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Autore: carmen16    09/09/2015    2 recensioni
E se Bella ricoprisse il ruolo del vampiro e Edward fosse il fragile umano? e se dovessero incontrarsi nel momento più sbagliato che il destino dovesse scegliere? se dovessero anche risultare nemici?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Carissimi lettoriii!! Buona sera ed eccomi con il nono capitolo che esplora un pò la storia di Sam, e alla fine ci sarà una piccola sorpresa! Sono curiosa di conoscere le vostre ipotesi sul nuovo personaggio che si è inserito. Buona lettura e fatemi sapere come sempre ciò che ne pensate. Nel prossimo capitolo vi anticipo che ci sarà finalmente il dialogo con il branco. Scusate l'attesa ma volevo che fosse ben strutturato prima di proporvelo. Un bacio. P.S.Grazie a tutti quelli che hann letto  e recensito.

~POV SAM

La vita non poteva mai smettere di stupire una persona. Non importa quante esperienze si facciano, quante cose si conoscano. Una parte indefinibile e imperscrutabile del mondo, che l'uomo chiama mistero, viene sempre ad afferrarti senza che tu possa opporre resistenza, e costantemente sconvolge qualsiasi sicurezza che mantiene il tuo essere. Si annida ad ogni angolo e sbuca fuori quando meno te lo aspetti, quando tu iniziavi ad essere più sicuro delle tue convinzioni, costringendoti a zoppicare con la consapevolezza di non aver compreso per l'ennesima volta l'essenza dell'universo. Forse era questo l'errore. L'essere del mondo e della vita era esso stesso nella sua struttura un mistero, oppure lo era solo per gli uomini che non erano in grado di coglierlo;  percepivano la realtà in modo diverso, o la verità non si sarebbe concessa loro perchè erano troppo avidi di conoscerla. Personalmente, lui era un convinto sostenitore di Platone, per quanto lo definissero come troppo irrealistico e un sognatore alcuni, lui alla luce di ciò che aveva vissuto ci credeva. Tutte le cose, sono il frutto di un'idea, e ne sono solo il pallido riflesso, poichè l'immaginazione è più forte dei confini e limiti della realtà; più brillante e sgargiante, totalizzante. Tutto era apparente e aldilà delle cose, doveva esserci un piano di esistenza alternativo in cui erano ciò che dovevano essere. Persino l'uomo con la sua complessità e le sue emozioni, esisteva per se stesso o per un'idea che gli altri avevano di lui, ma non lo percepivano, come lo si può fare per un profumo. Poteva darsi che esistevano senza esistere. E lui perseguiva l'idea delle idee come un assetato cerca l'acqua. Gli dava un sostegno per non crollare ad ogni nuova incertezza. Negli ultimi anni la sua fede, e il suo amore per la filosofia erano stati messi a dura prova dalla natura mostruosa che era emersa un giorno di quattro anni prima. Accettare quei cambiamenti irriversibili in lui non era stato affatto facile e le emozioni amplificate, la rabbia e l'irascibilità lo avevano portato a far del male involontariamente alla sua unica ragione di vita, Emily. E questo lo aveva distrutto, più dell'essere diventato un mostro e più di quello che aveva passato fino a quel momento. Tutto per un ragazzo.

