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Autore: Cinnamon_Meilleure    16/09/2015    1 recensioni
Angels e devils hanno iniziato il loro secondo anno alla Golden School, e sono più pronti che mai alle nuove sfide che li attendono.
Raf, ancora innamorata di Sulfus, ha deciso di dimenticarlo per il bene di entrambi, nonostante ciò la distrugga.
Sulfus, invece, è ben deciso a non rinunciare a lei, a qualunque costo. Ma il prezzo che ha scelto di pagare è molto caro, il gioco che ha scelto di giocare potrebbe essergli fatale. Può l'amore andare oltre le regole e le convenzioni, oltre i peggiori ostacoli? Persino oltre... la morte?
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Ho scritto questa storia molto tempo fa, ai tempi in cui esisteva ancora il forum di angel's friends, forse i fan di vecchia data se ne ricorderanno. Mi chiamavo Dolce-Kira, e grazie a questa storia ho conosciuto una persona meravigliosa che è tuttora la mia migliore amica online. Lei insisteva sempre affinché la pubblicassi su EFP, e ora ho deciso di farlo.
La storia si collocatemporalmente dopo i 52 episodi della prima stagione.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Raf, Sulfus | Coppie: Raf/Sulfus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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24. La gioia nel cuore
 
 
“Le emozioni sono riconducibili a due categorie: emozioni negative ed emozioni positive.
Gioia e dolore, rabbia e felicità… se questi sentimenti si dovessero manifestare all’ennesima potenza, il loro potere sarebbe immenso.”
 
 
Avete mai avuto la sensazione di essere spacciati? Di non avere più speranza?
Sicuramente no, voglio sperarlo vivamente.
Ma se succedesse, e poi all’improvviso scopriste di essere in grado di salvarvi? Cosa provereste, in quel momento?
Una gioia senza uguali, ve lo assicuro. Una gioia immensa, non esprimibile a parole.
Era esattamente quello che provava Sulfus in quel momento: la gioia impareggiabile che gli dava il solo fatto di essere vivo. Per di più, tra le sue braccia c’era Raf, il suo amore, ed era stata lei stessa a salvarlo, rischiando la propria vita per lui.
In quel momento, mentre la teneva dolcemente stretta fra le braccia, la voglia di baciarla ignorando tutto il resto era molto, molto forte, ma… non lo fece.
C’era qualcosa che stava accadendo, ed il motivo era proprio quella gioia pura e semplice per il solo fatto di essere vivo e con la persona che amava, quell’assurda felicità che un devil –  proprio in quanto tale – non dovrebbe essere in grado di provare. Mai.
Eppure lui la sentiva. Era un ribollire come fuoco, una gioia desiderosa di esternarsi, una sorta di dolce dolore. Una sensazione di piacere lo pervase, e Sulfus sentì come un potere assoluto che stava per esplodere dentro di lui.
Non avendo idea di cosa gli stesse succedendo, mormorò qualcosa a Raf e la lasciò andare. Poi si lasciò cadere a terra, carponi. E a quel punto... a quel punto...
…a quel punto iniziò a ridere. Ma a ridere sinceramente, di gusto, di vera gioia.
Rideva e piangeva dalla felicità. Non gli era mai accaduto, prima di allora.
Sentiva che qualcosa si faceva strada dentro di lui, ma non avrebbe saputo spiegare cosa. Pizzicava, dava il tremore.
Una fortissima luce lo pervase: la sua pelle iniziò a diventare scintillante, i suoi vestiti divennero bianchi e così anche le corna, mentre i capelli sembravano fili d’argento, e gli occhi splendide perle. E poi… le ali. Le sue ali si fecero enormi, bianche e brillanti.
Alla fine la luce diminuì, riducendosi ad un’aura argentea che circondava il suo corpo.
Il ragazzo si alzò in piedi e fissò gli altri con i suoi occhi bianchi e luminosi, uno splendido sorriso stampato sulle sottili labbra esangui.
-Che cosa gli sta succedendo?- chiese preoccupata Raf, rivolta ad Arkan.
Lui incrociò lo sguardo dell’allieva. - E’ diventato un demone bianco. Avrei dovuto immaginarlo...
Un devil che prova gioia, una gioia pura per buoni sentimenti, diventa un demone bianco.
Raf era sbigottita. -Ma adesso cos’è in grado di fare?- Incalzò.
Arkan sollevò le spalle. -Non ne ho la più pallida idea. Lui è il primo.
Raf tornò a guardare il suo innamorato. Era veramente affascinante...
Per un attimo lei e Sulfus rimasero fermi, l’uno dinanzi all’altra. Nessuno dei due aveva idea di cosa dovessero dire o fare...
Ed infine lei gli allungò la propria mano, lui fece lo stesso e gliela strinse. Intrecciarono lentamente le proprie dita, continuando a fissarsi.
Un angelo  nero e un demone bianco.
Bene e male, insieme congiunti e fusi in due differenti anime.
Un angelo con una parte dell’anima infangata, un demone con l’anima parzialmente purificata.
Bene e male, insieme. Due mani unite.
Bene e male. Due poteri immensi. Troppo, troppo per due ragazzi, che però non avevano scelta.
Quattro mani unite.
In quel momento, attorno a loro, la luce esplose, sotto lo sguardo esterrefatto dei sempiterni e delle creature della Terra Sospesa.
La luce invase la grotta, ed un suono terrificante e dolcissimo al tempo stesso proruppe in ogni suo singolo angolo. E poi, dall’alto, iniziarono a cadere fuochi, fuochi bianchi e neri.
Raf e Sulfus continuarono a fissarsi, mentre la terra cominciò a tremare. Strinsero le loro mani più forte.
Arkan e Temptel si fissarono, preoccupati. Tutto questo non lo avevano neppure lontanamente previsto.
Cabiria era accanto ad Urié, ed era molto preoccupata, poiché l’angioletta dai begli occhi verdi era ancora priva di sensi.
-Dobbiamo andarcene da qui! – Strillò Ang-li, mentre un masso cadeva con un tonfo nel punto in cui si trovava un attimo prima.
-Sono perfettamente d’accordo!- Annuì Miki.
Kabalé invece rimase ferma a fissare incantata Raf e Sulfus, il demone bianco e l’angelo nero, autori di quella splendida catastrofe. Si tenevano le mani, incuranti di ciò che c’era attorno a loro.
Poi al’improvviso separarono le mani, come se una voce interiore dicesse loro cosa fare.
Raf le giunse verso il basso, Sulfus verso l’alto.
-Questo non sarebbe mai dovuto accadere! Bene e male si stanno fondendo!- strillò la Temptel, inorridita.
-Non possiamo fare niente. Solamente restare a guardare - sentenziò Arkan.
Raphitya li fissò, con la paura nel cuore. Potevano morire, il potere del male per il bene è troppo forte, il potere del bene per il male è troppo forte. Ma insieme ambedue le forze, come in un qualunque terreno... cosa sarebbe accaduto?
Proprio in quel momento sia Raf che Sulfus si voltarono, schiena contro schiena.
Aprirono le mani: entrambi tenevano una sfera opaca, nera per Raf e bianca per Sulfus. Le sollevarono, e le sfere volarono verso il cielo, ad incontrarsi.
Quando accadde, si fusero, diventando luce.
E poi i due ragazzi crollarono a terra, svenuti.
 
