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Autore: edoardodamico1896    16/09/2015    0 recensioni
Dopo la notte ci saranno ancora le tenebre.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il primo giorno

Il sonno di Pascal fu estremamente tormentato.

Si girava e si rigirava nel letto di continuo.

Nei momenti in cui riprendeva coscienza, pensava e ripensava al giorno prima.

Sentiva di essere cambiato, sentiva di aver assunto nuove sembianze.

Poche ore prima dell'alba si svegliò.

Non aveva pace.

Si alzò e si mise di fronte allo specchio appoggiato al pavimento accanto alla scrivania.

Non aveva trovato spazio tra un verso ed un altro per appenderlo, ma era alto abbastanza per permettergli di non inginocchiarsi.

Ora vedeva i suoi occhi stanchi.

I lineamenti erano diventati pesanti.

Quando cominciò a vedersi sfocato di rimise a letto.

Non riuscì a dormire.

Spalancò la finestra e osservò la nascita del sole.

"È nato finalmente il germoglio della salvezza" aveva detto il vecchio.

Quale era il vero senso di quelle parole?

Non trovò una soluzione.

Continuò a fissare il sole nascente.

 

Saramor si era svegliato da poco.

La dichiarazione di guerra non lo aveva turbato più di tanto.

Era pronto ad organizzare il tutto.

Aveva appuntamento per le 10 del mattino con Mityah e con Ashna.

Pensava di attaccare immediatamente Argot passando per la foresta.

Avrebbe stretto in una morsa la città grazie all'aiuto di Pallac, da lì avrebbe mandato squadre verso l'alleanza nemica.

"Sarà una guerra di forza, non di strategia" pensava. "Vincerà il più forte, non il più intelligente".

Si sedette alla scrivania ad aspettare gli ospiti.

Guardava fisso di fronte a sè.

Sorrideva.

 

Arnold era già pronto subito dopo l'alba.

Voleva assolutamente vedere come si sentiva, come parlava, come reagiva la sua creazione.

Quella mattina era arrivata una lettera dal regno di Saramor che recitava così:

 

A tutti gli abitanti di Francanuvola,

è stata dichiarata guerra contro le città di Ereso, Argot, Sannara e Aristos.

Richiamiamo tutti i soldati in pensione e tutti i cittadini maschi che hanno compiuto i 18 anni alle armi.

Desideriamo appoggio dal popolo che Saramor ha fatto vivere in prosperità e in pace.

Scusiamo la tempestività della dichiarazione, ma la guerra avrà ufficialmente inizio domattina al sorgere del sole.

I nemici stanno mettendo in pericolo la pace dei popoli alleati quali Serengar, Perengar, Pallac e cittadine o villaggi annessi.

Salvaguardiamo la nostra vita e il nostro onore!

Invitiamo tutti gli uomini di maggiore età a recarsi al pallazzo centrale di Serengar stasera al crepuscolo.

Cordiali saluti.

La direzione centrale

 

 

Pascal si vestì.

Non fece colazione ed uscì in strada diretto alla casa del vecchio.

Barcollava.

La mancanza di sonno offuscava la sua vista e i suoi pensieri.

Arrivò.

Non ebbe neanche il tempo di bussare che la segretaria aprì la porta.

Questa gli fece segno di accomodarsi accennando un sorriso.

Arrivato nella stanza del vecchio lo trovò al centro, in piedi.

Si guardarono un momento negli occhi.

Improvvisamente il vecchio puntò tre dita contro Pascal e mormorò qualcosa.

Dalle dita fuoriuscì una lingua di fuoco che ora prendeva le sembianze di una tigre, ora di una fenice, diretta verso il ragazzo.

Esso non ebbe ne il tempo ne la forza di difendersi, quindi mise le mani davanti agli occhi cercando di proteggere il viso.

Davanti ai suoi piedi crebbe a vista d'occhio un muretto di roccia, tanto alto e largo da difenderlo perfettamente.

Cosí le fiamme scivolarono sulla barriera e scomparirono.

Arnold aveva chiuso le dita in un pugno e aveva fatto sparire il fuoco.

Aveva uno sguardo attento.

"Perchè cerchi di colpirmi Arnold?" fece Pascal.

"Devo testarti" rispose quello.

Così appoggiò le mani al terreno.

Delle figure lunghe serpeggiarano sotto le mattonelle, incrinandole, e, arrivate ai piedi di Pascal, dietro il muretto, emersero.

Erano serpenti non troppo grandi, dai colori sgargianti (chi giallo, chi verde), che puntavano a Pascal con le fauci spalancate.

L'urlo del ragazzo fece tremare le pareti.

I serpenti presero a bruciare e a contorcersi sul pavimento, sofferenti, finchè non divennero cenere.

Pascal stava per dire qualcosa ma Arnold fu più veloce di lui. Chiuse il pugno e fece come se gettasse qualcosa contro il ragazzo.

Quest'ultimo comincio a prendere a fuoco, ma in men che non si dica dell'acqua si materializzò attorno a lui e si scagliò contro il suo corpo lasciandolo bagnato fradicio.

Subito dopo Pascal guardò Arnold e perse lucidità.

Cominciò a correre furiosamente verso il vecchio seguito da una corrente di vento potente che gli faceva prendere velocità.

Arnold fece crescere una barriera di edera dal terreno e bloccò l'avanzata del ragazzo.

Pascal (o meglio la creatura che aveva preso il controllo sul suo corpo) stracciò l'edera con le dita e si bloccò dinnanzi al vecchio, guardandolo con sguardo assassino.

Allora Arnold prese il controllo dei rami rimasti a terra e lo immobilizò.

Ora si trovavano faccia a faccia.