FLASHBACK

Tratteneva a stento l'ansia e la disperazione; che la sua Emily amasse qualcun'altro? Non era possibile... O meglio, era naturalmente possibile preferire una persona comune a lui e ciò che provava nei suoi confronti non la poteva legare a lui.. Però, all'idea di perderla e che lei fosse tra le braccia di qualcun'altro, sentiva la pelle d'oca farsi largo sui peli delle braccia e una serie di brividi, di paura, passargli dietro la schiena. Non temeva nulla al mondo, se non per lei. Era il suo centro gravitazionale, lei era il suo sole, la sentiva parte di lui, come un braccio o una gamba. Era l'unica, a parte la sua famiglia, che sapesse chi era, la sua natura, perchè l'aveva scoperto come il dilettante che era. Sembrava aver reagito bene alla sua natura anche se forse fingeva. Le aveva raccontato tutto, tranne dell'imprinting e di ciò che comportava per un lupo trovare la sua compagna, per non spaventarla. Un legame del genere era per la vita, indissolubile, indistruttibile come il diamante. Non voleva che lei si sentisse in obbligo verso di lui, ma l'aveva aiutato in così tanti modi nel tempo che era diventata indispensabile per la sua sopravvivenza. Tremava all'idea di ciò che avrebbe potuto farle in quello stato, doveva scappare assolutamente il più lontano possibile. Non avrebbe dovuto andare a farle una sorpresa alla sua scuola e vederla abbracciare un ragazzo, sorridendogli. Non significava nulla, magari erano molto amici, ma la sua furia si era scatenata dal centro del suo petto ed adesso lottava per controllarsi. Mentre correva in forma umana, sentiva che lei lo chiamava seguendolo, probabilmente lo aveva intravisto da dietro la finestra. Avrebbe voluto fermarsi per parlarle, ma non poteva perchè non sapeva come avrebbe reagito, perciò aumentò la velocità, sapendo che per un semplice essere umano pareggiare la loro andatura, per quanto ben allenato, sarebbe impossibile. Si addentrò nel bosco, non importava dove con la sua voce che gli risuonava nelle orecchie. Mentre stava per rallegrarsi che lei stesse rallentando il passo per la stanchezza, avvertì che era inciampata su un ramo. Maledizione! Doveva tornare indietro per assicurarsi che lei stesse bene. La sua salute era la cosa più importante, anche della sua vita. Si arrestò suo malgrado, deciso a fare retromarcia il tempo necessario per controllare se si fosse ferita e poi si sarebbe messo a correre nuovamente, senza guardarla negli occhi. Non aveva scelta. Tornato nel punto dove giaceva lei, si abbassò alla sua altezza e senza proferire parola, con le mani che gli tremavano ancora iniziò a toccarle le caviglie per vedere se c'era qualche distorsione. Le lanciò una breve occhiata per constatare che non avesse graffi sul resto del corpo e fu un sollievo vederla completamente indenne. Vederla ferita per colpa sua sarebbe stata una delle tante cose che non si sarebbe perdonato. Quando sei il portatore di qualcosa più grande di te, che non comprendi, prima o poi perdi il controllo e finisci col combinare qualche casino. E lui ne aveva fatti, di quelli che ti segnano per sempre, perciò era stato costretto a crescere in fretta e assumersi le sue responsabilità, ma era da poco che si era trasformato e tenere a bada l'istinto gli risultava ancor più difficile. A parte gli anziani del villaggio nessuno poteva comprendere a pieno la sua condizione, nemmeno Emily, con tutta la sua compassione ed empatia. Era una ragazza senza un briciolo di cattiveria, e spesso temeva che restasse con lui solo per pietà, ma allo stesso tempo non riusciva ad allontanarla da sè, consentirle di vivere la vita che meritava. Com'era giusto. Sentiva di sfruttare la sua bontà in un certo senso. Mentre stava per alzarsi, fu fermato dalla sua piccola mano delicata che gli aveva stretto il braccio con forza. Volendo avrebbe potuto liberarsene senza sforzo, ma ciò che lo teneva legato, non era la sua forza, ma lei che lo stava incatenando con uno sguardo interrogativo e supplichevole.

Non poteva chiederglielo. E invece lo fece:

-Perchè?-  Una sola domanda. Da quella risposta dipendeva la sua vita. Lei non l'avrebbe mai saputo.

Doveva essere parecchio confusa perchè scosse la testa e disse:

- Non capisco. Ti ho visto dala finestra che avevi un'espressione addolorata e correvi a perdifiato nel bosco. Vuoi dirmi cosa c'è? Devo controllare ogni mia azione, perfino come saluto le persone... Era un mio compagno di classe che mi aveva aiutato a svolgere una tesina. Nulla di più se è questo che mi stai chiedendo. - Aveva terminato la frase con una certa nota d'irritazione. Lei irritata? Lui impazziva e quella infastidita era lei? Non poteva... controllare.

