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Autore: MalandrinaLunastorta    09/09/2015    1 recensioni
C'è un momento per tutti in cui si deve lasciare alle spalle il passato ed affrontare il futuro.
Con questa storia, ci lasciamo alle spalle Harry, Ron, Hermione e gli eroi della Seconda Guerra Magica per prenderci per mano assieme a Rose, Albus, Scorpius e i ragazzi della Nuova Generazione.
Lasciatevi condurre in un mondo magico e incantato, antico ma con tanti segreti ancora tutti da conoscere.
Fidatevi di Remus, esperta in Malandrinate, esplosioni di pozioni e Tiri Vispi Weasley!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo secondo. La Sala Grande


Era trascorsa solo un’ora dalla partenza, ma già gli alunni nel treno strepitavano dall’impazienza.
Albus, assorto nei suoi pensieri, ignorava la battaglia che stava infuriando nel cervello di Rose.
“Forse dovrei leggermi ancora una volta il libro di Pozioni, tanto per non farmi trovare impreparata. O forse mi dovrei allenare in qualche incantesimo? Cosa avrebbe fatto mamma al mio posto?”
Nel frattempo, senza porvi attenzione, la bimba si rigirava freneticamente la bacchetta tra le dita, quando le partì un incantesimo involontario che andò ad infrangersi contro la mantella appena indossata dal suo compagno.
Gli occhi spalancati, si profuse in numerose e imbarazzate scuse, aggiustando il danno fatto con un rapido e preciso Reparo.
Il piccolo Potter d’altro canto tratteneva a stento le risate ma all’incantesimo della cugina esclamò ammirato: “Cavoli, Rosie, quando l’hai imparato?”
Rose arrossì, borbottando qualcosa come la mamma, consigli, letture estive e alzandosi in tutta fretta aggiunse: “Vado a fare un giro, devo schiarirmi le idee”
E uscì.

Stava passeggiando da qualche minuto quando avvertì degli strepiti provenire dal fondo della carrozza.
Incuriosita, seguì i suoni finché non si trovò davanti una scena deplorevole.
Tre ragazzini, probabilmente del secondo anno, avevano accerchiato il biondino come lo ha chiamato papà? Serpes? Scorpius? e lo stavano minacciando.
Li riconobbe: erano gli stessi che lo avevano spintonato all’inizio del viaggio.
“Allora, piccoletto, ti senti ancora così coraggioso?”
Con voce incredibilmente calma e il viso colmo di disprezzo, il ragazzino, ignorando il fatto di essere numericamente inferiore, rispose: “A quanto pare, sono l’unico qua in mezzo. Tre contro uno? Non è molto eroico.”
“Senti tu” uno dei tre, evidentemente il più forzuto, lo prese per il bavero e lo sollevò lungo la parete “tappati la bocca o ti concio per le feste.”
“Non è molto difficile” disse mellifluo quello di prima, che sembrava essere il capo della combriccola “devi solo regalarci i tuoi bei galeoni d’oro e noi ti lasceremo andare. Cosa ci vuole?”
Rose intervenne: “Siete dei vigliacchi! Andatevene o vi denuncerò ai Prefetti!”
Quattro paia d’occhi si rivolsero verso di lei, taluni infastiditi, altri grigi? Sembrano gli occhi di una tempesta! incuriositi.
“Senti ragazzina, ti consiglio di andartene o picchieremo anche te, e non ci piace picchiare le donne, anche se brutte e piatte come te.”
“Non è così male, dai” stava dicendo uno dei suoi compagni “ehi, piccolina, vuoi darmi un bacetto?” le si avvicinò con un’aria malintenzionata.
Arrossì infuriata: “Per la camicia da notte di nonna Molly, no! Anzi” tirò fuori la bacchetta dalla tasca del mantello “Levicorpus! Così imparate a fare i bulli!”
I tre, sospesi in aria, iniziarono a gridarle contro i peggiori insulti, e già qualcuno si stava affacciando dalle cabine, quando uno di questi le lanciò un Diffindo.
