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Autore: Marty_199    16/09/2015    2 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                             SENTIMENTI PRONTI PER SBOCCIARE

Duncan seguiva Eulalia, forse era presto per vedere i suoi genitori, ma per la prima volta nella sua vita era curioso di vedere la vita di una ragazza, quelle con cui era stato erano rapporti finti, corteggiarle, portarle in casa, o andare a casa loro e portarsele a letto, lui era sempre stato molto chiaro con tutte, non aveva mai detto parole dolci ne le aveva mai fatte sperare in una storia d’amore con lui, molti potevano pensare che lui considerasse le ragazze attrezzi, ma non era così, semplicemente non aveva ricevuto amore nella sua vita, dunque non era pronto a darlo, almeno fino a quel momento.
Duncan girò appena lo sguardo per poterla guardare, era la prima volta che voleva avere qualcuno al suo fianco per più di qualche giorno, non capiva nemmeno lui il perché, la prima cosa che aveva pensato di lei era che fosse una strega che lo aveva ammaliato con qualche trucco, ma era semplicemente una grande stronzata da pensare.
Mentre dal primo bacio che le aveva rubato, tutto in lui si era mosso e adesso non faceva che bramare quelle labbra tutti i giorni, a dire il vero bramava tutto di lei, ma era fuggitiva, Duncan era determinato ad avere di più, lo voleva, anche se ci fosse voluto del tempo. Passarono vicino la via in cui lui l’aveva accompagnata a casa, sapeva quale era il palazzo dove abitava, si trovava dall’altra parte della strada.

Duncan stava per attraversare quando vide Eulalia continuare a camminare dritta.
<< Non dovremmo andare di là?>> Duncan indicò il palazzo, Eulalia si girò appena e gli fece cenno di no con la testa, continuando a camminare, sembrava con la testa da un'altra parte, le faceva così pressione portarlo a casa? E perché l’altra volta gli aveva detto che era quella casa sua?.
Duncan non chiese nulla e con queste due domande nella testa la seguì, fino a quando si trovarono davanti un vecchio palazzo, Duncan sapeva che quello era l’orfanotrofio della zona, lo guardò, era malandato ma non troppo, di certo una sistemata gli avrebbe fatto comodo, non era questo a dargli fastidio, più che altro gli veniva naturale pensare che la sorella poteva trovarsi in uno di questi istituti e per lui, era il peggiore dei pensieri.
Duncan abbassò lo sguardo su Eulalia che era ferma davanti l’entrata e ora lo guardava come se cercasse di decifrare la sue espressione, li per li non gli fu chiaro, poi mise insieme i pezzi, era per questo che lei non parlava mai della famiglia, non l’aveva.
<< Abiti qui?>>
<< Sì, da quando sono piccola, questa è casa mia>> Eulalia sorrise, ma sembrava un sorriso forzato e Duncan lo capì guardandola.
Gli vennero in mente le parole di suo padre, una di quelle poche volte in cui avevano mai parlato, gli aveva detto dell’importanza della famiglia in cui viveva, della loro ricchezza e del fatto che avrebbe dovuto trovare una donna benestante una volta grande, almeno sarebbe stata mantenuta e aumentata la loro ricchezza, parole più che normali per un uomo che dopo aveva abbandonato la propria famiglia per un’altra donna, e solo dopo Duncan aveva capito su quanti soldi sporchi si basava la sua famiglia.

Eulalia non era benestante, non aveva una famiglia su cui fare affidamento, ma a Duncan non fregava niente, suo padre non c’era più, e in ogni caso non gli importava cosa avrebbe pensato, al diavolo la ricchezza, Duncan non l’aveva mai cercata e non avrebbe cominciato in quel momento.
<< B’è, allora entriamo>> Duncan la prese per mano e senza farle dire altro entrò dentro, portandosela dietro.
<< Dovevi dirmelo da subito, sai quanto mi importa che sei orfana, non cambia certo i miei... sentimenti...>>

Sentì Eulalia stringere la sua mano.
<< Lo so, ma detesto le domande che vengono dopo, domande nelle quali mi chiedono il perché i miei genitori non mi volevano, come se io sapessi la risposta, me lo chiedo da tutta la vita e odio quegli sguardi pieni di compassione.>>
<< Si chiama passato per poterlo dimenticare, invece di pensare al passato pensa al presente, e fregatene anche del futuro>> si girò per poterla guardare, quella filosofia di vita sarebbe dovuta valere anche per lui, ma di se ora non gli importava un bel niente, voleva solo far star bene lei.
<< Presente vivi quello>> le accarezzò una guancia, guardandola in quei bellissimi occhi azzurri che sembravano essere leggermente lucidi ora.
<< Sì ma la vita è più bella se si ha un passato felice da raccontare, rimane il fatto che non l’avrò mai, non so nemmeno cosa vuol dire, ho avuto piccole esperienze con varie famiglie e tutte sono fallite, proprio per questo mi piace inventarla.>>

