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Autore: Chekkumeto    12/09/2015    3 recensioni
Iron Man ha superato le sue crisi di panico e ora è senza armature, Barton sta superando i postumi del controllo mentale con (più o meno) l'aiuto di Natasha, Thor è impegnato altrove e a Rogers tocca l'arduo compito di tenere unita la squadra.
Una nuova missione chiama a raccolta i nostri eroi, un nemico dagli strani poteri trama nell'ombra e tesse intrighi. Niente battaglie epiche questa volta, solo una caccia all'uomo. E qualcuno emergerà dalle sabbie del tempo, per portare scompiglio nella vita di uno dei nostri eroi.
Il male vincerà? O i suoi intrighi saranno smascherati?
Parecchio Clintasha. Accenni alle altre coppie canoniche.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera cari,

speravo di riuscire a pubblicare ad un orario decente, ma le ultime correzioni si trascinano sempre fino a tardi.

La quasi totale assenza di recensioni degli ultimi capitoli ci ha un po' rattristati, ma speriamo che questo ricco ed emozionante capitolo invogli qualcuno di voi a farci sapere che ne pensa.

Buona lettura a tutti.

Chekkumeto&Lawrence_Victory


(PS di Chekku: preparatevi. Questo sarà tosto)


CAPITOLO 7

In cui vanno di moda i cappucci e i “Fermi”


Poco dopo Clint ricevette una chiamata. Era Tony e aveva trovato il prossimo indizio. I due assassini ripartirono con il Quinjet verso la torre, ancora pensierosi per quanto successo con Fury.

Stark, invece, era più tranquillo. Al telefono il direttore lo aveva rassicurato sulle condizioni di Pepper, in netto miglioramento. Raggiunta la torre, Bruce e Tony si unirono al gruppo e il Quinjet si diresse al Triskelion.

Grazie al decriptatore del miliardario, gli analisti dello SHIELD iniziarono subito a lavorare sul nuovo indizio, mentre ai cinque eroi fu consigliato di mangiare qualcosa, fare una doccia e dormire un po', soprattutto a Clint e Natasha che non dormivano decentemente da almeno quarantotto ore. Inizialmente tutti si opposero, ma si resero conto in fretta che la loro presenza in quel frangente era pressoché inutile. A Tony fu assegnata una stanza nella zona per gli ospiti, mentre Clint, Steve e Nat preferirono i loro soliti appartamenti nell'area riservata agli agenti. Nel frattempo Bruce, per nulla stanco dopo il ricovero, si fece visitare dai medici della struttura e in poco tempo gli furono consegnati i suo nuovi apparecchi per l’udito perfettamente calibrati.

Fu il direttore Fury in persona a richiamare tutti i vendicatori quando l’indizio fu risolto.
Il prossimo obbiettivo dell'attentatore era il Museo del Genocidio di Yerevan, in Armenia.

- Sembra che Thunderwhite abbia un pessimo senso dell'umorismo! - fu il commento di Tony.

Grazie all’ingegno di Stark, gli Avengers potevano contare su un largo anticipo e furono sul luogo diverso tempo prima dell’ora fatidica.

Il direttore Fury aveva già predisposto l'evacuazione e in men che non si dica il posto era deserto.

- Io mi occupo di pattugliare il perimetro, voi organizzate una ronda. Mi raccomando, fate attenzione - disse Steve, appena scesi dal Quinjet.

Gli altri quattro raggiunsero il centro di coordinamento mobile dello SHIELD, per avere una pianta dell'edificio.

- Ci sono solo due piani da perlustrare, il piano terra e il primo piano. Sopra ci sono le tre sale circolari con le esposizioni del genocidio mentre sotto ci sono la biblioteca, le sale di studio, la sala conferenze e un magazzino. Io e Clint controlliamo il piano terra, Tony e Bruce al piano superiore - ordinò Nat mentre indicava i luoghi sulla mappa. Furono portati giubbotti antiproiettile per tutti ma Banner declinò l’offerta con un sorriso amaro. Poco dopo gli Avengers stavano entrando in squadre separate nel museo, determinati a mettere la parola fine a quella storia.



