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Autore: _ayachan_    09/02/2009    17 recensioni
Il giorno in cui comparve, nessuno ci fece caso.
Sembrava un evento isolato e destinato a morire, qualcosa di insignificante e un pochino triste. Arrivò, solo e sperduto, e fece la sua timida apparizione. Si presentò con un nome complesso e assolutamente impronunciabile, qualcosa che suonava molto come Basu Ichi Mikan Borupen Onna Mushi Ichigo Nana Kudamono Isu Akai, e fu ricordato come il Biemme.
All’inizio alzava la testa poco alla volta, guardandosi attorno con curiosità. Fu circondato di attenzioni, accarezzato e riempito di consigli, e dapprima parve apprezzarli. Poi, però, si fece più forte; con lui, si fortificò anche la sua natura malvagia, al punto che presto prese il sopravvento.

ATTENZIONE: se amate Nacchan e Sacchan questa storia potrebbe urtare leggermente i vostri nervi... Dedicata a tutti i cliché e alle storpiature protrattesi nel tempo. Enjoy...
Genere: Parodia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il terribile avvento

Il terribile avvento

- e le sue funeste conseguenze -


La rivolta ha inizio!











C’è sempre un luogo a cui tornare.
Ogni uomo sa che esiste, lo chiama casa, lo anela e lo rincorre per tutta la vita. Sa che, qualunque cosa accada, da qualche parte qualcuno lo attenderà, guarderà l’orizzonte sperando nel suo ritorno; e il solo pensiero basta a fargli superare le avversità, a risollevarlo quando si sente a terra, a dargli le forze che normalmente non troverebbe mai.
Questo luogo, per Shikamaru Nara, era la rassicurante realtà di Konoha.
Gli piaceva pensare alla Foglia, mentre era in missione: quando doveva avventurarsi in operazioni complesse e mettere a repentaglio la vita, l’idea che suo padre l’attendesse sdraiato al sole lo convinceva che sarebbe rientrato, come lui aveva sempre fatto.
L’ultima missione si era protratta decisamente troppo a lungo; lo avevano mandato oltre confine per una consulenza strategica di pochi giorni, e invece era rimasto lontano quasi due mesi. Sentiva la mancanza di casa, la mancanza di noia, e la mancanza di normalità. Quando lo mandavano in missione c’era sempre qualcosa che cambiava, ma Konoha restava ogni volta Konoha.
Varcò le grandi porte del villaggio respirando a pieni polmoni. Lungo il cammino se l’era presa abbastanza comoda da arrivare pressoché riposato, ma l’aria di casa lo rinfrancava particolarmente. Girò lo sguardo tutt’attorno, abbracciando con gli occhi ogni angolo del villaggio, riconobbe le vie e qualche viso. Salutò con un cenno un vecchio amico di famiglia, poi sistemò meglio lo zaino e si avviò verso casa.
La strada che dalle porte conduceva al centro era ampia e piena di negozi, a quell’ora affollati di persone. Shikamaru scorse una vetrina piena di manichini, e per un attimo pensò che quello era un posto in cui Ino avrebbe potuto azzerare il conto del padre, se fosse stato tanto sprovveduto da permetterglielo. Nel preciso istante in cui lo realizzava, vide la suddetta Ino uscire dalla porta principale con le mani piene di borse.
Per un attimo rallentò, frastornato. Da quando Ino si permetteva spese folli di quel calibro? Gli Yamanaka avevano vinto la lotteria della Foglia mentre era via?
Al seguito della kunoichi comparve anche Sakura, ugualmente carica, e con sconcerto Shikamaru le vide scoppiare in una risata che avrebbe volentieri definito chioccia, se non fosse stato scioccato dalla loro improvvisa amicizia. Vide la prima prendere a braccetto la seconda, e prima che la sua mandibola toccasse terra, loro si accorsero di lui.
«Shika!» lo chiamò Ino, agitando le borse per fargli un cenno. «Quando sei tornato?»
