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Autore: RanmaSaotome    09/02/2009    4 recensioni
Gli era stato insegnato solo a combattere, non sapeva fare nient'altro. La guerra era tutto ciò che conosceva, la guerra che gli portò via tutto. La vendetta è tutto ciò che cerca. Un sogno e un ricordo che ritorna a tormentarlo, un incontro con una persona, quella persona cambierà tutto questo?
Genere: Azione, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Genma Saotome, Ranma Saotome, Soun Tendo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tardo pomeriggio del 1°giorno

Ormai camminavano da un giorno intero, la notte precedente non si erano fermati a riposare nella fretta di lasciare la foresta e accompagnati anche dalla fortuna, Akane e i suoi compagni sono riusciti ad arrivare nella parte nord di Niigata, in una delle poche zone toccate minimamente dalla guerra e dove ancora regnava una provvisoria pace. Nel frattempo già si potevano intravedere nel cielo i colori del tramonto che donavano a quel paesaggio, ancora di più, quel non so che di quiete, inoltre le case ancora erano per la maggior parte intere e regnava una certa tranquillità tra la gente del luogo, c'era chi girava tranquillamente per la città, chi si occupava della coltivazione dei campi e c'erano persone che semplicemente parlavano tra di loro e sui loro volti qualche volta si vedeva nascere un sorriso. Certo la tensione si avvertiva, ma era un ambiente diverso, più calmo, più bello, quasi di pace assoluta, in effetti agli occhi di Ranma e degli altri apparve come un altro mondo rispetto a quello che avevano visto precedentemente, fermatisi ad osservare quel paesino la prima a parlare fu proprio Akane.

"Qui sembra migliore la situazione rispetto alle altre città che abbiamo attraversato" notando il paesaggio più tranquillo.

"Già, ma chissà per quanto ancora" disse Ranma, osservando uno di quei posti che era tanto raro incontrare in tempi così bui dominati dalla guerra e dalla paura. Osservando il paesaggio e la gente un piccolo pensiero lo prese *Regna un' insolita pace qui e anche un' insolita tranquillità, non sono tutti samurai o guerrieri ma c'è molta disciplina e rispetto tra questa gente, cosa rara in questi tempi di caos e terrore. C'è qualcosa di diverso qui, non sono mai stato una persona dedita alla spiritualità o alla preghiera e quello che ho visto sui campi di battaglia mi ha spinto ad interrogarmi sui disegni di Dio. Ma c'è indubbiamente qualcosa di, spirituale, in questo luogo, forse potrebbe veramente essere uno di quei luoghi destinati a rimanere così per sempre.* Ranma ormai era assorto nei suoi pensieri, erano rare le volte in cui aveva visto un posto dove regnava tale calma, anche se nessuno di quei posti erano rimasto così a lungo, era come se la pace chiamasse la guerra o la guerra cercasse i luoghi di pace, un dubbio che era, è e probabilmente continuerà a rimanere irrisolto, sembrava potesse rimanere lì fermo a pensare e a osservare il paesaggio per ore, ma fu Akane a interrompere la corrente dei suoi pensieri con una domanda.

"Facciamo una visita?" propose.

"Non c'è tempo" rispose freddo Ranma, voleva arrivare a destinazione al più presto, ma Akane non aveva intenzione di abbandonare il suo proposito di visitare il primo villaggio tranquillo che hanno incontrato e inoltre lei, che era quasi sempre rimasta rinchiusa a palazzo, ha sempre sognato di girare per il mondo, conoscere gente nuova, culture e città nuove.

"E perchè mai !?" era sicuramente la domanda di una persona arrabbiata.

"Dobbiamo sbrigarci, muoviti e non fare domande" rispose stavolta più scontroso riprendendo a camminare, non dando l'occasione ad Akane di controbattere.

*E' odioso* fu il pensiero di quest'ultima, mentre rimase ferma a guardarlo allontanarsi, con il tramonto che intanto aveva già avuto inizio, poco dopo fu Kasumoto ad avvicinarsi a Ranma con l'intenzione di parlarci.

"Forse non dovresti trattarla così, è pur sempre una principessa" cercò di fargli notare.

"E da quando me ne importerebbe qualcosa?" Ranma sembrava cominciare a essere seccato da quella situazione, stavano perdendo troppo tempo e poi rimanere con le mani in mano non era esattamente quello che preferiva e non vedeva cose o situazioni interessanti che lo potevano portare a visitare quel posto.

