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Autore: VRock    10/09/2015    0 recensioni
"...Mi ri-ri-ri-uff!-rifarò una nuova vita, troverò un nuovo scopo, uno vero per cui vale la pena vivere! Non sarò più il Merlin che se n’è stato ad aspettare tutto questo tempo…cosa poi? Niente!”
“Darwin! Prepara le valige, traslochiamo!”
Furono queste le ultime parole che risuonarono per la casa.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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ATTENZIONE!personaggi e immagini presenti in questo racconto non sono miei ma appartengono agli aventi diritto e non vi è alcuna forma di lucro da parte mia.

Ciao a tutti e ben tornati! Sono felice pubblicare per voi questo quarto capitolo e di vedere che pian piano sempre più persone seguono la mia fic, grazie di cuore anche a chi commenta *v *<3 Oggi (come sempre) dedico il capitolo a chi segue la fic ed al mio Cacthur che è cresciuto di 2 cm! (I’m so proud of my child)
Buona lettura!



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Chapter3

 


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“MERDA! MERDA! MERDA! MERDA!” imprecava tirando calci contro un lampione mentre una signora col bassotto al guinzaglio assisteva basita allo sfogo del giovane.

“Cosa c’è ancora da guardare signora non ha mai visto qualcuno che ce l’ha col mondo??!” le urlò Merlin alle spalle mentre quella si voltava interdetta.

“Maleducato!” sbuffò lei “IMPICCIONA!” rimbeccò il mago giusto per non darle la soddisfazione di avere l’ultima parola mentre quella se ne andava borbottando qualcosa riguardo la maleducazione di certe persone.

Merlin non si sarebbe mai comportato così se quella non fosse stata una pessima giornata.

Era il quarto colloquio, in quella mattina, andato male e il suo umore non era dei migliori perché qualcuno si permettesse ancora di giudicarlo.

Erano passati circa 4 mesi da quando Merlin aveva deciso che si sarebbe trasferito a Londra per poter ricominciare una nuova vita ma le cose non stavano andando come aveva sperato, pensava che trasferendosi nella capitale avrebbe avuto più possibilità di trovare lavoro in fretta ma a quanto pare si era sbagliato di grosso.

Aveva consegnato curriculum a profusione ed entrava ed usciva dalle agenzie di collocamento ormai con la certezza che non sarebbe stato più richiamato; per non parlare poi dei colloqui, ne aveva già avuti a decine nei giorni precedenti ma sempre con lo stesso risultato negativo.

Nonostante si presentasse con tutti i requisiti da loro richiesti la discussione si concludeva sempre con “Ci dispiace signor…Buckley ma, vede…la nostra azienda è in cerca di personale specializzato, anche se da come vedo dal suo curriculum lei ha avuto molte esperienze nel campo lei comunque risulta… come dire…overqualified.”*

Overqualified : l’ennesimo controsenso del secolo, una sola parola per veder sfumare un’occasione di lavoro e la stessa che aveva sentito già pronunciare più volte da un branco di idioti in giacca e cravatta.

“Stronzate” pensava Merlin cercando di ingoiare la delusione mentre il suo sogno di mettere da parte del denaro si sgretolava.

Cominciava a capire come si dovesse sentire un giovane laureato di quel tempo buttato in pasto nel mondo del lavoro: senza speranze.

Nel frattempo tutto ciò che aveva trovato era un semplice lavoro part-time da commesso presso un negozio d’antiquariato, alla fine era meglio di niente ma con la paga che gli spettava copriva a malapena le spese per l’affitto, di quel passo il viaggio intorno al mondo che tanto desiderava non sarebbe mai avvenuto.

“Ecco il piano Darwin” aveva detto quel pomeriggio mentre sistemava gli scatoloni “Ho scelto Londra come destinazione, ricominceremo da lì. La capitale è grande e maggiore è la densità di popolazione di un luogo, minore sarà il rischio di destare sospetti. La maggior parte della gente è di passaggio mentre quelle del posto vivono una vita troppo frenetica per accorgersi di me. Avrei anche più possibilità di trovare lavoro, mettere da parte i soldi e partiremo, Darwin, partiremo per quel viaggio intorno al mondo proposto dal tuo vecchio padrone ma che rifiutai… che stupido sono stato… Ma basta pensare al  passato, finalmente avrò modo di toccare con mano tutto ciò che finora ho visto solo attraverso i libri, esercitare le lingue che ho imparato e chi sa…forse la fuori le creature magiche non si sono realmente estinte e potremmo persino trovare altri maghi! Sarebbe fantastico!”

