Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Blue Eich    15/09/2015    5 recensioni
Se qualcun altro si fosse presentato a casa sua dopo la mezzanotte, senza invito e per giunta in pigiama, gli avrebbe lanciato il cuscino in faccia imprecandogli contro. Ma, per quanto spesso litigassero e competessero per ogni sciocchezza, Sakura prima di essere la sua più acerrima rivale era la sua migliore amica.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno | Coppie: Sakura/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tsukiakari de bīru

Birra al chiaro di luna


La stanza era al buio, salvo per il chiarore della luna che entrava donando un alone fulgido agli oggetti. Ino sospirò di sollievo, buttandosi a peso morto sul suo letto: le era mancato terribilmente. Dopo l’ultima missione sentiva le cellule del corpo gridare pietà e i muscoli bruciare a ogni movimento. Affondò la faccia nelle coperte per inspirare il loro odore di lavanda, paradisiaco. Avrebbe potuto stare lì per sempre, ad annusare quella fragranza di bucato che era l’apoteosi della pulizia. Non c’era paragone tra stare distesi su una superficie così morbida e appoggiarsi alle cortecce squamose degli alberi, con il rischio di trovare insetti ripugnanti tra i capelli o comunque addosso al risveglio. Risveglio che, per inciso, per la sua schiena era sempre un trauma. Se non altro, pensò frivolamente, almeno un chilo doveva averlo perso con tutti quei chilometri di foresta macinati senza sosta.

Lanciò uno sguardo alla bottiglia di birra ancora gelata, lì sul comò, accanto alla cornice con la foto ricordo del primo giorno nel Team 10 – dove spiccava soprattutto la scarsa voglia di vivere del signorino dalla coda ad ananas. “Non succede niente se per una volta la provo. Shikamaru e Choji la bevono sempre, quindi perché non posso berla anch’io?” s’interrogò, con l’orlo del lenzuolo stretto in un pugno. Si sistemò dritta e tese una mano, serrando la presa sul vetro scuro.

Scusa, papà.

Tre, due, uno: via. Tracannò un sorso senza indugi e scoprì che quel gusto, amaro ma non troppo, era incredibilmente dissetante. Certo, avrebbe preferito una bella tazza di tè verde da zero calorie, ma era troppo stanca per prepararlo. “Tanto papà non si accorgerà mai che ne manca una” considerò poi, trionfale. Non era necessario sforzarsi per sentire il genitore russare come una tromba, nonostante le due camere di distanza e i muri che avrebbero dovuto attutire quel suono rozzo. Si concesse un altro assaggio e appoggiò la nuca alla testiera, tenendo la sua “refurtiva” in grembo. In teoria non correva pericoli. Non c’erano ragioni per cui la mamma avrebbe dovuto svegliarsi per andare in bagno e controllare che lei stesse dormendo, giusto? Insomma, non aveva più cinque anni.

La finestra tremò all’improvviso, per via di un colpo impetuoso, provocandole un brusco tuffo al cuore. Fissò le tende color limone, intimorita, perché erano così fini da lasciar trasparire l’ombra di qualcuno. Qualcuno che, evidentemente, stava occupando il suo balcone in maniera abusiva.

Udì un altro colpo, meno forte, in seguito al quale si costrinse ad alzarsi e avvicinarsi con cautela. Era pronta a estrarre il kunai dal fodero mezzo nascosto dalla gonna, sopra alle bende delle cosce. Meglio essere prudenti: poteva trattarsi di un ladro, o peggio di un rapitore, o di un molestatore – non erano possibilità da escludere, rifletté, data la sua irresistibile bellezza. Prese un respiro profondo per prepararsi psicologicamente e poi scostò il tessuto, aspettandosi di vedere qualche brutto e pericoloso ceffo.