Lo avvicinarono con un sorriso radioso, che lui non riuscì a condividere, e Sakura gli posò una mano sul braccio, sbattendo le ciglia... coperte di mascara?
«Cosa mi sono perso?» balbettò passandosi una mano sulla fronte. «Chi è Shika?»
«Oh, che sciocco» ridacchiò Ino, scambiando un’occhiata complice con Sakura. «Chi sarà mai Shika, eh?»
Lui le fissò stordito.
«Da quanto eri via? Due mesi?» domandò Sakura. «Immagino che Konoha ti sia mancata molto... E anche la tua squadra» ammiccò verso Ino.
«Dove sono le telecamere? E’ una candid camera, vero?» rabbrividì lui, sottraendosi al suo tocco. «Che diavolo vi è preso? Da quando siete così... così... così piattole
Sakura e Ino arrossirono bruscamente, tanto da spingere Shikamaru a fare un precipitoso passo indietro, e, furenti, scagliarono tutta la loro violenza verbale su di lui.
«Piattole?! Come osi? Voi maschi non capite mai un cavolo di niente! Senza noi donne il mondo non andrebbe avanti! Siamo amiche! Amiche! Vi sembra tanto strano? In fondo lo eravamo anche prima!»
«Ok, ok, ho capito...» balbettò Shikamaru.
«No, non hai capito! Alla fine il vero problema siete voi! Se solo Sasuke si fosse deciso prima, ci saremmo risparmiate un sacco di fatica»
«Sasuke? Che c’entra Sasuke?»
Ino e Sakura ammutolirono di botto, stupite.
«Oh, è vero!» esclamò la prima. «Shikamaru ancora non lo sa»
«Non so cosa?»
«Che Sasuke è tornato» rispose Sakura, con un sorrisino. «E che è ormai evidente che noi due non abbiamo più alcuna ragione per litigare...»
Le due kunoichi si guardarono e risero sotto i baffi, con occhi inspiegabilmente brillanti. Senza sapere perché, Shikamaru ebbe un brivido.
«Sasuke è tornato?» chiese allibito. «Chi l’ha catturato?»
«Catturato?» ridacchiò Ino. «Direi che più che catturato è stato sedotto... Ma in fondo lo sapevamo già da prima, no?»
«Eh sì...» sospirò Sakura. «Me ne ero resa conto da tanto tempo»
«S-Sedotto? Chi...? Cosa? E Tsunade? Il consiglio?»
«Oh, come sei poco romantico!» sbuffò Ino, puntandogli un dito contro il petto. «L’amore è l’amore! Non si può contrastare! Renditene conto in fretta, perché è la forza più potente di tutte!»
Che fine ha fatto il chakra?” si chiese Shikamaru, senza parole. Diamine, in due mesi succedeva davvero di tutto.
«Dove lo tengono?»
«Lo tengono?» Sakura e Ino assottigliarono gli occhi minacciosamente. «Perché dovrebbe essere prigioniero?»
«Perché è un traditore, ha tentato di uccidere Naruto, giurato di distruggere Konoha e si è alleato con Orochimaru?»
«Certo che tu non capisci proprio niente!»
No, in effetti non capiva. E aveva il tremendo sospetto di non voler capire.
«Oh, lo scoprirai da solo» sbottò Sakura, con aria di superiorità. «Anche se, sinceramente, pensavo che un genio come te lo avrebbe intuito subito»
«Lascia perdere» sbuffò Ino, prendendola nuovamente a braccetto. «Ci ho avuto a che fare per anni, è un genio solo quando vuole»
«Se non ci arrivi, cerca Kiba e Neji!» suggerì Sakura, mentre l’altra già la strattonava. «Oh, e non dimenticare di passare da Choji!» aggiunse poi, strizzandogli l’occhio. L’attimo dopo lei e Ino scoppiarono a ridere, allontanandosi con i loro mille pacchi.