Duncan sentiva che non gli stava dicendo tutto, c’era sicuramente qualcosa che l’aveva particolarmente segnata, forse una delle famiglie, forse una persona e cosa c’era dietro la storia della sua cicatrice? Ora non voleva chiederglielo, voleva fargli una promessa, qualcosa per cui farla stare bene, per cui farla sentire amata come doveva essere.
<< Adesso sono io la tua famiglia, voglio prendermi questo impegno>> Duncan rimase sorpreso delle sue stesse parole, le aveva davvero appena dette? Si girò a guardarla, lei gli sorrise e una piccola lacrima le scese sulla guancia che asciugò subito.
“ Ho appena preso un impegno che non posso essere sicuro di mantenere! Sono un idiota.
<< Però cammina dai, mica ti devo trascinare io non so dove andare.>>

Eulalia annuì prendendogli la mano e camminando verso una porta, ma Duncan non si guardava intorno, i suo pensieri erano fissi su quello che aveva detto poco prima, era stato avventato, troppo avventato, voleva farla stare bene, più di quanto pensava il vederla triste e abbattuta quando lo aveva portato qui, lo aveva ferito, ma ciò che aveva detto era stato stupido. Lui non aveva mai provato quei sentimenti per nessuno, non sapeva come comportarsi e ora aveva deciso istintivamente di prendersi un impegno che avrebbe potuto non essere capace di mantenere e lo aveva appena detto a lei, già lei, non poteva permettersi di ferirla come era capitato con altre ragazze, sarebbe stata la cosa peggiore che avrebbe potuto fare.
Camminarono fino ad arrivare davanti a una porta simile alle altre, se non per il fatto che era più grande e attaccato si trovava una targhetta di ferro, con su scritto ufficio, Eulalia senza bussare prese ed entrò.

Duncan la seguì all’interno, era una piccola stanza con una scrivania di legno situata al centro di essa, dietro la scrivania si trovava una finestra che era per la maggior parte la fonte di luce della stanza, due sedie situate proprio davanti la scrivania. Duncan pensò che essendo in un orfanotrofio, le sedie erano solo due per via delle coppie, che venivano qui per parlare magari di adottare un bambino, ma era solo un’ipotesi, non aveva la minima idea di come o cosa bisognasse fare per avere in affidamento un bambino.
<< Tra un po’ dovrebbe arrivare Suor Catarina.>>
<< Oh è una suora>>
<< Già, tanto per mettere in chiaro, qui non è un monastero di suore, ma a Catarina e altre suore piace aiutare negli orfanotrofi e si può dire che qui comanda lei, almeno qui dentro, per l’affidamento è tutta un'altra storia>> Duncan annuì.
<< E lei pensa che tu sia una femmina>> Eulalia disse tutto di fretta, ma Duncan capì comunque benissimo ciò che aveva detto, si girò a guardarla leggermente irritato.
<< Ma che gli hai detto?>>
<< Che dormivo da una mia amica perché stava male.>>
<< B’è, ci posso stare ma non sono senz’altro una femmina, non dire più a nessuno così, dove finirebbe la mia reputazione?>>

Eulalia rise e Duncan la guardò sorridendo, pensando che se anche ciò che aveva detto era avventato almeno era servito per farla stare bene e quello bastava, avrebbe provato a mantenere il suo impegno, infondo era anche ora che si sistemasse con una ragazza no?.
<< Scusa ma è stata una cosa d’impulso, non lo dirò più promesso.>>
<< Vorrei vedere.>>

In quel momento la porta davanti a loro si aprì, ne entrò una donna bassa e minuta, con indosso una tunica grigia scuro che le partiva dal collo in giù, fino ai piedi, sulla testa portava il velo bianco che le copriva i capelli, quando si girò verso di loro, Duncan poté vedere gli occhiali da vista e il viso velato da rughe.
<< Eulalia finalmente, lui chi è?>> la donna posò gli occhi su di lui, il suo sguardo si indurì leggermente, cosa aveva fatto di male? Non si era nemmeno mosso! Senza preoccuparsi ricambiò lo sguardo e mise un braccio intorno alla vita di Eulalia portandosela vicino, sperava che questo bastasse alla donna per farle capire la situazione.
<< Lui è Duncan.>>

Il ragazzo annuì appena con la testa, sembrava che quella donna non si fidasse di lui, come fosse sospettosa.