Ancora stronzate.

Spazientito s’allentò il nodo della cravatta per tornarsene a casa.

Lungo la strada del ritorno un inebriante profumo di chicchi di caffè tostati lo fece fermare, l’aroma proveniva da un delizioso baretto dall’altra parte della strada.

Per un attimo esitò indeciso sul da farsi per poi esordire con un “Magari un caffè mi tirerà su di morale…” prendersi un momento di piacere sarebbe stata la prima cosa positiva di quella mattinata che, altrimenti, sarebbe stata da dimenticare.

Acquistò una copia del The Guardian da un’edicola lì vicino –leggere qualcosa lo avrebbe aiutato a rilassarsi- e si avviò verso il locale dove s’accomodò ad uno dei tavolini posti all’entrata.

Nell’attesa di un cameriere, dispiegò il quotidiano e leccandosi l’indice come solo un vecchietto poteva fare -nonostante dimostrasse poco più di venti anni- iniziò a sfogliare le pagine analizzando con attenzione gli articoli del giorno.

Dal parco lì di fronte soffiava una piacevole brezza che cancellò la rabbia provata poco prima e si promise che si sarebbe goduto il resto della giornata dimenticandosi di ciò che era accaduto e lasciandosi per una volta le preoccupazioni alle spalle.

Niente lo avrebbe più turbat- “Il suo ordine signore?”

“OH!” una giovane cameriera, armata di penna e taccuino, lo colse di sorpresa facendolo saltare dalla sedia accartocciando così il giornale che stringeva tra le mani, lei lo stava ancora attendendo immobile come una statua mentre Merlin cercava di ridarsi un po’ di contegno “Prego, mi dica cosa vuole ordinare.”

“U-un caffè per favore!” s’affrettò a rispondere prima che gli facesse di nuovo prendere un colpo, “Espresso o americano?” chiese ancora lei senza abbandonare l’espressione apatica con cui era arrivata, quella ragazzetta gli stava dando i brividi.

“Espresso con zucchero di canna, senza latte per favore!” rispose.

“Come desidera signore.” e Merlin la congedò con un gesto del capo mentre lei s’allontanava –finalmente- a passo militare e dopo aver stirato alla belle meglio i fogli sgualciti, si immerse nuovamente nella lettura pregando di non essere ancora disturbato.

Gli occhi del mago si posarono sull’articolo il cui titolo recitava: “Fiume sotterraneo scoperto in Messico sotto le rovin- “Scusi è libero?”**

L’ennesimo sobbalzo spezzò la concentrazione del “giovane” mago che alzando seccato gli occhi trovò l’ennesima scocciatura seduta comodamente al suo tavolo.

Ma cosa vuole questa?

La suddetta scocciatura si presentava come una donna che lo stava guardando con  i gomiti poggiati al tavolo e le lunghe dita incrociate sotto al mento, “…Allora? Posso?” rimarcò distendendo le labbra rosse in un sorriso, lo sguardo di lei era così profondo che Merlin rischiava di esservi risucchiato.

“Prego…” rispose lui anche se inutilmente dato che era già seduta totalmente a suo agio e ripiegò a malincuore il quotidiano, mettendolo da parte, ormai certo che non avrebbe più avuto un momento per leggerlo.

Desiderava davvero di essere lasciato in pace in quel momento, anche se si trattava di una bella donna le avrebbe risposto “No, voglio stare solo”  se non fosse che la cavalleria –vecchia abitudine dura a morire- glie lo impedisse.

Lei rimase ancora per qualche istante a fissarlo giocherellando coi riccioli castani finché non allungò il braccio facendo tintinnare i bracciali, “Mi chiamo Samantah” disse porgendo la mano per presentarsi “Samantahh…” ripete Merlin enfatizzando la “h” finale mentre glie la stringeva “…piacere, Carl” mentì lui spudoratamente.

Non voleva dirgli il suo nome, c’era qualcosa nel suo comportamento che ancora non era riuscito ad inquadrare…

“Carl…” ripete anche lei scandendo lentamente ogni sillaba ed esitando sulla “r” facendo vibrare la lingua tra i denti bianchissimi “un bel nome…affascinante…” disse poi ammiccando.

