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Autore: Adeia Di Elferas    15/09/2015    3 recensioni
Caterina Sforza, nota come la Leonessa di Romagna, venne alla luce a Milano, nel 1463. Si distinse fin da bambina per la sua propensione al comando e alle armi, dando prova di grande prontezza di spirito e di indomito coraggio.
Bella, istruita, intelligente, abile politica e fiera guerriera, Caterina passò alla storia non solo come grande donna, ma anche come madre di Giovanni dalle Bande Nere.
La sua vita fu così mirabolante e piena di azione che ella stessa - a quanto pare - sul letto di morte confessò ad un frate: "Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo..."
[STORIA NON ANCORA REVISIONATA]
Genere: Drammatico, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Rinascimento
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~~ “Però, se fossero dubbi fondati di certo Simonetta sarebbe più preoccupato, non pensi?” domandò Bona, cercando conferma negli occhi chiari e profondi di Lucrezia.
 “Simonetta è un buon politico, quindi sa dissimulare bene. Che ci siano cittadini inclini alle congiure e ai complotti lo si sa da sempre. Il nostro compito è accorgerci di loro e renderli inoffensivi.” rispose Lucrezia, senza rassicurare molto Bona.
 “Dobbiamo parlarne anche con Galeazzo?” chiese Bona, tormentandosi l'interno della guancia.
 “Perchè dovremmo?” fece Lucrezia, stringendo le braccia sul petto: “Da anni lo vogliono rovesciare e da anni le nostre spie anticipano le mosse dei congiurati. Dovrebbero essere dei gatti, per non farsi prendere.”
 Bona cercò di rincuorarsi da sola e si aprì in un sorriso stentato: “Bene, allora non gli diremo nulla. Lasciamogli passare il Natale in pace.”
 “Sempre che torni in tempo...” soppesò Lucrezia: “Oggi è la Vigilia e ancora non abbiamo sue notizie. Strano che non abbia mandato un messaggero a precederlo... Comincio a credere che non farà in tempo a esser qui per Natale...”
 Bona deglutì rumorosamente e si chiuse in preghiera, come faceva di continuo, in quei giorni.
 “Vado dai bambini.” annunciò Lucrezia, trovando un pretesto per lasciar sola l'altra donna: “Raggiungici, se vuoi, quando hai tempo.”

 “Sono cavalli?” chiese una delle bambinaie, alzando la testa e guardando verso la finestra. Anche Lucrezia aveva riconosciuto il rumore degli zoccoli che battevano con forza contro il terreno gelido di quel dicembre milanese.
 Senza pensarci, disse ai figli presenti – ovvero tutti i più piccoli e Caterina – di aspettarla lì dov'erano, perchè voleva vedere di chi si trattasse.
 In cuo suo sperava fosse Galeazzo Maria, arrivato in segreto, senza messaggeri a precederlo, come avrebbe fatto da ragazzo, negli anni in cui si erano conosciuti e amati, quando era pieno di spirito d'iniziativa e senza ombra di paura.
 Caterina seguì la madre con lo sguardo, ma quando la donna uscì dalla stanza, non la seguì.
 Forse, si disse, solo pochi anni prima le sarebbe corsa dietro veloce come una furia, a maggior ragione nella speranza di rivedere il padre. Il tempo cambia ogni cosa.
 Lucrezia arrivò nella piazza d'armi appena in tempo per vedere i cavalieri che entravano a spron battuto uno dopo l'altro, e in testa a tutti, impossibile non riconoscerlo, c'era Galeazzo Maria.
 Tuttavia la donna non gli corse incontro, perchè si accorse che un'altra dama stava già facendo la stessa cosa.
 Bona stava letteralmente volando verso il suo sposo – perchè lì, Lucrezia lo sapeva, lì stava la differenza, una era stata l'amante, l'altra sarebbe per sempre stata la moglie – veloce come una saetta e leggera come una nuvole primaverile.
 Quando Galeazzo Maria scese da cavallo, allargò le braccia e la cinse con forza a sé, come se avesse paura di vederla scappare da un momento all'altro.
 Lucrezia, che si era fatta piccola piccola e restava accanto alla porta da cui era uscita con tanto entusiasmo, osservava la scena in silenzio, con un velo di invidia, chiedendosi cosa si stessero dicendo, così fittamente, così abbracciati, così rapiti l'uno dagli occhi dell'altra.
 Alla fine, il Duca e sua moglie si allontanarono ed egli diede qualche ordine ai soldati che lo seguivano, poi chiese, a voce abbastanza alta che anche Lucrezia riuscì a sentire: “E i miei figli come stanno? Caterina come sta?”
 Bona rispose in un sussurro, ma da come abbassò lo sguardo, Lucrezia intuì quello che stava dicendo. Probabilmente che stavano tutti bene, anche se Caterina era rimasta come prima, come quando Galeazzo Maria era partito per il Piemonte: non stava male, ma non era più quella di prima.
 “E la mia amata Lucrezia?” chiese poi il Duca, cercando di rasserenarsi in volto.
 Bona alzò le spalle e si guardò in giro, vedendo, finalmente, l'altra donna del marito, che era quasi nascosta, curva e quasi timorosa.
 Il Duca prese a correre verso di lei, senza aspettare che la donna, un tempo con lui tanto ardita e piena di iniziativa, muovesse un passo per andargli incontro.
 La prese tra le sue braccia, come aveva fatto prima con la moglie, solo con una dolcezza diversa, con un calore più adatto a una sorella, che non a una donna che aveva amato con tutto se stesso.
 Lucrezia non resistette e scoppiò a piangere, per il sollievo e la gioia di averlo ancora lì, vivo e vegeto.
 “Sei riuscito a esser qui per Natale...” sussurrò, nascondendo il volto contro la sua spalla umida di nebbia.
 Il Duca non rispose, continuando a stringerla a sé, mentre alle loro spalle, radiosa per l'arrivo del marito, Bona dava già ordini ai servi che si erano sporti dalle finestre per vedere che stava accadendo.
 Quella Vigilia di Natale, decise istantaneamente Bona, avrebbero fatto un grande banchetto, avrebbero mangiato e bevuto a sazietà e sarebbero stati tutti felici, felici come non mai.
 Galeazzo Maria volle incontrare tutti i figli, voleva rimirarseli tutti insieme, in fila, in bella mostra. Solo nei giorni successivi avrebbe parlato con ognuno di loro in tranquillità. In fondo era appena tornato a casa, aveva un sacco di tempo, prima di dover ripartire.

