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Autore: pamina71    15/09/2015    13 recensioni
Un prigioniero da recuperare sulle Alpi e ricondurre a Parigi.
Un prigioniero che qualcuno non vuole far testimoniare.
Qualcuno disposto a tutto per eliminarlo.
Una storia di viaggio, letterale e metaforico.
Lungo la Francia, sulle Alpi, dentro se stessi.
Con la copertina disegnata dalla meravigliosa matita di Sabrina Sala.
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi, Sorelle Jarjeyes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
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21. Sodoma e Gomorra.

 

Al termine dell'esecuzione, un valletto rimasto sulla soglia annunziò che era pronta la cena. François era tutto eccitato per quanto aveva udito, e nel breve percorso sino alla saletta ove avrebbero mangiato, si appiccicò ad André, entusiasta per l'abilità dell'amico; se dava per scontata quella del Comandante, di nascita aristocratica, così non era per lui.

- Ma che bravo sei! Sai anche suonare, accidenti, non solo scrivere!

Alain sorrise: - Però suona meno di quanto scriva. Ha già riempito centinaia di pagine, in quei suoi quaderni scuri...

Solo Oscar notò il rapido irrigidirsi delle spalle di Andrè a quell'uscita. Strano, è pieno il mondo di gente che tiene un diario. Perché si è così spaventato? Teme che li leggano? Ha scritto di noi?

Reputò saggio distrarre l'uditorio raccontando cosa fosse la sonata appena eseguita, e l'argomento musicale si protrasse per una parte della cena, sino a quando cominciò leggermente a deviare verso lo scopo della loro missione.

E, con questo, a scivolare lentamente verso la politica. Terreno sdrucciolevole, e pericoloso, a casa di un Intendente. Oscar non ebbe problemi a spiegare il proprio punto di vista, su quanto stesse accadendo, sul comportamento che avrebbe dovuto tenere il Ministro delle finanze. I soldati ascoltavano il quieto rimbalzare delle frasi, poiché l'intendente non appariva troppo interessato nel difendere la propria posizione e quella della Corona. Nessuno di loro ebbe l'ardire di entrare nella disputa.

Andrè rimaneva in un silenzio inquieto, indeciso tra il trattenersi a causa della propria condizione di roturier ed il desiderio di intervenire.

Fu invece Louise a porre una domanda volutamente ambigua alla sorella:

- Ma se pensate che il Re sia in torto, perché conducete il prigioniero a svelare il complotto? Non avreste preferito la destituzione?

Oscar dovette trattenersi.

- Sebbene io pensi che Sua Maestà sia in errore, ritengo altrettanto vero che potrebbe mutare avviso, se debitamente informato delle situazioni. La scelta dei ministri e dei consiglieri non è scevra di rischi. Non mi sogno di pensare alla destituzione, senza contare che giurerei che i cospiratori sarebbero più contrari alle misure di Brienne di quanto non lo sia lo stesso Luigi. La Journée des Tuiles già ha messo in luce questi problemi strutturali.

- Pensate dunque che il popolo abbia il diritto di criticare l'operato del Re e dei suoi Ministri? - Chiese la Duchessa, scandalizzata dalla risposta ricevuta.

- Il diritto, sì. - disse Oscar guardandola negli occhi, seria e decisa.

- E forse persino il dovere, in taluni casi. - La voce seria di Andrè fece voltare la nobildonna nella sua direzione.

Lo guardò come se lo vedesse per la prima volta. Il roturier che sorgeva a valutare l'operato reale. Una voce dagli ultimi. Il giovane Mosé che punta il dito verso il Principe d'Egitto.

- E' corretto fare presente gli errori a qualcuno che stia sbagliando. Anche se esso è il Sovrano.

- Ma il Sovrano è posto sul trono da Dio. - Riprese Madame stringendo le posate fino a sbiancarsi le nocche.

- E' stato Dio stesso a permettere all'uomo di ergersi a giudice di sé e di sfidarlo, contrattando. E' quello il momento della Bibbia in cui l'uomo diventa uomo.

Alain si girò stupito dall'uscita dell'amico. E questa da dove gli è venuta?

Oscar si voltò pacificamente, pronta ad ascoltare con interesse, senza mostrare di turbarsi per una simile frase.

L'Intendente era più incuriosito che scandalizzato:

- Spiegatevi.

- La distruzione di Sodoma e Gomorra1.- Spiegò Andrè come stesse per parlare di banalità come il tempo atmosferico.

- Dio si sta preparando alla punizione delle città, come la si vede nelle incisioni delle Bibbie rilegate, apre il cielo e lo colma di nuvole pronte a riversare fuoco e zolfo. Eppure, anziché piegarsi alla Volontà distruttrice del suo Signore e Padrone, Abramo osa intromettersi e chiedere : "Forse vi sono 50 giusti. Davvero li vuoi sopprimere? Non perdonerai per riguardo ai 50 giusti?", e poi contratta via via qualora fossero meno.