Al piano inferiore i due agenti dello SHIELD stavano perlustrando per la terza volta la sala conferenze. Avevano controllato sotto ogni sedia, dietro ogni anfratto, avevano persino smontato il palco per cercare tracce della bomba ma non avevano trovato nulla né li, né da nessun’altra parte. Tra loro mantenevano un silenzio quasi snervante, interrotto solo dalle sporadiche comunicazioni nei rispettivi ricevitori. In ogni caso non fecero molta fatica a non rivolgersi la parola, c’era ancora molta tensione tra loro. Al piano superiore invece Tony non smetteva di parlare nemmeno per un secondo di sé stesso, delle sue ultime invenzioni, di sé stesso, di serate che aveva organizzato, di sé stesso, di Pepper o di sé stesso. Bruce stava per addormentarsi in piedi quando una parola lo risvegliò dal suo torpore.

- ...armatura -

- C...come scusa? Cosa dici dell'armatura? - balbettò improvvisamente interessato.

Tony lo squadrò indispettito e scosse la testa.

- Dunque Bel Addormentato, dicevo che allo SHIELD stavo rispolverando i progetti di Mark 42, l’armatura che potevo pilotare a distanza… -

- Non avresti dovuto riposare? - lo rimproverò l’amico.

- Dormirò quando sarò morto. Comunque, pensavo di costruirne altre e applicare alcune migliorie che modestamente trovo geniali, in pratica… -

- Vuoi costruire altre armature? Scusa, quando ho detto che avremmo avuto bisogno del grande Iron Man intendevo che avremmo avuto bisogno di TE - lo interruppe Bruce.

- Come stavo dicendo… non ho più intenzione di costruire armature, ma droni, androidi - continuò Tony, seccato.

- Che piloterai tu immagino… -

- Sono un genio, è vero, ma non posso comandare più Iron Man nello stesso momento. No, intendo lasciare il controllo dei miei droni a JARVIS - rispose il miliardario.

- Ma tutte le tue armature potevano già essere controllate da JARVIS… si insomma, prima che diventassero fuochi d’artificio -

- Questa volta sarà diverso - rispose l’altro, i suoi occhi si illuminarono - Ho intenzione di integrare JARVIS con un programma strategico militare in modo che i droni si muovano come un gruppo uniforme e ben organizzato. Facendo un rapido calcolo saranno almeno il 63,7% più solidi delle armature dato che non saranno vuoti all’interno ma potrei renderli anche più leggeri con una nuova lega che sto testando per i rivestimenti dei sottomarini dello SHIELD… - Tony era partito come un treno e il dottore sapeva bene che se non l’avesse interrotto avrebbe continuato all’infinito.

- Uhm, dunque non hai intenzione di tornare dentro un’armatura? - Banner era scettico, ma Tony sembrava molto convinto.

- No, sto per sposarmi Bruce, e se morissi... Pepper mi ucciderebbe. Però non posso smettere di aiutare la gente. Allora che ne pensi? È un progetto ambizioso e avrò bisogno anche de tuo aiuto - disse Tony.

- Dunque… droni comandati a distanza da JARVIS… -

- Massima precisione e pericolo praticamente zero - cercò di convincerlo Tony.

- E… quanti androidi vorresti costruire? -

- Dieci, cento, mille, quanti ne vogliamo! - esclamò Tony allargando le braccia.

- Una Iron Army quindi - rise l’amico.

- Mmh… non mi piace. Iron Soldiers? Iron Troop? - suggerì Stark.

- Iron legion? -

Tony si grattò il mento pensieroso.

- Iron legion… Orecchiabile! Vedi che quando ti impegni da quel tuo cervello geniale esce anche qualcosa di buono! - disse stringendo ironicamente la mano all’amico.

Banner non fece in tempo a ribattere che la voce del capitano li chiamò nel ricevitore.

- Ragazzi sono io, ho visto qualcosa muoversi nel cortile sul lato sud. Voi vedete qualcosa da lì? - li chiamò.

Bruce e Tony corsero alla finestra vicina e fecero in tempo a vedere qualcuno entrare da una porta al piano terra.

- Avvertiamo Barton e Romanoff - esclamò Banner.



Clint e Natasha erano ormai al decimo giro del piano quando la voce di Stark risuonò nei comunicatori.

