Lacrime e
sangue
In tre giorni Jane aveva provato
a farmi fuori almeno cinque volte. Non mi andava bene il fatto. La avrebbe
pagata non appena mi sarei ripresa. Non sapevo bene come fargliela pagare ma
tre giorni furono sufficienti per pensare alle varie prospettive. Potevo
chiedere ad Aro di andare in perlustrazione per Volterra con Jane al seguito e
ucciderla di seguito quando eravamo lontani da lui. La prospettiva migliore mi
era, però, sempre sembrata quella di sfidarla pubblicamente nel castello
Volturi. Qualunque fosse stata la mia decisione finale, per me Jane doveva
morire.
Al mio risveglio mi ritrovai
Aro a fissarmi curioso. Aveva un’aria felice e allegra. I suoi pensieri erano
facili da intuire: era orgoglioso di me e non vedeva l’ora che io partissi per
la missione.
<< Aro...te lo dico perché
sei il mio capo…fai paura! >> gli dissi scattando all’inpiedi, forse con
un po’ troppa forza, perché finii addosso ad Aro. << Scusa... >>
dissi sorridendo << Devo riabituarmi alla forza da vampira. >>
Aro non disse niente. Era
felice, tanto da portarmi con se mano nella mano fino alla sala centrale senza
nemmeno darmi il tempo di riprendermi. Aveva quell’aria soddisfatta di quando
riusciva ad ottenere qualcosa. Cosa aveva ottenuto di tanto importante da non
farlo nemmeno parlare?
<< Che è
successo? >> gli chiesi imbronciata
<< C’è una persona che
ti vuole vedere! >>
Disse quelle parole con un’aria così allegra che non mi sembrava nemmeno più
lui.
Nella sala centrale erano tutti riuniti intorno a una o più persone. C’erano
tutti. Guarda e anziani. C’era anche Heidi...non l’avevo mai vista stare nella
stessa stanza con noi. Poi dalla folla comparve una persona che corse ad
abbracciarmi gridando il mio nome.
<< Elaisaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa >>
disse una voce familiare
Mi guardai attorno cercando
di capire di chi fosse, poi mi ritrovai una giovane vampira folletta addosso.
<< Aliceeeeeeeeee >> gridai a mia volta abbracciandola non molto
forte. << Cosa ci fai qui? Come stai? E Jasper? Emmett? Esme? Bella?
Edward?...insomma come stanno tutti? >>
<< Tutti bene, anzi
benissimo. E tu? Come stai? >> mi chiese piena di entusiasmo, ma quando mi
voltai a guardare Jane tornai seria.
Non potevo mostrare alla mia peggiore nemica il mio punto più debole.
Divenni seria ma continuai a sorridere verso colei che era la mia migliore
amica quando vivevo con i Cullen
<< Io… >> mi bloccai ripensando che non stavo per niente bene. Come
le avrei potuto dire che la lontananza da William mi aveva trasformata in un
essere senza scrupoli?
Aro mi vide in difficoltà e intervenne in mio aiuto
<< Sta benissimo! È
diventata la mia migliore assassina. >>
Aro sembrava orgoglioso della
cosa, ma Alice era totalmente sconvolta. Scuoteva la testa avanti e indietro.
Io abbassai in volto delusa. Non volevo che mi vedessero, non così. Non mi
sentivo più me stessa da quando io e William ci eravamo separati e, per colmare
il vuoto lasciato da lui, avevo accettato di diventare l’assassina di Aro.
Alzai la testa ed ebbi una “visione” in cui Alice soffriva tantissimo a causa
di una delle torture mentale di Jane. Anche Alice aveva avuto la stessa visione
e stava guardando male Jane. Non le avrei permesso di farle del male e prima
ancora che ci provasse mi avventai su di lei attirando l’attenzione di tutti i
presenti.
La testa di Jane batté violentemente contro la parete marmorea provocando un
suono sordo e stridulo. Mi ero appena trasformata, questo significava più forza
di quanto non ne avessi di solito. Jane tremava e tossiva cercando di
divincolarsi dalla mia salda presa. Le diedi una ginocchiata nello stomaco. Lei
gridò di dolore e in seguito la scaraventai per terra lontana da me e da Alice.
<< Vipera...prova a
toccare Alice e sei morta! >>le ruggii contro
Aro intervenne in difesa di
Jane ma, non appena mi toccò la spalla, lo fulminai con uno sguardo tanto da farlo rimanere paralizzato sul posto
senza muoversi.
<< Quindi è vero che sei
diventata la più pericolosa dei Volturi. >> disse un’altra voce familiare.
Era passato troppo tempo
dall’ultima volta che sentii la voce di quella persona e mi suonò armoniosa
esattamente come la prima volta.
<< Dipende Edward….mi
conosci. Non sono cattiva di natura, ma obbedisco ad Aro. E se obbedire significa uccidere, allora non ci posso fare
niente, le mie prede muoiono tutte! >> risposi fredda e distaccata
<< William soffrirebbe
nel vederti così >>
William…quel nome portò una
ventata di tristezza nel mio cuore, tristezza che sfociò in rabbia contro la
parete di casa. Una grande crepa di aprì nella parete e ne punto dove la mia
mano era entrata in contatto con il muro, si formò una vera e propria fossa.
