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Autore: Zikiki98    11/09/2015    4 recensioni
2018: LA STO CONTINUANDO E REVISIONANDO. LA POTETE TROVARE SUL MIO PROFILO WATTPAD E EFP (la nuova versione, per l'appunto), SEMPRE SOTTO IL NICKNAME: Zikiki98
Il titolo della storia è lo stesso: The Wolrd of Demons - Il Portale dei Demoni
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Clan Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
Capitoli:
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Ciao a tutti! Volevo iniziare il capitolo con i soliti ringraziamenti, ma le pubblicità di Google (che ragazza creativa che sono) mi rallentano internet, facendomi perdere la pazienza >.< Comunque vi ringrazio tutti, davvero. Sapete, ho sempre scritto ff su Efp Fanfiction. Mi sono iscritta quando più o meno avevo 13 anni, facevo un sacco di errori ortografici e scrivevo frasi senza senso (e anche le storie lo erano, spesso ahah). E non le ho mai concluse. Neanche una. Anche se non erano il massimo, c'erano comunque abbastanza utenti che le seguivano e mi incoraggiavano, e se penso che in qualche modo gli ho delusi, cancellandole, mi dispiace. Non so perché non ho mai concluso una ff; probabilmente sono così insicura di me stessa che, anche se ricevo commenti positivi, mi butto sempre giù. Penso sia questo che mi porta ad abbandonare. Voi siete così gentili, lo siete sempre, sia nelle recensioni che nei messaggi privati e vi adoro davvero tanto per questo. Mi incoraggiate, e voi che state seguendo questa storia fin dall'inizio, sapere che i primi capitoli non sono scritti poi così bene (per non dire male), deve essere stata una specie di tortura. E ringrazio voi sopratutto per aver deciso di dare comunque una possibilità a ciò che scrivo, voi che, nonostante facesse schifo, avete continuato a leggere. Non dico di scrivere come una scrittrice ora, perché non sono così brava e probabilmente non lo sarò mai, e non sono praticamente nessuno per farvi questo discorso, ma ci tenevo tanto a dirvi GRAZIE, un GRAZIE diverso dagli altri. Leggete molte fanfiction, di tutti i tipi, e sapere che tra le vostre "preferite", "ricordate" o "seguite" ci sia anche la mia storia, mi incoraggia in un certo senso. Mi impegno, e continuerò ad impegnarmi, per questa storia; ce la metto e ce la metterò tutta, per non deludervi. Ok, non so perché ho scritto tutto questo, devo essere abbastanza sentimentale stasera. Devo imparare a darmi dei limiti ahah.
Grazie di cuore.
Un beso :-* Zikiki98.
[ vanessa_91_; carmen16; martyd; Victoria Herondale grazie per aver recensito lo scorso mini-capitolo]

THE WORLD OF DEMONS
°IL PORTALE DEI DEMONI°


CHAPTER FOURTEEN - KIDNAPPING.

[POV BELLA]


Sgranai gli occhi per poi stropicciarmeli con le mani entrambe le mani, sporche leggermente di terra, non riuscendo a credere chi avevo davanti - E-Emmett? Sei davvero tu? - .
La mia voce era roca, sia per essermi appena svegliata, sia per non aver parlato molto in quei cinque giorni. Sentivo tutta la bocca impastata, ma feci uno sforzo. Il corpo di quel vampiro sembrava ancora più grande visto così da vicino, nonostante si fosse accovacciato al mio fianco. La sua enorme mano, aperta, riempiva quasi lo spazio del mio intero avambraccio. I suoi occhi dorati mi scrutavano con attenzione, e lo stesso facevano i miei.
- Sì, sono io. Ti abbiamo cercata ovunque - disse burbero, facendo un piccolo sorriso per alleggerire il tono che aveva usato - Sei ferita? - .
