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Autore: Blue Eich    13/09/2015    3 recensioni
«Tanti auguri, piccolo Ash! Hai ricevuto il mio regalo?»
«Eh?» Ash si prese un attimo di tempo per riconoscere quella voce, bonaria e stuzzicante. Poi sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Gary, il mio compleanno è stato la settimana scorsa.»
«Cosa credi, lo so bene» fu l'aspra risposta del ricercatore. «Ero così preso dai miei studi che me n'ero completamente dimenticato… Perciò ho pensato di rimediare con un regalo in grande stile!»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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2017-13-2-05-45-11

GIOVEDÌ – Funestovento


 

Il cielo era coperto da una cortina cinerea, che dava un aspetto più smorto al paesaggio. Fuori, il vento funesto scrollava brutalmente le palme e sollevava piccoli tornadi di sabbia.

A colazione nessuno sembrava aver voglia di parlare, chi stordito dal sonno, chi di malumore e chi si lasciava trascinare dal mortorio generale.

«Ehm… Cosa faremo oggi?» chiese Serena, cercando di rompere quel silenzio alternato al tintinnio dei cucchiai e i crack del cibo che veniva morsicato.

«Oggi avremmo dovuto stare un po' al mare» annunciò Misty, dopo essersi sporta indietro con la sedia per sbirciare la lista sul frigo. «Però non è il caso, guardate che tempo.»

«Che peccato» fece Vera, un po' delusa, portandosi un biscotto alla bocca. La notte, oltre che consiglio, le aveva ridato anche la fame. «Mi sarebbe piaciuto fare il bagno.»

«Lo faremo domani. Speriamo ci sia il sole!» disse Ash, rivolgendole un sorriso. Un sorriso che costrinse la bruna ad abbassare lo sguardo e fece stringere rabbiosamente un pugno a Lucinda. Sul viso di lui spaziò la più sincera confusione: aveva forse detto qualcosa di male?

 

Alla fine si decise di usare la Wii del salotto, per passare il tempo. Ci erano entrati poche volte prima d'allora, ma era davvero un bel salotto, al cui centro stavano un divano bianco e un tavolino di cristallo. Attaccate al muro, invece, c'erano due librerie perfettamente ordinate. Chissà come mai Gary, quando l'amico d'infanzia lo aveva chiamato per chiedergli il permesso di giocare, si era raccomandato di togliere subito il disco nel videoregistratore e nasconderlo in un posto sicuro prima che qualcuna delle ragazze potesse vederlo.

«Io cerco i giochi, qualcuna di voi potrebbe controllare se dentro c'è già qualcosa?» domandò Misty, che si accingeva a chinarsi per dare un'occhiata nello scaffale del mobile sotto alla TV.

«Va bene, ci penso io!»

«No, Lucinda, ferma…!» L'allarmato avvertimento del corvino fu inutile: la blu, spinta dalla curiosità, premette il tasto eject e prese in mano ciò che venne sputato fuori dallo sportellino.

«Cosa?!» squittì, accigliandosi all'istante, dopo aver letto il titolo scarabocchiato con un pennarello nero. «Farabutto… Farabutto di un Oak!» Tirando fuori una forza inaspettata per un corpo così minuto spezzò in due il dischetto e, buttandolo a terra, lo calpestò premendo ben bene col tacco dei sandali.

«Vai così, Lucy! Fatti valere!» la incitò Iris, alzando un pugno all'alto, anche se – come tutti gli altri, del resto – non aveva chiara la situazione.

«Ma cos'hai fatto?!»

L'occhiata arcigna che Ash ricevette lo fece rabbrividire, spingendolo sia a non sgridarla che a non chiederle perché mai avesse reagito in modo tanto eccessivo.

