazzi, “la verità starà ferma nella limpida acqua a specchiarsi”. È lei la “verità”» disse virgolettando per aria la parola verità con le dita. «Lei è Veritas, la dea della verità.»
La dea applaudì, confermando la deduzione della figlia di Atena. «Vedo che hai studiato, Zoey Baston.» disse alzandosi e muovendo qualche passo in direzione dei semidei. I suoi occhi sembravano pregustare un macabro divertimento che di lì a poco si sarebbe accinta a provare. Spalancò le braccia prima di parlare di nuovo. «Be’, avete intenzione di rimanere lì?» chiese divertita.
«Direi di sì.» rispose Neal, stringendosi nelle spalle.
«Ne sei sicuro, figlio di Asclepio?» disse alzando un mano e chiudendola a pugno, tirandola verso di sé. Come tirati da una corda invisibile, quella che “usavano” i mimi nei loro spettacoli, i semidei vennero trascinati dentro e, con un altro gesto, mise i semidei letteralmente con le spalle al muro, tenendoli bloccati tramite una forza invisibile alle pareti del suo tempio nascosto.
«Qualcuno non è molto aperto alla volontà altrui.» disse Annalise, lottando per sconfiggere quella forza, cosa che chiaramente si rivelò perfettamente inutile. Veritas ignorò la figlia di Eris, camminando tranquilla davanti ai semidei. Si fermò davanti a Sean, sorridendo trionfante, e si avvicinò al ragazzo. Fissò le sue antiche pozze color cielo sul viso del figlio di Eris, come se volesse studiarlo e scoprire i suoi segreti più nascosti.
«Sean Ward» sussurrò, assumendo un’espressione soddisfatta. «Tu sei proprio amico della verità, non è vero?» aggiunse sarcastica, inarcando un sopracciglio. «C’è qualcosa che vorresti dire ai tuoi amici?»
Sean strinse i pugni e guardò con fredda rabbia la dea. «No.» rispose duramente.
Veritas rispose con tono di scherno a quell’affermazione. «Su, su, non essere timido.» disse ridacchiando, facendo distendere in seguito le sue labbra in un sorriso mellifluo. «Non preoccuparti, caro, posso aiutarti io a parlare.» e dopo aver detto ciò alzò una mano, stringendola a pugno con uno scintillio sadico negli occhi. Sean si sentì come se un enorme peso gli fosse stato depositato sul petto e respirare divenne faticoso e doloroso. Gli venne un nodo alla gola che non riusciva a spiegarsi e percepì una goccia di sudore che gli scendeva dalla fronte. Nella sua testa si affollarono una marea di parole, parole dapprima sconnesse fra loro, come se le stesse leggendo a caso da un dizionario, ma che poi trovarono ordine in una frase. Una frase che Sean non avrebbe mai pronunciato.
Le parole premevano per uscire, desideravano essere udite da tutti, ma Sean usò tutta la sua forza di volontà per tenerle al sicuro nella sua mente, lontano dall’orecchio degli altri.
Più quella tortura andava avanti, più respirare diventava complicato. Riusciva a prendere mezzi respiri a intervalli di tempo irregolari e distanti fra loro, ottenendo come risultato un dolore bruciante all’interno del petto e un senso di vertigini e nausea. Ma Sean non cedette.
La dea lo guardò infastidita, stringendo più forte il pugno e aumentando il dolore che provava il ragazzo, estorcendogli un gemito di dolore. Il figlio di Eris si sentiva così vicino alla morte, in quel momento, ma ad un tratto percepì l’odore di ozono nell’aria, seguito da un fulmine che si abbatté sulla dea, scaraventandola indietro per terra.
I semidei caddero, ma furono rapidi a rimettersi in piedi per prepararsi ad un sicuro futuro attacco della dea. Sean si rialzò a fatica, a causa della  testa che girava e le gambe che tremavano per l’esperienza appena passata. Phoebe e Alphard gli offrirono immediatamente aiuto, reggendolo fino a che lui non gli scansò con poco garbo dato che era in grado di reggersi in piedi da solo. Lanciò uno sguardo a Robin, il figlio di Zeus che aveva chiaramente evocato il fulmine, e lo guardò con un lampo di ammirazione negli occhi. La sua attenzione venne riportata su Veritas quando si udirono delle imprecazioni strascicate in un sussurro. La dea della verità si alzò lentamente e Sean capì che era più furiosa e, di conseguenza, più pericolosa di prima.