I due agenti estrassero le armi e si diressero all'ingresso sulla piazza, pronti ad affrontare l’intruso.

Raggiunsero la porta sul lato sud ma non videro nessuno. Le stanze vicine erano state chiuse a chiave e non c’era altri corridoi oltre a quello da cui erano arrivati loro.

- Qui non c’è nessuno. Voi due, scendete e guardate nel cortile esterno, forse ha visto che il museo è evacuato e sta cercando di darsela a gambe! Allertate anche gli agenti sul perimetro, che stiano più attenti! - ordinò Nat nel ricevitore.

Clint guardò l’orologio: mancava meno di un minuto all’ora X. I due erano ormai convinti di aver fermato Thunderwhite, quando udirono il rumore di una porta che veniva sfondata. Clint e Natasha si scambiarono uno sguardo e corsero nel corridoio verso la fonte del rumore. Da lontano riuscirono a vedere la stanza violata sulla sinistra, il magazzino. Mentre si avvicinavano con le armi spianate nel corridoio esplose un flash proveniente dalla stanza. D’istinto si ripararono dove poterono, in attesa dell’esplosione ma tutto ciò che udirono fu un perentorio: - FERMO! -.

Si precipitarono verso l’uscio e gridarono a loro volta - FERMI! -, ma qualsiasi altra parola gli si spense sulle labbra. Nella piccola e fredda stanza si avvertiva un piacevole tepore, come una sensazione di protezione. Due figure gli si presentavano di fronte, entrambe di spalle: la prima era incappucciata a decisamente più alta e robusta della ragazza che aveva atterrato Nat alla statua, l’altra era coperta da un lungo mantello nero come la notte e pieno di inserti dorati. L'unica cosa che fuoriusciva dal cappuccio era una cascata di capelli biondi. La figura si voltò di profilo e Nat e Clint ebbero un sussulto: era una donna, vestita con una specie di armatura, aveva dei copri spalle, una gonna e dei calzari verde ambra con intricati disegni dorati e teneva in mano un arco e una freccia, anch’essi dorati, puntati verso la figura incappucciata. Il suo viso era pulito, dipinto, bellissimo, due occhi verdi come pini selvatici. La donna aveva un’oscura espressione, sembrava felice, stupita e allo stesso tempo terrorizzata.

- FERMI! -

Qualcun altro era sopraggiunto dal corridoio e teneva in mano una pistola. I due agenti si voltarono e videro una ragazza bassina con i capelli castani, corti, ondulati. Aveva due occhi grigi e penetranti e dei tratti molto delicati, simili a quelli di una bambola di porcellana. Era la ragazza della statua, aveva la stessa felpa e la stesa altezza. Natasha e Clint rimasero attoniti da quella serie di scoperte improvvise, come se una nota acuta risuonasse nelle loro teste e gli togliesse il fiato ma Nat era troppo occupata a cercare di respirare per capire che il suono c'era davvero e si diffondeva attorno a loro. Anche Clint si sentì mancare il respiro e stordito cadde a terra in ginocchio, seguito dalla ragazza della statua. Quello che venne poi fu solo confusione e smarrimento. La donna dall’arco d’oro si era gettata sui due agenti e l’altra ragazza, mentre tutt’intorno c’erano fuoco e scariche elettriche. Era come vedere un film in tv, quando si vede un’esplosione, solo che i due agenti avvertivano davvero il calore sulla pelle. Nat e Clint non riuscirono a tenere gli occhi aperti e caddero svenuti. Al loro risveglio nessuno dei due capiva cosa fosse successo. Si guardarono attorno, si trovavano in un cratere, dove prima c’era il magazzino e il resto del museo ora c’era solo un enorme buco. La porzione di pavimento dove si trovavano Clint e Nat era l’unica cosa rimasta intatta. Le due donne misteriose non c’erano più. I due si rialzarono a fatica, ancora rintontiti. D’avanti a loro, a qualche metro di distruzione di distanza, c’erano Fury, Tony, Bruce, Rogers e una trentina di agenti dello SHIELD. Tutti li stavano fissando con la stessa espressione sbigottita stampata su volto.