"Andiamo, cosa ti costa farla contenta" guardandolo e sollevando le sopracciglia.

Ranma sospirò, sembrava che ormai tutti si fossero coalizzati per fargli cambiare idea ad ogni occasione "20 minuti non di più, poi si riparte senza fare storie." Kasumoto fece cenno di aver capito e dopo averlo salutato si avvicinò ad Akane e gli riferì che Ranma aveva acconsentito a fermarsi, solo per 20 minuti, poi fu lei stessa ad avvicinarsi in seguito al ragazzo sussurrando un "Grazie" prima di partire insieme ad Omura e cominciare a vagare per quella cittadina.

Era un paesino non molto grande, ma per una persona come Akane quel luogo, tra gente "normale", gli parve del tutto nuovo, come un mondo nel mondo e mentre lei e Omura giravano per la città, per quei piccoli negozietti che erano li presenti. Ranma e Kasumoto si trovavano in un negozio di armamenti per samurai, su idea di Kasumoto, era piccolino ma ben fornito, da quello che potevano vedere e il negoziante che si trovava lì era una persona anziana che lasciava pensare fosse un uomo di grande esperienza. Mentre osservava un'armatura da battaglia nera che aveva i Sode con intarsi d'argento, le "intagliature" del Do in oro e con sfumature rosse sulle restanti parti dell'armatura, Kasumoto ritornò su un avvenimento successo la notte poco prima dell'incontro con Akane e col samurai.

"Ricordi, ti dissi che quell'incubo che ritornava era un segno, credi ancora che i presagi non esistano?" rivolgendosi a Ranma.

"Esatto, in fin dei conti tutti i soldati hanno degli incubi" rispose sempre con aria seccata, d'altronde non voleva fermarsi e soprattutto non voleva trovarsi in quel negozio, voleva cancellare la guerra dai suoi ricordi, anche se sapeva fin troppo bene che non era possibile, almeno non completamente, a parlare a questo punto fu il negoziante che senza volerlo aveva prestato ascolto alle parole di Ranma.

"Solo chi ha vergogna per quello che ha fatto ragazzo" intervenne.

"Tu non hai idea di quello che ho fatto" disse Ranma a voce bassa, come se non volesse fargli ascoltare quello che aveva detto, in fondo c'erano molte cose di cui si vergognava, anche se era solo un bambino era stato costretto già a uccidere per il "suo" paese.

"Tu hai visto molte cose, anche se sei molto giovane, ma non temi la morte, ho ragione?" gli ripose il negoziante che aveva sentito e anche bene le parole di Ranma e rimase sorpreso di come un ragazzo così giovane possa conoscere così bene l'orrore della guerra.

"Non ne ho paura se è questo che vuoi sapere, prima o poi tutti dobbiamo morire" affermò.

"Hai perfettamente ragione ragazzo" rispose il negoziante abbassando lo sguardo, come se in mente gli stessero ritornando vecchie immagini di cose che non avrebbe voluto mai più ricordare, fortunatamente o sfortunatamente un rumore che conosceva molto bene colse la sua attenzione e lo distolse dai suoi pensieri, quella di Ranma e di Kasumoto.

"La guerra sta arrivando anche qui, andatevene, mettetevi in salvo." continuò, udendo quel rumore e alzando lo sguardo, sembrava intenzionato a combattere alla sua età, uscì dal negozio e cominciò a suonare la campanella fuori di esso, come per avvisare le persone della cittadina del pericolo che si avvicinava, le quali cominciarono a correre per allontanarsi dal villaggio o per rifugiarsi nelle case, ancora una volta il panico. Molti altri invece presero mano alla spada nel tentativo di difendere quel regno di "pace", Ranma e Kasumoto intanto avevano seguito il saggio consiglio dell'anziano e correndo in mezzo alla confusione del villaggio raggiunsero Akane e Omura, che nel frattempo avevano già raggiunto il confine del paesino, sicuramente avevano sentito anche loro il segnale di allarme e giustamente avevano pensato che la cosa migliore da fare fosse allontanarsi dal villaggio.

"Andiamocene prima di essere travolti dalla battaglia" propose Omura facendo notare che aveva piuttosto fretta.

"Sono d'accordo, non possiamo permetterci di essere fermati dalla battaglia" fu Kasumoto ad appoggiare la sua decisione, che sembrava essere l'unico a essersi ben integrato col gruppo.

