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Autore: Cielo_Pietra    16/09/2015    1 recensioni
Dopo la battaglia di Hogwarts, Teddy Lupin rimase orfano ma se non fosse stato l'unico?
Se Teddy avesse una sorella? Come sarebbe? Quale sarebbe il suo nome? Il suo carattere?
Leggete l'incredibile storia di Teodora Lupin
"La mia normalità non è comune, quindi, tanto vale essere diversa" cit. Teodora Lupin
Spero gradiate l'idea e che la storia vi appassioni, buona lettura e commentate tanto, mi interessano le vostre opinioni.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Teddy Lupin, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ero sul punto di finire i bagagli pronti ormai da mesi e di saltare giù dalla finestra quando un urlo si elevò lungo tutta la superficie della nostra piccola casetta in mezzo alla radura, mio fratello mi stava richiamando in cucina, io scesi di corsa con un ultimo barlume di speranza che mi si accese negli occhi. Entrai nella piccola stanza della cucina, dove mia nonna e mio fratello erano seduti a tavola, guardando la mia figura ormai madida di quella sudorazione incontrollabile e di quella smorfia di dolore che ormai faceva parte di me. Osservai la scena e il mio occhio cadde sulle buste che mio fratello reggeva in mano, entrambi mi fissarono con volto orgoglioso e felice. “Congratulazioni sorellina, prepara il baule, andiamo ad Hogwarts” mi fissò mentre il mio volto si fece sempre più illeggibile per le mille emozioni e sensazioni che ora albergavano nella mia testa, ero stata ammessa, sarei andata a Hogwarts. “Andiamo…. davvero?” domandai io ancora in preda alla confusione mentale Teddy mi porse la lettera col mio nome, la carta della busta era giallastra e un inchiostro verde smeraldo riportava il mio nome sulla busta e il tutto era sigillato dal timbro con lo stemma della scuola. Corsi ad abbracciare mia nonna e Teddy e lessi la lettera tutta d’un fiato, prima di perderne definitivamente e di cadere a terra. Quella giornata non poteva essere migliore, sempre escludendo la luna. Tutta la confusione della giornata aveva portato la sera così in fretta che io ero ancora insieme agli altri, cosa che volevo sempre evitare. Quando ripresi i sensi, ero nella mia stanza e sentivo che le unghie si stavano facendo affilate e lunghe, divennero artigli in meno di un minuto, stava cominciando. Controllai la serratura e la resistenza della porta di camera mia, anche se ormai, era stata fatta montare una porta blindata. Chiusi le finestre ma non a chiave, i miei istinti più forti era meglio sfogarli nel bosco e lasciai le tendine aperte in modo che il riflesso della luna entrasse liberamente, poi mi legai le catene ai polsi e infine le inchiodai al muro, ormai pieno di buchi. Feci appena in tempo, il dolore alle iridi si fece insostenibile e la luce gialla si sprigionò come un faro nella notte, i denti diventarono appuntiti, la mascella si porse in avanti, le orecchie cambiarono forma e diventarono pelose e a punta. La notte dei lupi era cominciata, un ululato si elevò alto dalla radura nel bosco vicino a casa e naturalmente la mia risposta non poteva essere di meno; se provavo a soffocare un ululato un dolore mi pervadeva il petto finché non sarebbe esploso in un ringhio feroce, odiavo ululare, tanto valeva mettermi in gabbia e darmi cervo per cena. Durante le noti di luna piena, il mio viso diventava quello di un lupo ma il mio corpo restava uguale, rimaneva umano. Mia nonna diceva che per mio padre era peggio, lui si trasformava completamente, lasciando indietro ben poco di umano, la ragione moriva e prendeva il sopravvento l’istinto e le pulsioni animali. Un altro ululato risuonava alto dagli alberi, il mio istinto mi contorceva l’anima, era un richiamo così forte che il corpo avrebbe voluto divincolarsi dalle catene ed uscire da quella stanza, chiunque stesse ululando richiamava un branco a se e io volevo seguirlo, le catene ad ogni strattone facevano resistenza ma non abbastanza da contenere la furia che divampava. Gran parte della nottata era trascorsa, gli occhi emanavano una luce gialla come il sole, ero rannicchiata sul pavimento agonizzante e cercando di conservare le poche forze che mi restavano, cercare di divincolarmi dalle catene mi faceva sprecare le energie ma ero anche contenta perché significava che funzionavano, o almeno, cosi credevo, l’ultimo richiamo fu quello decisivo ma non proveniva da un lupo qualsiasi, apparteneva al capo di un branco. La differenza tra gli ululati si sentiva ed era molto percettibile alle mie orecchie di lupo, la differenza è che quando il capo chiama ogni lupo in zona corre da lui, compresa me; una forza sovrannaturale mi pervase le vene e mi fece alzare in piedi con un ringhio feroce diedi un ultimo strattone a quelle catene per liberarmi, le catene si staccarono dal muro, finalmente libera corsi verso la finestra chiusa e mi ci lanciai contro frantumando ogni singolo pezzetto del vetro di cui era composta, atterrai in piedi senza difficoltà, un altro barlume di luce possessiva si elevò dai miei occhi e con la consapevolezza di possedere la notte, corsi verso quel bosco, corsi verso quel capo.
