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Autore: GiulyDeVilliers    16/09/2015    0 recensioni
Mi chiamo Katia. O meglio, mi chiamavo Katia, ora ho un nuovo nome, mi hanno costretta a rinunciare a quello vero. Ormai nessuno ricorda più Katia Lewis. Tutti, quando pensano a me, hanno in mente un altro nome, quello che loro mi hanno dato. Evito di rivelarvi la mia identità attuale, sono piuttosto famosa e non mi piacerebbe che tutti sapessero com'è andata davvero la storia. Non lo ho mai detto a nessuno. Neanche la famiglia che mi sono costruita in questi anni sa chi sono. Per questo ho bisogno di raccontare quello che mi è successo, non ce la faccio più a tenerlo dentro. E mi sfogherò facendo quello che mi riesce meglio fare: raccontare storie.
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Strano il mondo- pensai- uno crede che la vita debba andare in un certo verso e trascura tutte le altre alternative, ma poi una di esse, anche quella più improbabile, alla fine si avvera.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Contesto generale/vago
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MY FIRST LIFE

Capitolo 1

 

Mi chiamo Katia. O meglio, mi chiamavo Katia, ora ho un nuovo nome, mi hanno costretta a rinunciare a quello vero. Ormai nessuno ricorda più Katia Lewis. Tutti, quando pensano a me, hanno in mente un altro nome, quello che loro mi hanno dato. Evito di rivelarvi la mia identità attuale, sono piuttosto famosa e non mi piacerebbe che tutti sapessero com'è andata davvero la storia. Non lo ho mai detto a nessuno. Neanche la famiglia che mi sono costruita in questi anni sa chi sono. Per questo ho bisogno di raccontare quello che mi è successo, non ce la faccio più a tenerlo dentro. E mi sfogherò facendo quello che mi riesce meglio fare: raccontare storie.

 

 

Abitavo in una comunità magica nel sud dell'Inghilterra, a poche ore di distanza da Londra. I miei genitori erano entrambi purosangue, ma non erano fissati con la purezza della loro discendenza. Vivevamo una vita tranquilla e felice, i miei genitori, io e mia sorella. Eravamo gemelle. Identiche sotto alcuni aspetti, opposte sotto altri. Io ero la più socievole, la più vivace, la preferita dai miei genitori. Lei, Kimberly, era schiva, timida e tranquilla. Mi guardava sempre come si guarda una persona che si ammira, come se fossi una stella lontana anni luce e mille volte più splendente di lei.

Sapevo che lei era un po' invidiosa di me e, devo ammetterlo, a volte mi vantavo un po' della mia superiorità. I nostri genitori mi preferivano, ma non mi trattavano mai meglio di Kim. Io e lei giocavamo sempre insieme e ci volevamo molto bene. Io le dicevo che l'avrei sempre protetta, e lei rispondeva che sarebbe sempre stata al mio fianco.

Nell'estate dei miei undici anni ero fremente all'idea di ricevere la lettera per Hogwarts, fin da quando ero piccola me ne avevano parlato come se fosse il luogo migliore del mondo. E io credevo che lo fosse. La mamma era stata una Corvonero, mentre papà un Grifondoro. E a mio parere erano quelle le migliori Case. Continuavo a fantasticare sullo Smistamento, sulle magie che avrei imparato e sui nuovi amici che avrei conosciuto. Ero un po' in pensiero per Kim, non mi sembrava adatta né a Corvonero né a Grifondoro. Ero certa che sarebbe finita a Tassorosso, quindi saremmo state sicuramente divise. Non sapevo se ce l'avrebbe fatta senza il mio costante aiuto.

Inoltre non ero sicura che fosse veramente una strega, infatti non aveva mai fatto magie o dato segnali per farlo capire. Io, invece, avevo spostato alcuni oggetti senza le mani.

E poi arrivò il gufo, era grande e grigio. Lasciò la lettera sullo zerbino, la mamma la prese e la portò in casa. Era solo una, e ciò mi spaventava. E se Kim fosse stata una Magonò? Sarei andata da sola ad Hogwarts e la avrei lasciata in balia dei Babbani. In salone eravamo solo io e la mamma, Kim dormiva ancora e papà era andato a lavoro.

Mia madre lesse la scritta sulla busta e gridò: “Kimberly, vieni qui!”

Kimberly dopo pochi minuti scese dal letto assonnata e in pigiama.

Ma perchè la mamma aveva chiamato Kim? Voleva farla assistere alla mia apertura della lettera?

Invece, al contrario di quello che mi aspettavo, la Mamma diede a mia sorella la lettera, con il sorriso sulle labbra. Allungai il collo e lessi cosa c'era scritto.

Signorina Kimberly Lewis

Seconda camera nel corridoio al secondo piano.

20 Greenfiel Ave

Kettering

Regno Unito

 

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Preside: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe,
Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso,
Confed. Internaz. dei Maghi)

Cara signorina Lewis,

Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.

L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre.

Distinti saluti,

Minerva McGonagall
Vicepreside

 

C'era scritto Kimberly e non Katia Lewis. E la lettera era solo una. Non era possibile. Bè, pensavo, forse le lettere erano state spedite in momenti diversi e la mia sarebbe arrivata dopo.