 

«No!» fece Gary, tendendo vanamente una mano verso lo schermo. Si sentiva come se gli avessero tirato un calcio nelle parti basse. «Era una copia unica, quella, dannazione…!» Si scompigliò i capelli, con uno sbuffo, affondandosi nella sedia. Ora aveva la completa certezza che Ash fosse inaffidabile. Certo, non che prima riponesse troppa fiducia nella sua testolina bacata, ma gli aveva chiesto semplicemente di togliere un DVD da un videoregistratore. Cosa c'era, in ciò, di così complicato? Doveva fargli un disegnino, forse, per far sì che il suo microscopico cervello comprendesse? Che poi, tra tutte coloro che potevano prenderlo, perché a farlo era stata proprio l'unica ragazza con cui aveva – da un po' di tempo – iniziato a flirtare seriamente?

 

«Lulu, ma che cos'era?» osò chiedere Vera.

«Niente» rispose la diretta interessata, ancora nervosa.

«Bene, bene, lo spettacolo è finito» annunciò Misty, a gran voce. Non poteva fare a meno di provare fastidio per il fatto che quella ragazzina, in un modo o nell'altro, finisse sempre al centro dell'attenzione. «Ora iniziamo.»

Optarono per il gioco con tanti sport, così da poter man mano accontentare i gusti di tutti. Avrebbero dovuto fare i turni, siccome i controller erano solo due. Gli altri avrebbero assistito buoni buoni sul divano, insieme ai rispettivi Pokémon compagni.

«Cominciamo con la chambara…» disse la Capopalestra, distrattamente, puntando il cursore sulla prima casella.

Dopo quello che era successo il giorno precedente, Lucinda avrebbe tanto voluto giocare contro Serena e ridurre il suo avatar a un purè di patate. Sarebbe stata anche una buona occasione per sfogarsi per ciò che era successo con Gary, ma…

«Posso provare io, Misty?» Vera, unendo le mani a mo' di preghiera, la precedette. La rossa le lanciò il telecomando bianco, che lei prese goffamente al volo.

«Piacerebbe anche a me.» La bionda sorrise e aprì i palmi, in attesa che le venisse consegnato il Wiimote nero, del tutto ignara del risentimento che l'avversaria provava nei suoi confronti e che fosse a conoscenza del suo “peccato”.

La Reginetta di Sinnoh incrociò le braccia e dopo uno sbuffo leggero si spostò accanto ad Ash nel divano, approfittando del fatto che si fossero liberati i posti.

«Che ti prende, qualcosa non va?» le chiese lui, innocentemente, con Pikachu che gli sporgeva dalla spalla.

Diede una carezza sfuggevole al mento del roditore giallo e scosse il capo, in segno che non era nulla d'importante.

«Dai, se vuoi la prossima partita la facciamo noi due.» Il moro le sorrise. «A cosa ti piacerebbe giocare?»

Gli occhioni di lei brillarono di felicità. «A tennis da tavolo!»

«Dacci un colpo secco, Vera!» gridava Misty, nel frattempo.

Accanto, Iris sbatteva i piedi sul kilim a righe colorate. «Dai, dai!»

«Ma si può sapere che bisogna fare in questo gioco?!» esclamò la Coordinatrice di Hoenn, mentre impugnava saldamente il telecomando e lo muoveva alla cieca, come se fosse bendata. L'importante era colpire. Colpire forte!

La Performer era molto più cauta perché aveva capito le regole e si muoveva piano, come impugnasse un fioretto, mentre Vera sembrava avesse una clava.

Dopo un po' di furiosi colpi nel vuoto e a occhi chiusi, la castana riuscì a centrare il punto scoperto dell'avversaria, rischiando quasi di centrare il lampadario che traballò minaccioso sopra le loro teste. Riaprì gli occhi giusto in tempo per sentire il flop dell'avatar dalla maglia arancione che, sullo schermo, era appena caduto giù dal campo circolare.

«Finisco sempre in acqua, io.» Serena si tolse il laccetto del controller dal polso e lo appoggiò sul tavolino, dopo aver lanciato una bieca occhiata a Lucinda. Lei, ovviamente, colse la frecciatina e fece un sorrisetto soddisfatto.