Non riuscivo a capirlo, nonostante parlassimo la stessa lingua. Ero ancora sconvolta per averlo trovato al mio risveglio, e questo mi impediva di comprendere tutto il resto. Sicuramente, sul mio volto pallido, aleggiava un'espressione da stupida. Ma ero davvero sorpresa. Era l'ultima persona che mi sarei aspettata di trovare al mio risveglio.
- Tu... Tu cosa? - balbettai, sedendomi a guardandomi intorno - C-Che ci fai qui? C-Come hai fatto a t-trovarmi? - .
Il suo sorriso si allargò, ma i suoi occhi sembravano preoccupati. Era successo qualcosa?
- Super olfatto - mi ricordò, toccandosi la punta del naso - Ci siamo divisi e ti abbiamo cercata, provando a rintracciare la tua scia. All'inizio abbiamo trovato solo tracce vecchie, ma alla fine ti ho trovata - .
- E perché mi stavate cercando? - domandai, anche se non ero sicura di voler conoscere la risposta.
Se mi stavano cercando tutti, non era sicuramente un caso, ed era davvero improbabile che Carlisle mi avesse tradito rivelando le mie intenzioni alla sua famiglia. Aveva detto che non l'avrebbe fatto e gli credevo, non sapevo perché, ma lo facevo. Mi fidavo di lui. Doveva essere successo qualcosa se mi cercavano con tutta questa urgenza. In quell'istante gli squillò il telefono. Si alzò in piedi mostrandomi una mano, come per scusarsi. Anche io allora feci lo stesso, sgranchendomi le gambe e pulendomi i vestiti dalla terra e dalle foglie secche.
- Pronto, Alice? Sì, l'ho trovata... No, non gliel'ho ancora detto, stavo per farlo. Okay, Riesci a vedere dove mi trovo? Perfetto, dillo agli altri e raggiungeteci. A tra poco - .
Quando finì di parlare, lo guardai come se non stessi attendendo altro che una spiegazione, ed era così. Sembrava disposto a darmela, ma ci stava mettendo decisamente troppo tempo. E poi stavano arrivando, stavano arrivando tutti. Avrei rivisto Edward, e dopo ciò che avevo fatto, non sapevo se avevo il coraggio di guardarlo dritto negli occhi per affrontarlo. Ma in un certo senso, ero felice di rivederlo. Lo consideravo una specie di ultimo desiderio prima di morire.
- Che succede? - chiesi, con il cuore a mille per l'emozione.
Gli occhi dorati di Emmett si spostarono dallo schermo del suo telefono, sul mio viso.
Erano attenti e circospetti - Edward è sparito - .
Il mio cuore sembrò smettere di battere. Edward... Edward era sparito? Era fuggito per colpa mia? Per le cose che gli avevo detto? Quando uscì dalla finestra della sua stanza, non avrei mai immaginato che non ci avrebbe rimesso più piede. Ero convinta che appena me ne fossi andata, lui sarebbe tornato. Un ormai conosciuto groppo in gola mi impedì di dire qualsiasi cosa. Sicuramente Emmett e il resto della famiglia erano venuti a cercarmi per farmela pagare, un altro conto in sospeso da risolvere. Prima il Conclave, e ora i Cullen. Sarebbe stato meglio rischiare la vita nella grotta, a questo punto.
- Alice ha avuto una visione qualche giorno fa - iniziò a spiegare velocemente, facendomi scoprire qual era il potere della sorella - Sai, lei vede il futuro, di azioni o fatti che si devono ancora compiere - fece una pausa - E ha visto Edward, mentre veniva rapito, nella sua radura, da uomini in tenuta scura, armati e con dei simboli disegnati sulla pelle - mormorò, lanciandomi uno sguardo di intesa.
Degli Shadowhunters, probabilmente il Conclave. Dovevamo salvarlo, non potevamo permettere che gli accadesse qualcosa! Emmett aveva detto che le visioni di Alice accadevano prima che i fatti riuscissero a compiersi, avevamo ancora qualche ora magari...