Alice era rimasta turbata dallo
spettacolo, glielo si leggeva in faccia. Mi avvicina a lei mantenendo una
distanza di due metri. << Mi dispiace….so che vi aspettavate di trovarmi
diversa…ma ormai sono cambiata. Mi dispiace avervi delusi! >>
Abbozzai un sorriso venuto
male, poi presi la mia mantella nera, che era poggiata sul trono di Aro e mi
avviai verso la porta con passo sicuro. Alice mi seguì bloccandomi per il
braccio.
<< Non te ne
andare…. >> sembrava quasi implorarmi, ma avevo una missione da svolgere e
non c’era tempo da perdere.
<< Scusami Alice…devo
andare! Alec, Felix muovetevi non vi aspetto tutto il giorno. >>
Mi seguirono senza proferire
parola. Insieme e contemporaneamente ci alzammo i cappucci neri appena fuori
dalla porta, come se la cosa fosse automatica e normale. Non so cosa successe
li dentro ma ebbi una visione in cui Alice rinfacciava ad Aro che mi aveva
trasformata in un mostro, la cosa non era ne bella ne piacevole da vedere, ma
era giusto. Se mi avrebbero creduta un mostro non mi sarebbero venuti a cercare
ancora.
Per ingannare il tempo Alec
aveva deciso di distrarsi raccontando ad Edward ogni singolo particolare della
mia vita in quelle tre settimane che avevo passato con loro.
<< All’inizio non mi
sembrava nemmeno viva… >> disse verso Edward iniziando così il suo
“resoconto” << …passava tutto il tempo da sola in un angolo, spesso
soggetta ai tremendi scherzi di mia sorella. Poi un giorno, per la sete credo, quando
Heidi portò nella sala centrale le vittime dei tre anziani, si avvento su un
uomo e, se solo qualcuno provava ad avvicinarsi, ringhiava. Aro provò a
staccarle il corpo dell’uomo dalle mani e Elaisa riuscì a morderlo alla spalla
- era la prima volta che vedevo Aro in difficoltà.
Da quel giorno cambiò radicalmente. Divenne autoritaria e sicura di se. Jane
continuava a stuzzicarla ma lei non rispondeva e quando usava il potere su di
lei, spesso e volentieri, si vendicava staccandole le braccia dal corpo. Ha
imparato a eludere ogni potere, tutti tranne il mio. Aro non riesce più a
leggerle nel pensiero e il potere di Jane non ha più effetto. Ha incominciato a
partecipare alle missioni punitive, prima come semplice alleata di Jane, e,
adesso, come capo. In una missione è quasi riuscita ad uccidere mia sorella per
questo Aro non le manda mai in spedizione insieme senza la presenza di Renata a
difesa di Jane. >> disse le ultime frasi con un grande sorriso stampato sul
volto. Ormai Alec era diventato il mio Fan numero uno da quando mi ero
trasferita permanentemente da loro.
Edward, quando Alec ebbe finito di raccontargli la storia, si avvicinò a me
alzandosi all’inpiedi. Non gli interessava le parole delle hostess perché
comunque, anche se fosse successo qualcosa, lui si sarebbe salvato, come tutti
quanti noi. Il brutto di quella linea di aerei era che la prima classe aveva
due posti vicini. Accanto a me era seduto Felix, ma quando Edward gli chiese se
avesse potuto prendere il suo posto solo per parlarmi un po’ da amico, si alzò
sorridendo soddisfatto. Aveva capito che non volevo e si era alzato comunque,
che bastardo!
Spostai la mia attenzione verso l’oblò per vedere il cielo e le nuvole che
stavamo attraversando. Edward fece finta di niente poi si voltò verso di me.
<< Ti prego
Elaisa…. >> mi disse quasi supplichevole << ascoltami solamente.
Tanto non ci rivedremo più e questo lo sappiamo entrambi! >>
Parlare con lui era inutile,
solo uno spreco di forze. Però pensare non mi costava niente no?
Parla ti ascolto! Continuavo a guardare fuori dall’oblò senza proferire parola e
lasciavo filtrare solo i pensieri che volevo che lui ascoltasse, tenendo
angoscia rimorso e tristezza per me.
<< Dopo che te ne sei
andata tu William ha incominciato la tua ricerca. Passa molto spesso per casa
nostra e abbiamo conosciuto il suo branco. Elaisa sono disperati, anche coloro
che non ti conoscono, vogliono assolutamente che tu sia libera >>
Edward io sono libera pensai voltandomi verso di lui con espressione
confusa.