Continui a illudermi con quel pensiero per la restante parte dell'estate. I miei non dicevano nulla e attendevano anche loro. Però qualcosa in loro era cambiato. A volte, quando pensavano che non li guardassi, mi osservavano con uno sguardo carico di compassione, e Kimberly era diventata improvvisamente la figlia preferita.

Tutte le mattine mi svegliavo presto e buttavo l'occhio fuori dalla finestra, sperando di vedere un gufo con una lettera, la mia lettera. Ma non arrivò.

Un giorno i miei mi dissero che mia zia, la sorella della Mamma, voleva vedermi e stare con me tutta la giornata. Sapevo che era solo un modo per non dirmi che loro e Kim sarebbero andati a Hogmeade per comprare tutto l'occorrente per mia sorella. Forse fu proprio quello il giorno in cui mi rassegnai all'idea di non essere una strega.

La mia mente non concepiva quell'idea. Io, figlia di due maghi purosangue, intelligente e coraggiosa, non potevo essere una Magonò. Non era possibile. Ripensai a quel paio dei volte in cui avevo mosso oggetti senza toccarli. Era un caso che in quelle occasioni ci fosse sempre il vento? Probabilmente era stato solo un soffio d'aria a spostarli.

In quel istante i miei piani per il futuro si ruppero. Non sarei andata a Hogwarts, non avrei mai avuto una bacchetta, non avrei diviso la camera con le mie compagne di Casa.

Sarei rimasta a casa con i miei, sarei andata a una scuola babbana, con persone che non mi avrebbero mai capita, sarei rimasta per sempre “la ragazza strana”.

Nessuno poteva capirmi perché non rientravo in nessuna categoria: non ero una strega ma sapevo tutto del mondo magico, ero una babbana ma ignoravo il funzionamento del mondo senza magia.

 

 

Quella sera, quando i miei tornarono a casa, vidi dalle loro facce che era arrivato il momento di parlare della mia condizione.

Kim era andata nella sua camera a guardare le sue nuove cose, pesando che io non avessi capito dove era stata tutto il giorno.

Mia madre e mio padre mi fecero segno di sedermi sul divano vicino a loro.

“Kat, come è andata dalla zia oggi?” chiese Mamma “Ti sei divertita?”
Sbuffai e disse quasi urlando: “Mamma, non sono un'idiota! So dove siete andati oggi tu, papà e Kim e so anche che la mia lettera non arriverà mai! Smettetela con questa pagliacciata! E smettetela anche di guardarmi così!”
 

 

Dopo aver capito quello che ero, o meglio quello che non ero, tutto fu molto veloce. I miei erano eccitati per la partenza di Kim e non si curavano molto di me: ormai si erano rassegnati ad avere una Magonò come figlia. Mi iscrissero alla scuola media babbana del nostro paese. Conoscevo già qualcuno dei babbani che sarebbero stati in classe con me, ma quando ero alle elementari non ci avevo mai fatto amicizia perchè pensavo che i nostri due mondi fossero inconciliabili.

Strano il mondo, pensai, uno crede che la vita debba andare in un certo verso e trascura tutte le altre alternative, ma poi una di esse, anche quella più improbabile, alla fine si avvera.

La mia scuola cominciava dopo di Hogwarts e io ci scherzavo su con Kim.

“Ehi, Kim! Tu inizi a studiare e a sgobbare due settimane prima di me, invece io ho ancora un mucchio di giorni di vacanza!”

Lei sorrideva e arrossiva. Era troppo gentile per ribattere come avrebbe dovuto, come avrei fatto io sei i ruoli fossero stati invertiti. Ma in fondo sapevo di essere un'ipocrita, che avrei dato di tutto, anche tutti i giorni di vacanza della mia vita, per poter andare a Hogwarts.

Poi, troppo veloce, arrivò il primo settembre. Era un giorno scuro e nuvoloso e rispecchiava perfettamente il mio stato d'animo.

Mi fu permesso di accompagnarli al binario. Non ero sicura che mi avrebbe fatto bene vedere tutto quello che non potevo avere, ma ero troppo curiosa per rifiutare.

La stazione di King's Cross era una normale stazione babbana, fatta eccezione per la marea di persone con bambini e carrelli colmi di bauli e animali bizzarri.

Attraversammo la piglia tra il binario 9 e il 10 e ci trovammo davanti un enorme treno rosso e nero con tantissime persone. Papà caricò il baule e fece salire Kim. Mamma piangeva perchè non avrebbe visto la figlia per un bel pezzo.

Kim salutava dal finestrino e vidi che aveva cominciato a parlare con delle compagne di cabina, stranamente aveva già fatto amicizia. Singhiozzai, avrei dovuto esserci io al suo posto.

“Oh, Kat, non piangere! Lo so che ti mancherà la tua sorellina, mancherà anche a me! Però non devi preoccuparti, ci scriverà molte lettere e a Natale sarà a casa.” disse Mamma.

Ma Mamma, anche se era famosa per la sua intelligenza, questa volta si sbagliava. Sì, stavo piangendo ma il motivo non era che mi sarebbe mancata Kim.

 

 

 

  
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