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Autore: Jeanger    16/09/2015    0 recensioni
Il principe Sole e la principessa Luna, sono antipodi in tutto ciò che li riguarda, ma questo non impedisce loro di stringere un forte legame messo a dura prova da un inganno.
In un universo fiabesco, verrete trasportati e imprigionati in questa breve storia che racconta in un tenero amore.
Tratto dalla storia:
E più crescevi, più mi tormentavo al pensiero che un giorno qualcuno ti avrebbe chiesto in sposa, non solo per la tua bellezza, ma perché sei la persona più coraggiosa e intelligente che conosco. E forse anche la più incosciente>> rise.
E rise anche lei.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 2
L’ultima notte
La notte successiva Luna fece finta di andare a dormire, aspettò il bacio della buonanotte dei suoi genitori e che tutti fossero in un sonno profondo, prima di sgattaiolare fuori dalla sua stanza.
Non c’era nessuno in giro. Silenziosamente riuscì a superare le guardie e poi imboccò la strada del bosco.
Si voltò verso la stella polare, la guardò, sperò di riuscire a trovare il suo nuovo amico, poi le diede le spalle e cominciò a camminare.
Poco dopo si ritrovò nel punto dove aveva lasciato la notte prima Sole. Si sedette su un masso e aspettò.
Dopo un po’ sentì gli zoccoli di un cavallo a galoppo.
Sole era lì, sopra Notte, che le sorrideva contento.
-Sei venuto alla fine- disse Luna alzandosi e andandogli incontro.
-Certo. Io non manco mai- disse scendendo da cavallo. Frugò nella bisaccia e uscì un fagotto.
-Cos’è?-
-Sono passato dalle cucine prima di venire qui. Oggi per cena c’era questa grande torta al cioccolato. E’ davvero buona, così ho pensato di portartene un po’-
-Davvero?-
-Tieni- disse porgendogliela e sorridendo con il suo sorriso sgangherato.
-Grazie mille. Sei  davvero gentile-
Luna prese la fetta che le stava porgendo e si sedette a terra, imitato subito dopo da Sole.
Lui la fissava speranzoso mentre lei studiava la sua fetta per poi mettersela in bocca.
-Mmm!-
-Cos’è? Non ti piace?- chiese preoccupato il bambino.
-No, è buonissima Sole! La vostra cuoca deve essere una maga!-
Sole era molto contento che il suo regalo le fosse piaciuto, si appoggiò al tronco dell’albero e diede un morso alla sua fetta.
I due risero e giocarono a lungo, finché Luna fissò la luna del cielo.
-E’ davvero tardi. Dovrei tornare a casa-
-Ti riaccompagniamo io e Notte. Sali in sella-
Sole salì sul suo cavallo e la aiutò a fare lo stesso.
-Verso la stella polare?-
-Sì, sempre dritto-
Quando Sole stava per avvicinarsi al ponte che conduceva alle porte della città Luna lo fece fermare.
-Non possiamo passare per il cancello principale. Andiamo di là-
Sole seguì le sue istruzioni e si ritrovarono davanti un piccolo varco nel muro di cinta che dava sul giardino del castello.
-Passi di qui?-
-Sì-
-Sei sicura? Vuoi che ti accompagni ancora un po’ dentro?-
-No, vai tranquillo. Casa mia è proprio  oltre il muro-
-Va bene, stai attenta-
-Anche tu- disse lei.
-Allora a domani-
-A domani- disse lei sparendo oltre la fessura.
Sole se ne andò via tutto contento, canticchiando e sorridendo.
I loro incontri andarono avanti per anni, i due bambini crebbero e divennero due giovani.
Luna ebbe in regalo un bellissimo cavallo bianco, che chiamò Giorno, per il suo quattordicesimo compleanno, con cui sgattaiolava via ogni notte.
Sole cominciò a portarle più spesso dei fiori che raccoglieva sulla strada e lei sorrideva felice.
Quel giorno le aveva raccolto bellissime ipomee, i fiori della luna.
Sole era seduto su un masso, era arrivato prima di lei quel giorno.
Il suo viso era cambiato, da quello rotondo e paffuto di un bambino era diventato più spigoloso come quello di un uomo, era molto e alto e muscoloso e aveva un leggero accenno di barba.
Luna fece fermare il cavallo lontano dal luogo dell’incontro, gli fece segno di stare fermo e si avviò quatta quatta.
Quando fu alle spalle di Sole, gli fece il solletico sui fianchi e lui fece un salto per lo spavento.
Luna si piegò in due dalle risate e Sole, dopo un primo momento di sgomento, cominciò pure a ridere.
-Mi hai fatto prendere un colpo-
-E tu dovresti essere un cavaliere? Non mi hai nemmeno sentito arrivare!-
-Ero sovrappensiero!- si schermì lui.
-Devi sempre essere all’erta- disse lei con aria da saputella.
Mentre lei continuava a ridersela, Sole la guardò. Era un periodo a quella parte che si bloccava ad ammirare la bellezza della sua amica. La piccola bimba con le lentiggini era diventata una bellissima ragazza, i capelli lunghi spesso legati, gli occhi profondi contornati di ciglia, il corpo quasi di donna. Pensò che molto probabilmente presto qualcuno si sarebbe innamorato di lei perché non solo era meravigliosa, era anche molto intelligente, generosa e gentile, e il sol pensiero lo faceva stare male.
-Ho preso questi per te- disse porgendole le ipomee e arrossendo fino alla punta delle orecchie.
-Sono delle ipomee. I miei fiori preferiti-
-Sono i fiori in tuo onore-
Lei sorrise e li odorò.
-Grazie- arrossì anche lei.
-E c’è dell’altro- frugò nella borsa e uscì un fagotto con della torta.
