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Autore: jellyfish    07/02/2009    1 recensioni
Balor, dio della morte, decide di prendere moglie e sceglie la bellissima dea dell’amore Branwen. Dal matrimonio nascono tre figlie femmine che il dio della morte educa come sue future aiutanti. Ma cosa succederebbe se una di loro si dovesse innamorare di uno dei mortali, che invece dovrebbe uccidere? Scatenerebbe di sicuro l’ira del padre. “-saranno le mie eredi. Diventeranno il mio braccio destro. Appena avranno compiuto tutte cinque anni, le educherò io, come più mi aggrada. Mi avete capito? -sì, ma non ho intenzione di ascoltarvi! Non me le porterete via e non ne farete dee di morte e di disperazione come voi! Non lo permetterò- la voce della dea adesso era forte e acuta, disperata quasi. Sapeva benissimo che le sue erano solo vuote minacce, Balor avrebbe fatto comunque quello che voleva e nessuno lo avrebbe mai fermato.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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XI

XI

 

Macha e Natan avevano continuato a vedersi, nonostante quel piccolo incidente. Per circa una settimana, la dea pretese che il ragazzo continuasse a nascondersi nella grotta della montagna, almeno fino a quando non si sarebbero un po’ calmante le acque. Intanto, tra il giovane mortale e la bella dea si stava creando sempre più un rapporto di profondo affetto. Lui era completamente innamorato della sua bella dea e lei, nonostante provasse e riprovasse a resistergli, non riusciva a vincere la tentazione di andare da lui ogni volta che ne aveva l’occasione. Non riusciva a resistere al suo sguardo, alla sua pelle calda, al suo abbraccio morbido, al suo fiato caldo sul suo collo. Dopo non molto, le sue resistenze cedettero del tutto e lei non riuscì, e non volle riuscire, a sfuggire alle sue labbra e ai suoi baci ardenti. Tutto il suo essere era per lei un richiamo irresistibile, aveva bisogno di vederlo, sfiorarlo, baciarlo. Per lui era la stessa cosa. Senza nemmeno sapere come, Macha si ritrovò ad essere innamorata di lui. Tuttavia, incessanti paure la attanagliavano ogni volta che stava per andare da lui; non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui, di chiedersi se per caso fosse stato scoperto e se la sua vita fosse stata presa crudelmente da una delle sue sorelle o dallo stesso padre, o se, forse la cosa che temeva di più, che lui ad un certo punto avesse perso la capacità di vederla. Tutte le sue paure svanivano di colpo, non appena incontrava i suoi occhi viola e volava felice tra le sue forti braccia. Nessuno sapeva di quello che le stava accadendo, tranne sua madre, la quale ormai era diventata la sua confidente insieme alla cara e discreta Olimpia. Dopotutto, anche sua madre aveva un enorme segreto e lo stava condividendo proprio con lei e Olimpia; ormai loro tre erano come una coalizione contro la tirannia di Balor e, anche se non potevano fare nulla per sminuire il suo potere, potevano sostenersi l’un l’altra. Ma tutto questo non sarebbe durato ancora per molto tempo.

 

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Tre mesi più tardi, una strana sensazione di errore e di disagio non aveva ancora abbandonato la mente e il cuore del grande dio Balor. Cosa mai poteva turbare la coscienza del dio della morte? Non di certo tutto il male che faceva alla moglie e alle figlie, di quello nemmeno si preoccupava. C’era qualcos’altro e voleva assolutamente scoprire cosa fosse.

-Tonke!

-s-sì? Mi avete chiamato, signore?

-certo che ti ho chiamato!

Tonke era al suo servizio da anni, ma ancora non si era completamente abituato alla presenza imponente del suo padrone. Ogni volta che gli veniva rivolta la parola dal dio, si sentiva serrare lo stomaco in una morsa d’acciaio, spalancava con un movimento involontario i suoi piccoli occhietti e con espressione timida e impaurita si inchinava ai suoi piedi. Si sarebbe mai abituato alla sua condizione di servitore del dio? Probabilmente no.

-cosa desiderate?

-mi devo assentare per qualche ora. Fammi trovare la cena pronta

-certo, signore

Tonke si dileguò dalla porta della sala, dopo un profondo inchino, mentre Balor si alzò dal suo trono dorato. Si concentrò per qualche secondo e senza indugiare ulteriormente si ritrovò nel mondo degli umani. Espanse la mente alla ricerca del problema che gli disturbava da mesi il sonno e finalmente capì di cosa si trattava. Sentiva la presenza di una delle sue figlie insieme a quella di un umano destinato a morire da tempo. La collera iniziò a salire su per la sua schiena muscolosa, gli percorse i pugni stretti in una morsa distruttiva, raggiunse il collo evidenziandone le vene pulsanti, gli serrò la mascella e gli corrugò la fronte. Le piccole rughe della pelle ruvida del dio adesso erano delle profonde rughe di cieca rabbia. Badb non era di sicuro, Nemain nemmeno, doveva essere per forza Macha. Come poteva quella piccola figlia ingrata anche solo pensare di prendere in giro suo padre? Con i pugni ancora stretti, tornò rabbioso a palazzo e arrivò proprio davanti a Tonke, che in quel momento stava preparando la sua cena. Quando si materializzò nella sala da pranzo, il servitore sobbalzò spaventato e quasi fece cadere un prezioso piatto di porcellana, pieno di ogni genere di frutta che piacesse al dio.