Shikamaru rimase immobile in mezzo alla strada, frastornato.
C’era qualcosa di terribilmente storto in quella Konoha... Sasuke rientrato, perdonato e... e dove, di preciso? Che era successo? Cercare Kiba e Neji sembrava faticoso... Ma naturalmente il caso aveva in serbo il suo jolly, come di consueto.
Shikamaru si girò, intenzionato a rientrare e chiedere spiegazioni al padre, quando vide proprio Kiba e Neji dall’altra parte della strada, davanti a un negozio ninja. Che incredibile coincidenza!
Sembrava che stessero scegliendo un nuovo kit base, da quella distanza. Neji indicava qualcosa oltre la vetrina, Kiba si chinava a controllare e poi rideva. Certo che era strano vederli in giro insieme: non avevano contatti dai tempi dell’accademia, praticamente. Ma nemmeno Sasuke era mai stato il cocco di Tsunade, per quel che ricordava.
Stava per raggiungerli, rassegnato all’idea di chiedere a loro, ma qualcosa lo bloccò, e bloccò anche il suo stomaco – probabilmente per sempre: lì in mezzo alla strada, senza il benché minimo pudore, Neji e Kiba si stavano baciando. Sì, baciando. Baciando. B-A-C-I... eccetera. E non sembrava un perfido bacio di Giuda, piuttosto sembrava un appassionato amplesso a malapena trattenuto.
La prima reazione di Shikamaru fu di guardarsi attorno, nel panico: di lì a due secondi la via si sarebbe bloccata, qualcuno avrebbe spalancato gli occhi, tutti li avrebbero additati, anche di nascosto... E invece nulla. Nessuno sembrava toccato dall’avvenimento, anche se era chiaro che tutti li avevano visti. Anzi, un paio di ragazze li fissarono intenerite.
Shikamaru sbatté le palpebre, impallidendo. Si sentiva la gola secca, e la cosa peggiore era che quei due non smettevano! Oddio, non riusciva a muoversi, era paralizzato dallo shock.
Finché non furono Neji e Kiba ad accorgersi di lui. Con molta naturalezza si staccarono, e Kiba gli fece un cenno entusiasta.
«Shika!»
Da quando sono Shika?!”
«Ma allora sei tornato!» insisté Kiba, raggiungendolo con le dita intrecciate a quelle di Neji. «Tutto bene oltre confine?»
« sì» rispose lui lapidario.
Kiba lo fissò senza capire.
«Immagino tu abbia sentito del ritorno di Sasuke» mormorò Neji, serio. E vederlo serio che stringeva la mano di Kiba faceva venire il voltastomaco.
«Ehm, sì, qualcosa» si costrinse a balbettare, con la voce molto più che roca.
Neji annuì comprensivo, poi – orrore! - guardò Kiba e sorrise dolcemente.
«Sono contento che per quei due sia andato tutto bene» commentò.
«Sì, anche io» rispose Kiba con uguale sorriso.
Shikamaru sentì la colazione ribellarsi nello stomaco.
«Er... Temo di dover... sì, sono proprio in ritardo... Scusate tanto eh» balbettò in tutta fretta, arretrando traballante.
Neji e Kiba lo guardarono con moderata curiosità, stupiti. Quando Shikamaru ebbe dato a entrambi le spalle, Kiba si lasciò andare a una piccola risata.
«Oddio, l’hai visto? Che carino, tutto imbarazzato...»
«Ehi, carino?» mormorò Neji indispettito.
«Tu sei bellissimo» replicò Kiba, avvicinando il viso al suo. «E io ti amo»
«Quanto mi ami?»
«Tanto»
«Tanto quanto?»
«Tanto così...»
Shikamaru, a dieci passi di distanza, diventò letteralmente verde, e dovette chinarsi in un angolo per vomitare tutto quello che aveva mangiato. Tremante, si rialzò e si appoggiò per qualche attimo al muro, cercando di riprendersi.