Iniziò visibilmene a tremare mentre cercava di risponderle con calma:

- Ne sei sicura? Sembrava che tu e lui avevate una certa confidenza... Se non è lui, c'è qualcun'altro? Se non ora prima o poi arriverà ed io non posso imperdirlo, non voglio che tu stia con un mostro, capisci? Vattene. -

Lei lo guardò con rabbia e paura. Era coraggiosa ad affrontarlo in quel modo, oppure impavida. Affermò:

- Smettila di torturarti per ciò che sei. Io vedo solo la splendida persona che sei Sam, e non è necessario che tu tema nessuno. Io amo solo te. Perchè starti vicino in tutto questo tempo? So dell'imprinting, me lo ha detto tuo padre. Ma che... Non stai bene? Tremi come una foglia, eppure tu non hai mai freddo. Dimmi cosa sta succedendo. - Lo avvolse tra le sue braccia cercando ingenuamente di infondergli calore, quando in realtà lui ne aveva fin troppo, nel modo e posto sbagliati.

Non poteva trasformarsi ora davanti a lei. Era troppo ferito e arrabbiato e il lupo sarebbe scattato per istinto di autodifesa. Tentò di riprendere il controllo dei suoi muscoli ma qualcosa di più forte di lui era già in azione, riempiendo e gonfiando i suoi arti, spezzandoli per farli ricomporre in un modo diverso. Non potè far altro che cadere a terra in posizione fetale cercando di urlarle di scappare. Se fosse arrivata indenne al villaggio forse sarebbero riusciti a fermarlo anche se era un lupo alfa. Pregava di non farle del male. Quando la trasformazione fu completata, vedeva come di consueto le cose in un'altro modo, come attraverso una lente d'ingrandimento, dal punto di vista di qualcun'altro con cui non poteva ragionare. La vide attraverso i suoi occhi. Vide il riflesso di un lupo nero, selvatico e indomito che la stava minacciando avvicinandosi lentamente. Se fosse rimasta immobile forse avrebbe avuto qualche possibilità. Il lupo annusandola avrebbe finalmente riconosciuto l'odore della sua compagna, aldilà della rabbia che stava provando. La creatura si avvicinò alla ragazza per studiarla, ancora fremente. Lei gli stava parlando ma lui non riusciva a comprendere il significato delle sue parole, per via della rabbia. Concentrarsi gli risultava difficilissimo. Così quando lei fece un movimento troppo brusco mettendo in allarme la bestia, non riuscì a frenarsi in tempo che questa con una zampata le aveva rigato il viso con le unghie. Tre strisce parallele e sanguinanti. Non si sarebbe mai dimenticato del puro urlo di dolore che aveva lanciato la ragazza, e fu proprio quello che lo fece rinsavire. Probabilmente per lo shock e il dolore era svenuta perchè non oppose resistenza quando se l'era caricata sul dorso e aveva iniziato a correre come un folle, per quanto possibile per non farla scivolare a terra, per arrivare alla spiaggia di La Push e farla curare. Poi aveva passato i tre giorni più lunghi della sua vita, correndo nei boschi e ululando e guaendo come un animale ferito e disperato, consapevole della fine. Lui era morto. Qualsiasi speranza avesse nutrito era stata appena distrutta, e non aveva altri con cui prendesela se non se stesso. Si odiava profondamente, e quando lei avesse ripreso conoscenza, probabilmente sfregiata per sempre costretta a portare i segni della sua ira, lo avrebbe odiato ancora di più di quanto non stesse facendo lui. Giustamente. Non meritava altro che la morte e l'inferno perenne. Al diavolo l'imprinting, sarebbe morto pur di farle del male nuovamente. L'avrebbe lasciata andare per sempre, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere perchè vivesse il più serenamente (per quanto possibile) la sua vita lontano da lui. Non avrebbe mai più permesso di avvicinarsi a lei, di perdere in qualche modo il controllo, in assoluto. Non importava come. Adesso la sua volontà era di ferro. Pregava solo che riprendesse conoscenza. Nel frattempo, avrebbe voluto abbandonare tutto, solo per rimanere ai piedi del suo capezzale, e lo faceva, se non fosse che presto si aggiunsero nuove reclute al branco. Nuove trasformazioni. Diventare un capo non era ciò che voleva, ma lo era, e non poteva permettere che qualcun altro vivesse ciò che lui aveva passato da solo, senza sapere nulla. Perciò si era comportato irreprensibilmente. Gli era stato loro vicino, insegnandogli tutto ciò che conosceva sulla loro storia, perchè erano come, i "trucchi del mestiere", ma più di questo, non era stato in grado di fare. Non poteva dare loro nulla di se stesso perchè il suo cuore era stato trafitto dai suoi stessi artigli e giaceva su un letto, privo di coscienza. Non aveva nulla da dare perchè si sentiva vuoto e sterile. La vita lo aveva abbandonato e ammetteva di essere duro con alfa, di tanto in tanto. Ma preferiva essere autoritario per evitare che loro commettessero i suoi stessi errori. La sua esistenza ora era fatta di sacrificio, ordini, regole rigide, controllo ferreo. Si era chiuso in se stesso e si era assunto tutte le responsabilità del branco e anche di più. Si dava da fare per i suoi fratelli, le loro famiglie, la riserva intera e la salvaguardia degli uomini. Aveva assunto tutto su di sè, facendo il diavolo a quattro, e loro lo ammiravano oltre che rispettavano per questo. C'è poco da ammirare, pensava lui. Lentamente, fra di loro si era creato un legame sempre più forte, complice il potere di leggere i pensieri l'uno dell'altro quando erano in forma lupina. Ma lui si teneva sempre un pò in disparte. Avevano capito il suo profondo dolore e disperazione, ma per la sua aura intimidatora e autoritaria nessuno osava avvicinarsi. Lui sospirava stancamente, pensando che l'unica impertinente che gli aveva mai tenuto testa era stata proprio Emily, che già gli mancava come l'aria. Perchè la vita per lui doveva essere così dura? Faceva del suo meglio, ma non si riteneva in grado di coordinare a dovere il branco, dare ordini, e avere la loro responsabilità. Ma era l'unico in grado di farlo e l'avrebbe fatto per il bene del suo popolo. Era l'unico che avesse lo spirito e la forza per sacrificarsi per il bene comune e prendere decisioni, anche se lo facevano  soffrire. Certe cose si possono comprendere solo provandole, e l'attitudine al comando non era cosa da poco. Non poteva mai lasciarsi andare ai sentimenti o sarebbe stato fatale. La sua barriera crollò come un castello di sabbia sotto l'impeto della marea quando lei si risvegliò. Non desiderava altro che abbracciarla e piangere, ma non poteva permettersi di fare nessuna delle due cose.