Merlin deglutì ed un rivolo di sudore scese dalla tempia.

Aveva capito.

Anche se tardi aveva finalmente capito chi si trovava di fronte e cosa stava succedendo, ne ebbe poi la certezza quando sentì qualcosa alzargli il risvolto del jeans lasciandogli scoperta la caviglia.

SamantaH se lo stava divorando con gli occhi, voleva chiaramente sedurlo e glie lo stava dimostrando facendo piedino sotto il tavolino.

Un brivido freddo salì lungo la schiena del –chiamiamolo così- ragazzo che si sentiva come carne da macello.

Spesso capitava che qualche donna ci provasse con lui forse perché attirata dai suoi zigomi –alcune li avevano definiti “attraenti”… ma come diavolo può essere considerata attraente una sporgenza ossea??- o semplicemente dal suo sguardo ingenuo, non ne aveva la più pallida idea.

Ed anche in questa occasione Merlin aveva fatto da esca ad una “predatrice” e questa che gli era capitata poteva essere considerata la peggiore della loro specie : una “Cougar”, famelica conquistatrice del maschio sbarbato.***

Doveva trovare subito un modo per levarsela dai piedi prima che- “Ecco il suo caffè.”

La cameriera era appena ricomparsa con la tazzina d’espresso facendo prendere di nuovo un colpo al già provato mago “Alla signora cosa porto?”

“Uno scotc con giaccio” replicò schietta la donna puntando nuovamente il moro che cercava di sfilarsi la giacca scura, il poveretto stava morendo di caldo.

“Torno subito col suo ordine.” disse la ragazza col grembiule, e mentre questa s’allontanava nuovamente per dirigersi in cucina Samantah si era lanciata di nuovo all’attacco.

“Sembri piuttosto giovane…”

Merlin non poteva credere a ciò che gli si parava davanti.

La tipa tutta ciglia, che a forza di strusciarsi gli aveva arrotolato l’orlo del calzino, si stava avvicinando pericolosamente mostrando la sua arma più potente ovvero il contenuto della sua generosa scollatura.

Il mago dovette riconoscere a quel punto le grandi doti della tipa ma non poteva distrarsi, doveva pensare velocemente ad un modo per uscire da quella situazione che si stava facendo fin troppo soffocante.

“…perché non mi parli un po’ di te?”

Il mago doveva ancora abituarsi a certe stranezze del ventunesimo secolo ed una di queste era totale mancanza di pudore e l’eccessiva disinibizione di certe fanciulle.

Inutile, Merlin era un uomo d’altri tempi e contatti così diretti lo mettevano fortemente a disagio.

Anche se aveva studiato l’anatomia umana in tutte le sue parti non ci teneva affatto ad avere una dimostrazione di come si presentino gli organi ghiandolari femminili, non in quella circostanza.

“M-mi chiamo M- NO, Carl..!”  s’affrettò a dire qualcosa avvampando fino alle orecchie.

“Oh si, questo lo avevo già capito…” disse Samantah facendosi poi fuggire una risatina lasciva “…cosa fa nella vita un bel ragazzo come te?”

In quell’istante delle dita smaltate scivolarono leggere lungo la mano sinistra del ragazzo, la strinsero e ne accarezzarono il dorso; non c’era esitazione in quel contatto, il desiderio di lei era talmente forte che si poteva avvertire attraverso la pelle.

Come se non bastasse quegli occhi famelici non rendevano la situazione più piacevole.

Cristo in bicicletta! ****

E adesso come faccio? Cosa dico? Come mi libero di questa???

Ma quanto diavolo ci vuole a preparare uno scotc con ghiaccio?  Avrebbe anche potuto aggiungere se non fosse stato troppo impegnato ad uscire da quella situazione.

Merlin doveva agire in fretta prima che fosse troppo tardi, arrivati a quel punto decise che c’era una sola cosa da fare, o meglio da dire, anche se estrema.
Doveva tirar fuori l’arma segreta.

Si schiarì così la voce pronto ad attuare la sua controffensiva.

“Vedi… ecco… al momento lavoro in un negozio di antiquariato…”

“Siii?”

Samantah ora lo guardava con curiosità, gomiti stretti sul tavolino  e viso tra le mani, pendeva totalmente dalle sue labbra.

“…faccio il commesso…”

“mh, mh…” annuì.