Abramo osa frapporsi tra il giustiziere a la sua vittima2, osa mettere in discussione la giustizia divina. In quel momento, raggiunge l'apice dell'essere uomo, per quanto povero e misero potesse essere agli occhi di Dio. Il quale, non solo non lo punisce incenerendolo immediatamente, ma accetta di venire a patti con lui, mandando gli angeli a cercare i giusti. E' allora che l'essere umano diventa immagine e somiglianza del suo creatore, quello per cui è stato generato.

Dunque perché un uomo qualunque non potrebbe mostrare al Sovrano i suoi errori?

Il Duca terminò il borgogna nel suo bicchiere. Non aveva argomenti per ribattere. Era stato furbo, giocando Louise Hélène sul suo stesso terreno di bigotta. Comprese allora la ragione per cui il generale aveva insistito affinché da ragazzo venisse istruito. Una mente lucida ed acuta.

Madame rimase interdetta, sebbene l'interpretazione fosse ardita, la sostanza biblica del discorso era corretta.

Fu Oscar a rompere il silenzio:

- Di questo parlavi sino a notte fonda con Padre Bonnet?

- Tra le altre cose...

La nobildonna lo guardò perplessa. Chi era diventato, crescendo, il ragazzino che conosceva? Qualcuno di subdolo, che discorreva con i francescani e poi professava idee libertarie? Un pericolo per la sorella? Quali dottrine intendeva propinarle?

Il nome del sacerdote diede il destro ad Alain di portare la conversazione su altri temi, meno pericolosi, mentre il desinare volgeva al termine.

Al momento di alzarsi, La Duchessa, rimasta silenziosa, trovò il modo di rimanere indietro e di fermare la sorella:

- Fai attenzione.

Oscar la osservò perplessa, alzando un sopracciglio.

- Con quelle idee, potresti ritrovarti con André che pretende di ergersi a tuo giudice, di rinfacciarti i tuoi sbagli.

- Lo fa già da molto tempo. Per mia fortuna. - Rispose sorridendo.

Si avviò verso la porta e poi si volse per sorridere alla dama impietrita. - Buona notte.

 

Il Duca si fermò un attimo prima di avviarsi per l'imponente scalinata.

- Siete consapevole di quanto avete detto stasera?

- Sì, anche se non del tutto sicuro di come sia stato compreso.

- Mi siete parso del tutto chiaro. Per voi l'essere umano in quanto tale, e non in base al proprio ruolo sociale, può e deve esprimere un giudizio qualora chi stia più in altro sia in fallo. Pericolosamente lucido e semplice.

- Può e deve giudicare, e chiedere un cambiamento.

- Siete intelligente, e sprecato come militare. Ma fate attenzione.

Andrè fece un lieve inchino e lasciò che Norpois si avviasse per gli scalini di marmo, prima di fermarsi a respirare il profumo dei tigli che veniva dal giardino.

 

Oscar si era fatta aiutare ad indossare nuovamente una veste da notte della sorella, sentendosi inconsueta e graziosa.

Spazzolandosi i capelli, sorrise al pensiero di quanto le aveva detto la sorella. Se solo avesse immaginato quali fossero le sue intenzioni; se solo avesse pensato a quanto lontana l'avevano portata i pensieri che André aveva condiviso con lei. Lo avrebbe comunque scoperto presto, non appena avessero potuto parlare con il Generale.

La porta sì aprì con un sospiro ed apparve Andrè, che si era liberato del giustacuore e del gilet grigi indossati a cena, ed era scalzo per non fare rumore.

Si lasciò cadere stanco sull'ottomana, portando una gamba sul velluto morbido. Oscar si voltò a mezzo per osservarlo mentre, con la naturalezza di chi condivide la stanza ed il tempo da anni, pescava un macarons dalla piccola piramide sul tavolino intarsiato e si disponeva a mangiarlo come d'abitudine, aprendo con cura le due metà, un gomito poggiato al ginocchio. Le sovvenne il paragone che a Briançon le era stato suggerito con quel gesto, ed il batticuore le avvampò i sensi e le gote.

- Perché mi guardi così?. - Le chiese, un sorriso tra l'affascinato ed il compiaciuto.

- Vieni qui. - Quasi un ordine.

Si alzò agile, lieve nell'impalpabile ed inusuale tenuta, solo la fasciatura al braccio a rammentare il suo rude mestiere. Gli andò vicino, fermandosi appena prima dei sfiorare con la veste la metà del dolcetto che l'avrebbe macchiata col rosso della ganache. Andrè fissò quel che teneva in mano, poi alzò lo sguardo verso di lei.

- Toglila.

In pochi istanti, di nuovo un ordine, pronunciato sottovoce, dolcemente, ma inequivocabile. Slacciò i nastri di raso che fermavano la chiusura dell'indumento, lasciandolo scivolare attorno ai piedi nudi.

Andrè mangiò il mezzo macarons che teneva nella destra, sempre osservandola, poi le porse la mano ora libera per farla sdraiare accanto a lui sulla stretta seduta in seta.

Con il mezzo dolcetto rimasto le disegnò una scia color rosso tentazione che dall'incavo dei seni scendeva superando l'ombelico. Le offrì il pasticcino e si chinò su di lei per assaporare quella commistione di gola e lussuria.

