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Autore: raimu    16/09/2015    0 recensioni
In un epoca dominata dalle forze oscure infernali , si ergono come ultimo baluardo una cabala di cacciatori di demoni.
Un importante missione viene affidata a quattro valorosi uomini, ripristinare la potenza dell albero della conoscenza e permettere alle forze angeliche di schierarsi in questa oscura e claustrofobica apocalisse.
Fra ambienti decadenti , fra citta in rovina i cacciatori si batteranno contro orde di creature partorite dagli abissi , fino a giungere alla verita della loro discendenza .
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 20

PANDEMONIUM

Erano da poco calate le tenebre sulla valle, l'intero teatro di guerra si illuminò di una luce rossa soffusa, causata dalle fiamme demoniache che avvolgevano le aure dei demoni abissali. Di tanto in tanto sfolgoranti lampi di luce verde malsana impattavano sulla barriera illuminando a giorno l'intero spazio. Gregory dall'alto delle mura osservava il possente portale di ingresso spalancarsi: quattro silenziose figure emersero, camminando piene di dubbi e di incertezze, ma risolute nei volti. La guarnigione a difesa del portale, formata da giovani e vecchi cacciatori spaventati negli animi ormai pronti ad incontrare il loro destino, si voltò incuriosita dal piccolo gruppo che avanzava. Raimu, avvolto nella propria tunica, osservava davanti a sè la violenza scatenata dalla macchina infernale; pensò alle numerose guerre che in passato l'umanità aveva affrontato, alle terribili macchine di distruzione che per anni avevano tenuto in una stretta di paura l'intero pianeta e si accorse che nulla di tutto ciò si poteva paragonare alla spaventosa forza occulta che gli abissi stavano vomitando. Sentiva il proprio cuore battere all'impazzata: lo spettro della paura che graffiava la schiena mentre urlava con tutta la sua forza di fuggire; vide le tremende esplosioni abbattersi contro l'invisibile muro che divideva la vita dalla morte. Non sapeva spiegarsi effettivamente come erano giunti a questo momento, guardò i volti della guarnigone, trovando solamente dolore e paura, ma vi lesse ancora speranza: quella che un miracolo finalmente giungesse da quell'incubo senza risveglio e si domandò se la sua idea non fosse un azzardo, se non avesse forse ragione la grande sacerdotessa Alaya.
Ripensò a Mian, al suo sacrifcio, e al dono che ella aveva fatto alla sua anima, una seconda possibilità: un evento così raro nell'universo. La percepiva nel suo cuore, viva; sentiva il suo calore e il suo profumo, percepiva le sue parole che con forza annientavano paura e angoscia, dandogli il coraggio e la fiducia di cui aveva bisogno.
Quella notte tutto sarebbe cambiato. Si guardò indietro per vedere i propri compagni camminare fieri: Drake con il suo fucile e l'armatura da combattimento, la sigaretta in bocca e il volto serio mentre osservava la follia davanti a sè, ma gli occhi carichi di odio, pronti a trovare una preda da uccidere con la sua straordinaria abilità di tiratore; Scorpio e Raven seguivano anche loro in silenzio: Raven con la lucente armatura Hellbrute, nessun segno di debolezza sfiorava il volto del templare, pronto a sacrificarsi senza il minimo ripensamento; infine Scorpio,  avvolto dal mantello; la mente lontana, sprofondata negli abissi della propria mente, preparandosi al processo di collegamento che di lì a breve avrebbe attuato.
Mentre Raimu superava la legione, il capitano in carica cercò in tutti i modi di fermare il piccolo gruppo intimando di non andare oltre per la loro stessa incolumità, ma il gruppo prosegui abbandonando il piazzale, fra detriti e macerie, dove il marmoreo viale d'ingresso era ora ricoperto di sangue e pece, e centinaia di cadaveri demoni e umani prendevano il posto delle statue angeliche che un tempo decoravano l'ingresso della fortezza.
Man mano che si avvicinavano al confine della barriera, il frastuono provocato dalla legione infernale si faceva sempre più potente, anche se ancora ovattato dalla barriera: lo spaventoso teatro che si parava davanti ai loro occhi fu uno spettacolo impressionante.