Kiba e Neji li ho trovati – purtroppo. Ma non mi hanno detto nulla di Sasuke. E, francamente, penso davvero di non volerlo sapere ora. Ho un orribile presentimento”
Ma che diavolo era successo in quei due mesi? Chi o cosa aveva fatto impazzire il mondo?
Devo raggiungere papà. Lui sicuramente saprà spiegarmi”
Leggermente instabile cercò di trascinarsi avanti, sempre appoggiato alla parete; era entrato nel villaggio pieno di energie, ma dopo dieci minuti di permanenza si sentiva già distrutto.
All’altezza del negozio di interni da cui si riforniva sua madre fu colto da un capogiro, e dovette fermarsi di nuovo. Mentre cercava di riprendersi, sentì una mano posarsi sulla sua spalla.
«Shikamaru? Ehi, tutto bene?» gli chiese una voce nota.
Con leggero timore, Shikamaru alzò lo sguardo e vide il maestro Asuma.
«Sei verde» gli fece notare lui, fissandolo preoccupato.
«Maestro... Io... Credo di aver bisogno di una mano»
Asuma inarcò le sopracciglia sorpreso. «Tu? Da me?»
Con leggero imbarazzo si guardò alle spalle, e sembrò leggermente impacciato.
«Ora forse non sarebbe tanto...»
Shikamaru intravide quel che nascondeva oltre la schiena, e quando notò solo Kurenai sbatté le palpebre.
«Oh, capisco, è un appuntamento?» domandò, passandosi una manica sulla fronte.
«C-Che dici!» sbottò Asuma, arretrando imbarazzato. «Certo che no! Giusto, Kurenai?»
«C-Certo che no!» confermò lei, arrossendo improvvisamente.
Shikamaru li fissò stranito.
«No?»
«No! Ci siamo... Incontrati per caso»
«Maestro... Kurenai è sua moglie» sibilò Shikamaru, ormai vicino all’irritazione. «Che diavolo dovrebbe fregarmene se uscite insieme?»
«Shht!» scattò Asuma all’improvviso, tappandogli la bocca. «Non a voce tanto alta!»
Kurenai si fece più vicina, guardandosi attorno con preoccupazione. Per assurdo, sembrava che i passanti la squadrassero male.
«Shikamaru, per favore...» mormorò, chinandosi alla sua altezza. «Non imbarazzarci più di così»
«Ma che diavolo succede?» alitò lui, non appena Asuma lo lasciò libero di parlare.
Allora Kurenai si asciugò una lacrimuccia, e sotto lo sguardo comprensivo di Asuma iniziò a raccontare del Terribile Avvento...

Il giorno in cui comparve, nessuno ci fece caso.
Sembrava un evento isolato e destinato a morire, qualcosa di insignificante e un pochino triste. Arrivò, solo e sperduto, e fece la sua timida apparizione. Si presentò con un nome complesso e assolutamente impronunciabile, qualcosa che suonava molto come Basu Ichi Mikan Borupen Onna Mushi Ichigo Nana Kudamono Isu Akai, e fu ricordato come il Biemme.
All’inizio alzò la testa poco alla volta, guardandosi attorno con curiosità. Fu circondato di attenzioni, accarezzato e riempito di consigli, e dapprima parve apprezzarli. Poi, però, si fece più forte; con lui, si fortificò anche la sua natura malvagia, al punto che presto prese il sopravvento.
All’improvviso non faceva più pena.