Velocemente si spostò dal suo capezzale all'angolo più lontano della stanza e prima che lei potesse gridare o fare qualsiasi altra cosa, prese la parola:

- So che hai paura e non vorrai più rivedermi. Hai perfettamente ragione.Vorrei andarmene ma ho troppe responsabilità per farlo, perciò resta lontano dalla riserva e ti giuro che sarai al sicuro. Non mi vedrai mai più. Non ti chiedo di perdonarmi per quello che ho fatto. Odiami con tutto il disprezzo e il dolore che hai dentro e di cui sei capace, per non impazzire. Addio- Ed aveva lasciato la stanza.

Un mese dopo. Era distrutto, la sua assenza era peggio di un vuoto incolmabile, era un buco nero che risucchiava dentro di sè ogni cosa e colore del suo mondo. Ogni brandello di vita. Aveva continuato nel suo lavoro, con la scuola, aveva imparato a controllarsi e diventare più forte. Adesso era d'acciaio, in tutti i sensi. Non si trasformava se non lo desiderava e non perdeva mai la calma. Conservava uno stato che se dall'esterno potevano scambiare per serenità e pace, in realtà era sepolto sotto chili e strati d'indifferenza. Nulla sarebbe riuscito a toccarlo, smuoverlo. Prendeva ogni decisione con fermezza e ponderatezza. Era diventato alla fine il capo che temeva di non essere all'altezza, glielo dicevano tutti. Almeno qualcosa era riuscito a farla bene e ci aveva messo quel poco che era rimasto di se stesso. Sapeva per sentito dire che Emily si era ripresa completamente. La sua famiglia le era stata molto vicino in quel periodo, e nonostante i tre graffi visibili in volto era quasi tornata se stessa, solo più chiusa e non usciva più. Tutto per causa sua. Avrebbe voluto andare a controllare ma non se lo sarebbe permesso. Non meritava quel sollievo all'idea di vederla. Così aveva resistito stoicamente, lasciandosi andare alle lacrime solo la notte, nel buio e solitudine della sua camera, ora priva di tutti i loro ricordi e le foto scattate insieme. I licantropi non si ammalavano, mai. Non si sentivano deboli e non perdevano mai le forze, eppure lui si sentiva come se avesse avuto l'influenza. Gli faceva male tutto, soprattutto il cuore. Non poteva mai fermarsi, se non per cibarsi e dormire, ma non riusciva a far bene neanche quello. Di solito quelli come lui mangiavano per tre persone, ma lui a malapena riusciva a digerire qualcosa. Era dimagrito e aveva le borse sotto gli occhi ma non gli importava nulla. Non poteva prendersi del tempo per riposare. C'era un intero branco che contava su di lui, e necessitava di una guida. Privilegio che lui non poteva avere per se stesso. Ma qualcuno doveva pur farlo. E poi aveva sentito un lieve bussare alla porta, e la vide. Emily. Splendente come il sole in tutta la sua bellezza, se non per quelle tre linee perpendicolari che le deturpavano il volto. Cos'era venuta a fare? Voleva urlargli tutto il suo odio? Credeva che più forte del dolore sarebbe stata solo la paura di vederlo ancora, ma si era sbagliato. L'aveva fatta accomodare su una sedia restando accuratamente a distanza.