«Un attimo… Quindi ho vinto io?» La bruna sbatté le ciglia, confusa, mentre sullo schermo appariva una pioggia di coriandoli luccicanti accompagnata dalla scritta WINNER attorno al suo Mii. Sicura di non essere osservata, strinse un pugno ed esultò tra sé e sé: si era presa la sua piccola vendetta. Quando tornò al proprio posto batté il cinque alla sua migliore amica, entrambe con un sorrisino complice in viso.

 

Nulla andò storto nella partita di ping-pong tra Ash e Lucinda. Pikachu, coi sudori freddi, occupava il posto che fino a poco prima era del suo padrone. Il clima era teso, tesissimo, tanto che riusciva addirittura ad annusarla nell'aria, quella tensione. Lo fissavano, tutte quante. Certo, perché tutte avrebbero voluto avere l'onore di prenderlo in braccio. Ma, sinceramente, in quel momento non gli sembravano affatto le ragazze con cui aveva viaggiato, solo un branco di donne in conflitto. Per questo si era rannicchiato il più possibile nei cuscini del divano di pelle, con le orecchie basse.

«Vittoria!» La blu fece un saltello dalla gioia, quando l'Allenatore mancò la sua ultima schiacciata.

«Peccato» commentò lui, ritraendo il braccio ancora proteso nel tentativo di parare il colpo con la racchetta. «Bene, noi abbiamo finito!»

Il topo, ancora prima che raggiungesse il divano, saltò tra le braccia del corvino; non gli erano mai parse così sicure come in quel momento.

«Ebbene, manchiamo solo noi.» Misty sorrise, combattiva. «A te la scelta.»

Iris non tardò a ricambiarlo, quel sorriso. «Basket.»

«Non c'è problema, sono abbastanza brava in quello. Non è vero, Azurill?»

«E io non sono da meno! Vero, Axew?»

I due Pokémon annuirono, andando al fianco delle rispettive Allenatrici. Axew guardava con invidia Azurill che rimbalzava come un palloncino sulla sua codina adorabile, mentre lui impiegandoci tutta la propria forza riusciva a malapena ad alzarsi di pochi centimetri.

Diedero il via alla sfida, dove scopo era fare più canestri possibile nel giro di tre minuti. Come per la partita di beach-volley, anche stavolta era guerra all'ultimo sangue.

 

Dieci minuti dopo, le due erano sedute allo stesso tavolo, ma da parti opposte. Si fissavano, impugnando ciascuna il proprio bicchiere.

«Avevi ragione: te la cavi, nel basket» commentò Iris, ancora col fiato corto.

Misty sorrise. «Ne dubitavi?»

«Non ho dato il meglio di me stessa, tutto qui, altrimenti avrei vinto io.» L'altra le lanciò un'occhiata di sottecchi, dopo essersi passata un gomito sul mento per asciugare il poco d'acqua che vi stava colando dalla foga con cui aveva bevuto.

La Capopalestra alzò un sopracciglio. Se fosse stata più giovane – col codino e le bretelle, per intenderci – avrebbe sbottato senza esitazione qualcosa di poco carino. Tuttavia disse, con una strana nota d'allegria: «Idem.»

«Vorrà dire che dovremo misurarci in qualcos'altro, per stabilire chi è la migliore…»

«Pff… Io ho molta più esperienza di te.»

Quando si accorse di aver detto una frase così inappropriata, si tappò la bocca e arrossì lievemente. Non doveva litigare. Era la più grande. Loro erano solo bambine, solo bambine e non sapevano cosa dicevano…

«Allora non ti conviene agitarti, alla tua età potrebbero venirti le rughe!» esclamò Iris, prorompendo in una risata fragorosa.