- E perché perdete tempo cercando me?! Per l'Angelo, andate a salvare lui! - esclamai, alzando il braccio destro simbolicamente, per invitarlo ad andarsene.
- Ci abbiamo già provato! - alzò la voce, sovrastandomi - Non abbiamo fatto in tempo a salvarlo! Quando siamo arrivati alla radura, non c'era già più nessuno! - .
- Dovevate seguire le loro tracce! - .
- L'avremmo fatto, se solo ce ne fossero state! - rispose a tono, per poi calmarsi - Le scie di quei uomini si trovavano soltanto alla radura, non portavano da nessuna parte. Seguire quella di Edward non sarebbe servito a nulla, perchè era quella che ci avrebbe ricondotto a casa nostra. E' stato trasportato con loro... - .
- Tramite un portale... - conclusi io per lui.
- E' quello che penso anche io - .
Restammo in silenzio, ognuno perso nei propi pensieri. Quando pensai ad un primo vero e proprio incontro con Emmett, sicuramente non avevo immaginato questo. Dovevo scervellarmi, dovevo trovare il modo di salvare Edward. Ma come avevano fatto a trovarlo? Io non avevo fatto alcun nome alla mia famiglia. L'unico che sapeva, oltre a me ovviamente, era... era Stephan. Lui... lui non avrebbe mai potuto farmi una cosa del genere, giusto? Non avrebbe mai messo in pericolo la vita di una persona, a cui tenevo davvero molto. Per cosa poi? No, era impossibile. Non l'avrebbe mai fatto. Era leale, non mi avrebbe mai tradita così, nonostante negli ultimi giorni tra noi non fosse stato tutto rose e fiori, era pursempre mio fratello e ci teneva a me. Non poteva mandare a monte un'intera vita di affetto, fratellanza e rispetto. No, non poteva farlo, e non l'avrebbe fatto.
- E' tutta colpa mia - sussurrai senza pensare, abbassando lo sguardo sui miei stivali.
Sentii Emmett sospirare, appoggiandomi la sua enorme mano sulla spalla, come per confortarmi - No, non è vero - .
- Sì, invece! Se... Se non gli avessi detto tutte quelle bugie, lui non se ne sarebbe mai andato e a quest'ora non sarebbe in pericolo! - .
E' davvero assurdo come a volte il destino sia contro di te e i tuoi stessi piani, a prescindere da quanto buone siano le tue intenzioni. Volevo soltanto proteggerlo, proteggerlo dal male che avrebbe potuto infliggergli la mia razza, ma alla fine, il Conclave era riuscito a trovarlo. Non appena avessi scoperto chi e come aveva fatto a dare informazioni al Consiglio, gli avrei fatto passare decisamente una brutta giornata. Era una promessa.
- Stavi soltanto provando a proteggerlo - .
Aspettai qualche secondo a rispondere - Te l'ha detto Carlisle? - .
Rise, tentando di risollevare il mio umore - Di certo non serve Carlisle per notare una cosa così palese. Penso lo sappiano tutti ormai, lo hanno capito tutti. Quando hai parlato con Carlisle, nel suo studio, non abbiamo potuto fare a meno di ascoltare. Mi dispiace, non l'abbiamo fatto apposta, ma il nostro udito non ci lascia altra scelta... - .
- Non dare la colpa alle vostre capacità, eravate semplicemente curiosi - .
- Okay, lo ammetto - ridacchiò.
Come faceva a restare sempre così tranquillo e spensierato? Ero l'unica tra noi due a tentare di non avere una crisi di panico? O non gli importava niente della piega che aveva appena preso la situazione, oppure era davvero molto bravo a fingere.
- Allora perché Edward non l'ha notato? - domandai tremolante, quasi con rammarico nel tono di voce.
Capì subito a cosa mi riferivo - Perché Edward è uno sciocco, insicuro ed è convinto di essere sbagliato per te, si sente inferiore. Per questo non ha fatto molta resistenza. Lo conosci quel detto, no? Se tieni ad una persona, lasciala andare, e se anche lei tiene davvero a te, tornerà - .