Aveva ascoltato tutto il suo lungo discorso che non si sarebbe mai dimenticato:

- Quando mi sono svegliata e dopo la tua fuga, avevo paura di te è vero, ma gli altri abitanti del villaggio mi hanno raccontato dei tuoi innumerevoli sacrifici per loro, del tuo duro lavoro, dei tuoi miglioramenti e sofferenze. Anche io ho sofferto, ed ero combattuta perchè non desideravo altro che ci fossi stato tu accanto a me, e dall'altro lato che tu stessi il più lontano possibile. Mi hanno raccontato che sei stato al mio capezzale per quasi tutto il tempo e di come hai salvato i tuoi compagni dall'impazzire durante la trasformazione. Ho compreso che ciò che è accaduto nel bosco è avvenuto principalmente per colpa di entrambi. Se fossi rimasta immobile mi avresti lasciata stare forse,  e se non fossi stato così arrabbiato per la mia reazione infastidita non avresti reagito così e mi avresti ricnonosciuta. Ad ogni modo, so che non volevi farmi realmente del male e so che sei cambiato molto negli ultimi tempi. -

Le sue parole lo rincuoravano come nessuna proferita prima ma non poteva sperare, perciò le rispose:

- E' vero, sono cambiate molte cose in quest'ultimo periodo e sono riuscito a padroneggiare le mie trasformazioni e a conoscere la natura da lupo, peccato che non ci sia riuscito prima... Chiedere scusa è troppo, ma posso sapere perchè sei qui?-

Lei si schiarì la voce più volte ma poi trovò il coraggio di parlare:

- Anche se vuoi nasconderlo, so che soffri molto per ciò che è accaduto e ti perdono. A quanto pare devo scoprire le carte per prima... Mi sei mancato immensamente, d'accordo? A nulla sono valse le distrazioni, le voci dei miei parenti che mi girano in testa per convincermi che stare con te significa arrivare all'autodistruzione. Sei troppo solo, Sam. Hai bisogno di qualcuno che condivida con te i fardelli e il peso del comando. So che ti sei chiuso in te stesso, ti conosco come le tue tasche, perciò quell'espressione imperturbabile non serve con me, perchè i tuoi occhi tristi mi parlano più di qualsiasi altra cosa e so che mi ami e hai bisogno di me. -

Distogliendo lo sguardo da lei, Sam si voltò ad osservare la spiaggia attraverso la sua finestra e sospirando rispose:

- Emily, ti sbagli. Ce la faccio da solo, non devi avere compassione di me. Adesso sono più forte e posso reggerne il peso. Per quanto mi riguarda non potrai mai perdonarmi realmente per ciò che ho fatto e non puoi stare con me per pietà. -

Notò con la sua vista periferica un movimento all'altro capo della scrivania e in men che non si dica due braccia calde che lo avvolsero e strinsero a sè con amore. La sua voce candida e altrettanto calda che gli diceva sfiorandogli l'orecchio:

- Rassegnati Sam. Il mio posto è qui, fra le tue braccia, come il tuo fra le mie. E' inconfutabile. Torna con me- e in quel momento non riuscì a trattenere le lacrime che aveva versato fin troppe volte negli ultimi tempi.

