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Autore: Katris_    10/09/2015    3 recensioni
Hermione Granger è una ragazza che negli ultimi tempi ha sofferto molto. Rimasta orfana di madre, si ritrova ad affrontare l'ultimo anno di liceo in completa solitudine, se non fosse per la migliore amica Ginny Weasley. Presa in giro da tutti gli studenti della London High School, si chiude in se stessa, sperando di diventare invisibile agli occhi degli altri. Ma di certo gli occhi attenti di Draco Malfoy non riescono a non notarla. E si sa, i Malfoy non si arrendono facilmente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 7- Conoscersi

* * * *

“Okay, allora ciao. Grazie ancora, anche...per quello”.

La brezza mattutina mi scompigliava delicatamente i capelli.

Draco era appoggiato allo stipite della porta con una tazza di caffè in mano.

“Sicura di voler passare a casa tua prima di andare a scuola? Possiamo andarci insieme, se vuoi”.

“Mi farebbe molto piacere, ma prima devo vedere se mio padre è ritornato. Si sarà preso un colpo non vedendomi tornare a casa” dissi mordendomi il labbro inferiore.

Conoscevo mio padre.

Era un tipo molto ansioso e in più non usava mai il cellulare.

Quindi poteva benissimo essere tornato a casa quella mattina presto senza avvisarmi.

“Sarà meglio andare a controllare che sia ancora tutto intero” dissi chiudendo il cancello alle mie spalle.

“Ci vediamo dopo, Herm”.

Sentirmi chiamare così non mi dava più fastidio.

Poteva, però, farlo soltanto lui.

Solo la sua voce mi provocava delle incessanti farfalle nello stomaco.

Avevo avuto modo di ascoltarla molto, quella notte.

Quando, infatti, mi aveva sentita piangere era venuto a consolarmi.

Il che non è così banale come sembra, dato che nemmeno mio padre era capace di farlo.

Sapevo che riusciva a sentirmi la notte.

Capiva che stavo piangendo, eppure non faceva niente.

Ma non ce l'avevo con lui.

Sapevo che non lo faceva perché se lo avesse fatto, se mi avesse ascoltato, sarebbe caduto anche lui in depressione.

Non si sarebbe più ripreso.

Avrebbe vissuto in totale solitudine, chiuso in se stesso, mentre il dolore lo mangiava dentro.

Quindi alla fine era meglio così.

Erano appena le sette di mattina.

Intorno a me aleggiava il silenzio assoluto.

I tram erano vuoti.

Lungo la strada c'era soltanto un anziano signore che portava a passeggio il cane.

Era un tipo assai strano.

Aveva una barba molto lunga, di color argento, ed indossava degli occhiali a mezzaluna.

Anche i capelli e i baffi fluenti erano argentei.

Osservandolo bene, mi resi conto che non portava a spasso un cane, bensì un gatto.

E in più, sembrava anche discuterci.

Come se si potesse conversare con un animale!

“Minerva, è inutile insistere. Ha detto di no, non ne vuole più sapere. Non è più un ragazzino, è maggiorenne adesso. Lasciamolo stare, per una buona volta”.

Il gatto sembrò aver capito quel che gli aveva detto il vecchio e sembrò pure scuotere il capo in segno di disapprovazione.

Strabuzzai gli occhi.

Te lo sei immaginato, Hermione.

Da quando i gatti rispondono?

L'anziano signore distolse lo sguardo dall'animale e lo posò su di me, facendomi l'occhiolino.

Guardandomi attorno, mi accertai che si stesse rivolgendo a me.

“Quel tipo è proprio matto” mormorai dirigendomi verso la fermata dell'autobus.

Questo arrivò cinque minuti dopo.

Durante il tragitto, iniziai a pensare che fosse solo una perdita di tempo.

E se è ancora in Italia?

Potevi benissimo accettare l'invito di Draco.

Ma no, tu devi sempre fare l'orgogliosa.

No, assolutamente no.

Ha già fatto troppo per me.

Non sopporto l'idea di essere debitrice a qualcuno.

Quindi, se posso, meglio fare le cose per conto mio.

Scesi dall'autobus venti minuti dopo.

Per fortuna, casa mia era a pochi isolati di distanza.

Quando arrivai, cercai in giro segni dell'arrivo di mio padre.

La cassetta delle lettere era vuota, ma non fu quello a preoccuparmi.

Il giornale giaceva sul prato umido.

Cattivo segno.

Suonai il campanello color argento e aspettai.

“Per favore, per favore!” continuai a ripetere a bassa voce.

Tirai un sospiro si sollievo quando sentii lo scatto della porta.

Dietro di questa, sbucava un uomo alto e grosso.

“Non sarà mica lei, signor Granger?” chiese indicandomi.

Da dietro la porta fece capolino la testa di mio padre.