Si fermaro a poche decine di metri dal confine con la barriera: il miasma stesso riusciva in qualche modo a far penetrare le proprie lingue mefitiche che, come tentacoli, cercavano di afferrare qualsiasi cosa che entrasse nel loro limitato raggio d'azione. Videro demoni di ogni tipo scaraventarsi contro la barriera con ogni arma a disposizione, sbavanti e iracondi schiantavano le loro lame e ascie o tentavano di affondare con denti e artigli. Altri sfruttavano la loro impressionante mole, ma ogni attacco falliva contro il muro energetico che ustionava e ricacciava con esplosioni di energia le bestie oscure.
"Non abbiate paura amici miei, avete camminato nello stesso inferno, avete visto incubi di ogni tipo, ma noi non ci piegheremo, noi non li temeremo, perché questa notte cambieremo le sorti di questa guerra; insieme fino alla fine." Le parole di Raimu uscirono genuine, forti e sincere.
"Bel discorso, capo. Hai ragione, secondo me possiamo davvero farcela, e forse dopo potremmo finalmente tornare a casa." Drake sorrise; le semplici parole di Raimu avevano infuso una strana sensazione di euforia nell tiratore.
"Quale casa Drake?" rise Raven: il lampo di una titanica esplosione illuminò il suo volto sorridente.
"Bene, Scorpio, sei pronto?" Raimu osservò lo psionico che con il capo diede conferma. "Diamo inizio a quest'ultima missione amici miei." Dette queste ultime parole Raimu ed i suoi compagni chiusero gli occhi; Scorpio si concentrò stabilendo un contatto mentale con il resto della squadra: penetrò nella mente e nei ricordi di Drake, sprofondando in un abisso dove il tempo non era più padrone, una trance profonda che trascinò i compagni portandoli verso gli abissi della mente, in antichi e perduti ricordi.
Serpeggiando nella grande arena di lucente marmo bianco, fra arazzi e magnifiche statue, sotto la volta celeste del cosmo, Lucifero parlò all'intera casta angelica: la sua voce potente inondò l'immensa divina arena perdendosi nei confini dell'universo, avvolto nella sua armatura bronzea  metteva in mostra le divine ali, la sua bellezza non era paroganibile a nulla in tutto il cosmo, i capelli dorati e la pelle avorio brillavano di una luce innaturale, il suono della sua stessa voce era qualcosa di stupendo da poter udire, i suoi occhi bianchi scrutavano l'animo di ogni singolo angelo presente al grande dibattito.
"Come possiamo noi inchinarci di fronte a colui che si proclama alto creatore? Fratelli miei, libratevi in cielo e prendete posto nell'astro: siamo noi a sorreggere tutto l'universo, noi lo abbiamo plasmato e ora, colui che vuole farsi chiamare padre ci incatena ad una volontà che non ci appartiene. E' giunto il tempo che la nostra stirpe abbia il totale controllo della creazione, siamo a sua immagine e potenza, siamo perfetti, ma Egli non dona a noi la fiducia necessaria a governare il creato anzi, Egli ci annuncia la venuta di altri figli, inferiori a noi, ma superiori in comando."
Lasciò che le parole penetrassero negli animi dei fratelli angeli, convinto ormai di aver il totale controllo sul senato angelico.
"Lucifero, modera le tue parole, sei ancora in tempo per redimere la tua arroganza, noi siamo stati creati in un atto di puro amore, ognuno di noi è chiamato a servire il padre creatore in piena libertà, nessuno di noi si trova costretto."
Lucifero guardò il fratello Michele mentre controbatteva alle sue parole, provò un profondo senso di odio verso colui che aveva preso il titolo di supremo principe delle forze celesti, un titolo che spettava a lui di diritto. L'invidia bruciava ardentemente, conosceva bene la forza e la saggezza di Michele, e sapeva che se voleva portare a termine i propri piani doveva affrontare lui e i suoi luogotenenti.
"Fratello Lucifero, in te c'è più amore di quanto tu possa ricordare, perché le tue parole sono cariche di veleno verso colui che ti ha dato vita e ti ha concesso il titolo di primo fra i suoi paladini ?" Jeudiele intervenne affiancando l'amato generale, fra tutti gli angeli, Jeudiele possedeva la saggezza e la potenza del divino creatore: un arcangelo mite, terzo luogotenete del principe Michele, nei suoi sette metri di altezza sprigionava luce dalle sue leggiadre vesti bianche di seta.
"Io non porto alcun odio in questa santa sede, ma porto solo parole cariche di verità, guardatevi attorno fratelli miei, siamo creature di indicibile potenza, ma abbiamo vincoli e regole che non possiamo infrangere pena l'espulsione stessa dai giardini celesti; vi sembra questa misericordia?"