-E anche la mia torta preferita!- Luna si avvicinò e gli diede un bacio di ringraziamento sulla guancia.
I due si sedettero e mangiarono la torta.
Luna si accorse che qualcosa turbava Sole.
-Cosa succede?-
-Si tratta di mia madre-
-Cosa le è successo?-
-Mia madre è sempre stata di salute cagionevole, ma questa volta sta davvero male. Mio padre pensa che sia stata maledetta per farle un torto-
-Maledetta?-
-Sì. Qualche giorno fa è arrivato un messo a cavallo e ci ha portato un dono da un re vicino. Il giorno dopo mia madre si è sentita male. Pensavamo fosse una delle sue solite febbri, invece no. Non riusciamo a curarla. Il dottore non ha mai visto una malattia simile-
-Mi dispiace tanto- disse lei mettendogli una mano sulla spalla.
Lui posò la sua mano sopra quella di lei e si guardarono.
Sole non poté resistere, si sporse in avanti e la abbracciò stretta, mentre calde lacrime cominciarono a scendergli sulle guance.
Luna ricambiò il suo abbraccio e rimase così, finché non cominciò ad albeggiare.
-Ora devo proprio andare- disse lei. -Mi dispiace tanto per tua madre. Pregherò per lei-
-Sì, è proprio tardi- disse lui asciugandosi le ultime lacrime. -Sta’ attenta-
Lei sorrise triste.
-Non preoccuparti-
Salì in groppa a Giorno. La stella polare era ancora visibile, ma non ne aveva più nemmeno bisogno, conosceva la strada a memoria.
-A domani-
-A domani- disse lui guardandola andare via.
Luna si avviò piano per le scuderia, stando attenta a non fare rumore, chiuse Giorno nella sua stalla e si voltò.
-Luna!-
Davanti a lei, suo padre e sua madre le bloccavano il passaggio per uscire dalle scuderie, avevano le mani sui fianchi e l’espressione preoccupata.
La regina era una donna minuta, gli occhi verdi come il prato, i capelli biondi, due guance rosee e gli occhi sorridenti. Il re era un omone con i capelli da sempre bianchi, gli occhi chiarissimi e due lunghi baffi. Incuteva timore e rispetto.
-Finalmente ti abbiamo trovata-
-Madre, padre, cosa ci fate qui?-
-Dove sei stata? Ti abbiamo cercato tutta la notte-
-Cosa? Perché?-
-Era da un periodo a questa parte che ne avevo il sospetto e ora ne ho la conferma, la notte sgattaioli via, non si sa dove, da sola, una donna!-
-Non è successo niente, padre. Sto bene-
-Non devi più uscire, è troppo pericoloso-
-Perché? Va tutto bene?-
-Metterò della guardie a controllarti-
-No! Cosa?!-
-Non puoi fare tutto quello che ti passa per la testa-
-Ma padre! Sono grande ormai-
-Anche per questo. Se ti succedesse qualcosa …-
-Madre, difendimi!-
La regina scrollò la testa. -Tuo padre ha ragione-
-Non potete impedirmelo!-
-Vai in camera tua. Sei in punizione!- tuonò il re.
-Sono grande ormai!-
-Guardie!- due guardie accorsero subito nelle loro lucenti armature. -Portate la principessa nelle sue stanze e non fatela uscire per nessun motivo. Voglio che da stanotte due uomini controllino la porta della sua stanza tutta la notte, ci siamo intesi?-
Le guardie si portarono la mano alla fronte: -Sì, sire!-
Presero la principessa per le braccia e la accompagnarono nelle sue stanze.
Luna si buttò sul letto e cominciò a piangere.
Non mangiò tutto il giorno ne uscì dalla sua stanza.
Quando fu notte si affacciò alla finestra.
Sole la stava sicuramente aspettando.
Le venne un’idea. Guardò giù dalla finestra, era un bel salto, poi guardò l’albero che sbatteva contro il vetro.
Si alzò sul davanzale, poi fece un salto e saltò su un ramo. Stava per perdere l’equilibrio, ma afferrò un ramo in alto, poi pian piano cominciò a scendere. Decise che sarebbe andata a piedi, scappando per la piccola apertura da cui passava quando era piccola.
Corse nel bosco più veloce che poté, ma quando arrivò al solito posto, Notte non c’era. Rimase ad aspettarlo a lungo, ma non si fece vivo.
Pensò che forse sua madre stesse davvero male e che non l’avesse voluto lasciare, così alla fine tornò indietro.
Le notti a seguire fece lo stesso, ma di lui nemmeno l’ombra.
Dopo una settimana, una notte al suo ritorno, rientrando nella sua camera, trovò suo padre ad aspettarla.
Era davvero arrabbiato.
-Questa è l’ultima volta, signorina- disse, poi fece avvicinare il capo delle guardie. -Che ci siano guardie ad ogni apertura verso l’esterno. Mia figlia non dovrà mai più allontanarsi la notte. Ci siamo capiti?-
Il capo delle guardie annuì.
Così  Luna non poté più andare alla radura e non seppe più nulla di Sole, ne di cosa gli fosse successo ne se fosse mai tornato a cercarla nel loro luogo segreto. Col passare del tempo e degli anni cominciò sempre meno a pensare a Sole e a preoccuparsi più per la possibile guerra con il re del regno vicino, che di colpo aveva cominciato a minacciare suo padre.
  Ciao a tutti, alcuni forse m conoscono già, altri no. Non preoccupatevi, questa storia è già finita, ma per questione di suspense, ho deciso che la pubblicherò pian piano ogni giorno. Per chi ha anche Wattpas, potrete trovarmi anche lì, mi chiamo jeanjervs.
Lasciate un commenti, mi piace sapere cosa ne pensate. 
Un bacio, e al prossimo capitolo
  
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