Ci si accorse che era ovunque, in ogni angolo. Che era forte. Che era impossibile ignorarlo, e che Konoha stava lentamente soffocando sotto la sua stretta. Il Biemme era cresciuto, si era nutrito di ciò che lo aveva soddisfatto e poi aveva iniziato a contaminarlo, gioendo della sua opera. Li aveva intrappolati tutti, in un lasso di tempo incredibilmente breve; li aveva imprigionati e aveva mutato ogni cosa: persone che mai si erano parlate erano cadute preda di una passione divoratrice, pensieri, opere e parole si erano ribaltati assumendo significati opposti e contrastanti, gli ideali si erano sgretolati, la confusione aveva preso il sopravvento, valori e convenzioni erano completamente saltati. In breve tempo l’omosessualità si era trasformata nella più normale e accettata delle condizioni, eventi assurdi e irreali avevano preso corpo con disarmante frequenza – nessuno avrebbe mai scordato Neji che inciampava e cadeva nel mezzo di una missione, prontamente soccorso da un Kiba che non si capiva cosa ci facesse lì, o anche Rock Lee che sussurrava tenerezze alle orecchie di un Gaara misteriosamente lontano da Suna – e le persone avevano preso ad accoppiarsi girando un’immaginaria ruota della fortuna: non potevi sapere con chi saresti uscito il giorno dopo, perché probabilmente lo avresti incontrato sulle scale, e solo al terzo gradino avresti capito che era l’uomo/donna della tua vita, nonostante lo vedessi per la prima volta.
I primi tempi era stato quasi divertente. Ci si guardava in giro e si notavano le stranezze più grandi – Sakura e Ino che sperperavano denaro e chiocciavano ad ogni ora del giorno, Neji che sorrideva ad Akamaru, grida di inumano godimento dalle finestre di Rock Lee – ma presto tutto era diventato spaventoso. Nessuno era più padrone della sua vita, nessuno sapeva più chi fosse, e parlare con il prossimo si era fatto rischioso – chissà mai che andare a comprare le uova non diventasse una torbida relazione a base di sesso selvaggio.
La maggior parte degli uomini di Konoha era caduta, e persino la famiglia del Kazekage sembrava invischiata in un’improbabile vicenda incestuosa che, per assurdo, non scandalizzava nessuno. I pochi superstiti, additati con scorno e guardati con diffidenza, reggevano tra innominabili difficoltà. Tenten aveva provato a non farsi notare, cercando di scamparla, ma alla fine era rimasta intrappolata in una ferrea amicizia quasi femminile con Lee, di quelle che ci si scambia il diario dei segreti. Hinata, dopo un promettente inizio a base di eremitaggio, era stata coinvolta nelle beghe sentimentali di Kiba, e si era fatta sua confidente. Persino la suprema Tsunade aveva deciso di resuscitare Orochimaru, dotarlo di un carattere a dir poco zuccherino e spingerlo tra le braccia di Jiraya, guardandoli pomiciare con gli occhi colmi di lacrime commosse.
A quel punto Kurenai e Asuma avevano capito di essere soli, e si erano rassegnati all’idea di vivere la loro anormalità con la dovuta circospezione.
Era un mondo difficile, quello, per gli eterosessuali...

«Però tu sembri ancora incontaminato!» esclamò Kurenai, con gli occhi brillanti di emozione. Lo afferrò per le spalle, lo fissò intensamente, e lo scosse piano. «Shikamaru, forse con te potremo affrontare il Biemme e riportare le cose alla normalità!»
Shikamaru la fissò.
Lei fissò lui.
La fissò.
Lo fissò.
Si fissarono.
«No, Kurenai!» esclamò Asuma all’improvviso, allontanandola prima che si lasciasse andare a un bacio appassionato nonché illegale con un delicato minorenne.
Kurenai piombò in ginocchio, e le persone che avevano intravisto la scena schioccarono le dita deluse.
«Per poco non cadevate nella sua trappola!» esclamò Asuma, prendendo sotto braccio uno Shikamaru profondamente turbato.
«Dio mio... E’... E’ terribile, è come se non fossi più te stesso!» allibì lui, pallido.
«Lo so, piccolo, lo so...» mormorò Asuma accanto al suo orecchio.
Shikamaru sentì un brivido correre lungo la schiena e si fece indietro precipitosamente. Asuma, sgomento, si passò una mano sul viso.
«Oddio! No, la maestro-allievo no! Sono rimasto troppo scioccato da Gai!» si disperò, stravolto.