 Il Natale trascorse tranquillo, tra tante risate e chiacchiere. Galeazzo Maria sembrava rasserenato, in quel giorno non c'era l'ombra dell'uomo crudele e meschino che sapeva essere quando il suo lato più oscuro prendeva il sopravvento.
 I suoi figli erano al settimo cielo, perchè vedere il padre tanto allegro era uno spettacolo raro e prezioso.
 L'unica che non credeva troppo a quella momentanea schiarita era Caterina, che sedeva alla destra di suo padre, quella sera.
 L'uomo aveva appena vuotato il suo terzo calice di vino e il rossore sulle sue guance si accompagnava alla perfezione al volume troppo alto della sua voce.
 Improvvisamente il Duca guardò la figlia, con la quale non aveva ancora praticamente parlato da quando era tornato: “Caterina, domani voglio che cavalchi assieme a me, per andare alla messa di Santo Stefano.”
 La figlia annuì immediatamente, chinando il capo e dimostrandosi, come sempre, pronta a rispettare il volere paterno.
 Anche prima di partire per il Piemonte, Galeazzo Maria aveva imparato a portarsi appresso la figlia nelle occasioni mondane.
 Ormai Caterina non era più proprio una bambina. Il suo aspetto infantile stava lasciando il posto alla promessa di una bellezza sfolgorante. Aveva ormai tredici anni e ogni giorno di più assomigliava alla sua meravigliosa madre.
 Il Duca, notando come i cittadini milanesi rimpiagessero la scomparsa di Bianca Maria e ben sapendo quanto a detta di tutti fosse Caterina la sua degna erede, aveva sfruttato l'influenza che la figlia esercitava sul popolo per mascherare meglio i malcontenti.
 Sempre più spesso, infatti, quando usciva per un avvenimento pubblico, tra i presenti serpeggiavano frasi a mezza bocca, pochi applausi (alcuni dei quali comprati dal cancelliere Simonetta) e molti sguardi torvi. Da quando portava con sé Caterina, le frasi a mezza bocca si erano trasformate in acclamazioni alla figlia, gli applausi erano sinceri e scroscianti e gli sguardi erano raggianti e pieni d'aspettativa.
 Benché si trattasse di benevolenza riflessa, Galeazzo Maria non la disprezzava, perciò ci teneva molto ad avere la figlia come scudo contro gli oppositori.
 “Dunque è deciso!” esclamò il Duca, alzando il calice di nuovo pieno: “Io e Caterina cavalcheremo all'apertura del corteo e voi ci seguirete nelle retrovie, così sarete più tranquilli.” concluse, sorridendo alla moglie e ai figli più grandicelli.
 Caterina non commentò, lasciando che fosse Bona a elogiare la decisione del Duca. A lei non dispiaceva affatto cavalcare accanto a suo padre, specialmente quando al loro seguito c'erano anche i soldati.
 Bevve un piccolo sorso di vino rosso e lo trovò molto più saporito del solito.

   
 
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