Quattro agenti si fecero subito avanti e aiutarono i due storditi colleghi a raggiungere l'unità mobile, dove attendeva già un dottore.

Furono sottoposti a qualche test basilare per verificare che non avessero difficoltà a concentrarsi o a muoversi e che non ci fosse nessun tipo di ferita. Infine il medico fece un prelievo abbondante a entrambi, su richiesta del dottor Banner.

- Ne ho bisogno per l'indagine. Mandatemi i risultati il prima possibile, per favore - spiegò.

- Barton! Romanoff! Siete tutti interi? - abbaiò il direttore, avvicinandosi con passo spedito.

- S...sissignore...stiamo...bene - mormorò Clint scambiando occhiate allarmate con la sua collega.

- Rapporto, prego -

Clint e Natasha spiegarono per filo e per segno quanto accaduto, omettendo ovviamente tutto ciò che riguardava la ragazza dall'arco d'oro.

- Nient'altro? - chiese il direttore, inarcando il sopracciglio.

Natasha abbassò lo sguardo, indecisa se fosse il caso di parlargliene, dopo quanto accaduto con le registrazioni.

- Abbiamo...abbiamo visto il volto della donna che era con noi sulla statua della libertà... - mormorò, alzando gli occhi verso di lui.

Purtroppo non poté continuare perché le sue orecchie cominciarono a fischiare, subitò si guardò attorno per scoprire l'origine di quel suono fastidioso per poi scoprire che era solo la suoneria del telefono personale di Fury.

Era strano, di solito il direttore usava solo il cellulare dello SHIELD ma Fury aveva un'aria troppo tetra per approfondire la questione. Per qualche istante l'uomo non disse nulla.

- Sto arrivando - concluse, riattaccando.

- Signore, la donna che... - disse Clint.

- Dopo Barton, ora ho una questione più urgente. Trovate un posto sicuro e andateci, ci vedremo lì, è un ordine! - sbottò il direttore, subito dopo si allontanò a grandi passi.

I suoi due migliori agenti rimasero lì fermi, senza dire una parola, sempre più sospettosi sul suo bizzarro comportamento.

- Sta nascondendo qualcosa - bofonchiò Clint assottigliando lo sguardo.

Nat voleva rispondere ma in quel momento li raggiunsero Cap e Tony, esordendo con un ironico - E' Fury. Nasconde sempre qualcosa -

- Come vi sentite? - chiese invece un più preoccupato Steve.

- Bene, non preoccuparti Rogers. Siamo pronti a tornare in azione - ammiccò Barton.

- Si vede, non avete nemmeno un graffio - disse Stark squadrandoli da capo a piedi.

- Ne parliamo dopo - lo liquidò Romanoff, - Fury ha detto di andare in un posto sicuro -

- La torre non è sicura, Thunderwhite l'ha già violata una volta. E casa mia a Malibù è...beh...ha fatto una brutta fine - bofonchiò Stark.

- Ah sì...quando hai invitato il Mandarino per un caffè, giusto? - ridacchiò Romanoff.

- Io ho una...ehm...casa. Uno chalet nel bosco. Praticamente indistruttibile. E controllato dallo SHIELD - propose il dottore.

- Grazie Bruce, ma è meglio tenerci fuori dal radar di Fury per un po'. Almeno finché non avremo scoperto cosa ci nasconde - ribattè Rogers e i due agenti annuirono all'unisono. - Andiamo al mio appartamento, non è grandissimo ma almeno lontano da orecchie indiscrete - continuò.

- Solo se mi prometti che casa tua non è un museo delle anticaglie. Dimmi che non hai uno di quei giradischi...quelli con quella specie di tuba sopra... - disse Tony affiancandolo.

- No Stark, non ho un grammofono - sbuffò alzando gli occhi al cielo.

- E...le stoviglie? Ce le hai di pietra? -

- Vuoi venire o no? - bofonchiò seccato il capitano, Bruce, Natasha e Clint erano già lontani e stavano parlando con alcuni agenti per rimediare un passaggio.

- Umh...la bandiera. La bandiera Americana attaccata al muro ce l'hai di sicuro! -

Il biondo capitano arrossì fino alle orecchie.

- Ah. Lo sapevo -

Soddisfatto il miliardario trotterellò verso i suoi amici.