Rimase un po’ interdetta al trovare invece Sakura, con gli occhi lucidi e arrossati. Singhiozzava, senza riuscire a fermare le copiose lacrime che le rigavano le guance. Se avesse voluto uscirsene con un commento cattivo, avrebbe potuto dire che i suoi capelli sembravano reduci da un appuntamento con l’elettroshock anziché col parrucchiere, ma non c’era da scherzare. Aveva un’aria distrutta, più distrutta di lei dopo la missione di livello C, che le scivolò via dalla mente insieme alla fatica. Fece scorrere la portafinestra di lato per aprire, eliminando la barriera trasparente che le divideva.

«Sakura…» sussurrò, un po’ esitante. «Mi vuoi dire che è successo? Dai, entra» la invitò, prendendole delicatamente il polso per condurla nella stanza.

Una volta dentro, lei non resistette più e soffocò l’amica in un abbraccio, stringendo le dita tremanti sul retro della sua blusa color ametista. «L-L’ho sognato… Nel sogno lui… Lui…» Singhiozzò. «A-Aveva una spada. Mi ha trafitta con la spada e-e ha detto di odiarmi…»

«Sasuke non lo farebbe mai, lo sai anche tu» la rassicurò Ino, con voce calma. Se qualcun altro si fosse presentato a casa sua dopo la mezzanotte, senza invito e per giunta in pigiama, gli avrebbe lanciato il cuscino in faccia imprecandogli contro. Ma, per quanto spesso litigassero e competessero per ogni sciocchezza, Sakura prima di essere la sua più acerrima rivale era la sua migliore amica. La più sincera e importante che avesse mai avuto, perciò non sopportava di vederla stare così male. Si rassegnò a lasciarle inzuppare di lacrime la parte superiore del suo completo, per sfogarsi. Non era solo per l’incubo. Stava buttando fuori tutta l’inquietudine e lo stress delle ultime settimane, come una formica schiacciata all’improvviso dalla briciola che, nonostante fosse troppo pesante per il dorso del suo torace, stava lo stesso trasportando alla colonia con la pretesa di essere invincibile. Il seno prosperoso del quale Ino era tanto fiera e che per stuzzicarla confrontava giornalmente al suo, più piatto di un’asse da stiro, adesso le stava fungendo da caldo rifugio.

Dopo un po’ la staccò gentilmente per rivolgerle un sorriso. Un sorriso dolce che in risposta al suo sguardo sperduto diceva: stai tranquilla, va tutto bene. Con un’idea ben precisa in testa la guidò fino al letto ed entrambe si sedettero. Mentre una si strofinava gli occhi per ritrovare un minimo di contegno, l’altra allungò un braccio verso il cuscino, dove in precedenza aveva abbandonato la bottiglia clandestina.

«Dai, provane un po’! Dopo ti sentirai meglio!» sostenne, posandogliela in grembo.

Ancora inquieta nell’animo, Sakura osservò ciò che le era stato presentato come il rimedio alla sua tristezza. Aveva già intuito cosa potesse essere, ma diede lo stesso un’occhiata all’etichetta. Birra. Perché diavolo Ino teneva una bottiglia di birra in camera? Era forse diventata un’alcolista e lei era l’unica del villaggio a non saperlo? In ogni caso, non aveva mai provato a bere. Alla sera era solita ripassare sui libri di medicina e anatomia invece di uscire con gli amici, o al massimo si fermava in compagnia di Naruto per una ciotola di ramen da Ichiraku. Perciò il suo stomaco e le sue papille gustative erano completamente digiuni di alcol – sarebbe stato ridicolo contare quelle due misere dita annue di champagne per il brindisi di Capodanno. «Dove l’hai presa?» domandò, cauta, con un filo di voce.

«Dal frigorifero!» rispose con ovvietà la giovane Yamanaka. «Tranquilla, mio padre è così distratto che non se ne accorgerà mai. E poi ora non ci vede nessuno.»

L’aspirante Iryō-nin esitò, fissando con gli occhi verde menta ancora lucidi il liquido attraverso il vetro. “In fondo, cos’ho da perdere?” si chiese, prima di sfiorare l’imboccatura con le labbra su cui ancora sentiva il sapore salato delle lacrime, con l’intenzione di cancellarlo. Bevve a lungo, senza staccarsi, come se la sua bocca si fosse incollata lì.