Cominciarono a correre mentre la battaglia era ormai in pieno svolgimento alle loro spalle, quando a un certo punto Ranma si fermò, voltandosi per guardare ancora una volta quei soldati che uccidevano donne, vecchi e bambini senza alcuna pietà, che davano fuoco a case e coltivazioni, che non risparmiavano nemmeno gli animali. Ancora una volta la stessa scena, un villaggio in fiamme, gente che correva, urlava, moriva e uomini coraggiosi, anche con nessuna esperienza in battaglia, prendere in mano un'arma per difendere ciò che amano, spinti dal solo coraggio, dall'onore, ma che alla fine morivano anch'essi sotto i colpi di persone che non conoscevano il significato della parola "pietà", un'altro ricordo che non sarebbe mai più scomparso.

"Questa è la guerra Omura, ciò che io ho visto fin dall'età di cinque anni, anche se ero molto piccolo, già conoscevo il mio dovere, sapevo qual'era il mio posto, anche se può sembrare strano" disse rivolgendosi appunto ad Omura che si era fermato insieme agli altri seguendo l'esempio di Ranma.

"Questi sono barbari, uccidono senza pietà, andiamocene ora, un giorno tutto questo finirà, torneranno i tempi di pace e serenità per tutti, fidati" disse Omura sperando che Ranma lo seguisse, ma ottenne un'altra risposta enigmatica da quest'ultimo.

"Ho sentito tante volte quella frase che ormai non ci credo quasi più che tutto questo possa finire." si fermò un attimo per poi riprendere a parlare.
"Un' ultima informazione, impara una cosa su di me Omura. Mi fido solo di due persone; una di quelle sono io, l'altra non sei tu."

Dopo di ciò cominciò a correre verso la battaglia, con la speranza di scacciare i ricordi che erano tornati a tormentarlo e con la speranza di incontrare colui che cercava. Ma non aveva molto tempo, il sole stava tramontando, era vicino a sparire dietro l'orizzonte e con il buio della notte era difficile schivare le spade e le frecce, ben presto si accorse di un errore che aveva fatto, quella non si poteva definire "battaglia" o guerra, in una battaglia si confrontano due eserciti, lì le uniche vittime erano donne e bambini e per quanto volesse fare qualcosa i soldati sembravano non prestare attenzione a lui, tranne quelli che attaccava, sul campo di battaglia tra le fiamme e le spade riincontrò una vecchia conoscenza.

"Ragazzo, ti avevo detto di andartene, tu morirai qui in mezzo" disse quasi urlando a Ranma, continuando a maneggiare abilmente una spada.

E nonostante fosse una persona anziana, un vecchietto che all'apparenza sembrava reggersi in piedi per miracolo, sicuramente sapeva il fatto suo, sicuramente quell'uomo era un samurai, lo si poteva capire dal modo in cui combatteva, e da come usava la katana e la wakizashi che aveva con se, d'altronde si sapeva anche che i samurai portavano due spade: una lunga, e l'altra corta.
La spada lunga (daito - katana) superava i 60 cm, quella corta (shoto - wakizashi) misurava tra i 30 ed i 60 cm e spesso i samurai davano anche un nome alla propria spada e credevano che fosse la fonte del loro valore in battaglia. Insieme a quell'uomo Ranma cercò di resistere alla razzia degli uomini di Toyotomi.
Quando il sole tramontò completamente l'esercito che aveva attaccato il villaggio se ne andò, a quanto pare non avevano intenzione di combattere al buio nemmeno loro e comunque il più del lavoro era stato fatto, il villaggio ormai era quasi completamente distrutto e in fiamme e per i suoi campi e per le sue stradine erano sparsi i corpi delle molte persone che avevano perso la vita e mentre Ranma e il negoziante osservavano ciò che rimaneva del villaggio seduti su una trave di legno crollata da chissà quale casa, il primo a parlare fu appunto l'energico vecchietto.

"Tante battaglia hai visto e hai combattuto, e sei ancora qui a raccontarlo, come me" si poteva sentire la tristezza nella sua voce.

"Si vede che non era ancora la nostra ora" ripose serio Ranma.

"Eppure" si fermò un attimo, il vecchietto, sospirando "io continuo a credere che in ogni guerra dovrebbe esserci onore, dov'è l'onore qui, dov'è l'onore nell'uccidere senza pietà donne e bambini" disse il vecchietto abbassando lo sguardo, si vedeva che era rimasto rattristato da quello che era successo e anche se non passerà mai, la vita deve continuare nella speranza che le parole di Ranma divenissero realtà, in futuro.