Dopo ciò, la rossa si alzò sbattendo i pugni sul tavolo e uscì dalla stanza, a denti digrignati dalla rabbia. Azurill la seguiva, impacciato per via della cortezza delle zampe. «Solo bambine, solo bambine, solo bambine…»

 

 

A cena, il nervosismo della più grande era palpabile nell'aria, da come mandava giù la minestra a cucchiaiate energiche. Regnava un silenzio imbarazzante a tavola, che nessuno osava spezzare. Ma, incredibilmente, fu lei stessa a farlo: «Lucinda. È il tuo turno stasera.»

«V-Va bene.»

Era giunto il momento della settimana che la blu più aveva temuto: stare sola con lei. La regola era che chi cucinava con Ash al mattino doveva aiutare Misty a sparecchiare la sera, perciò non sarebbe stato corretto inventare una scusa per rinchiudersi in camera come martedì aveva fatto Vera.

Quando tutti lasciarono la cucina, Lucinda iniziò timidamente a posare sul lavandino le stoviglie che Piplup le passava. A un certo punto, lo sfrigolio di spugna in sottofondo s'interruppe.

La Capopalestra era girata di schiena, con lo strofinaccio e una scodella insaponata tra le mani. Nella penombra soffusa della stanza, chiese: «Posso sapere perché ti sto così antipatica?»

La Coordinatrice di Sinnoh trasalì e il suo cuore perse un battito. Come faceva a saperlo? «M-Ma no! Non mi stai antipatica, te lo assicuro!» smentì subito, agitando le braccia.

Sempre di schiena, l'altra fece un sospiro rassegnato. «Non sono stupida, me ne sono accorta fin dal primo giorno. Avanti, sputa il Froakie.»

Lei sospirò a sua volta: a quel punto, non aveva più senso mentire. Strinse la presa sul retro del piatto vuoto che stava per aggiungere agli altri, prima d'iniziare il racconto. «Un giorno ci eravamo messi a pescare e Ash ha tirato fuori un'esca a forma di bambina… Era davvero bella, ma lui mi ha vietato categoricamente di toccarla.» Si morse un labbro, ma cercò di forzare un sorriso, che appariva quasi malinconico. «Quell'esca aveva i tuoi stessi capelli e i tuoi stessi occhi… Non è un caso, vero?»

Misty, inizialmente, rimase sorpresa. Poi, sul suo volto spaziò un sorriso intenerito, mentre si lasciava andare alla dolcezza dei ricordi passati. «Gliela regalò il Professor Oak, perché credeva che io e lui non ci saremmo più rivisti. E invece, ora eccoci qui… Incredibile come passa, il tempo.»

Lucinda stette a fissarla per alcuni secondi, in silenzio. Decise infine di troncare lì la conversazione e riprese il compito che le era stato assegnato. Si sentiva meno angustiata, forse perché aveva finalmente espresso ad alta voce ciò che la preoccupava.

 

 

Nella villa, tutto era spento e immobile. L'unica cosa che si muoveva era Iris, con le coperte fin sopra le orecchie.

«Uffa…» borbottò, mentre si alzava insieme al bozzolo che la avvolgeva e Axew spuntava dalla sua spettinata chioma, come un Watchog. Aveva pensato che, forse, andare a bere un bicchier d'acqua l'avrebbe aiutata a calmare un po' i nervi. Finché aveva quella tentazione non avrebbe mai preso sonno seriamente.

Camminò a piccoli passi per il corridoio, tremando per il gelo ai piedi nudi che la scuoteva come le fronde di un albero. Quando riuscì a raggiungere la cucina, tirò un respiro di sollievo e poté finalmente bere, rassicurata dalla luce del frigo aperto che si propagava nel resto della stanza. La sua calma venne però troncata da un rumore di passi, proveniente dal piano superiore. Prese un cucchiaio di legno dal contenitore delle stoviglie e lo piazzò davanti a sé come una katana. Forse era un ladro… Oppure un fantasma. Rabbrividì al solo pensiero. Scambiò un'occhiata d'intesa con Axew e insieme decisero di appostarsi contro il muro accanto alla porta. I loro cuori battevano a mille e stringevano i denti, pronti all'azione. Ecco, la sagoma scura stava per entrare…

«Yaaaa!» con quel grido d'azione, Iris si mise ripetutamente a colpire con il cucchiaio la testa dell'intruso. «Prendi questo! Questo! E questo!»