Lucifero spostò la sua mole attirando su di sè gli sguardi dei fratelli angeli che ascoltavano in silenzio il dibattito che avrebbe cambiato tutto."Il nostro creatore ci ha creati solo per renderci schiavi e nulla più; perché creare delle razze inferiori? Perché costringerci a servire entità che dovrebbero loro servire noi?" si spostò, guardando in volto Michele, sicuro che la domanda avrebbe giocato a suo favore.
"Dimentichi, fratello mio, che noi soli possiamo bearci della sua presenza, dimentichi la parte più importante, nulla viene fatto se non per misericordia; ricorda le sue parole: è nella servitù dell'amore che la vera nobiltà risiede, se la volontà del creatore è quella di dare luce ad altre forme di vita più semplici e indefese, allora noi saremo i pilastri che le proteggeranno."
Michele rispose alle parole velenose dell'angelo, le schiere angeliche annuirono serenamente alle logiche e nobili parole del principe degli angeli.
"Servitori di un creatore che tace, perché dovrei credere alle tue parole? Il padre nostro ha smesso di parlarci, non parla più con noi, ma esige ordine e rispetto, ve lo dico fratelli, prima darà vita a una nuova razza e prima si sbarazzerà di noi."
Un forte brusio inondò l'intero anfiteatro, si discusse animatamente delle parole di Lucifero, poiché una grande verità era stata pronunciata: ormai erano secoli che il creatore non parlava più ai suoi figli, e il ragionevole discorso di Lucifero reggeva con lo stato d'animo che albergava in ogni singolo angelo, persino nel cuore di Michele.
"Devi ammettere, o nobile fra i principi celesti, che nostro padre non ci ama più come un tempo, si è stufato della nostra perfezione, e ora lentamenente ci sta declassando a semplici servitori, mentre in principio tutto l'universo era nostro secondo il suo volere. Perché ora dobbiamo essere trattati in questo modo, dopo secoli di estrema fedeltà, perché non ci comunica lui stesso la sua volontà? Persino a te che sei il suo condottiero, ha celato la verità." Con un impercettibile sorriso, Lucifero si spostò intorno alle figure di Michele e Jeudiele, lasciando che il veleno si insinuasse anche nei loro cuori, e se avesse trovato anche una sola breccia li avrebbe condotti verso la sua volontà istantaneamente. Conosceva però molto bene l'ostinazione e la fedeltà che Michele possedeva, angelo giusto, così lo chiamavano i fratelli; incarnazione della fedeltà, ma anch'egli sarebbe marcito se avesse dato ascolto anche ad una sola delle proprie parole.
"Egli non parla con noi, ciò che dici è vero, fratello Lucifero," rispose Jeudiele attirando su di sè l'attenzione delle schiere angeliche che, trovandosi in un conflitto interiore, si confrontavano con domande fra di loro, affranti e confusi; "ma rammento altri periodi della nostra esistenza, dove il nostro creatore non ebbe modo di parlare con noi, da quando il dio parassita Alakay ci ha attaccato egli si è chiuso in se stesso, e immagino per potersi curare e accrescere il suo potere."
La folla di angeli smise di provocare brusio e si concentrò sulle parole dello stimato arcangelo Jeudiele.
"Non ascoltate le parole dell'astro, esso non comprende appieno il disegno del nostro creatore, e nemmeno noi riusciremmo mai a comprende la volontà di colui che ha generato la materia e tutto ciò che compone la vita, noi stessi compresi. Se la sua volontà è quella di creare razze più deboli e inferiori a noi, noi diverremo la sua stessa volontà."
Lucifero vedendo la folla rimanere affascinata dalle parole del fratello Jeudiele, intervenne ponendo ulteriore dubbio.
"Le tue parole non hanno senso, eravamo tutti lì quando le prime stelle hanno cominciato a bruciare nel vuoto, ed egli ci rese partecipi della sua volontà; eravamo tutti lì quando le prime galassie si formavano e partorivano i piccoli sistemi planetari, ed egli ci spiegò la sua volontà."
Lucifero urlò sempre più forte enfatizzando ogni singola parola, percepiva nella mente dei fratelli il seme della discordia germogliare.