"Non può piovere per sempre. " un'unica frase disse Ranma prima di alzarsi e incominciare ad andarsene, forse senza neanche credere fino in fondo alle parole che lui stesso aveva pronunciato.

"Grazie di tutto, se hai bisogno di un posto in cui passare la notte, potete rimanere qui, non penso che si facciano rivedere" gli disse il negoziante osservando Ranma, che da parte sua fece un cenno di assenso e si avviò camminando verso il resto della comitiva che ancora si trovava al confine del villaggio e alla quale espose la proposta che gli era stata fatta dal vecchietto.

"Sembra che il peggio sia passato e ci hanno offerto un tetto per la notte" fermarsi e riposarsi poteva essere solo un bene, ma c'era chi non era d'accordo.

"Sei impazzito, fermarsi in un villaggio che è appena stato attaccato, per di più con una principessa!" Omura non si fidava e quello che era appena successo nel villaggio lo portava a temere un nuovo attacco durante la notte.

"E dove proponi di riposarti per riprendere il viaggio domattina? Se non te ne sei accorto è l'unico posto alla nostra portata e poi hanno già fatto ciò che volevano, non c'è senso che attacchino di nuovo" il ragionamento di Ranma in effetti non faceva una grinza.

"Ok, Ok, speriamo che sia veramente come dici tu" continuando però a essere sospettoso e timoroso di quel ragazzo e di quel luogo, ma infondo avevano già camminato tutta la notte e per un giorno intero, non erano in condizione di continuare il viaggio senza riposo e alla fine decise che quella di fermarsi era forse la scelta più saggia.

Insieme si avviarono dal vecchietto che gli indicò una casa disabitata da tempo, dove poter riposare. La casa si trovava a nord del villaggio, e non era una delle case messe peggio, ma non ci si poteva fidare troppo, tra il tetto in equilibrio molto instabile e le varie crepe nelle pareti non c'era l'assoluta certezza che rimanesse ancora in piedi, ma il vecchio negoziante gli aveva assicurato che era robusta e comunque era l'unico posto dove poter passare la notte, mentre si stavano accingendo a varcare la porta di quell'abitazione, tra i presenti sembrò che solo Akane si fosse accorta di una cosa in particolare.

"Ehi, sapete dov'è Kasumoto? Dall' inizio della battaglia non l'ho più visto"

"Per quello che ne so era con voi" rispose Ranma, in effetti si era accorto che Kasumoto era sparito, ma non se ne era sorpreso, è il tipo che sparisce e riappare dopo un pò, ma Akane lo informò di una cosa.

"Veramente all'inizio del combattimento è venuto verso di voi a darvi una mano, poi quando tutto si è calmato non l'ho più visto."

E in effetti Ranma all'interno della battaglia non aveva notato che Kasumoto fosse lì in mezzo insieme a loro e fu sempre Akane a porre la domanda, che forse era anche l'ipotesi più azzeccata.

"Che sia stato catturato durante la battaglia?"

"Doveva rimanere con voi, non gli ho chiesto io di buttarsi nel bel mezzo della battaglia, è stata una sua decisione" non c'era rabbia o tristezza nelle sue parole, era tornato a essere il ragazzo freddo e all'apparenza insensibile di prima.

"Ma come, è tuo amico, non vai a liberarlo?" Akane era sorpresa dal comportamento di Ranma, come faceva quel ragazzo a essere proprio così insensibile, di certo non se lo spiegava ancora.

"Quando ci si butta nel bel mezzo di una battaglia si conoscono i rischi, lui ha preso la sua decisione, non possiamo permetterci di perdere tempo domani per andare a liberarlo e ora tutti a dormire forza!" più che una richiesta, quella di Ranma risuonò come un ordine e ormai arresisi alla rigida decisione di Ranma, Akane e Omura entrarono nella casa, era buia, piccola e con 2 futon ditesi sul pavimento e altri due arrotolati in un angolo della stanza, ormai non si poteva fare altro, era notte fonda e erano molto stanchi, ognuno occupò un posto e si addormentarono, troppe cose in un solo giorno li avevano messi alla prova, ora era il momento di riposarsi e riprendere le forze.