- Io... Io tengo davvero a lui - sapevo che aveva modificato quello che voleva dire per non sbilanciarsi troppo, ma lo apprezzai comunque.
Restammo per qualche secondo in silenzio, finché non sentimmo dei rumori provenire alle spalle di Emmett. Immediatamente, dalla boscaglia, comparirono i Cullen al completo... al completo, senza Edward. Mi stavano fissando tutti perciò, appena Emmett si voltò verso la sua famiglia, mi spostai leggermente dietro di lui. I loro sguardi erano indecifrabili, e mi mettevano in soggezione. Fu Esme a parlare per prima.
- Se davvero tieni così tanto a mio figlio, ti prego - mi supplicò dolcemente, unendo le mani davanti a sé - ti prego, aiutaci a trovarlo, a salvarlo. Portaci a Idris - .
Era sicuro come la morte che i Cacciatori che l'avevano catturato l'avessero portato lì, altrimenti perché il portale? Non c'era altro posto sicuro per nascondere un ostaggio. L'avrebbero tenuto in prigione, torturato e, se non fossero stati soddisfatti, l'avrebbero ucciso. Rabbrividii al solo pensiero.
- Vi aiuterò - proclamai, e per un attimo vidi il sollievo sul volto di tutta la famiglia - Ma non posso portarvi ad Idris - .
Rosalie iniziò ad urlarmi contro - Non me ne importa nulla se non ci puoi portare a Idris, lo farai! Sei forse stupida?! Hai messo nei guai mio fratello e il minimo che tu... - .
- Rose, amore, basta - la interruppe Emmett.
- Rosalie, calmati - la ammonì Carlisle - Lasciala spiegare - .
Presi un respiro profondo, guardandoli uno per uno - Quello che intendevo dire, è che non posso portarvi a Idris perché non ho il potere di creare un portale. Ci serve uno stregone, e si da al caso, che io non ne conosca neanche uno - poi mi rivolsi a Emmett - Per caso, nella tua vita da Cacciatore, ricordi averne conosciuto qualcuno? O magari, ricordi i posti che frequentano... - .
Scosse la testa - No, non mi ricordo. Quando ci siamo rinchiusi ad Idris, avevo all'incirca dieci anni. L'unico posto che ho visitato oltre ad Alicante, è stato l'Istituto per i Shadowhunters a Parigi - .
Annuii comprensiva. Avevamo bisogno di uno stregone, e nessuno sapeva dove trovarlo. Non avevamo mezzi per raggiungere Alicante e questo aveva messo in ansia tutti quanti. Bisognava trovare un altro metodo, una soluzione, e in fretta. Forse, se avessimo cercato con attenzione, potevamo trovarne uno qui a Forks: spesso, come copertura, fingevano di essere dei falsi chiromanti, in modo che la gente che venisse a fargli visita non fosse molta e si potessero divertire con i pochi creduloni che bussavano alle loro porte. Ma io non sapevo come muovermi a Forks, avevo bisogno del loro aiuto.
- Jazz, tu non conosci uno stregone? - chiese Alice, voltandosi di scatto verso di lui.
Annuì in risposta - Sì, ci stavo pensando anche io... Ma appartiene alla mia vecchia vita, non mi sembra il caso di metterla in mezzo... - .
- Non importa - dissi io - L'importante è trovare Edward - .
- Ha ragione - concordò Carlisle - Sai dove potrebbe essere, Jasper? - .
- Se non si è spostata, presumo che si trovi ancora a Houston, in Texas - .
- Allora che stiamo aspettando? - ci incitò Emmett - Muoviamoci! - .