"Egli ci ha reso partecipi di tutto, ma ora... ora tace, non parla più con ognuno di noi: nessuno, nemmeno il prode Michele viene informato della sua volontà, ma manda il suo spirito con parole profetiche e arcaiche, e si aspetta che noi le interpretiamo e svolgiamo la sua volontà, fratelli non fatevi ingannare da questa situazione."
L'anfiteatro scoppiò fra urla che supportavano la tesi dell'astro ed altre che cercavano di far ragionare i propri fratelli; Lucifero percepì l'essenza dell'odio nascere finalmente fra le schiere angeliche.
"Silenzio!" Un forte urlo sovrastò ogni angolo dell'immenso anfiteatro: Michele eruppe come un tuono riportando a sè la calma e il silenzio dei fratelli angeli, consapevole ormai del danno che l'astro aveva sapientemente architettato.
"Noi siamo Angeli, abbiamo il primato su ogni cosa per volontà del nostro padre; è vero, egli non parla più con noi, ma attraverso lo spirito ci invia la sua volontà: egli non ci ha dimenticato, anzi, proprio il suo tacere mi rafforza l'anima per eseguire la sua volontà, poiché ci ha donato la più grande fiducia: noi siamo suoi architetti e suoi figli, non avrà importanza se altre vite fluttueranno nel nostro universo, noi le accoglieremo con amore, poiché sento che presto egli si manifesterà ancora a noi, e allora ci renderà partecipi della sua gloria come promise in principio." Le parole del supremo principe delle schiere angeliche frantumarono il chaos generato dalle parole di Lucifero, ma non furono abbastanza potenti da abbattere la discordia e i dubbi che alcuni angeli nutrivano.
"Ecco guardate, fratelli miei, è così che il padre nostro ci comanda, con potenza e sottomissione, tu, Michele vuoi imporre la tua volontà e visione del padre creatore, anche se l'evidenza è totale e cristallina: ti avvali di tali parole solo perché porti alla cinta la spada di Dio; fratelli, è forse questo il libero arbitrio che meritiamo?" Lucifero allungò le mani al cielo affinchè le schiere angeliche che lo ascoltavano si sentissero partecipi di tale discorso. La folla riprese ad urlare il proprio diniego, innalzando in un coro il nome di Lucifero, che con estrema malvagità nascondeva le sue reali intenzioni.
"Non ci sarà nessuna speranza per noi se non agiremo al più presto, e io sono l'unico che può cambiare le sorti del nostro triste destino."
A quelle blasfeme parole Michele impallidì: ora poteva realmente vedere quanto nero fosse l'animo del fratello Lucifero, ira e furia inondarono le sua santa essenza.
"Come osi, Lucifero, dire una tale blasfemia. Come osi mettere in dubbio il mio giudizio, l'arroganza ti ha forse colmato l'anima? Ravvediti dalle tue parole e non andare oltre a ciò che fai, altrimenti sarò costretto a bandirti dai cieli, è forse questo che vuoi?"
A quelle parole Lucifero sorrise, ma questa volta senza nascondere il suo volto compiaciuto
"Guardate fratelli miei, io giungo qui dinanzi a voi, disarmato, esercitando il mio libero arbitrio: ho solo espresso una mia ragione, e guardate cosa accade." Lucifero inditreggiò a piccoli passi dal possente e furiose Michele, recitando la parte di un innocente angelo.
"Con violenza e arroganza tu, principe Michele mi minacci, e minacci tutti noi, ma così facendo hai solo autenticato le mie parole, fratelli siamo condannati a sottometterci."
"Come osi pronunciare queste parole, che cosa stai cercando di fare?" rispose Jeudiele, sconvolto nell'animo, mentre le parole di Lucifero serpeggiavano avvelenando i cuori più deboli.
"Io sono qui per condurvi in un nuovo sentiero, dobbiamo innalzarci per essere noi i veri padroni di questa creazione, abbandonatevi a voi stessi e ripudiate un padrone che presto vi condurrà a fine certa, innalzatevi poiché l'universo è nostro di diritto, lasciate che sia io a condurvi verso un sentiero dorato."
Le schiere angeliche favorevoli a Lucifero si alzarono gridando al cielo tutto il loro assenso, Lucifero fissò sorridendo il volto di Michele, sfidando la sua autorità in quel luogo santo.
"Basta, non ti è permesso più proferire parola!" urlò Michele, con un gesto della mano fece comparire due arcangeli al suo fianco, avvolti nelle loro armature celesti da combattimento Gabriele e Raffaele giunsero come lampi al fianco del loro signore, titanici e possenti con i loro capelli castani e gli elmi romani, avvolti di pura luce.