Mosse qualche passò avanti e fissò i semidei con occhi incandescenti di ira pura. «Credevate sul serio di potermi fermare con un semplice fulmine?» sibilò, continuando ad avanzare furiosa. Phoebe cercò di rallentarla, facendo crescere delle radici che andarono ad avvinghiarsi alle sue caviglie. Veritas non riuscì a liberarsene per qualche secondo, ma quando ci riuscì i semidei avevano già impugnato le armi. Con un gesto fece fare un volo a tutti, imprigionandoli di nuovo con quella forza, meno che a Robin, che era rimasto da solo in balia della dea. Non riuscì ad usare la sua pistola, in quanto lei lo disarmò furiosa e lo spinse contro il muro, spingendo con forza una mano sul suo petto.
«Come hai osato?» ringhiò furiosa.
Robin la guardò e rispose con coraggio. «Lo stavi uccidendo» mormorò. «non potevo lasciartelo fare.»
«Oh, bene, bene» disse, e il suo tono fece venire i brividi a Sean. Veritas rivolse il palmo della mano libera verso il cielo, facendo materializzare su di essa un pugnale. Il figlio di Eris si rese conto che sulla lama c’era un liquido che cadeva in lente gocce sul pavimento. Aveva capito le intenzioni della dea.
Con un colpo secco e deciso affondò la lama nello stomaco del figlio di Zeus, rigirandolo per infliggerli più dolore. «Scegli meglio per chi morire, la prossima volta» disse, allontanando la mano dal petto del figlio di Zeus che scivolò fino ad arrivare a terra, con le labbra sporche del sangue che sputava e il pallore della morte che si faceva spazio sulla sua pelle.
«Robin!» urlò Rosalee spaventata, mentre lacrime amare le scendevano lungo le guance.
Si voltò verso gli altri con un sorriso folle sul viso. «Allora!» esclamò contenta. «Chi è il prossimo?»
«Vuoi la verità, Veritas?» disse furiosa Annalise. «Sei una codarda!» le urlò contro. Sean pensò che sua sorella dovette essere pazza e dovesse considerare la sua vita davvero poco per comportarsi così.
Logan non ci pensò due volte a darle man forte, rivolgendosi alla dea con lo stesso tono della figlia di Eris. «Sì, preferisci immobilizzarci con i tuoi stupidi poteri che affrontarci ad armi pari.»
Lei inarcò un sopracciglio, guardando con un’espressione indecifrabile i semidei. «È questo che credete?» il suo tono era calmo, in perfetto contrasto con i suoi occhi pervasi dalla rabbia.
«Non è quello che crediamo.» affermò Zoey, stringendo con forza il suo arco e facendo scivolare la sua mano libera verso la faretra da dove spuntavano numerose frecce.
«Tesoro, è la pura verità.» continuò poi Neal con non curanza, sistemandosi gli scompigliati capelli impregnati di quella chiarissima tinta bionda.
Veritas rimase in silenzio e immobile per una manciata di secondi, annuendo poi con fare annoiato. «Come volete.» concesse. «Ma sono comunque una dea, e voi degli stupidi piccoli semidei. Non avete speranze.» non appena finì la frase una freccia fu scagliata verso di lei, fermandosi a pochi centimetri dal suo volto perché riuscì ad afferrarla in tempo con spaventosi riflessi. Sean si voltò verso Alphard, il ragazzo che aveva scagliato la freccia, e mormorò un “idiota”.
«Bel tentativo» replicò sprezzante la dea, lasciando cadere la freccia a terra. «ma temo che dovrete impegnarvi di più.»  e scoppiò in una fragorosa risata.
«Ci serve un piano.» mormorò Alec, osservando la dea ridere. «Adesso.»
Sean si guardò velocemente intorno, posando gli occhi sul pozzo su quale la dea era precedentemente seduta. Gli si accese un’idea in testa per liberarsi di quella fastidiosa dea. «Facciamola avvicinare al pozzo» sussurrò. «e poi buttiamola dentro.»
«Avete intenzione di rimanere lì?» chiese Veritas.