«Gai?»
«Shikamaru, scappa!» gridò Kurenai. «Devi andartene, o inizierai a chiamare Choji paperella mia
Shikamaru fissò entrambi con il terrore negli occhi. Attorno ai tre si era raccolto un discreto gruppetto, che osservava incuriosito la scena.
«Quando arriva la lemon?» gridò qualcuno dalle file posteriori.
Allora Shikamaru accolse l’appello di Kurenai e iniziò a correre, come mai aveva corso prima. Fu uno strano percorso, il suo: ad ogni passo rischiava di sbattere contro qualcuno, e per ragioni misteriose si sentiva attratto da ognuno dei misteriosi sconosciuti che cercavano di intralciarlo. A un tratto si sentì invadere da una colata di disperazione e pensieri intrisi di solitudine, desideri suicidi e incomprensione. Provò l’insostenibile desiderio di entrare da un parrucchiere e nascondere mezza faccia sotto la frangia, ma sulla soglia del negozio, davanti a un minaccioso omone con un paio di cesoie, si riprese e ricominciò a correre.
Come poteva liberarsi dal maleficio? Chi poteva aiutarlo? Forse suo padre... Oppure... Naruto! Ma certo! Chi, se non lui, poteva essere rimasto immune? Con Naruto avrebbe salvato Konoha!
Deviò bruscamente evitando un Lee parecchio strano, e raggiunse la casa di Naruto con lo sforzo equivalente a un percorso di addestramento. Ci arrivò ansante, sudato e affamato; quando suonò il campanello, si rese conto per la prima volta che era arrivato al capolinea, che se Naruto non l’avesse aiutato ogni cosa sarebbe finita. Esso era incredibilmente potente...
«Sì?» disse la voce dall’citofono.
«Naruto... Sono io» ansimò Shikamaru, guardandosi attorno con circospezione. Lo sentiva. Il Biemme si annidava negli angoli, pronto ad assalire anche lui.
«Sei arrivato, finalmente! Sali!» esclamò Naruto.
Nessuno Shika all’orizzonte... buon segno. Shikamaru entrò nel palazzo e salì le scale fino a raggiungere l’appartamento che gli interessava. Prima che potesse bussare la porta fu spalancata, e Naruto gli sorrise raggiante.
«Eccoti! Ce ne hai messo di tempo!» disse con uno sbuffo, tirandolo dentro. «Temevamo che non saresti arrivato in tempo»
«Allora lo sai?» domandò Shikamaru corrucciato. «Il Biemme non ti ha contaminato...»
«Contaminato? Certo che no!» Naruto scosse la testa, quasi indispettito. «Nessuno può contaminare il futuro Hokage!»
Shikamaru sospirò di sollievo. Per fortuna Naruto era sempre Naruto.
«Dobbiamo escogitare un piano. Analizzare il nemico, trovare il suo punto debole, ed eliminarlo» esordì. «Non possiamo attendere un minuto di più, o verremo colpiti anche noi»
«Giustissimo. Hai perfettamente ragione. Ma, ehm, io non sono mai stato un gran cervellone»
«Tu raccoglierai dati»
«Certo»
Shikamaru si fermò per un istante, fissando Naruto.
«Naruto...»
«Sì?»
«Quella che vedo attorno ai tuoi occhi non è matita, vero?»
«Cosa? Oh, questo... beh, sai, mi fa gli occhi più grandi...» Naruto sbatté le ciglia con finta innocenza, giocherellando con le unghie.
«Oh. Gli occhi più grandi» ripeté Shikamaru, lentamente.
«Sì, comunque... Pensavo che non possiamo lavorare da soli, e che magari possiamo farci aiutare!» riprese Naruto, entusiasta. «Conosco qualcuno che potrebbe darci una mano!»
«Qualcuno di non contaminato...?» mormorò Shikamaru, iniziando a mostrare i primi segni di diffidenza.