____

Dopo aver percorso tutto il tragitto verso casa Cullen sulle spalle di Alice, che si era gentilmente offerta di trasportarmi per velocizzare i tempi, iniziammo ad ipotizzare un piano di salvataggio per Edward. Jasper sembrava essere quello con le idee più chiare tra tutti noi, forse perché sapeva già che cosa aspettarsi dalla sua amica stregona, ma qualcosa mi diceva che nemmeno lui era entusiasta all'eventualità di rivederla. In ogni caso, non potevamo perdere altro tempo: avevamo la possibilità che questa stregona si trovasse ancora nello stesso posto dove in precedenza Jasper viveva, non potevamo lasciarci scappare questa opportunità. Non sapevo su quali basi lui affermasse questo, considerando che Alice mi rivelò di non poter prevedere le intenzioni dei Figli di Lillith e che, quindi, non poteva proiettare e vedere un eventuale incontro futuro con lei, stesso discorso per quanto riguarda i Licantropi; ma che altro avremmo potuto fare? Quale altra scelta avevamo? Se avessimo optato per cercare un altro stregone nelle vicinanze, senza avere la certezza della sua effettiva presenza, avremmo potuto perdere il triplo del tempo, e il tempo doveva giocare a nostro favore in questa partita, perché più passava, più Edward rischiava la vita. Alice camminava avanti e indietro per il salotto con il telefono attaccato all'orecchio per prenotare i primi biglietti aerei disponibili per il Texas, mentre io guardavo fuori dalla finestra pensierosa e il resto dei Cullen parlavano di non so che cosa, seduti sui divani in pelle che si trovavano al centro esatto della stanza. Non riuscivo ancora a realizzare il fatto che Edward fosse stato rapito. La visione di Alice era arrivata esattamente tre giorni dopo l'accaduto che cotrinse Edward ad andarsene, pochi minuti prima che si compiesse. Non avevano fatto in tempo a raggiungere quel luogo, che non c'era già più nessuno. L'unica cosa che provava il loro passaggio, e che quindi avevano lasciato alle loro spalle, era la piega che avevano preso l'erba e i fiori della radura, calpestati evidentemente da degli stivali molto pesanti. La veggente era sicura che fossero Shadowhunters, e di certo non dubitavo delle sue capacità. L'unica cosa che mi chiedevo era: perché Edward? Non credevo alle coincidenze, c'era sicuramente qualcosa sotto. Doveva esserci una spiegazione logica dietro a tutto questo. I Cacciatori volevano essere considerati morti. Perché arrivare a tanto? Perché rischiare tanto per un vampiro? Okay, un vampiro che era a conoscenza di qualcosa che non doveva sapere, ma loro non potevano esserne certi. Era stata d'avvero un'azione spropositata e sconsiderata.
- Brutti pensieri? - chiese una voce al mio fianco, facendomi spaventare.
Mi voltai immediatamente. I miei occhi incontrarono quelli scuri di Jasper, che scrutavano il mio viso curiosi, come se mi stesse studiando. La sua postura era rigida, le sue mani erano unite in un groviglio di dita dietro la schiena, e la sua espressione era inespressiva.
- No - risposi incerta, - solo pensieri - .
Dopodiché tornai ad ammirare il paesaggio fuori da quelle ampie finestre, mentre vidi il biondo annuire con la coda dell'occhio. Da quel che avevo capito, non aveva intenzione di tornare a conversare con gli altri per idealizzare al meglio questo piano. Era abbastanza semplice, o almeno, la seconda parte lo era: avremmo raggiunto Houston e Jasper ci avrebbe condotto dalla stregona, dopodiché, se avesse accettato di collaborare con noi e trasportarci a Idris, io li avrei condotti fino alle prigioni di Alicante e lì avremmo escogitato qualcosa. Non era un grande piano, considerando che era anche incompleto, ma era tutto ciò che potevamo fare, per ora. Dopo tutti gli attacchi che avevamo ricevuto, la città era sempre molto protetta, non solo dalle difese che garantivano le Torri Antidemoni, ma c'era sempre qualche pattuglia di Cacciatori che a turni controllavano le strade. Non sarebbe stata una passeggiata, per niente. Non avevamo la sicurezza di farcela, ma la nostra motivazione era molto più grande di qualsiasi rischio avremmo potuto correre.