“…ho una tartaruga…”

“Wow, immaginavo ci fosse nascosto qualcosa sotto quella camic-” 

“Oh! No, no! Non in quel senso!” la interruppe prima che andasse troppo oltre, un po’ deluso di dover tradire certe aspettative che si era fatta di lui “Intendevo dire che ho una tartaruga vera, un rettile insomma, si chiama Darwin…”

“Oh…” le uscì con una nota di delusione, tornando ad appoggiarsi allo schienale della sedia.

Dal leggero cambio d’espressione di lei, Merlin capì che la strategia che lo aveva salvato anche in altre occasioni stava funzionando.

 “C’è un’altra cosa…”

Samantah non riuscì a nascondere la sua perplessità.

Ora che il nemico si trovava in un momento di stallo doveva approfittarne per sferrare la stoccata finale.

“Ecco…sono gay.”

“COSA? CAZZO ANCHE TU?”

Colpito e affondato.

“Forse avrei dovuto dirtelo prima…”

“Porca puttana…SI! Avresti dovuto cazzo!” sbottò facendo scattare all’indietro la sedia che strisciò rumorosamente.

Merlin la vide alzarsi in piedi stizzita e ringhiare tra i denti “A Londra non ci sono altro che finocchi!” mentre si lisciava la gonna ed infilava la pochette sotto il braccio.

“Aww, mi dispiace.” Tentò di consolarla il mago simulando dispiacere, ovviamente non funzionò perché prontamente ricevette un sonoro “FOTTITI” .

E fu così che il nemico, ormai sconfitto, batté in ritirata sui suoi tacchi a spillo ed imprecando a voce alta in dimostrazione del suo disappunto.

Merlin poté tirare un sospiro di sollievo e rilasciare tutta la tensione scrollando sulla sedia, era riuscito a far fuggire la fiera anche se gli era costata molta energia.

A malincuore si rese conto che anche il tentativo di godersi qualche minuto di relax era andato in fumo, il caffè, ovviamente, era ormai freddo ma lo ingollò senza pensarci.

“Ecco il suo sco- dov’è la signora?” finalmente la cameriera giunse al tavolo con l’altra ordinazione ma questa volta Merlin era talmente spossato che quasi non se ne accorse, “Se n’è andata…” ebbe a malapena la forza di rispondere.

“Allora lo riporto indietro” ma ella non fece in tempo a girarsi che il mago la bloccò  “Lo prendo io se non le dispiace!” ed afferrato il bicchiere bevve avidamente l’alcool sotto lo sguardo sorpreso della dipendente del bar.

Non gli importava che fosse a stomaco vuoto, in quel momento aveva il morale così a terra avrebbe mandato giù qualsiasi cosa purché forte.

Pagato il conto, Merlin s’affrettò a tornare a casa deluso e tremendamente stanco.

Desiderava solo due cose: farsi una bella dormita prima di andare a lavoro e dimenticare gli eventi di quella mattina.
 

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Continua...



 
Note:

*Parola utilizzata per definire una persona che ha studiato troppo e/o ha troppe esperienze di lavoro per il posto offerto.

**Titolo di un vero articolo che ho preso dal sito theguardian.com

***Da Wikipedia: “Cougar è un termine anglo-americano volto a definire donne mature che si comportano come predatrici sessuali nei confronti di uomini notevolmente più giovani.” “…il New York Times e Vogue la usano per indicare quelle donne dai 40 anni in su che cercano aggressivamente di avere rapporti sessuali con uomini tra i venti e i trent'anni…”

****Traduzione di “Christ on a bike”, per chi non la conosce è un’esclamazione inglese per quando si rimane molto scioccati di qualcosa. In italiano mi fa morire.


Di nuovo ciao a tutti e grazie di essere arrivati fino a qui. Che dire questo capitolo è assurdo persino per me che l’ho scritto, alcune cose non hanno senso. Ad esempio: perché avrebbe dovuto mentire sul suo nome? Non ne ho idea… ma non potevo permettergli di rivelare il suo nome, non ancora (e no, non stava per dire Merlin). Nel finale ho cercato di essere più ambigua possibile, Merlin dice a Samantah di essere gay ma sarà vero o è una cavolata parte della sua “strategia”? Ditemelo voi :)
Detto ciò vi saluto, ci vediamo al prossimo capitolo con un avvenimento speciale!
   
 
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