 
- E’ bellissima – disse Raf, riferendosi alla luce che avevano creato insieme.
- E’ vero -  confermò Sulfus, ma guardava Raf. Aveva un viso stupendo, opalescente.
- Non ho mai visto niente di più bello, devo ammetterlo - riprese lei, sorridendo leggermente. -Ma cos’è? – chiese, osservando lo splendido viso lucente del compagno.
- E’ la luce di ogni essere umano, che può decidere fra il bene o il male
- A volte però la distinzione non è così facile.
- A dire il vero credo che non lo sia quasi mai - confermò lui, rivolgendole uno sguardo triste.
Raf si guardò le proprie mani, trasparenti come quelle di un fantasma. Provò ad accarezzare la mano di Sulfus, ma... le passò attraverso.
-Cosa ci succede? – Chiese preoccupata. Dalle sue labbra la voce usciva delicata e leggera, come se non provenisse dal suo corpo ma dalla sua stessa mente.
Lui si osservò. -Non lo so, amore mio - ammise tristemente.
Poi guardarono in basso.
C’erano loro. I loro corpi. Quelli di un bellissimo angelo nero ed un affascinante demone bianco.
-Siamo morti?- Chiese Raf, spaventata.
Lui era allibito. Osservava se stesso, quella figura trasparente e luminosa d’argento. Era ciò che volevano le sirene. La sua anima.
-Come facciamo ad essere morti, Sulfus?!
- E come vuoi che faccia a saperlo?
-Deve pur esserci una spiegazione a tutto questo!
- ...Sì. Il potere. Il potere che abbiamo scatenato era troppo forte, e ha strappato le anime dai nostri corpi.
Raf era terrorizzata. -E adesso?-
Lui le fece segno di seguirlo, e si avvicinarono ai loro corpi, ancora luminosi d’oro e d’argento.
S’inginocchiò accanto a quello di Raf. -Anche da angelo nero sei bellissima - le disse dolcemente, facendola sorridere. Poi lui provò ad accarezzare la guancia di Raf, ma le sue dita incorporee attraversarono la pelle della angel. A quel semi-contatto, Raf provò un brivido e, come un’eco lontana, sentì il suo cuore battere più forte.
- Sulfus! Lo sento, sento il mio cuore che batte!
- Allora devi essere ancora viva. Prova tu con me, adesso - e qui la sua voce tremò. Aveva paura di scoprire di essere morto.
Lei annuì. Si chinò sul corpo di lui, concentrandosi. Provò a poggiargli le mani sulle guance.
-Lo senti?
- No - ammise lui, terrorizzato.
Raf allora si chinò sul corpo di lui, cercò di concentrarsi di più, e con estrema delicatezza gli poggiò le labbra sulle sue.
Sulfus si sentì tremare, portandosi le mani trasparenti alle labbra.
Lo sentiva anche lui il legame con il suo corpo, il cuore che batteva.
Guardò Raf sorridendo, e lei gli sorrise di rimando, abbassando lo sguardo.
-Ti amo- le disse Sulfus.
- Anch’io.
Dopodiché si distesero sui loro corpi.
 