Alla fine la suora spostò lo sguardo di nuovo su Eulalia.
<< Volevi dirmi qualcosa cara?>>
<< Sì ehm, volevo sapere se, Catarina va bene se passo capodanno da lui?>>
<< B’è, preferirei che lo passi qui e non con...>> lo guardò di nuovo e Duncan ringhiò basso, non ne sapeva il motivo, ma quella suora sembrava non fidarsi di lui, prima ancora di conoscerlo.
<< Duncan, usi il nome, ce l’ho anche io.>>
<< Chiedo scusa, non lo ricordavo, e dimmi ragazzo, voi state insieme?>>
<< In tutta sincerità questa cosa non è chiara nemmeno a noi, ma si può dire di sì.>>
<< Non mi sembri il tipo per Eulalia, fumi, si sente l’odore e in tutta sincerità, non è che mi piaci molto.>>
<< Catarina! Non lo conosci nemmeno per favore non fare la iperprotettiva! Solo perché non sembra un bravo ragazzo, non vuol dire che non lo è.>>
“ ah è di questo che si tratta.”
Duncan guardò la suora, sapeva bene di non avere l’aspetto del bravo ragazzo, anzi tutt’altro, sembrava solo che quella donna volesse proteggere Eulalia, non sapeva bene da cosa, ma sperava che non fosse da lui.
<< Se crede che io sia un cattivo ragazzo deve sapere che non sono cristiano e che non credo in Dio per vari motivi, penso sia doveroso che lei lo sappia.>>

La suora lo squadrò da capo a piedi, Duncan si immaginava che iniziasse a sbraitare o a chiedergli il motivo per il quale lui non credeva, invece restò in silenzio per un lungo momento.
<< Non mi fido a lasciarti con lui! Non di notte in casa sua!>>

Duncan cominciava a trovare divertente la situazione, era come se lui e la suora si stessero contendendo Eulalia, avrebbe vinto lui, ne era sicuro, ma non senza un qualcosa per cui farsi odiare di più dalla suora, o per lo meno lasciargli un ricordo di lui, sorrise maligno a quel pensiero, sembrava strano, ma si divertiva a immaginare la suora che sbiancava quando Eulalia lo nominava.
<< Non mi potrà fermare! Non le ho detto che sono figlio del Maligno?! Porterò questa ragazza sulla via del peccato! Ormai è mia!>> Duncan rise e prese Eulalia in braccio, lei lanciò un urletto di sorpresa, poi lo fulminò con lo sguardo, ma Duncan la ignorò sorridendo alla suora e portando fuori Eulalia di corsa, andando verso la porta con dietro le urla arrabbiate della suora, che a quanto pare li stava seguendo e sembrava molto irritata.
Duncan continuò semplicemente a ignorarla.
<< Duncan mettimi giù! Le farai venire un infarto!>>
<< Avanti, ormai sei grande e puoi stare da me! L’hai già fatto e poi tutto questo è molto divertente>> ghignò uscendo dall’orfanotrofio, non prima di aver urlato alla loro inseguitrice il suo cognome e che Eulalia ormai era sua, ma che gliela avrebbe riportata sana e salva.

Eulalia lo guardava furiosa, sul suo viso non c’era traccia di divertimento, mentre Duncan non riusciva a smettere di ridere.
<< Sei un vero cretino! Ora si preoccuperà a morte!>>
<< Avanti, le ho detto anche il mio cognome se vuole può cercarmi, e in ogni caso non ti ho mica rapito>>