"Guardate, fratelli Michele chiama i suoi guerrieri prediletti, sono qui per porre con forza la volontà di un dio muto e morente, innalziamoci prima che sia troppo tardi per la nostra stessa esistenza, ribellatevi!"
La folla di angeli ingrassati dalle parole del primo angelo eruppe con un boato.
Gabriele senza pensarci puntò la lancia contro l'astro del mattino e Raffaele, iracondo per le parole velenose del fratello, si preparò a colpire con il suo poderoso martello d'argento, ma Michele placò i loro istinti con un semplice gesto delle mani, il sommo arcangelo sentiva la paura crescere nel proprio animo, poiché più di tutti percepiva il male che Lucifero nascondeva nel proprio corpo. Lentamente si avvicinò a Lucifero rivolgendosi a lui soltanto, e ignorando il caos che le schiere angeliche emettevano: "E' questo che vuoi fratello mio, tu fra tutti noi sei sempre stato il suo figlio prediletto, tu più di noi hai conosciuto il suo amore, e ora porti nella sua casa il caos, perché fai questo?"  L'ira sfrigolava nelle parole di Michele.
Lucifero avvicinò il suo volto all'orecchio del fratello: "Io schiaccierò la volta celeste, io sarò il nuovo dio di questo universo e tu mi accetterai, altrimenti il turbine che porterò, spazzerà anche te." Come un  serpente le sue parole sibilarono fin nell'animo di Michele. Scandalizzato, il principe degli angeli sgranò gli occhi incredulo di tali parole; ne fu stordito, provò una profonda tristezza quando prese consapevolezza che il fratello Lucifero fosse ormai un lontano ricordo della gloria che un tempo animava tale possente e meraviglioso angelo.
Con uno scatto fulminineo Lucifero alzò le braccia al coro di voci angeliche che urlavono il suo nome, attirando nuovamente a sè la folla, consapevole di aver dato inizio al suo piano di dominio.
Ci fu grande stupore quando Michele estrasse dalla cinta la spada divina di fuoco: l'intero anfiteatro esplose urla verso il principe degli angeli, ma Michele non tenne conto delle minacce dei fratelli ribelli: il male era infine giunto in quella dimensione e aveva preso la forma della più pericolosa delle creature; vi era una sola soluzione da portare a termine, come custode del creato non avrebbe mai permesso al male di mettere radici.
"Lucifero, per volontà divina io ti giudico colpevole: tu hai corrotto la tua anima, hai avvelenato  con le tue parole il cuore dei tuoi stessi fratelli condannandoli. Io ti condanno a morte."
"E così sia, fratelli miei, abbiamo smascherato la reale misericordia del nostro Dio, e ora noi chiameremo una solo cosa: guerra, guerra, guerra."
Un coro carico di odio esplose tra la folla di angeli che superavano di tre a uno i leali angeli, come un tuono senza fine gli angeli chiamarono la guerra accogliendo così il miasma che li infettò fin nell'animo. Le corti angeliche si schierono a favore della rivolta, antichi e nobili angeli assogettati dalle parole velenose dell'astro si spinsero verso il confine che li avrebbe condannati, lasciando a difesa del regno celeste giovani ed inesperti angeli.
Lucifero aveva compiuto la più alta delle infamie, proclamandosi creatura superiore su tutto il creato, con arroganza e disprezzo abbandonò il suo status di creatura immacolata per tingere le sue angeliche ali di oscurità. Il suo stesso staus di angelo si alterà, la luce che emanava divenne miasma oscuro che tentacolare si disperdeva in ogni angolo corrompendo quel santo luogo, la sua stessa armatura divenne del colore della sua anima nera, e i suoi occhi un tempo brillanti divennero bui come la notte, con sè anche le legioni traditrici persero la santità per abbracciare l'oscurità.
La violenza e la follia scoppiarono in ogni angolo dell'universo: Michele vide angeli attaccare altri angeli, vide molti dei suoi fratelli venire brutalmente uccisi da coloro che un tempo avevano amato, la follia generò una tale quantità di oscurita da ottenebrare la luce divina. Il sangue che cadeva al suolo scivolava velocemente come attratto verso il corpo di Lucifero, inzuppandone i piedi mentre questi non cessava di fissare il volto di Michele e la sua risata inondava ogni angolo.