«Ehi, lasciane un po’ anche a me! Non ho mai detto che potevi finirla tutta tu» protestò Ino, contrariata. Si riappropriò gelosamente della bottiglia e buttò giù una breve ma decisa sorsata, giusto per imporsi.

Sakura la riprese con uno scatto, per poi fare un altro giro. Ormai i brutti pensieri sembravano volati via dal suo cuore, leggero come una piuma. Nella pancia non sentiva più angoscia, solo calore.

«Dammi qua, Dekorīn

«Neanche per sogno, Ino-buta

«Sakura, ridammela subito o giuro che ti–»

Il battibecco s’interruppe. Ciò perché, proprio dal contenitore che le due si stavano contendendo come da bambine si contendevano le bambole in base ai vestiti e alle acconciature, prese a fuoriuscire una cascata di bollicine spumeggianti.

«Ho cambiato idea, tienila tu!»

«No, tu!»

D’un tratto, invece di rubarla, cercarono con insistenza di passarsi la bottiglia. Troppo tardi: fu questione di secondi ed entrambe si ritrovarono inevitabilmente le mani appiccicose e bagnate di schiuma. Mugugnarono all’unisono, si osservarono mute per qualche istante e poi scoppiarono a ridere. Da quanto tempo le loro voci non si univano in un’armonica risata? Fu fragorosa, spensierata e ne furono testimoni solo la luna e le mimose nel vaso sulla scrivania.

Sarebbe stato un peccato non finire, ormai. Così sosteneva la bionda. Perciò continuarono a fare a turno con la birra, ridacchiando e dandosi spinte a vicenda, finché sul fondo non rimasero che poche gocce.

Le risa si spensero come cerini e le ragazze si distesero sul letto a una piazza, che scricchiolò per via del peso raddoppiato rispetto al solito. La mancanza di spazio costrinse le loro spalle a sfiorarsi, inoltre riuscivano a percepire l’una il petto dell’altra alzarsi e abbassarsi ritmicamente. Sembrava tutto sprofondato in una surreale quiete.

Proprio a causa di quel contatto Ino iniziò a sentire un caldo soffocante. Sarebbero stati sufficienti una gomitata oppure un calcio a tradimento, per far rotolare giù Sakura e farle stampare la faccia per terra, riottenendo gli ottanta centimetri di larghezza del materasso per sé. Tuttavia, qualcosa la tratteneva. Non voleva davvero mandarla via e tornare a essere sola.

«Beh, ha funzionato?» le domandò, giusto per rompere il silenzio. In realtà anche un po’ per avere la conferma che lei fosse ancora lì e di non star solo immaginando il calore del suo braccio, o il profumo di mandorle e ciliegie dei suoi capelli scompigliati. Buffo che usasse sempre lo stesso shampoo nonostante il passare degli anni.

Sakura sorrise. Si sentiva sinceramente felice. «Sì. Grazie, Ino…»

«Come faresti senza di me, eh?» scherzò la bionda, sorridendole di rimando. Andò d’istinto alla ricerca della bottiglia vuota, tastando alla cieca, ma invece le sue dita s’imbatterono in quelle delicate dell’amica. Fu accidentale, una casualità. Finirono a stringersi, un po’ timidamente, per sentirsi più vicine – e questa no, non fu una casualità. Così scivolarono in un sonno sereno, cullate dal reciproco respiro. Per le giustificazioni e i capitomboli ci sarebbe stato tempo l’indomani mattina.

 


 

Angolo Autrice
Salve.
Scrissi questa one-shot apposta per un contest, con i prompt luna–birra. Solo per partecipare al contest, nonostante non guardassi l’anime da anni e non mi ricordassi granché del rapporto tra Ino e Sakura. Così ho deciso di riscriverla provando a essere più IC e trovando una scusa al perché Ino avesse quella bottiglia. È ambientata all’inizio di Shippuden, quindi si suppone che le due avessero un buon rapporto d’amicizia avendo studiato insieme come allieve di Tsunade durante l’assenza di Naruto.
Nient’altro da dire. Alla prossima!
-H.H.-

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Blue Eich