Eulalia lo guardò alzando tutte e due le sopracciglia come a dire “ a no?”.
<< B’è, non ho inviato alcuna minaccia, né ti ho presa con la forza, perché a mio parere oltre a dirmi di essere un cretino non ti sei ribellata affatto.>>
<< In ogni caso non dovevi dirle così, e poi fammi scendere dai.>>
<< No, se vuoi saperlo non ho neanche detto tutto ciò che mi passava per la mente.>> Duncan ghignò nel pensare a tutte le cose che aveva voluto dirle, non perché avesse intenzione di offenderla, o di offendere in qualche modo la sua religione, ma per lui era stato talmente divertente che non aveva saputo resistere, era infantile? Sì ma divertente, Da idioti? Sicuramente, ma lui non si considerava di certo la persona più seria del mondo.
<< Cos’altro avresti voluto dirgli?>>
<< Questa notte la violerò ripetutamente! Finché non avrò levato ogni traccia di Dio! Muhahaha, sei arrivata troppo tardi lei è mia!>> imitò il vocione, rendendolo più inquietante di quanto volesse, la risata gli uscì sin troppo maligna.
<< No ma sul serio?>>
<< Potrei, se tu me lo lasciassi fare questa sera>> Duncan sorrise come se avesse detto la cosa più normale del mondo, mentre Eulalia lo guardò di traverso lanciandogli un’occhiata infuriata, ma Duncan notò anche che sembrava più fare la parte dell’arrabbiata, invece che esserlo davvero.
<< Idiota! No! Non ci pensare nemmeno! E smettila di ridere!>>
Duncan sbuffò appena e trattenne a forza le risate, tutta la gente li guardava perché lui portava in braccio Eulalia che scalciava per poter scendere, ma non gliene fregava niente degli sguardi degli altri, anzi, sorrise a ogni passante.

Appena arrivati a casa posò Eulalia sul divano, non riuscendo più a trattenersi e scoppiò a ridere e vide Eulalia abbozzare un sorriso.
<< Ti diverte eh? Quella donna sarà in preda al panico.>>
<< Esattamente, quanto sono malvagio>> disse Duncan tra una risata e l’altra, mentre con un gesto fin troppo teatrale finse di asciugarsi una lacrima.
<< Già, fin troppo>> Eulalia si alzò dal divano diretta verso la porta, ma Duncan la afferrò al volo per le spalle facendola girare per poterla guardare.
<< Dove vai?>>
<< Devo tornare da lei, povera, non voglio che si prenda un infarto per colpa nostra.>>
<< No no, ti ho rapito no? Decido io se vai o no>>Duncan la riportò seduta sul divano, non aveva alcuna intenzione di lasciarla uscire.
<< Dai su, caso mai vado e torno, devo, tanto ora non abbiamo niente da fare qui!>>
<< E va bene>> Duncan si sedette sul divano, accendendo la tv e incrociando le braccia, leggermente infastidito.
<< Mi da fastidio vederti infastidito.>>
<< Non dovevi andare dalla “tua” suora?>> Duncan la guardò e accavallò le gambe, si sentiva cosa? Offeso? No forse più irritato, anche se sembrava stupido, gli dava fastidio il fatto che lei volesse tornare da quella donna e non stare li con lui.
<< Visto che fai l'offeso me ne vado e gli dico che sei un pervertito che cerca di violare la mia virtù>> nella sua voce non c’era segno di serietà, sembrava che si stesse prendendo beffa di lui.
<< Tanto gliel’ho detto io.>>
<< E io gli dico che l’hai fatto! Così ti verrà a cercare la mia suora personale>> Eulalia ridacchiò alzandosi e andando verso la porta, Duncan sentì la porta dell’ingresso aprirsi e chiudersi, sbuffò andando in camera e levandosi le scarpe e la maglietta.
Si aspettava di vedere Eulalia di nuovo nel salone, ma a quanto pare era ritornata dalla sua suora, si mise seduto a terra e sbatté piano la testa sul tavolino frustrato, con la fronte premuta sul tavolino fece piccoli lamenti, era irritato del fatto che Eulalia mettesse per prima quella donna che lui, si forse era presto e insensato, ma a lui dava fastidio, avrebbe voluto essere l’unico nei suoi pensieri, forse fino a renderla dipendente da lui, almeno non avrebbe mai rischiato di vederla allontanarsie lui sarebbe riuscito a mantenere il suo impegno.
“Da quando sono così... dolce? insomma io Duncan de Medici! Devo riprendermi, sto cambiando troppo a causa di quella ragazza.”
Duncan tirò su la testa per alzarsi, e proprio in quel momento prima che lei poggiasse in modo delicato le braccia intorno al suo busto, la sentì dietro di sé, ormai cominciava a sentire la sua presenza ogni volta che gli era vicino.
<< Idiota, ero fuori la porta>> la sua voce aveva un tono dolce, con una leggera nota di divertimento, Duncan girò la testa e la guardò.
<< E cosa ci facevi fuori la porta?>>
<< Non lo so, non avevo voglia di andare ora, forse volevo che mi inseguissi>> Eulalia rise appena.
<< Dunque vuoi più me che quella vecchietta?>>
<< Ma davvero sei geloso di una vecchietta?>>
<< Tu rispondi.>>