 

Il Generale si alzò di pessimo umore, dopo una notte agitata e priva di ristoro. Aveva deciso, nonostante tutto, di non scendere a Nevers in aiuto di Oscar, sebbene il pensiero lo tentasse. Ne avrebbe messo in discussione il nome e la carriera. E se fosse stata davvero suo figlio mai avrebbe avuto quell'impulso. Per la prima volta, il pensiero che fosse una donna gli aveva farro sorgere dubbi sul mestiere delle armi scelto per lei.

Si recò immediatamente al proprio reggimento, al quale fece scontare il suo pessimo umore.

 

Al tavolo della colazione Oscar espresse chiaramente il desiderio di provare a cavalcare.

- Se riesco, partiremo domattina per essere a Parigi sabato. Ho una caserma di cui riprendere il controllo, e vorrei essere attiva al più presto. Andrè, mi accompagneresti per un giro nelle campagne qui intorno? Un'oretta, solo per vedere come reagisce il braccio alla postura ed alle redini.

- Volentieri.

 

La passeggiata a cavallo fu un momento di riposo per la mente, un istante in cui parlare e sorridere senza far attenzione a quanto accadeva intorno. Quei giorni a casa della sorella avevano reso chiaro ad entrambi cosa li avrebbe attesi, e, pur senza dirselo, ognuno di loro desiderava comunicare le loro scelte al generale al più presto, quali che fossero le conseguenze, per non continuare a lungo in quella assurda finzione.

Il viottolo che avevano preso si inoltrava sinuoso nelle campagne, per poi arrivare a costeggiare la Nièvre, più piccola e tranquilla della Loira che incrociava più avanti. Si sedettero nei pressi di un salice che si specchiava nelle acque limpide.

- Mi sei piaciuto ieri sera, quando hai tenuto testa a mio cognato. Negli ultimi anni hai preso coscienza del tuo valore, e sono felice che tu ti senta autorizzato a ribattere agli aristocratici.

Poggiò una mano sulla sua. Era fiera del suo uomo.

- Quindi il passaggio da tua sorella non ti ha fatto cambiare idea? Sempre sicura di voler avere una vita con me?

- Ma che domande fai? Non basta certo un giro in un palazzo ducale a farmi mutare avviso. Anzi, semmai ho compreso l'urgenza di chiarire la situazione una volta per tutte.

Si sentì afferrare le mani. E percepì qualcosa sfiorarle la pelle dell'anulare sinistro.

Chinò la testa, e vide una piccola fascia d'argento, piatta e non troppo larga, recante il bassorilievo di una triskèle3.

Semplice, né maschile né femminile. Rimase a guardarla, con un sorriso incantato. Una promessa divenuta solida. Alzò gli occhi verso di lui e lo raggiunse con un bacio lieve, quasi da sposa.

Gli prese le mani e sentì qualcosa nel pugno chiuso. Un anello gemello, che tratteneva ancora sul palmo.

- Lo porterò appeso al collo, con una catenina...

- Non ci pensare nemmeno! Tu te lo metti al dito!

Lo prese e glielo infilò, seria e decisa come sapeva essere, prima di afflosciarsi morbida nella sicurezza del suo abbraccio.

- Magari non lo tengo a casa di Louise, che ne dici? Aspettiamo.

Dovette ammettere che aveva ragione e si rassegnò sospirando. E a ben guardare, dovette riconoscere che sarebbe stato meglio spostare il proprio al dito medio, era troppo largo per quelle dita affusolate.

 

Il Duca lasciò vagare lo sguardo dalla vetrata del proprio studio, mentre l'altro parlava. Annuiva di tanto in tanto, senza lasciar trapelare emozioni.

Terminato che fu il discorso, sfregò le mani sul ricco tessuto che gli fasciava le cosce.

- Mi sembra la soluzione migliore. Procediamo come avete detto. Una eliminazione rapida. E mi pare il posto più adatto. Tuttavia...se si potesse trovare una maniera alternativa, vorrei liberarmi anche del Comandante delle Guardie. Pensateci.

E lo congedò.

 

Oscar era ancora indecisa riguardo all'ora in cui stabilire la partenza del giorno successivo. Non aveva nessun desiderio di una levataccia all'alba, considerandosi tutto sommato in convalescenza.

Sarebbe sicuramente partita in tarda mattinata, se un evento non le avesse fatto mutare opinione. Avere come commensale per il pranzo il cereo, severo, accigliatissimo gesuita che fungeva da padre spirituale per la sorella.

Fu così che optò per una poco onorevole, ma salvifica, fuga.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

L'idea di questa parte viene da "Uno strano luogo per morire" di D. B. Miller. La parte biblica è in Genesi, 18, 20-33.

2  Dal commento alla "bibbia mini - Testo Ufficiale CEI":Per la prima volta nella Bibbia, la giustizia divina è messa in discussione"

3  Triskéle, triscele, triskell. Simbolo bretone (celtico, esoterico, etc...), tre spirali che possono o meno essere racchiuse in un cerchio. Le tre spirali simboleggiano passato, presente e futuro.

   
 
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