Non poteva essere la sua Emily, questo dolce angelo che come un miracolo veniva da lui non solo perdonandolo ma amandolo, accettandolo. Poteva un cuore spezzato, riprendere a battere come nuovo? Completamente integro?

FINE FLASHBACK

Era con stupore per l'ennesimo mistero della sua vita che osservava quei due ragazzi, Seth e la vampira che procedevano dietro di lui, il ragazzo vicino a lei per rassicurarla. I loro sguardi che seguivano conversazioni mute. Sembravano avere un legame forte. E si chiese se il suo mondo non stava per sconvolgersi per l'ennesima volta. Sentiva già la mancanza di Emily.

POV IAN

Era riuscito a farsi mandare in missione, sostituendo Dimitri, con la scusa che fosse "troppo coinvolto" in quel momento per poter agire con la giusta lucidità in un'impresa che richiedeva massima capacità logica-tattica. Lo avevano mandato dall'altro capo del mondo, forse per fuorviarlo da qualsiasi idea di andare a cercare la sua Bella. Poteva percepirla in un angolo della sua mente, grazie al loro legame, e per il momento l'unica cosa che lo rassicurava è che sembrava stare bene, preoccupata e agitata ma bene. Avevano sottovalutato la sua volontà di ferro e le sue conoscenze. Prima di arrivare ai volturi lui aveva viaggiato molto, esplorando la maggior parte del mondo, non c'era modo che gli impedissero di fare qualcosa, quando se la prefiggeva. E lui avrebbe raggiunto Isabella Swan, eludendo le spie e le truppe. Anche a costo di dover tradire il suo ordine, ma era una scelta che non gli conveniva. Due traghetti e una nuovata fino in america dopo, si avvicinava sempre di più agli Stati Uniti, diretto verso Seattle da dove avrebbe iniziato le sue ricerche. Poteva rintracciare Isabella ma sapeva che se avesse percepito la sua presenza, sarebbe fuggita. Che cocciuta quella ragazza, ma non sapeva che anche lui aveva dei poteri speciali. Era pur sempre una guardia dei volturi, specializzato nella ricerca di vampiri. Davvero credeva di seminarlo con quei deboli tentativi di depistarlo che aveva attuato lungo la via? Forse avrebbe ingannato qualcun'altro. Ma non lui. E aveva molte novità che le doveva assolutamente riferire, una piccola sorpresa che portava con sè, e una sfuriata che neanche due giorni gli sarebbero bastati per sfogarsi in toto. Lui era così, di una calma glaciale all'esterno, ma quando era seriamente arrabbiato per qualcosa non si tratteneva e faceva di quei comizi... Ma poi tornava come prima. Questa volta Isabella l'avrebbe sentito eccome, e se avesse chiuso la mente in modo da non ascoltarlo, gliel'avrebbe urlato col pensiero quanto era stata avventata e incosciente. E dire che alle spalle aveva qualche centinaio di anni. Non le aveva insegnato nulla in questi anni passati l'uno al fianco dell'altra? Non lo conosceva affatto, se credeva che si sarebbe arreso.

POV SCONOSCIUTO

Era nelle vicinanze di Forks ormai, alla ricerca dell'ex casa di Carmen e della piccola Isabella. Erano anni che non vi tornava, ma dopo tante ricerche, non era riuscito a concludere nulla. Adesso avrebbe formulato un piano drastico quanto suicida. Avrebbe mobilitato tutti i vampiri, sconvolto il mondo che fino a quel giorno conoscevano, se fosse stato necessario. Non si sarebbe arreso. Avrebbe ricomposto le tessere del puzzle e avrebbe compreso finalmente quale sarebbe stato lo scenario finale. Sarebbe rimasto ad osservare nell'ombra e avrebbe riferito tutto ai suoi padroni. La sua fedeltà e il suo affetto era tutto ciò che gli era rimasto, dopo tutti quegli anni di assenza e lontananza, sarebbe ritornato alle origini... Iniziò ad intestare una lettera,
-Gentili signori Cullen, vi informo che... -

   
 
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