Eulalia sembrò pensarci su, il sorriso era sparito e sembrava davvero concentrata su quella domanda, Duncan improvvisamente si sentì un verme, era stato capace di chiedergli se teneva più a lui o a quella che forse era stata l’unica donna che si era presa cura di lei, al posto della famiglia che avrebbe dovuto avere, avrebbe voluto sbattere la testa sul tavolino di nuovo.
“ Sono un completo idiota.”
<< B’è, sai è sempre stata lei a prendersi cura di me, la nonna che non ho, o meglio non quella vera, ma ora, per quanto sia strano che io lo dica, ti stai piano piano insinuando nel mio cuore, e non so se è quello che vuoi, ma sta succedendo, e la cosa un po’ mi spaventa.>>

Duncan la guardò serio questa volta, era quello che voleva? La prima risposta che gli veniva in mente era sì, lo voleva, farla stare bene, darle l’amore che non aveva avuto, ma d'altronde neanche lui ne aveva mai ricevuto, non almeno nel modo normale in cui un ragazzino dovrebbe, l’unica donna che fin’ora era stata capace di dargli amore per un periodo meraviglioso della sua vita era stata sua madre, ma anche per lei, Duncan nutriva alcuni piccoli rancori, le voleva un mondo di bene, ma purtroppo dentro di sé aveva anche della rabbia che ribolliva e avrebbe voluto dirgli il perché, spiegarle quali erano stati i suoi errori, nei suoi confronti e in quelli della sorella, ma ora non avrebbe mai potuto, almeno che non avvenisse un miracolo, ma Duncan aveva smesso di credere nei miracoli ormai da tempo.
<< Può andare>> Duncan non resistette, gli saltò letteralmente addosso buttandola a terra e salendogli sopra, Eulalia rimase talmente sorpresa da non riuscire a dire niente, e Duncan cominciò a darle tutti baci sul collo, voleva farlo da inizio giornata.
Duncan ghignò quando vide che Eulalia era del tutto accondiscendente a quella reazione istintiva, per un attimo pensò di poter avere ciò che bramava, di poterla finalmente sedurre a tal punto da farla cedere, provò a far scendere le mani sulla sua vita, mentre la baciava e lei rispondeva al bacio, Duncan lasciò scendere ancora di più le mani portandole lentamente verso le gambe, riuscì a sfiorarle ed accarezzarle con molta più dolcezza della sera in cui l’aveva avuta così vicina come in quel momento, ma subito dopo sentì le dita di Eulalia stringersi intorno ad alcune ciocche di capelli e tirare.
<< E dai>> questo uscì più come un lamento e Duncan si sentì un ragazzino idiota.
<< No, devi aspettare>>
<< Ma perché? Cazzo dai>> anche questo sembrava un lamento, altra figura terribile, cominciava a detestare ciò che era capace di fargli questa ragazza.

<< Perché non voglio darti tutto subito,hai troppa fretta, dovrai aspettare>> Eulalia sorrise, ma Duncan no.
<< Ma quanto ancora?>>

<< Non lo so, non ho messo una data o un termine di scadenza.>>
<< Non ho fretta, guarda che il sesso è un’attitudine, come l’arte, e io adoro l’arte, sopratutto di questo tipo.>>

Eulalia alzò gli occhi al cielo spazientita, mentre Duncan standole sopra e sentendola così vicina, cercava di mantenere il controllo, gli venivano dal cervello e da altre parti del corpo, varie pulsioni e sperava che Eulalia non si fosse accorta che li sotto, il suo “collaboratore” con maggiori pulsioni perverse si stava svegliando, mentre lui tentava invano di tenersi a bada, sentendo il cuore e il sangue andare in fiamme.
<< Ma davvero? Non lo avrei mai detto, ma se la ami tanto sei anche disposto ad aspettarla giusto?>>

Duncan sbuffò di nuovo irritato di essere riuscito a farsi tenere di nuovo a bada, con tutte le sue forze si allontanò da lei tirandosi su, allontanandosi di un po’ e resistendo all’impulso di ributtarla di nuovo giù e baciarla senza poterle dare possibilità di contraddire, ma aveva la vaga idea che sarebbe stato inutile.
<< E va bene.>>
Eulalia si alzò, restando seduta a terra e mettendosi a gambe incrociate, Duncan gattonò di nuovo verso di lei, in modo più tosto provocante, ne era attratto come se fosse una calamita attratta da un'altra e non potesse resistere alla attrazione che li legava che lui sapeva esserci, forse anche troppa.
Le arrivò a un palmo dal viso, le sfiorò il naso col suo, chiudendo gli occhi e poggiando la sua fronte sulla sua, inspirò affondo, per poi poggiarsi con la testa sulla sua spalla, col naso a sfiorarle il collo, inspirò di nuovo a fondo, questa volta sentì il suo profumo, no non era un profumo, sembrava fosse il suo odore naturale, era dolce e gli piaceva.