«Ahio!»

Al sentire quel lamento offeso sbatté le ciglia, tirandosi subito indietro. «A-Ash?»

«E chi credevi che fosse?» fu la risposta, un po' acida, che ricevette.

Continuò a scusarsi per averlo colpito e lui rise un po' della sua idea dei fantasmi, facendola imbronciare e arrossire a capo voltato per l'orgoglio.

 

Serena, con indosso la sua graziosa vestaglia dalle maniche a sbuffo, mise piano la mano sul pomello della porta. A volte le capitava, a notte fonda, di doversi alzare per andare in bagno. Proprio quando stava per aprire del tutto, la sua attenzione venne attirata da due voci provenienti dal fondo del corridoio. I suoi occhi assonnati si sgranarono: Ash e Iris, insieme, erano diretti nell'ultima camera. Le ci vollero pochi secondi per elaborare e metabolizzare la situazione nuda e cruda. Un ragazzo e una ragazza, da soli, di notte, di nascosto. Immaginò Iris che sorrideva con aria provocante sopra ad Ash… Un brivido le corse lungo la schiena. Si richiuse la porta alle spalle, appiattendovisi contro, con il batticuore. Non sapeva bene come funzionavano certe cose, ma era sconvolta.

 

«E… Asso di picche! Ho vinto!» Iris batté le mani, entusiasta, mentre Ash sorrideva tollerante dalla parte opposta.

«Uffa! Adesso voglio la rivincita, però!» disse, tirando via tutte le carte dal campo immaginario sul letto, per mischiarle.

La viola era davvero felice di averlo un po' tutto per sé, per la prima volta da quand'era iniziata la vacanza. Giocarono altre partite alla luce soffusa dell'abat-jour, seduti a gambe incrociate, finché cominciarono a emettere i primi sbadigli.

«Senti, Iris, ora è meglio che io vada.» Quando il giovane fece per alzarsi, fu sorpreso al sentire l'aspirante Maestra Drago che gli afferrava l'orlo del pigiama, per trattenerlo e guardarlo negli occhi. «… Cosa c'è?»

L'Allenatrice si sporse verso di lui, per poi dargli un tenue bacio appena accanto alle labbra un poco schiuse. Dopo qualche secondo si allontanò, sciogliendo l'atmosfera di magia creatasi nell'aria, durante il quale tutto sembrava essersi fermato.

«Beh, che ti prende, Ash? Ti imbamboli così per un semplice bacio? Sei proprio un bambino!» dopo quella frecciatina scherzosa, lei s'infilò sotto le coperte, per nascondere un sorriso timido. “Grazie per essere stato con me…

Il ragazzo non disse niente, scosso da quel “semplice bacio”. Perché non aveva mai pensato a Iris come a più di un'amica… Ma, d'un tratto, non gli sembrava più un'idea così impossibile e folle. Anzi, folle forse sì.

 


 


 

Angolo dei sopravvissuti
Salve, sopravvissuti!
L'idea di far baciare Ash ed Iris mi disgustava spaventava, ma alla fine penso (come per Serena) di essermela cavata XD
Ah, spero gradiate l'immagine – che ho provveduto ad inserire anche nei capitoli precedenti – perché, sapete com'è, ci ho messo soltanto due ore a farla (maledetto Paint).
Ne approfitto per ringraziare di cuore tutti quelli che mi stanno seguendo, ridandomi quel misero briciolo di autostima che mi mancava da anni. Grazie! ♥
Alla prossima.
-H.H.-
 
   
 
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