«Sì!» felice come un bambino, Naruto arrossì e guardò verso la porta del bagno, un po’ emozionato. «Sasu-chan! Puoi venire un attimo?»
Sasu-chan?!
Shikamaru sbiancò, fissando il bagno con costernazione. La porta si aprì e – orrore e raccapriccio! – Sasuke fece la sua comparsa, indossando la tuta arancione di Naruto.
Aaaaaaaaaaaaargh!
«Che hai Nacchan?» domandò con uno sbuffo seccato.
La sedia su cui era seduto Shikamaru cadde a terra con fracasso, mentre il suo occupante si alzava precipitosamente.
«Oh, Shikamaru» commentò Sasuke con un’occhiata indifferente. Solo a lui la tuta di Naruto poteva stare bene. Solo a lui nel mondo contaminato da Esso, probabilmente. E, nota non meno rilevante, pure i suoi occhi erano truccati.
«Anche voi siete perduti!» constatò Shikamaru, disperato.
«Perduti?» Sasuke ghignò, affascinante ed eccitante, e stronzo – ma tanto gli stronzi vanno alla grande. Con passo felpato si portò dietro Naruto e posò una mano sulla sua spalla, possessivo. «Io preferisco dire che siamo in paradiso... vero Nacchan?» sussurrò al suo orecchio. Gli occhi di Naruto si fecero lucidi, il suo respiro accelerò.
Mio Dio! Sta per avere un orgasmo solo perché Sasuke sussurra! Il Biemme ha poteri tanto grandi?!” penso Shikamaru, sconvolto. “Ora capisco cosa intendevano Sakura e Ino”
«Naruto mi ha riportato a casa, e ci siamo innamorati» continuò Sasuke, orgoglioso, giocherellando con una ciocca dei capelli di Naruto. «Ho capito di aver sbagliato, tradendo il villaggio. L’ho fatto perché ero ossessionato da mio fratello, ma un giorno lui mi ha detto ‘vivi, Sasuke, vivi la vita che non ho vissuto io’. Itachi era innamorato di un suo compagno di squadra, un biondo, e il colore dei capelli mi ha ricordato Naruto e fatto capire che lo amo! Nessuno al mondo, da quel momento, avrebbe potuto tenermi lontano da lui! Persino gli anziani lo hanno capito al volo...»
Shikamaru si appiattì alla parete, sconvolto.
«Sasu-chan... Così lo spaventi» mormorò Naruto timidamente.
«Hai ragione. Scusa, Nacchan» rispose Sasuke, baciandogli la fronte.
Shikamaru fu davvero felice che il suo stomaco fosse già vuoto. Felice per sé e per il pavimento.
«Voi...» balbettò.
«Sì, io sono seme, naturalmente» annuì Sasuke.
«Non volevo sapere questo!» strillò Shikamaru, con la testa improvvisamente invasa da immagini terrificanti.
«Shika, dovresti rilassarti...» sbuffò Naruto, e per assurdo sembrò più piccolo e paffuto, quasi deformato. «Cosa c’è di sbagliato? Ci amiamo! Da sempre siamo stati legati, e ora il nostro sentimento è venuto alla luce e si è definito...» arricciò le labbra, offeso. «Oppure vuoi dire che tra me e Sasuke non c’è mai stato nulla di speciale?»
Shikamaru boccheggiò, a corto d’aria. «Ma voi... Voi vi prendevate a pugni! Per qualunque cosa! Eravate rivali! Cioè! Per assurdo, anche se doveste... Insomma, dovreste litigare per chi sta sopra e chi sta sotto
«Litigare?» Sasuke inarcò un sopracciglio.
«Oh, no... Ogni tanto ci scambiamo i ruoli» spiegò Naruto, arrossendo leggermente. «E’ abbastanza equo»
Shikamaru ebbe un capogiro.
«Devo... Devo andarmene...» ansimò, appoggiandosi al muro.
«Non ti fermi per un caffè?» propose Sasuke, rivolgendogli il suo sorriso più ammiccante.