Michele strinse nelle proprie mani la terribile spada celeste, fiamme azzurre intense ne avvolgevano la lama: una lama temibile nata con l'unico scopo di annientare i nemici del creatore. La disperazione e l'angoscia lo colpì come un martello feroce, intorno a sè la battaglia infuriava oltre ogni comprensione.
L'intero universo fu scosso da tale violenza, esplosioni di pura energia cosmica deflagravono in ogni luogo generando una moltitudine di chaos che come una malattia infettava l'ordine prestabilito dal padre creatore.
Vide la santa legione di angeli combattere per difendere ciò che riteneva giusto, protetti dalle  armature d'oro e armati con il fuoco divino, scagliavano la loro potenza contro i fratelli perduti.
Interi sistemi planetari e galassie venivano cancellati dalla spaventosa furia che come un tornado spazzava via ogni cosa al suo passaggio, lo stesso anfiteatro venne distrutto dalla furia di Lucifero, che con un solo gesto della propria mano scatenò una potenza tale da ricordare la morte di una stella. Michele e i suoi generali vennero separati dall'esplosione: fluttuando nel vuoto cosmico il principe degli angeli si domandò perché tale orrore.
Nella furia dello scontro vide i suoi fidati generali Gabriele e Raffaele guidare le giovani legioni di angeli, intonando cori di un'elevata potenza spirituale, infondendo nei cuori il coraggio e la forza per sacrificarsi, scontrandosi con il grosso delle armate nemiche. Jeudiele nel frattempo scagliava il suo tremendo potere contro il fratello caduto Abadon, ingaggiando una furiosa battaglia senza quartiere.
Alcuni angeli superbi si lanciarono contro il pensieroso arcangelo cercando di sopraffarlo, ma nulla era paragonabile alla maestosità dell'arcangelo Michele, generale supremo delle legioni angeliche, custode della divina virtù: come un fulmine colpì annientando i fratelli caduti ancora prima che potessero raggiungerlo, la lama che non concede pietà si abbattè sui corpi dei fratelli polverizzandoli all'istante.
"Resistete, brillate fratelli miei, come la volontà del nostro signore." La voce di Michele come un enorme tuono sovrastò l'intera battaglia perdendosi nell'infinità del cosmo; la lama dell'arcangelo si abbatteva senza pietà bruciando la sua essenza oltre ogni comprensione.
Infine lo trovò: vide Lucifero librarsi nel vuoto cosmico e lanciarsi come un falco verso i due fratelli Gabriele e Raffaele, i due prodi arcangeli si difesero come meglio potevano, affrontando un nemico che andva oltre le loro capacità, Lucifero era superiore in tutto: nella scherma, nella forza e nell'astuzia militare, fu facile per lui schiacciarli e infine ucciderli senza pietà.
Alla vista della morte degli adorati fratelli Michele scoppiò in un urlo di agonia e ira; un urlo tremendo che interruppe ogni combattimento. Bruciando di luce divina, come una stella che pulsa tutta la sua potenza si scagliò contro l'infame fratello, nulla e nessuno era pronto per assistere a quello scontro.
Lucifero e Michele si scontrarono in una feroce battaglia a suon di fendenti e di scariche di energia, l'intero universo venne scagliato in un caos totale, ogni singolo colpo aveva una tale energia da generare nuovi ammassi stellari e pianeti; tutto intorno fu sconvolto dalla furia e nessuno, né angeli leali né ribelli, mosse un solo dito di fronte a tale sconvolgente cataclisma. Per giorni e giorni si scontrarono senza cedere ma, alla fine, Lucifero ebbe la meglio conficcando la sua lama nel cuore del principe degli angeli: un tremendo urlo eruppe dalla gola del santo angelo mentre Lucifero assaporava il dolore del fratello; a nulla servì l'intervento di Jeudiele, ucciso anch'egli dallo stesso Lucifero prima ancora che potesse giungere a salvare l'amato fratello.
"Perché fratello mio, perché sei stato così debole?" Furono le uniche parole che Michele riuscì a pronunciare mentre percepiva la vita scivolare lentamente via. Lacrime scesero dai suoi occhi e la mano andò verso il volto di Lucifero, accarezzandolo con estrema compassione. Lucifero rabbrividì per tale affermazione, e provò nausea per il gesto: con un semplice movimento della mano fece scivolare il corpo dalla lama lasciandolo cadere nel vuoto.