“Oh, santo cielo!”

Senza nemmeno darmi il tempo di fare domande, per esempio su chi fosse l'uomo che era in casa mia, venni avvolta dalle sue lunghe braccia.

“Grazie al cielo sei viva! Mi hai fatto morire di paura!”

“Papà, cosa...?”

D'un tratto l'espressione di mio padre cambiò, indurendosi.

“Si può sapere dove sei stata? Non sai quanta paura mi hai fatto prendere quando sono tornato a casa e non ti ho trovato!”

Era infuriato.

E adesso?

Non posso dirgli che sono stata a casa di Draco.

Non ho idea di cosa penserebbe se sapesse che ho dormito a casa di una persona che non conosce.

E in più del sesso opposto.

“Ginny ha organizzato un pigiama party” mentii.

Mi guardò accigliato.

“E dove sarebbero le tue cose?”

“Ehm..”

Cavolo!

Ero una pessima bugiarda.

“Beh, allora io non servo più. Posso anche andare”.

Per fortuna, mio padre venne distratto dall'uomo, che aveva osservato tutta la scena in silenzio.

“Oh, certo. Grazie ancora dell'aiuto”.

“Dovere” disse facendo un cenno col capo.

Quando se ne fu andato chiesi a mio padre:

“Papà, chi era quello?”

Quello era il povero poliziotto che ho chiamato questa mattina appena non ti ho trovato a casa”.

Presi il mio telefono dalla tasca e glielo mostrai.

“Questi non servono per spaventare i piccioni, lo sai vero?”

Spazientito – e anche offeso – mi accompagnò dentro casa.

“Hai altre sorprese per oggi, o posso mandarti a scuola con il cuore tranquillo?”

“Vado a prepararmi” dissi salendo le scale.

Arrivata in camera, preparai velocemente lo zaino.

Guardandomi allo specchio appeso alla parete, mi ricordai che indossavo ancora il vestito della sera precedente.

Così, dopo essermi cambiata, andai in bagno, dato che avevo già fatto colazione a casa di Draco.

Dopo aver salutato mio padre – che era ancora abbastanza scosso – uscii di casa pochi minuti dopo.

La città si stava iniziando a svegliare.

Le strade iniziavano a riempirsi.

Speriamo che almeno oggi Ron mi lasci in pace.

Ero ancora vicino a casa, quando scorsi un'elegante limousine.

Subito mi ricordai che anche Harry frequentava la mia scuola e sicuramente l'avrei incontrato.

E l'avrei anche dovuto sopportare.

“Quel Potter non la lascia mai la sua macchina?” dissi con un tono di voce più alto di quello che volevo.

“Eh, già. Questi ricconi!”

Per poco non caddi a terra per lo spavento.

Parli del diavolo, ed ecco che spuntano le corna.

Harry Potter era, infatti, accanto a me, con un'espressione divertita dipinta sul volto.

“Ha-Harry? Mi hai fatto prendere un colpo!” dissi appena il mio cuore finì di scalpitare.

Rise.

“Pensavi fossi lì, vero?” chiese indicando la limousine.

Arrossii.

Aveva sentito tutto.

“In verità, sì. Pensavo...che dato che possedevi una macchina – una bellissima macchina – la usassi per andare dappertutto, perfino a scuola”.

“Nah, non sono cose che fanno per me. Spero non mi giudichi vanitoso, ma credo di non essere quel tipo di ricco. Intendo, quello snob. I soldi che i miei genitori mi hanno lasciato sono fin troppi per un ragazzo di soli diciotto anni. E poi, mi sembrerebbe un insulto nei loro confronti. Spenderli per ogni singolo capriccio è una cosa da bambini viziati”.

Senza rendermene conto avevamo iniziato a camminare.

“Come Dudley” aggiunse con una risatina.

“Oh”.

Ero a dir poco allibita.

Lo avevo giudicato male.

In fondo, era solo un ragazzo.

“Pensavo...”

“Sì, lo so. Pensavi che fossi un “so-tutto-io” che dato che ha i soldi può fare qualsiasi cosa. Ma ti posso giurare che non è assolutamente così. La macchina è stata un'idea di Sirius, ma solo perché non voleva più accompagnarmi ogni volta che uscivo. È solo un mezzo di trasporto”.

“Un po' appariscente aggiungerei”.

“Già” disse sorridendo “Un po' appariscente”.

“Mi dispiace per ieri sera” aggiunse dopo un po'.

“Non volevo sembrarti quello che ti porta via tutto, compresa la tua migliore amica. Devo essere sembrato proprio un ingrato”.

Lo guardai negli occhi.

Sembrava sincero.

Forse Ginny era stata davvero fortunata a trovare un ragazzo come lui.

Adesso che ci pensavo, non era per niente male.

   
 
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