Era incredibile il senso di pace che sentiva in quel momento, Eulalia con molto dolcezza, forse troppa, gli accarezzò la schiena sfiorandolo appena con le dita e Duncan si rilassò sotto il tocco leggero di lei.
<< Io non sono bravo in questo, io so fare solo quello>> Disse in un filo di voce, cercando di spiegarle che quella dolcezza che lei metteva in quei lenti movimenti, erano una cosa che sarebbe toccata fare a lei molto più spesso.
<< Allora è ora che impari a farle.>>

Duncan sfregò il naso nell’incavo del suo collo, aveva lasciato cadere le sue barriere, con lei poteva farlo, almeno questa volta poteva farlo.
<< Oppure potresti farle tu.>>

La sentì ridere.
<< E se poi le voglio anche io?>>
<< Tu intanto continua, poi vedrò.>>

Duncan continuò a rilassarsi sotto il tocco leggero delle sue carezze, con lei riusciva a non essere uno stronzo, la cosa lo sorprendeva ancora, ma era un passo avanti.

Restarono avvolti nel silenzio, lui sentiva il respiro di lei muovergli leggermente alcune ciocche di capelli. Restarono così vari minuti, poi lei ruppe il silenzio.
<< Ci pensi, quando ci siamo conosciuti, non è che ti odiassi ma mi eri abbastanza antipatico, e invece guarda ora.>>

Duncan sorrise appena divertito, mentre Eulalia ridacchiava sicuramente ripensando al loro primo incontro.
“ Non lo avrei mai immaginato neanche io.”
Questo gli passò per la mente, e avrebbe dovuto dirlo, invece rispose in altro modo.
<< Ovvio eri invidiosa.>>
<< E di cosa dovevo essere invidiosa?>>
<< B’è, perché io sono perfetto e tu no>> Duncan alzò la testa con un sorrisetto provocante stampato in faccia e le punzecchiò il naso con un dito.
<< I sono la perfezione fatta persona>> la sorpresa dipinta nei suo occhi azzurri lo fece sorridere appena.
<< Non sei affatto dolce! Rovini i momenti romantici!>> Eulalia smise di fargli carezze e incrociò le braccia al petto, sembrava offesa, Duncan la guardò serio, poi si tirò indietro e la prese per i fianchi, portandosela seduta sopra, allargò appena le gambe per farcela sistemare bene in mezzo e farla poggiare al pavimento, le fece poggiare la testa sulla spalla e le poggiò il mento sulla sua testa, stringendole i fianchi in un abbraccio che non l’avrebbe fatta scappare, se mai avesse voluto.
Ma Eulalia non sembrava volerlo fare, si rannicchiò contro di lui.
<< Sei ancora arrabbiata?>> vide la sua testolina rossa muoversi per dire sì, Duncan la strinse di più.
<< Adesso vorrei giocare di nuovo a strip Poker, sarebbe una bella idea no?>> rise appena, mentre Eulalia faceva cenno di no con la testa.
<< Okay, scherzo, no b’è forse non proprio, però, no okay scherzavo.>>
La sentì mentre il respiro le diventava regolare, il petto si abbassava e alzava contro di lui.
<< Ohè non dormire, non sono neanche le sei, non hai fame?>>
<< Cucini tu? E io dormo.>>
<< No, dopo ordino una pizza>>

Eulalia annuì, Duncan si alzò prendendola in braccio, le mani la tenevano da sotto le cosce, mentre gli stava praticamente a cavalcioni davanti, Duncan ghignò appena, era stata anche una specie di scusa il prenderla in braccio così.
La poggiò sul divano e mentre lei si sistemava e sdraiava, mentre andava nella cucina per prendersi qualcosa da bene, ripensò a come si sentiva diverso con lei, a come la rabbia che gli ribolliva dentro almeno una volta al giorno, si spegnesse o almeno diminuisse con la sua presenza. Ma quel senso di pace, era anche piacevole.

   
 
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