Ma prima che potesse esultare e riprendere la sua folle guerra, il creatore si manifesto in tutta la sua potenza.
Mentre cadeva nel vuoto Michele ripensò ai suoi amati fratelli, pensò alla crudeltà di ciò che era accaduto, ripensò all'amato Gabriele: alla sua lealtà; a Raffaele e Jeudiele morti per nulla, caduti per amore del loro creatore, poi lo vide e riconobbe la sua meravigliosa luce, sentì le sue meravigliose ma terrificanti parole condannare per l'eternita Lucifero, vide la sua potenza schiacciare l'angelo ribelle e le sue legioni, li vide precipitare in un piccolo pianeta incatenati dal loro stesso odio, poi avvertì la mano del padre afferrarlo e cullarlo, vide anche i suoi fratelli distesi senza più alcuna vita al suo fianco; poi, quando la morte ormai stava giungendo, sentì le sue ultime parole: "Siate la mia volontà in questo piccolo mondo."

Dall'alto del cielo tempestoso, nella notte buia, uno squillo di trombe irruppe nel coas generato dalla legione di Aamon, un squillo potente e assordante udibile in ogni angolo del pianeta: la  legione demoniaca si arrestò, un antico sentimento si insinuò nelle loro anime malefiche, una paura antica. Improvvisamente, quattro colonne di pura luce spaccarono la tenebra illuminando per centinaia di metri il territorio, i demoni alla vista di tale prodigioso evento urlarono e sibilarono la loro paura e rabbia.
Dove un tempo si ergevano i quattro  cacciatori, si formarono quattro bozzoli di luce pulsante, turbine e vento si propagarono ovunque, un profondo profumo di incenso si propagò sovrastando l'acre odore di sangue e pestilenza. Il distaccamento a difesa del cancello indietreggiò per lo spavento meravigliati oltre ogni limite e incapaci di comprendere se ciò che stava accadendo fosse una minaccia o meno. Per diversi, interminabili minuti i bozzoli pulsarono la loro potenza energetica, al loro interno i quattro cacciatori avevano oltrepassato il limite della memoria, abbracciando la loro reale natura, abbandonandosi a ciò che il loro destino aveva scritto, percepirono i loro corpi dissolversi per riavvolgersi in una nuova forma ed essenza.
Un secondo potente squillo di trombe e i quattro bozzoli esplosero come petali di fiori lasciando esterrefatti tutti coloro che li stavano osservando: l'esercito demoniaco andò nel panico totale quando riconobbe gli antichi nemici, i demoni fuggirono nel caos più totale incuranti di schiacciare i loro stessi simili.
Nella loro splendente e divina luce i quattro arcangeli supremi si ergevano nella loro più totale potenza, avvolti nelle loro armature d'oro in stile romano, con bianche tuniche luminose, Michele al centro con i suoi nove metri di altezza, in mano la spada del fuoco divino , i capelli lunghi neri e il volto fiero; Raffaele alto sette metri, possente e muscoloso brandiva il suo letale martello dalla testa di ariete argentato, il volto coperto dall'elmo romano che lasciava intravvedere solo i suoi lucenti occhi carichi di furia; Gabriele con la sua lancia e il suo scudo guardava sprezzante i nemici che fuggivano terrorizzati e infine Jeudiele, le mani congiunte in preghiera avvolte da un rosario di grani dorati, il volto effimero e androgino, i capelli argentati sciolti, contemplava la maestosità del creatore.
Gli arcangeli si guardarono in volto sorridendo in una silenziosa felicità per essersi infine ritrovati dopo tanto tempo.
Dall'alto della fortezza, Alaya impallidiva per la spettacolare visione, chiunque nella fortezza osservava il grande miracolo rapito da tale maestosità, domandandosi se tutto ciò fosse reale.
"Fratelli miei, abbiamo dormito a lungo, ora che siamo qui di nuovo insieme, possiamo finalmente adempiere al nostro destino.” Michele osservò i volti fieri dei propri fratelli angeli,
"E' ora fratelli miei, schiacciamo l'oscurita con la nostra potenza."
Le ali maestose vennero spalancate, in un lampo i quattro arcangeli si lanciarono nella volta celeste assaporando l'ebbrezza del vento sui loro volti. Giunti in alta quota, come falchi si lanciarono contro la legione di Aamon:
"Fuoco e fiamme sull'abominio!" Urlò Michele caricando.

   
 
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