- Pensieri fastidiosi? - insistette.
- Forse - .
Non parlò più.
- Come si chiama la tua amica Stregona? - domandai dopo qualche istante di silensio.
Scosse la testa - Non è mia amica. Si chiama Rashida, ha origini arabe - .
- E che cosa ci faceva in Texas? - .
- E' una storia lunga - rispose sbrigativo, come se l'avessi offeso in qualche modo con la mie domande.
Ma avevo bisogno di distrarmi da ciò che sarebbe potuto succedere ad Edward, perciò continuai.
- Una storia lunga che fa parte della tua vecchia vita? - chiesi senza peli sulla lingua, ricordando la frase che aveva lasciato a metà quel pomeriggio.
Stavolta toccava a me studiare la sua espressione, e a vedere da come i suoi muscoli facciali si tesero, capii di averlo colpito.
- Esatto - disse solo, continuando a guardare fuori dalla finestra, senza più degnarmi di uno sguardo.
- In che cosa consisteva la tua vecchia vita? - domandai, non riuscendo a tenere a freno la curiosità.
Restò a contemplare il silenzio per molti secondi, come se stesse rielaborando tutti i suoi ricordi. Probabilmente si sentiva costretto a dirmelo, ma dovevo capire perché si comportava in modo così strano. Oggi aveva esitato; aveva esitato a salvare un fratello, a causa della sua vita passata, nonostante sapesse che non avevamo moltre altre opzioni. Non era sicuro di voler arrivare a tanto per salvarlo, forse perché così rischiava di mettere in pericolo anche il resto della famiglia... sopratutto Alice. Ed Edward comunque era suo fratello, non un vampiro qualsiasi.
- Sono nato nel 1844 - iniziò a raccontare con un tono che non seppi decifrare - E ricordo che non avevo nemmeno compiuto diciassette anni quando mentii sull'età per arruolarmi nell'Esercito Confederato - un piccolo sorriso, che durò neanche mezzo secondo, comparì sulle sue labbra - Feci carriera molto in fretta in quel settore, c'erano uomini arruolati da molto più tempo di me e che erano invidiosi del mio successo, mi non gli diedi mai peso. Alla battaglia di Galveston, dopo aver condotto un gruppo di profughi a Houston, m'imbattei in quattro donne di straordinaria bellezza: Maria, Nettie, Lucy e Rashida. Non ero a conoscenza della loro vera natura, io semplicemente credevo che fossero delle giovani dame bisognose d'aiuto - la stanza era calata in un silenzio assordante, soltanto la voce di Jasper rimbombava contro le pareti del grande salotto - Maria era a capo di quel gruppo, e aveva deciso di trasformarmi. Sarei stato ottimo per l'esercito personale che stava creando. Aveva scelto me, per il ruolo da militare che ricoprivo da umano e per la capacità che avevo, e che ho, di attrarre le persone, emotivamente parlando. In poche parole per il mio carisma, che nella mia esistenza da vampiro si è trasformato in un vero e proprio potere, dandomi la possibilità di percepire e manipolare le emozioni altrui, anche se con qualche eccezione - ammise, lanciandomi un'ochiata furtiva - Comunque, ero un guerriero e un leader per natura. Ero un grande punto a favore per Maria e il suo esercito, insieme alla sua amica stregona, Rashida. Rashida ci fu davvero molto d'aiuto all'inizio, non solo in battaglia, ma anche con l'addestramento dei neonati. Con il tempo, io e Maria iniziammo a legare molto, e spesso mi trattava come se fossi il pezzo più prezioso della sua collezione, trascurando la Stregona. Rashida ne era invidiosa, forse perché in fondo provava qualcosa per lei, non lo so, ma cercò più volte di vendicarsi contro di me, senza mai riuscirci. Ad ogni modo, uno dei miei compiti principali era quello di giustiziare i membri del clan usciti dalla fase neonatale senza sviluppare