Cercando di schivarlo, le rimase un graffio sulla guancia, e stava per riceverne un altro, quando il biondino intervenne e lanciò un Expelliarmus, lasciando disarmato il nemico.
Li interruppe una voce infuriata: “Cosa sta succedendo qui?”
Rose girandosi si distrasse, facendo crollare a terra i tre malintenzionati, e si trovò davanti sua cugina Victoire, con la nuova spilla da Caposcuola appuntata al petto.
“Per i baffi di Morgana!”

“È severamente vietato compiere magie al di fuori della scuola! E ancor più grave, a discapito del prossimo. Potevate farvi seriamente male. Cosa vi è passato per la testa?”
Il vicepreside Neville Longbottom stava compiendo una scomoda quanto furiosa lavata di capo.
Non era ancora iniziato l’anno e già si trovava a dover punire la figlia dei suoi migliori amici e il figlio del suo peggior nemico dell’infanzia.
Nonostante questo, provava una certa ben celata ammirazione per i due primini, che coraggiosamente si erano difesi a vicenda contro tre energumeni di Serpeverde, i grossi e stupidi Moseley, Nott e Heverett.
“Noi, ecco, noi cercavamo di difenderci da quei tre bulli. Mi dispiace molto, Neville, ma mi è salito il sangue al cervello, per quella cornacchia della prozia Evelyn, non ci vedevo più dalla rabbia!”
“La signorina non c’entra” intervenne con flebile voce il compagno “è tutta colpa mia.”
“Non è vero!” lei si girò a guardarlo sbalordita.
Neville la ignorò: “Tu devi essere Scorpius Malfoy” il bambino gli lanciò uno sguardo sorpreso “conoscevo tuo padre al tempo della scuola. Gli assomigli incredibilmente. Tuttavia” e la sua voce assunse un tono ancor più serio “devo ricordarti, giovanotto, che sono le nostre azioni a renderci ciò che siamo e quello di oggi, per sfortuna di Draco” e dicendo ciò gli poggiò una mano sulla spalla “è stato un gesto degno di un valoroso Grifondoro! Come anche il tuo, Rosie” si girò parlando verso di lei “sembrate degli ottimi compagni di squadra. Dirò alla professoressa McGonagall che la aspettano due nuovi avvincenti studenti al Club dei Duellanti.”
Le bocche spalancate, Rose e Scorpius si lanciarono uno sguardo senza parole.
“E adesso andiamo” Neville sbuffò “fortunatamente siete tra gli ultimi della lista”.
E si avviò lungo le scalinate verso un portone dall’aria imponente.
Dopo un attimo di sconcerto, il biondino si rivolse alla ragazzina accanto a lui: “Beh, lo seguiamo?”
Si precipitarono dietro al professore, già di qualche metro avanti a loro.
“Comunque, grazie” disse guardando avanti.
Rose sorrise: “Non c’è di che.”

Entrarono in una sala dall’aria imponente, dalle lunghe tavolate gremite di studenti per il porcello del bisnonno Grenweech, li stavano fissando tutti, anche i professori! dalle pareti ricoperte di stendardi delle case e dal soffitto a volte incantato, che rifletteva un cielo scuro ma colmo di stelle.
Nonostante avesse letto di quell’incanto su Storia di Hogwarts, Rose non poté trattenere un sospiro ammirato.
Scorpius, accanto a lei, rimase invece impassibile, ma la piccoletta notò un brillio nei suoi occhi che qualche istante fa non c’era.
Dopo quella passerella imbarazzante, raggiunsero gli altri ragazzi in fila, già diminuiti rispetto a quanti erano saliti sulle barche accompagnati dal bonario Hagrid.
Infatti, una giovane insegnante dall’aria compita teneva in mano il famoso cappello parlante, avendo evidentemente già smistato diversi nuovi studenti nelle loro nuove Case.
A questa si avvicinò Neville bisbigliando: “Grazie Minny, da cui ci penso io” e rivolto verso gli alunni gridò “continuiamo!”
Nel frattempo, Albus aveva attirato l’attenzione della cugina e preoccupato le aveva chiesto cosa fosse successo.