L'appartamento di Steve era come quello di qualsiasi altro cittadino americano single. Un normale bilocale, in un normale condominio di un normalissimo quartiere.

L'arredamento non era niente di eclatante, tranne che per la già nota bandiera americana attaccata alla parete del soggiorno. Una piccola cucina, un tavolo da pranzo con poche sedie, un divano, un vecchio televisore e un computer portatile.

- Rogers. Tu. Hai. Un. Portatile? - esclamò Stark con gli occhi fuori dalle orbite.

- Certo che ho un portatile. Mi serve per navigare in rete e aggiornarmi - spiegò stringendosi nelle spalle.

- Bel posto amico. Per vivere qui da solo sei molto più ordinato di Natasha - ridacchiò Clint dal divano, beccandosi un cuscino in testa dalla diretta interessata.

- Posso offrirvi qualcosa? Un caffè? O...ehm...un caffè? - chiese Steve imbarazzato, guardando il frigo vuoto.

- Dimenticato di fare la spesa? - sorrise Romanoff - Anche Clint. Più o meno tutti i giorni -.

- Siete sicuri di vivere in due case separate, voi due? - chiese Tony assottigliando lo sguardo.

- Barton, Romanoff. Raccontateci cosa avete visto - esclamò Rogers, ignorando l'uomo di latta.

Steve e Banner si accomodarono difronte ai due assassini, mentre Stark preferì continuare a gironzolare tra gli effetti personali del Capitano.

Con un rapido scambio di sguardi, i due agenti concordarono di tenere la versione già data a Fury.

- Quando Banner e Stark ci hanno avvertiti della donna che si avvicinava all'ingresso, ci siamo preparati ad accoglierla - spiegò Clint.

- Prima che lei entrasse, abbiamo sentito una voce e visto un bagliore provenire dal magazzino -

- Ci siamo precipitati all'interno e c'era un uomo, di spalle, con il cappuccio. Gli abbiamo detto di alzare le mani e arrendersi, ma in quel momento è arrivata la donna -

- Abbiamo avuto appena il tempo di guardarla in volto prima che la stanza esplodesse - concluse Natasha.

- E così l'unica persona che poteva dirci qualcosa è esplosa - sbuffò Stark.

- Un attentatore kamikaze...non ci avevo pensato... - mormorò Banner.

- Se usa sempre questo sistema sarà impossibile trovarlo...ogni uomo che scoveremo si farà esplodere subito dopo! - esclamò Rogers alzandosi in piedi, nervoso.

- Ricordate nulla dell'esplosione? Un suono? - chiese Bruce sporgendosi verso di loro.

- Umh...sì...un suono c'era...una specie di nota...acuta...ma non saprei dirti da cosa era causata - rispose Natasha.

- Immaginavo. Anche io e Stark abbiamo sentito qualcosa, dal perimetro di sicurezza -

- Dobbiamo scoprirne di più di questa donna misteriosa...potrebbe essere una complice di Thunderwhite - commentò Steve.

- Beh...non è proprio misteriosa - mormorò Clint, attirando l'attenzione di tutti.

Lui e Natasha si scambiarono l'ennesimo sguardo.

- E', o meglio era, un'agente dello SHIELD. Nome in codice: Starlight - spiegò Nat.

- Perché Fury non ce l'ha voluto dire? - chiese Cap perplesso, ripensando ai momenti nella statua.

- Era un'agente di livello otto, nessuno di noi aveva l'autorizzazione per avere informazioni su di lei - sbuffò Clint.

- In ogni caso è morta nell'esplosione, quindi non può esserci molto utile - borbottò Stark.

- Appena vediamo Fury dobbiamo comunque chiedere come si chiamava - disse Rogers.

Con uno scatto la porta d'ingresso si aprì, rivelando una giovane donna sorridente.

-Piacere, Ebony Stark-


Ka-Boom!

Ci venderemmo la casa per vedere le vostre facce ora.

Adesso vogliamo sapere cosa ne pensate, lasciate un commentino per due poveri scrittori tristi e soli :'(

Al prossimo capitolo cari amici e grazie dell'affetto con cui ci seguite.

Chekkumeto&Lawrence_Victory













   
 
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