 
-Sono vivi!
-Ma come può essere? Un attimo fa sembravano morti!
- Non sembravano, lo erano davvero!
-Eppure vi dico che ora sono vivi!
Tutte quelle voci infastidivano Sulfus e Raf, appena tornati dalla loro esperienza stramba di “premorte”. Si misero un po’ a sedere e si guardarono negli occhi. Lui cercò la sua mano e lei la strinse.
Erano ancora un angelo nero ed un demone bianco, ma stavano iniziando a tornare normali. I capelli di Sulfus si stavano lentamente scurendo, quelli di Raf stavano invece tornando biondi. Anche i loro occhi iniziavano a ritornare com’erano.
-Le sirene... dove sono?- Balbettò Sulfus.
-Sono fuggite nel lago, e poi alcune pareti della grotta sono franate in acqua, a causa del potere che avete scatenato. Penso che siano almeno imprigionate, se non morte - spiegò Arkan.
Sulfus sospirò. -Grazie al cielo, alle alte sfere, le basse sfere o qualunque cosa che si possa ringraziare... ringrazio tutti, tutti quanti!- disse, stremato.
- Sulfus – lo chiamò Raf, ricordando all’improvviso.– Ti prego, devi aiutare Urié.
- Urié? Che le è successo?.
-È  stata ferita e ora sta male - spiegò Arkan. - Ma tu come potresti aiutarla?
Lui rise, mentre Raf lo aiutava a sollevarsi e lui aiutava lei. - Già. Loro non lo sanno, vero?- Chiese, rivolta a Raf.
La ragazza scosse la testa. - Non l’ho detto mai.
-Detto cosa?- Arkan e Temptel si sentivano due esclusi, così come Kabalé.
-Ora lo vedrete – Disse il ragazzo, prendendo dolcemente l’angioletta ferita dalle braccia del professore. La distese a terra e le premette due dita sul polso: il battito era lento. Non c’era neanche un attimo da perdere.
Pressò le mani sulla ferita dell’angelo e si concentrò, le sue ali frementi mentre veniva pervaso dall’energia. Si morse le labbra, sforzandosi.
Niente.
-Non ce la faccio-bisbigliò a Raf, accanto a lui.
Lei gli mise le mani sulle spalle. -Devi. Lei hai lottato duramente per salvarti la vita. Non puoi lasciarla morire. Forse qui accanto il suo spirito c’è ancora, come prima è accaduto a noi...
- Vuoi dire che ti ricordi di ciò che abbiamo vissuto poco fa?
- Naturalmente.
- Ho avuto così tanta paura di non poterti più abbracciare…
-Non ne avresti più avuto la possibilità, se Urié e tutti gli altri non avessero lottato per te, per la tua anima.
Lui annuì. Tornò a concentrarsi sull’angioletta. Strinse le palpebre e sentì un dolore lancinante attanagliargli le viscere.
-Non ti fermare, Sulfus! Continua! – gridò Raf.
E lui continuò. Non si fermò nemmeno quando sentì gran parte della sua energia scivolare via dal suo corpo. Infine, Urié riaprì gli occhi.
Aveva funzionato! Sulfus ce l’aveva fatta, aveva usato il suo potere da angelo dinanzi a tutti i sempiterni, sbigottiti.
-Stai bene!- strillò Dolce, gettando le braccia al collo di Uriè.
-Lasciala stare, Dolce!- l’ammonì Miki. -Così non la fai neanche respirare.
Le lacrime scorrevano sulle guance di Sulfus, mentre Raf lo stringeva per dargli forza.
Lui la strinse a sua volta. Le accarezzò la schiena, passandole le dita fra i capelli.
Finalmente erano tutti sani e salvi.
Finalmente era finita.
O no?

   
 
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