“Ti spiegherò dopo, Al” mormorò in risposta “ti basti sapere che ora sono iscritta al Club dei Duellanti, per i boxer fluorescenti di zio George!”
In quel momento, la voce di Neville richiamò Scorpius Hyperion ma che nome è? Malfoy, che senza una apparente emozione in volto camminò a passo sicuro verso il professore.
Seguì un lungo silenzio, in cui i due, cappello e bambino, sembravano coinvolti in una complessa conversazione.
Dopo un po’, lungo la sala corse una parola che ripetendosi di bocca in bocca le arrivò all’orecchio: “È un Testurbante!”
“Silenzio!” proruppe il Cappello “Grifondoro!”
La tavolata proruppe in stremiti e grida festanti.
Nonostante diversi degli ultimi anni erano a conoscenza del voltafaccia compiuto dalla famiglia Malfoy, avere un Testurbante così era un evento rarissimo e andava festeggiato.
L’oggetto di tante attenzioni si diresse ancora imperscrutabile verso una panca rimasta libera e lì rimase, guardando il piatto e non rivolgendo parola a nessuno.
Dopo qualche Tassorosso! Corvonero! Serpeverde! la bocca di Neville pronunciò le parole Albus Severus Potter, al che il ragazzino sobbalzò e si diresse verso il Cappello Parlante, ora con un colorito verdognolo in volto.
Posatosi sulla sua testa, il cappello sembrò riflettere qualche istante e Albus chiuse gli occhi, muovendo le labbra in un discorso muto.
“Grifondoro!” finalmente proruppe l’usurato copricapo.
Rose non aveva mai visto un volto più felice di quello di suo cugino quando questo corse verso la gioiosa tavolata, un sorriso enorme stampato in faccia.
Le parve di sentire la voce di James che esultava: “Quello è mio fratello!” ma già il professore stava chiamando lei.
Si incamminò ora con il cuore in gola, irrazionalmente agitata e speranzosa.
Allora, chi abbiamo cui?
Un’altra Weasley! Siete la mia disperazione.
Ma vediamo, tu chi sei?
Vedo cervello, non c’è che dire, sei brillante come tua madre, eppure in te vedo molta più irrequietezza di lei.
Sei coraggiosa, piccina, combattiva certamente, e parecchio sventata.
Nonostante Corvonero sarebbe un luogo ideale per la tua mente, il tuo cuore dice altro.
“Grifondoro!”
Scoppiando in un’argentina risata liberatoria, Rose si sollevò in piedi e si precipitò verso Albus, che l’aspettava seduto poco lontano da Scorpius.
Questo le rivolse un timido sguardo e le sue labbra si sollevarono in un inatteso sorriso.
Come per la lettera, i piedi di Rose si sollevarono di qualche centimetro in volo, troppo eccitati per contenere il potere che custodiva quel piccolo e grazioso corpo.
Si andò quindi a sedere tra suo cugino e il suo nuovo conoscente, che la guardavano con tanto d’occhi.
“Sbaglio o ti sei sollevata in volo?” chiese Albus.
“A volte capita” rispose lei sollevando le spalle.
Cambiando discorso, si rivolse a Scorpius esclamando: “Allora è vero che saremo compagni di duello!”
Lui, studiandola con gli occhi, emise un semplice: “Così pare”.
“Oh, non mi sono ancora presentata! Io sono Rose, Rose Weasley, e questo è mio cugino Albus!”
“Scorpius Malfoy, è un piacere conoscervi.”
“Non sei di molte parole, vero?”
Lui guardò altrove, titubante: “è che non sono molto abituato, ecco, a stare tra le persone. Prima di prendere quel treno, sono sempre vissuto solo con i mei genitori, mio nonno e gli elfi domestici.”