Pascal aveva la schiuma alla bocca per la rabbia, mentre Arnold aveva sguardo attento come se lo studiasse.

"Ora riesci a controllare i quattro elementi come vedi. Ora sei ufficialmente un naharan" disse Arnold.

Lo sguardo di Pascal non cambiava. Sembrava che non avesse sentito.

"Devi mantenere il controllo, non devi farti dominare, devi essere tu il dominatore"

Terminate queste parole fece tornare il ragazzo normale, lo liberò dall'edera e lo fece sedere su uno sgabello.

"Come ti senti?" disse.

"Sicuramente meglio di ieri, ma non riesco a controllarlo"rispose Pascal.

"Tempo addietro lessi qualcosa a riguardo".

Pascal continuò a fissarlo senza dire una parola.

"Si tratta di un oggetto," riprese Arnold "custodito nei pressi del lago Uhr, a sud della terra arida e a ovest del deserto".

"E.. questo oggetto avrebbe il potere di farmi controllare questo qualcosa che hai messo dentro me a mio piacimento?" ripose Pascal.

"Non so niente di certo, ma quando studiai la parte sul rituale si faceva cenno a questo oggetto. Era citato nei capitoli in cui si parlava degli incanti temporanei per farti tornare in sensi, ma era lingua antica.. non sono riuscito a capirne bene il senso".

Pascal si alzò e cominciò a girovagare per la stanza con fare pensieroso.

Dopo pochi minuti parlò: "Partiamo. Questo pomeriggio prenderemo l'occorrente e partiremo alla ricerca di questo oggetto. Non vorrei che questo qualcosa che mi hai impiantato prenda il sopravvento definitivamente".

"Oh caro Pascal" rispose Arnold "Vorrei tanto, te lo giuro, ma ho una certa età. Non ho le forze per affrontare un viaggio così lungo".

"Senza te potrei diventare un pericolo per me stesso e per gli altri. Devi farmi da guida".

Arnold chiuse gli occhi e si strinse il viso tra i palmi.

Poi improvvisamente cambiò espressione, come se avesse avuto un'idea geniale.

E in fin dei conti così era.

"La mia segretaria" disse.

"La sua segretaria? Cosa centra la su.."

"Oh certo certo, che sbadato. Tu non hai potuto vedere la vera identità della mia segretaria. Essa ha combattuto contro di te mentre eri privo di lucidità".

"Combattuto contro di me? Mi sembrava una persona come tutte le altre!"

"Essa è una mia creazione." sentenziò Arnold.

Pascal lo guardava dritto negli occhi non capendo il significato di quelle parole.

E la storia era questa: Arnold lavorava da tanto al suo progetto, e Pascal non era ovviamente il primo "esperimento". Tempo prima aveva convinto una giovane donna ad eseguire lo stesso rituale, ma qualcosa andò storto: il vecchio non riusciva a farle riprendere lucidità, non riusciva a farla tornare in sè. Cosi la rinchiuse in una gabbia magica che appena veniva toccata diventava incandescente, e cercò un modo per dominare la sua mente al fine di evitare che potesse fare del male a qualcuno.

Continuò a studiare il libro finchè non trovò la magia per farla tornare in sè, ma non funzionava, ormai la sua volontà, la sua coscienza, la sua anima non esistevano più, o se esistevano erano nelle mani del male che la controllava.

Allora cerco una magia per renderla dominabile.

La effettuò, e da quel momento la donna esegue gli ordini del suo padrone, e non ha volontà propria.

Riuscì ad effettuare anche un'incantesimo affinchè potesse apparire normale agli occhi delle altre persone.

In sintesi la segretaria era un povero mostro sotto il controllo del vecchio Arnold.

"Quindi in pratica siamo la stessa cosa?" chiese Pascal.

"Si e no.. questa "cosa" reagisce in modo differente, varia da persona a persona. Sono riuscito a controllarla e a renderla mia serva, ma non credo possa essere lo stesso con te. Ciò che hai dentro tu sembra molto più potente".

Arnold esitò un momento, poi riprese.

"In ogni caso penso che la sua compagnia ti potrebbe aiutare molto dato che è sotto il mio controllo. Sarebbe come se ci fossi io, però capace si sfoderare un paio d'ali e di difenderti con più agilità".

Il ragazzo sembrò convincersi e si alzò.

"Allora è deciso, questo pomeriggio partiremo per il lago Uhr con la guida della tua creatura" disse.

"Dobbiamo decidere l'itinerario. Stamattina ho ricevuto una lettera dalla direzione centrale che annunciava guerra" disse Arnold. "Hanno richiamato alle armi tutti i maschi di maggiore età. Non possiamo rischiare che ti prendano".

"Non possiamo neanche farci vedere mentre andiamo verso il nord!" disse Pascal.

"Ci maschereremo grazie alle mie arti magiche. Saremo donne per due ore, giusto il tempo di andare al mercato" rispose Arnold.

Presero una cartina e cominciarono a studiare l'itinerario.

"Andremo a nord, verso il Mar Terno, poi prenderemo a ovest lungo la costa e arriveremo alla catena Ilmash. Da li prenderemo a sud per la terra arida e il lagoUhr" decise Arnold.

"Bene" rispose Pascal.

"Ora torna al collegio e prendi qualcosa per il viaggio. Ci vediamo al mercato alle due del pomeriggio e, presa qualche scorta di cibo, vi scorterò alle porte della città. Partirete verso le tre" disse Arnold.

"A dopo Arnold, e grazie"disse Pascal.

"Grazie a te" rispose Arnold.

 

La segretaria era ancora seduta dietro la porta a fissare il nulla.

Per un momento sembro accenare un sorriso, ma poi tornò alla sua espressione solita.

Sembrava aver compreso.

  
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