Verso le quattro di notte, dopo sole tre ore di riposo, il primo ad alzarsi fu Ranma, erano ormai anni che non riusciva più a dormire una notte intera, dopo al massimo quattro ore o a volte cinque di sonno si svegliava senza più riuscire a riaddormentarsi, la notte era il periodo che forse odiava di più, la mattina e il pomeriggio tra gli addestramenti da solo e i combattimenti con Kasumoto passavano, ma la notte sembrava interminabile e il suo silenzio portava i ricordi e i pensieri a riaprirsi uno spazio nella mente. Come ogni sera, quando si posizionava sul tetto per osservare quel poco di cielo a volte stellato che si intravedeva dagli alberi della foresta, cercò una casa messa non troppo male rispetto alle altre, l'unica che parve la più sana era quella intorno alla quale si radunò la resistenza del villaggio, ne approfittò, salì sul tetto e lasciò libero spazio ai ricordi e ai pensieri.

*E' passato un solo giorno dal mio ritorno nel mondo reale e già sono successe un' infinità di cose, ho rivisto tante cose che in fondo ero già abituato a vedere, ma ho avvertito comunque una sensazione strana, che non provavo da tempo, quasi di tristezza. Forse Kasumoto aveva ragione, forse gli incubi che ritornavano erano veramente un presagio per tutto questo, ma continuo a essere diffidente su tutto ciò, non ho mai creduto nel destino, che tutto fosse già scritto, ho sempre pensato che un uomo il suo futuro se lo costruisce con le sue mani e che se fa degli errori deve essere pronto a pagarne le conseguenze, proprio come Tendo.*
I suoi pensieri si fermarono solo per un attimo, per poi ripartire.
*Ecco lo sapevo, di nuovo mi tornano in mente i due diretti responsabili della morte di mio padre, Kasumoto spesso mi ha detto di dimenticare, di provare a ricostruirmi un' esistenza, ma come si può dimenticare tutto quello che è successo. Già, Kasumoto, saresti dovuto rimanere accanto a Omura e ad Akane, ora io ho una missione da portare a termine, anche se vorrei venirti a liberare, ci sono tante cose da fare e tante incognite ancora da scoprire, hai voluto combattere e sei stato catturato, proprio come quando ti incontrai la prima volta, ero appena un ragazzino e già avevo salvato la vita di qualcun altro dalla spada di due soldati senza scrupoli. E ora non so che fare, non so se sei vivo o morto, non so nemmeno dove ti hanno portato. Non sono completamente insensibile come qualcuno può pensare, cose come queste ancora mi fanno un certo effetto, ma di fronte a così tante incertezze verrebbe naturale per chiunque proseguire per la sua strada, o no? Ragazzi quant'è difficile prendere una decisione, in guerra io e altre persone come mio padre avevamo ordini precisi, se avete dei dubbi UCCIDETE, ci dicevano, ed è ciò che facevamo, ma quando non si hanno ordini da seguire è tutta un' altra cosa. Avevi proprio ragione papà, nessuno colpisce duro come la vita.*

Dopo questo ultimo pensiero "lucido" si lasciò andare a vari ricordi di persone che aveva incontrato anche solo una volta, ma che avevano qualcosa in comune con lui, anche loro avevano l'ordine di uccidere, anche loro erano tartassati da ricordi che avrebbero voluto cancellare. Incontrò anche tante altre persone, che seppur contrarie alla guerra, erano state costrette ad addestrare soldati ad uccidere, per le loro conoscenze approfondite sulle tecniche di combattimento e di ignorazione del dolore. Forse era vero, forse davvero un uomo fa quello che capita anche se vorrebbe diversamente. Ma se esiste un Dio, quel Dio ci ha dato anche il libero arbitrio e la possibilità di decidere della nostra vita. Poi guardando il cielo stellato si chiese cosa gliene sarebbe importato a Dio di persone come lui, di gente così. Niente. Dio è felice. Lui ha le stelle e mentre si lasciava andare a una serie di ricordi e di immagini di esperienze passate, diede un'ultima occhiata al cielo, a quel cielo stellato così raro, unica cosa positiva della notte per lui e poi ripensando alla frase di prima che ancora gli frullava in testa, con un ultima osservazione concluse quella nottata, ancora guardando il cielo...

"certo che però sono bellissime"

...mentre la luce di una piccola stella, più luminosa delle altre, illuminava la sua notte di pensieri.

CONTINUA
  
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