doti tali da essere utili in guerra. Per darmi una mano, decisi di prendermi carico di un aiutante. Si chiamava Peter e una sera, mentre svolgevamo esattamente quel tipo di attività, mi resi conto del peso emotivo che gravava sulla spalle di quel ragazzo, e che si moltiplicava da battutine mirate da parte di Rashida per farlo soffrire - si fermò un attimo, scuotendo la testa - Quando arrivò il turno di Charlotte, una neonata, per essere giustiziata, Peter ebbe uno scatto d'ira e le ordinò di scappare, seguendola subito dopo. Avrei potuto raggiungerli, ma non lo feci. Rashida cercò di bloccarli con la magia, con l'intenzione di conquistare l'amore di Maria, ma glielo impedii. Con il passare degli anni, le emozioni dei neonati avevano iniziato a devastarmi, e questo Maria lo aveva notato. Ero depresso, sapevo che stava progettando di uccidermi, e io stesso stavo progettando di eliminarla prima che fosse lei a farlo. Ovviamente, Rashida faceva tutto quello che era in suo potere per rendere a suo vantaggio la situazione - sospirò - Ma prima che potessi fare qualsiasi cosa, Peter tornò da me, assicurandomi l'esistenza di altri clan che convivevano civilmente tra di loro. Non immaginavo nemmeno che si potesse vivere in un modo diverso da quello, lo ignoravo completamente. Perciò scappai con lui, ma la depressione non mi abbandonò come avevo sperato - e poi si voltò, incrociando lo sguardo di Alice, che traboccava d'amore - Nel 1948 incontrai Alice. Lei... Lei è stata, ed è, la mia salvezza. Immediatamente venni travolto dalla positività dei suoi pensieri e mi raccontò di un clan, i Cullen, che vivevano uno stile di vita completamente differente dal nostro, dal mio - si corresse, non staccando i suoi occhi da quelli dell'amata - Non sapevo se crederci, ma non potei fare altro che seguirla. Quando arrivammo, ci accolsero tutti a braccia aperte... Be', sì, più o meno - ridacchiò, facendo comparire un sorrisino nostalgico sulle bocche di tutti - Edward non era tanto entusiasta. Alice si prese la briga di spostare tutte le sue cose dalla sua stanza, in garage. Quando tornò a casa... - .
Venne interrotto dalla piccola ragazza dai capelli corvini - Si ritrovò una bella sorpresa - concluse per lui, alzando le spalle.
- Senza di lei, senza Alice, non so dove sarei ora - mormorò Jasper, con lo sguardo inchiodato sulle sue scarpe firmate.
Alice, con un'espressione intenerita sul volto, gli si avvicinò e lo abbracciò stretto a sé, come per consolarlo. La vidi avvicinare le sue labbra all'orecchio del biondo, mentre si muovevamo quasi impercettibilmente. Gli stava sussurrando parole dolci e rassicuranti, per tranquillizzarlo. Scostai lo sguardo imbarazzata quando mi accorsi di non aver staccato gli occhi da loro neanche per un attimo. Mi allontanai concedendogli un po' di privacy, avvicinandomi al pianoforte di Edward. Iniziai ad immaginarmelo mentre, seduto sul seggiolino, riempiva la stanza di dolci note che avrebbero emozionato i cuori di tutti. E magari, avrebbe scritto qualcosa che avrebbe dedicato a me, e me lo avrebbe suonato finché non mi sarei stancata di ascoltarlo, cosa che non sarebbe successa. Certo, magari se fosse qui e non fosse furioso con me.
- E' per questo che non sono convinto all'idea di portarvi da Rashida: era infuriata con me perché credeva che io fossi la causa del rifiuto di Maria nei suoi confronti. Da quando l'ha conosciuta è diventata vendicativa, insensibile... oserei dire anche crudele e manipolatrice - cofessò ringhiando, scuotendo il capo - Non penso sia cambiata. Potrebbe essere pericoloso, non so come potrebbe reagire alla nostra visita - .