-come mai avete fatto così presto, signore?

La voce di Tonke era rotta e tremante per la sorpresa e lo spavento di essersi trovato di fronte il suo padrone molto prima dell’orario previsto per il suo arrivo.  

-fate chiamare immediatamente le mie figlie!

-certo, subito!

Tonke aveva capito perfettamente dal tono della voce del dio che qualcosa era andato storto in ciò che doveva fare. Non si fece ripetere due volte l’ordine e con le sue gambine scattanti si precipitò di corsa fuori per chiamare le tre dee. Ne trovò subito due, Badb e Nemain, in una piccola camera, magnificamente arredata con mobili e tendaggi color oro e abbinati ai tappeti e agli arazzi che ricoprivano le pareti, che fungeva da salotto.

-dov’è vostra sorella?

-perché la cerchi?

Il servitore aveva il fiatone per la fretta e l’agitazione.

-vostro padre… vi-vi sta cercando e… e sembra alterato

-arriviamo subito

Nemain non sembrava nemmeno che avesse sentito il breve scambio di battute tra sua sorella e Tonke, mentre Badb aveva assunto un’aria preoccupata; sapeva bene di cosa poteva essere capace suo padre quando era arrabbiato. Si chiedeva però quale fosse il motivo della sua rabbia.

Proprio mentre le sue sorelle stavano per entrare nella sala da pranzo per raggiungere il padre, il fedele servitore di Balor vide la terza sorella entrare dalla porta del giardino. Corse verso di lei, facendosi notare sventolando le braccia corte e tozze, e lei alzò entrambe le sopracciglia in segno di stupore.

-vostro padre… vi aspetta… in… in sala… pranzo…

Tonke adesso non aveva davvero più nemmeno un briciolo di fiato. Si sentiva mancare, aveva corso solo da una stanza all’altra e poi verso l’entrata del giardino, ma in una casa come quella, dove i corridoi erano tanto lunghi sembrare quasi infiniti, fare anche un solo corridoio per uno piccolo come Tonke era una gran fatica.

Macha si affrettò ad entrare nella sala da pranzo, dove trovò il padre e le sorelle, tutti seduti attorno ad una tavola enorme e quasi tutta apparecchiata, sulle sedie che Tonke aveva già predisposto per la cena.

-padre, avete fatto chiamare anche me?

La situazione sembrava delle più tranquille.

-certo, cara

Tutto quell’affetto con lei, però, non prometteva nulla di buono.

Balor le tenne nella sala a fare conversazione con lui per una buona mezz’ora, ma nessuna delle tre ne conosceva il motivo e lo stesso Tonke, che intanto continuava a preparare la tavola con discrezione, non capiva dove fosse finita la collera di poco prima. Il dio, però, stava solo fingendo di essere calmo e rilassato. Dentro di sé, urlava e si corrodeva per la furia. Si decise alla fine a congedarle con un affettuoso sorriso, che disarmò completamente le tre figlie.

-Badb, tu resta un attimo

La primogenita inclinò la testa di lato e guardò il padre con espressione interrogativa, ma attese che le altre due se ne fossero andate per fare domande.

-ditemi, padre, cosa posso fare per voi?

-ho un piccolo lavoretto extra per te

-ne ben sono felice

Sulle labbra fredde e marmoree di Badb comparve un sorriso crudele, almeno quanto quello del padre.

-voglio che prendi l’anima di un certo Natan

-ma non se n’era occupata mia sorella qualche tempo fa? È il ragazzo suicida vero?

-sì, è lui, ma tua sorella non ha avuto il coraggio di eseguire gli ordini e l’ho trovata con lui prima

La faccia di Badb esprimeva tutto il suo ribrezzo per quello che aveva scoperto dal padre; non solo sua sorella non aveva eseguito un ordine ben preciso, anzi, si intratteneva anche con lui! Era uno scandalo per la loro famiglia e qualcuno doveva porvi fine al più presto.

-perché non ve ne siete occupato voi di persona quando li avete scoperti?

-perché volevo aspettare che Macha tornasse a casa, devo si sistemare le cose con lei personalmente, quindi qualcun altro si deve occupare del giovane mortale

-ho capito, sarà fatto subito

-lo sapevo che mi sarei potuto fidare ciecamente di te

Badb uscì dalla sala e si teletrasportò nel mondo degli umani, bella e crudele come sempre.

 

  
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