Shikamaru tremò, prima di tutto perché il caffè a Konoha era semi-sconosciuto, e dunque offrirlo era assolutamente illogico, e poi perché per un secondo aveva trovato Sasuke attraente.
«Non dobbiamo sconfiggere il Biemme?» chiese Naruto ingenuamente.
«Voi non potete più fare nulla» constatò Shikamaru con voce fievole.
«Perché?» domandò Naruto, smarrito.
«Lascia perdere, Nacchan» sussurrò Sasuke. «Non sono cose che ci interessano...»
Sfregò il naso contro il collo di Naruto, che di nuovo sembrò perdere staffe, controllo, e chissà quant’altro. Shikamaru si trascinò fino alla porta, cercando di non guardarlo. Lo sentiva, Sasuke era l’arma migliore del Biemme: voleva circuirlo e includerlo in un terrificante triangolo con la magica coppia.
Doveva uscire di lì. Fuggire, correre il più lontano possibile... magari cercare suo padre e farlo rinsavire, se fosse caduto – brr, con Inoichi? Poi, insieme, avrebbero cercato una soluzione.
Raggiunse la porta ansante, per lo sforzo di resistere alle occhiate magnetiche di Sasuke e quello contemporaneo di non vomitare. Una volta fuori sarebbe stato più facile, lo sapeva...
«Te ne vai?» sussurrò Sasuke, avvolto attorno a Naruto come un boa constrictor. Dio, chissà che giochini perversi si era inventato il Biemme per loro! «Prima di scappare con la coda tra le gambe, ricordati di passare a salutare Choji...» insinuò ridacchiando. «Sentiva tanto la tua mancanza!»
No, Choji no!”
Shikamaru si aggrappò alla maniglia e si lanciò fuori, inghiottendo il grido disperato che voleva uscirgli dalla gola.
«Devo fare qualcosa!» disse tra i denti, tirandosi in piedi sul pianerottolo.
Urgevano contromisure estreme. Il Biemme non poteva agire indisturbato nel suo mondo, non con lui in vita! Shikamaru amava Konoha, amava le persone che la abitavano e quello che era. Non avrebbe lasciato che il primo arrivato distruggesse la sua casa, non l’avrebbe lasciata crollare senza fare nulla.
Basta amori improbabili, basta accoppiate casuali, basta perversi giochini di letto. Qualcuno doveva fare qualcosa, e farlo in fretta, prima della degenerazione completa. Che Naruto e Sasuke fossero in qualche modo sospetti era accettabile. Che Naruto fosse un tenero peluche sottoposto a ogni volontà di Sasuke era pura perversione.
«Tornerò» mormorò, raddrizzando fieramente la schiena. «Tornerò con un modo per riportare le cose alla normalità»
Ora che aveva preso la sua risoluzione si sentiva più sicuro. Era come se i tentacoli del Biemme fossero meno stretti, come se il vero sé stesso tornasse a galla – e con lui l’apatia, ma cercava di contrastarla.
Non sapeva perché fino a quel momento fosse stato risparmiato. Sapeva che il Biemme aveva iniziato a minacciarlo, ma pensava ancora di potersela cavare. Chissà, forse era merito della pigrizia, che mal si coniugava con il sesso selvaggio.
Comunque fosse, quella era la sua crociata.
Si augurò in bocca al lupo da solo, si guardò alle spalle, dove la porta dell’appartamento di Naruto lasciava filtrare rumori e voci altamente sospetti. Sarebbe tornato.
Prima o poi, sarebbe tornato.










Eh, che bello sarebbe uno Shikamaru tutto per noi... vero?
Tornerà? Non tornerà?
Chi lo sa... Forse si palesa solo quando c'è bisogno di lui...





Si ringraziano Yamamaxwell per l'ispirazione e harryherm per il supporto.
Anche Mala_Mela, perché avrebbe voluto partecipare. XD


  
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