Logan fece un passo verso la dea. «Calma, sorella, un po’ di pazienza.» disse. «Stavamo organizzando una serata pizza e film, se vuoi sei la benvenuta.» scherzò il figlio di Apollo, facendo roteare la spada che aveva in mano. Veritas, in tutta risposta, alzò una mano e Logan si portò una mano al collo, lasciando cadere la spada per terra. La dea lo stava soffocando, e a quel punto intervenne Rosalee che colpì la spalla della dea con una delle sue frecce, facendo in modo che lasciasse Logan.
Il figlio di Apollo puntò il dito contro Veritas e, con voce flebile, disse: «Non vale, questi sono poteri da dea.»
Sean sbuffò sonoramente, incredulo della stupidità di quel ragazzo, e impugnò la sua pistola, puntandola verso Veritas.
«Non possiamo batterla con la forza» disse Zoey al suo fianco, mentre bersagliava con Rosalee e Alphard la dea di frecce, facendo scivolare dalle ferite il sangue color oro che caratterizzava gli immortali. Neal mise Ileos, la sua spada, nel fodero e, con un grande sorriso, corse fino a mettersi dietro al pozzo. Sean si chiese che cosa avesse in mente il figlio di Asclepio, e quando lo scoprì non sapeva in che sezione catalogare la sua idea.
In pratica aveva attirato l’attenzione della dea su di sé e aveva cominciato a sputar fuori una serie di bugie, facendo innervosire Veritas. Presto anche gli altri abbandonarono l’idea di sconfiggere Veritas con le armi e si aggregarono a Neal.
«Smettetela! State zitti!» urlò la dea furibonda, avvicinandosi sempre di più al pozzo. Il figlio di Eris colse al volo l’occasione, puntandole la pistola contro e premendo il grilletto. La colpì al fianco, e mentre era distratta a coprirsi il fianco con le mani imbrattate di icore lui corse verso di lei, spingendola e facendola finire nel pozzo. Si voltò velocemente verso Alphard, puntandogli il dito contro. «Tu!» lo chiamò. «Usa un po’ della tua magia per bloccarla qui!»
Il figlio di Ecate rimase spiazzato, ma si riprese subito e mormorò delle parole in greco antico. Dal tetto si staccò un grosso pezzo di pietra avvolto da un’aura violacea che andò a posarsi sull’apertura del pozzo, sigillandolo. «La tratterrà per un po’, dobbiamo andarcene.» disse.
Rosalee e Neal si precipitarono verso il corpo di Robin, steso per terra inerme. La figlia di Persefone chiedeva con voce tremula all’amico di fare qualcosa, ma Neal rispose che ormai Robin era morto, non potevano farci nulla. Aveva perso troppo sangue e, in più, il pugnale della dea era avvelenato. Neal abbracciò forte Rosalee, accarezzandole i capelli castani per darle un po’ di conforto. Sean storse la bocca in un’espressione disgustata e fece per distogliere lo sguardo, quando qualcosa attirò la sua attenzione di nuovo su quella scena. Il corpo di Robin stava sparendo pian piano, sciogliendosi in polvere che venne spazzata via dal vento con delicatezza.
«Ma che diamine?» esclamò Annalise. Tutti fissavano il punto in cui si trovava precedentemente il corpo di Robin, confusi da quello che era successo.
Però ci pensò la voce di Jasmine a distrarli. «Non chiamatemi insensibile ma… ecco la chiave.» disse la figlia di Philotes, indicando una gemma color verde mare incastonata fra le pietre del pozzo.
«Quella della profezia?» chiese John.
«Sì,» confermò Jasmine. «o, meglio, una parte della chiave. Vi spiegherò dopo.» avvicinò le dita alla gemma, mordendosi il labbro e tirandola, non sena difficoltà, fuori da quell’insieme di pietre. Accennò un sorriso soddisfatto, sorriso che durò poco dato che il pozzo cominciò a tremare e le urla di una donna iniziarono a farsi sentire. I ragazzi si scambiarono occhiate eloquenti e presero a correre verso un’apertura davanti a loro. Si ritrovarono sull’orlo di un piccolo precipizio nascosto dalla cascata e Jasmine, senza pensarci due volte, fischiò.
In pochi attimi videro i pegasi volare verso di loro, fermandosi due alla volta davanti al precipizio e facendo salire i ragazzi per poi ripartire una volta presi tutti.
 
 
I pegasi gli avevano portati a ripararsi nel primo boschetto che avevano trovato e, una volta lì, avevano provveduto a curarsi e a riscaldarsi davanti ad un fuoco.