“Per me è l’opposto, sai. Oltre a un tornado di fratello e due genitori sempre a bisticciarsi fra loro e che poi fanno la pace sbaciucchiandosi schifosamente, devo sopportare per ogni celebrazione, compleanno, vacanza una schiera di cugini, zii, nonni e parenti alla lontana. Guarda, molti sono qui” e prese a indicarli “quello è James, il Malandrino, con Fred e Roxanne, gemelli inseparabili e geniali combinaguai. Accanto a loro vedi Frank Longbottom, figlio del professor Neville e nostro carissimo amico di famigli. Più in là c’è Dominique, la cugina Veela per un ottavo, non fissarla troppo o ne rimarrai irrimediabilmente folgorato. E quella è Victoire, sua sorella maggiore e caposcuola, ma questo già lo sai. Non far mai arrabbiare una Weasley Veela, questo è il mio consiglio. Laggiù, sulla tavolata Tassorosso, c’è Molly, la dolcissima figlia di zio Percy, del tutto diversa da Lucy, sua sorella, Prefetto Perfetto, come l’hanno soprannominata i gemelli.
Quello che le sta parlando è Lorcan, il lunatico amico di famiglia e fratello maggiore di Lysander, quello laggiù che sta scambiando il succo di zucca di James con un bicchiere dal dubbio contenuto. James! Ehi, James! Ti consiglio di non bere. Occhio a Scamandro. Come avrai notato” si rivolse nuovamente a Scorpius “Lys è un altro giocherellone. Lo splendore accanto a lui” e qui sospirò “è il mezzo con cui mi farò amiche tutte le ragazze del secondo e primo anno, ma forse anche di più: Louis Weasley, altro cugino per un ottavo Veela e principe azzurro di ogni streghetta di Hogwarts. Conto di sfruttarlo in futuro dicendo in giro che è mio cugino.”
“Molto astuta. Forse dovevi esser smistata a Serpeverde.” scherzò Scorpius.
“Dici? E comunque ancora deve venire il meglio: quell’ometto lì è la pecorella fuggiasca della grande famiglia Weasley, Arnold Dursley, figlio del cugino babbano di zio Harry e rifugiato politico alla Tana, la casa dei nostri nonni, in quanto odia e si rifiuta di rivedere i suoi genitori. Un tipo a posto comunque. E questo è tutto, per ora. Certo, mancherebbero ancora Lily, Hugo ed Alice Longbottom all’appello, ma loro devono ancora compiere dieci anni. Oh, e ovviamente i fratelloni di tutti, Ian Longbottom e Teddy Lupin. Sai” e qui le si intristì il volto “hanno perso entrambi i loro genitori naturali durante la guerra, ma uno è stato adottato da Neville e l’altro vive con sua nonna. Comunque sono due persone davvero speciali, e sono i capi clan della grande banda di cugini che ti ho appena elencato. Hanno finito la scuola due anni fa. Ma forse ti sto annoiando? Scusa, so essere tendenzialmente logorroica”.
Scorpius sorrise: “Niente affatto. Sembra molto divertente. Ti invidio”.
“Non dovresti” intervenne Albus “in questa famiglia non esiste un minimo di privacy, e mantenere un segreto, beh, segreto, è una missione impossibile”.
Rose annuì, dandogli ragione.
“Però sembrate volervi molto bene”
“Sai, sono i litigi che mandano avanti il pettegolezzo alla Tana, ma si, in qualche modo hai ragione te”.
Rose si trovò a riflettere sulle parole del biondino, quando le tornò in mente una cosa: “Ah! Vuoi saperla una cosa divertente? Mio padre mi ha detto di batterti in tutti gli esami e di non darti troppa confidenza. Sto prendendo le sue parole alla lettera, eh?”
Lei e Albus ridacchiarono divertiti, ma Scorpius, rimasto serio, chiese: “Ma allora, perché mi state parlando?”
“Beh, perché sei un tipo a posto” disse Albus.
“E ci stai simpatico. E poi, credo di essere capace di capire da sola le persone sbagliate, perciò tante grazie papà, ma io parlo con chi mi pare, per la pantegana di zio Percy!”
Scorpius abbassò il capo cercando di nascondere il sorriso e il rossore alle guance che sentiva bollenti.
Si era trovato degli amici.
Ed erano tutti Grifondoro!
A nonno Lucius sarebbe preso un infarto.
 
Remus

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