- E ora lo capisco - mormorai, voltandomi verso di lui, - ma Edward ha bisogno del nostro aiuto, e se è l'unica possibilità che abbiamo... - .
Non riuscii a terminare la frase, che mi bloccai. Solo il pensiero che Edward venisse torturato, mi lacerava dentro. Mi sentivo così patetica e, allo stesso tempo, così disperata.
- Forse - iniziò a parlare Rosalie in tono pungente, facendomi voltare verso di lei - se non gli avessi detto tutte quelle cose, niente di tutto questo sarebbe successo! - .
- Rosalie - la rimproverò tranquillo Carlisle - Le intenzioni di Isabella erano buone. Se avesse davvero avuto la possibilità di sapere a che cosa avrebbe condotto la sua decisione, non l'avrebbe fatto - .
- Tu dici?! Carlisle, è una Cacciatrice! Non ci possiamo fidare! - esclamò indignata, alzandosi in piedi per intimidirmi - Chi ti garantisce che non sia tutto un loro diabolico piano per eliminarci tutti?! A quest'ora Edward potrebbe essere già morto! - un gemito di dolore uscì dalle labbra di Esme, ma la bionda non era decisa a fermarsi - Non possiamo sapere le sue vere intenzioni: Jasper non riesce a controllare le sue emozioni, Alice non riesce a vedere il suo futuro, e nemmeno Edward riusciva a leggerle nel pensiero! E' come fare un patto con il diavolo! - .
Il fatto che avesse utilizzato il passato per riferirsi ad Edward, mi fece vedere rosso. Edward non era morto, stava rischiando molto, ma non era morto. Ne ero sicura, al cento per cento. Avevo sbagliato, ma non ero una persona cattiva. Se lo fossi stata, non avrei nemmeno accettato di aiutarli, aggravando così la mia colpa e la mia posizione con il Conclave. Avrei fatto del mio meglio, ma loro dovevano provare a fidarsi della mia persona, non della Cacciatrice che mi avevano addestrato ad essere. E poi, non era di certo colpa mia se i loro poteri non funzionavano su di me.
- Stamattina mi hai quasi costretta ad aiutarvi, ed ora cambi idea? - chiesi, cercando di mantenere un tono di voce fermo e serio - Evviva la coerenza - .
Sul suo viso nacque un espressione indignata - Ma come ti permetti, razza di... - .
- Di cosa? Avanti, dillo - la provocai avvicinandomi a lei, minacciosamente.
Non me ne fregava nulla se era di quindici centimentri più alta di me, le avrei dato una lezione che avrebbe ricordato per sempre se questo mi avrebbe garantito il suo silenzio eterno. Parlava inutilmente, e solo per dire crudeltà. Sarebbe stato un sollievo per tutti quanti.
Emmett si mise subito tra di noi - Per favore - ci pregò, tenendoci lontane mentre ci incenerivamo con gli occhi - Abbiamo altro a cui pensare in questo momento - .
Dato che, ovviamente, ero io la più matura tra le due, fui la prima ad allontanarmi per tornare alla mia postazione precedente, tranquillizzando così tutti i vampiri presenti. Carlisle si smaterializzò immediatamente al mio fianco, come per assicurarsi che non ricapiti più un confronto simile. Non mi sarei mai fatta mettere i piedi in testa da una bionda ossigentata con la testa piena di frivolezze.
- Che cosa ti ha detto l'agenzia? - chiesi ad Alice, tentando di portare la siscussione su altri argomenti.
Sorrise gentilmente capendo le mie intenzioni - Ha detto che mi avrebbe richiamata il prima possibile per avvisarmi dei primi voli disponibili - .
E proprio in quell'istante, il telefono di Alice squillò.  
  
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