Ormai il sole aveva lasciato il suo posto alla luna e tutte le sue stelle, e Sean era poggiato con la schiena contro il tronco di un albero con le braccia incrociate al petto, in disparte. Osservava, con fare annoiato, le varie scenette che mettevano su i suoi compagni, come Jasmine che raccontava terribili barzellette a Phoebe e Alec, Neal e Logan che cercavano i far capire a John che il suo era solo un bernoccolo, non avrebbe avuto una commozione celebrale e non sarebbe morto nel sonno e Rosalee che, seduta accanto ad Anja, osservava ciò che la figlia di Efesto scriveva sul suo blocchetto e le rispondeva.
«Ti godi lo spettacolo?» gli sussurrò una voce famigliare. Sean pensò di esserselo immaginato, perciò non ci prestò tanta attenzione. «Sean, vieni nel bosco. Ti dobbiamo parlare.» continuò. Il figlio di Eris guardò ancora i suoi compagni e, quando fu certo che nessuno di loro gli stava prestando attenzione, si addentrò lentamente fra gli alberi, non trovando però nessuno.
«Sarà la stanchezza.» borbottò, e fece per ritornare all’accampamento improvvisato. Quando si voltò, però, sobbalzò dato che davanti a lui c’erano delle figure. Vide un ghigno divertito formarsi sul loro volto e, regalando loro un’occhiataccia, disse: «David, Cora… e tu chi sei?» c’era un’altra ragazza insieme a loro, una che non aveva mai visto.
«Hesper Graves» si presentò. Lui annuì, riportando la sua attenzione sui ragazzi che lo avevano portato via dalla sua tranquillità.
«Che ci fate qui?» chiese.
David si strinse tranquillamente nelle spalle. «Volevamo vedere come andava.» rispose con un sorrisetto. Sean alzò gli occhi al cielo.
«Che informazioni hai?» tagliò corto Cora.
Sean scosse il capo, passandosi una mano fra i capelli scuri. «Non molto, a dire il vero. So solo che c’è questa misteriosa chiave. Non so che chiave sia, però.»
Hesper ci pensò su e poi rispose: «Non è importante che tu lo sappia, l’importante è che tu ce la faccia avere.»
David e Cora guardarono Hesper confusi, chiedendo spiegazioni. La figlia di Zefiro fece un gesto con la mano e mormorò un “lasciate perdere”. «Tu facci avere quella chiave» ripeté Hesper. «E tieni, tienici informati con questo.»  e detto ciò, gli passò un piccolo specchietto. Sean lo guardò, esaminandone ogni centimetro, e poi decise di metterlo in tasca.
«Lo sapevo.» esordì una nuova voce, conosciuta anche essa. Sean imprecò il silenzio, mentre si voltava e vedeva la figura di una ragazza.



Pendragon's Notes

Heeey! What’s up you guys? Pendragon is here 
Scusate, scusate, scusate ç_ç sono in un super ritardo! Questa settimana è stata un enorme ammasso di imprevisti che non mi hanno permesso di postare il capitolo :\
Giuro che non lo farò più :c universo bastardo permettendo
Però dai, mi posso far perdonare con questo capitolo lunghetto u.u
Dunque!
I nostri semidei, dopo essersi fatti un bel bagnetto nelle cascate del Niagara trovano una bella grotta e, cantando le canzoncine di Nemo non fate domande, ci entrano e giocano ai piccolo speleologi! Yay, che gioia!
Avete visto chi è venuto a trovarci? L'adorabile Veritas! Che amore che è, vero? :3
...
...
Facciamo un ultimo saluto a Robin Hoshizora, che in questo capitolo ci ha detto addio. *parte una canzoncina triste* non uccidetemi, io vi amo <3
E ok, andiamo avanti!
Che cosa sarà mai questa chiave? Eeeehhh, lo scoprirete più avanti, io non vi dico niente uu e nemmeno Jasmine. Hesper
Ora, chi sarà la ragazza che ha parlato a fine capitolo? Dai che è facile uu
Any guess?
Va bene, io non so più cosa dire :'3
Vi ringrazio davvero tantissimo per le bellissime recensioni che mi lasciate, siete dolcissimi! *^* parlando delle recensioni... volo a rispondere a quelle che ho lasciato senza risposta :')
Alla prossima, cupcakes!
Baci,

 
Pendragon  
  
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