Correvo nella notte, libera, sola; un muro di alberi mi costringeva a procedere a zig-zag, sentivo la terra sotto i piedi ormai rimasti nudi, ero quasi arrivata sentivo l’odore di altri lupi ed emersi in un’ampia radura verde ma ero vuota, erano intorno a me, mi circondavano e il capo era in mezzo a loro. Un ombra usciva allo scoperto da dietro un albero.
“Abbiamo trovato una meticcia” disse lui in tono di disprezzo
 “Zitto” intimo una figura più imponente e autoritaria “ciao Teodora, come stai?” disse l’altro ragazzo
“Zakaria, ancora di passaggio dalle mie parti” dissi seria
“Tesoro, ogni bosco è nostro, ancora senza branco eh?” propose lui sorridente
“Non ho bisogno di un branco, lo sai; ho una famiglia a differenza vostra” dissi guardando i volti che spuntavano dall’ombra
“Puoi venire con noi, lo sai che la tua famiglia non ti capirà mai fino in fondo, non sono come te, noi ti capiamo, siamo uguali, siamo fratelli” disse lui girandomi attorno
“Sono una maga, sono stata ammessa ad Hogwarts e poi un lupo” dissi fissando i suoi occhi da lupo, troppo simili ai miei che, adesso, riflettevano la luce lunare.
“Sei una bambina non sai cosa dici, i lupi solitari finiscono male, a tutti serve un branco, guarda tuo padre com’è finito” disse l’altro ragazzo
I miei occhi si staccarono da quelli di Zakaria per posarsi su quel lupo che aveva osato offendere mio padre e la sua onorevole morte, i miei occhi bruciarono dal fuoco che venne ad alimentarli, le vampate ripresero, i miei denti divennero più affilati e appuntiti che mai e in un ringhio riuscivo solo a dire: “MIO…MIO…PADRE E’ MORTO CON ONORE PER DIFENDERE I SUOI AMICI, OFFENDILO ANCORA E TI STACCO LA TESTA& “Avete visto la gattina tira fuori i denti” disse il ragazzo “Browly scusati e andiamocene, FORZA!!!” disse Zakaria in tono da vero leader Una volta che Browly si scusò il branco si mise in marcia, ormai si era fatto giorno e stavano rientrando alla tana, Zakaria era una grande capo anche se non voleva ammetterlo, molte volte troppo arrogante ed era questo che non mi piaceva; mentre i miei occhi tornavano del loro colore naturale, riflettevo sul fatto che questa serata avrebbe potuto finire in due modi e sono felice sul fatto che sia finita come io speravo, a casa mia. Tornai a casa mentre albeggiava, i polsi ancora chiusi nelle mie catene, mia nonna stava già in ansia perché non mi aveva trovata in camera, stavo finendo di tornare normale quando spuntai di fronte casa e mio fratello mi corse incontro, mi stava aspettando con un ricambio di vestiti e aveva preparato la pompa dell’acqua nel retro della casa, dove avevamo il capanno degli attrezzi. Mio fratello mi liberò dalle manette e vide le mie braccia coperte di sangue dai miei tentativi di liberarmi, non disse nulla ma sapevo cosa stava pensando, andai nel cappano sul retro e mi spogliai, feci una doccia molto accurata e dopo mi rivestii, il tutto molto lentamente, quei passaggi mi servivano per ricordarmi di ogni sensazione umana che la luna mi aveva portato via comprese alcune parti del mio corpo che erano modificate. Riemersa dal capanno con l’aspetto più naturale che riuscissi ad ottenere mi avviai in casa e mi misi a riflettere su quello che era successo e che sarebbe successo. Chiedo scusa per l'attesa, spero che questo capitolo possa avere successo e spero che commentiate e recensiate i miei capitoli. Buona lettura a tutti!
   
 
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