<< No non sei
libera! >> esclamò lui arrabbiato
<< È vero
Elaisa… >> intervenne Alec << Tu non sei libera! Non ti ricordi
quando durante la prima settimana hai chiesto ad aro di lasciarti andare e lui
ha risposto che non poteva? Lui ti nega la liberà. Tu non sei libera.>>
<< Tappati la bocca
moccioso! >> Esclamai arrabbiata verso Alec
Si zittì tornando al suo
posto a braccia incrociate e blaterando qualcosa di simile ad un “e dire che
sono più vecchio di te!” Ad Alice scappò una piccola risatina che infettò anche
me. Entrambe scoppiammo a ridere e Alice si avvicinò a noi a passo di danza. Mi
chiedevo come mai quel follettino ballasse sempre.
<< Visto?! Questa è la
vera Elaisa…non quel mostro che fingi di essere! >> disse sedendosi
accanto a me, ovvero, sopra di
Edward << Stai fermo eh! >> aggiunse
verso il fratello.
Edward intanto, poverino, non
poteva fare niente se sbuffare e incrociare le braccia.
Sorridemmo tutti e il mio
sguardo si addolcì. Permisi ad Edward di leggere ogni mio pensiero, emozioni
comprese, che lo colpirono come uno schiaffo in pieno volto. La sua espressione
cambiò e iniziò finalmente a capire la mia situazione.
Rimanemmo tutti in silenzio e Edward riuscì a balbettare un “mi dispiace”
venuto un po’ male. Entrambi tornarono ai loro posti e Felix tornò a sedersi
accanto a me.
Non passò molto tempo prima che io riuscissi a reprimere quei tremendi
sentimenti di tristezza tornando così ad essere
Quando l’aereo atterrò,
qualche ora dopo, a Seattle era notte e la cosa fu un vantaggio per tutti.
Ormai ci dovevamo separare. Alice ed Edward si diressero verso casa, mentre io
Felix ed Alec, ci dirigemmo alla ricerca delle nostre vittime.
La descrizione che ci aveva
fornita Aro era tremendamente e assurdamente...inutile. Almeno più della metà
di Seattle era piena di persone identiche a quella della descrizione. La nostra
speranza era riservata tutta alla paura che un comune essere umano serba nel
cuore. Girare con delle mantelle in città in pieno giorno è in pratica un modo
come un altro per farsi prendere in giro ma se sai dell’esistenza dei vampiri,
puoi ben immagina che quelle mantelle solo uno strumento di copertura.
Il nostro piano era quello di
aggirarci per la città senza destare sospetti, o questo almeno lo dovevamo fare
io e Alec. Felix aveva il compito di seguirci da lontano e seguire le tracce
olfattive di coloro che ci stavano intorno alla ricerca di una simile a quella
fattaci annusare da Aro. Anche io avevo annusato quella traccia e non mi era
per niente familiare e, in una cittadina come quella, trovarla non sarebbe
stato poi tanto facile.
Passammo due giorni a cercare
inutilmente. Alec e Felix avevano perlustrato quasi tutte le case mentre io
passavo le giornate tra le gente a seguire odori inesistenti e spesso vicoli
cechi. Ci rincontrammo come nostro solito a ora di pranzo nei pressi del centro
abitato. Alec si era perso e io Felix partimmo in sua ricerca. Non fu difficile
trovarlo, ma lui aveva trovato qualcos’altro.
<< Sentite questo
odore? >> ci disse annusando l’aria.
Noi facemmo lo stesso ma non sentivamo niente di particolare.
<< Dai questo è l’odore di una preda prelibata! >> eccolo…lo sapevo.
Aveva trovato un’altra vittima. Precisamente la sesta quella settimana. Per
fortuna di solito preferiva non dare nell’occhio e si cibava di anziani e,
quando aveva deciso che non ce la faceva più, si nutriva di animali o a volte
di giovani ragazzi che gli permettevo di uccidere.
<< Smettila Alec!
Abbiamo una missione! >> lo rimproverò felix
<< No no…aspetta….Alec
ha ragione. Questo odore…. >> annusai l’aria e chiusi gli occhi
paragonando l’odore a quello della traccia olfattiva che aro mi aveva mostrato.
<< Sono loro! >>
Un sorriso si stampò grande
sulla faccia di tutti.
Alec e io seguimmo l’odore
arrivando ad una piccola casa non lontana dalla nostra posizione. La casa,
secondo le parole di Felix, non aveva niente a che fare con le nostre vittime ma
l’odore di umani proveniente dall’interno mi convinceva del contrario.
<< Felix….sei uno
scemo. >> proferii fredda e distaccata verso il gigante
<< Si si si….come vuoi
agire? >>
<< Vado io! >> si
offrì Alec ma lo bloccai con un braccio facendolo accucciare a terra con un
successivo colpo alla stomaco.
<< Felix porta Alec a
caccia. A loro ci penso io e vi chiamo quando dovrete intervenire. >> mi
voltai verso il ragazzino accucciato a terra e mi abbassai alla sua altezza
<< Non ammazzare innocenti giovanotti. >> gli diedi un bacio sulla
guancia e mi avvicinai alla porta di casa mentre i due correvano via assetati
di sangue umano.
Bussai e mi venne ad aprire
una bambina di circa sei anni che, non appena mi vide, incominciò a gridare
correndo verso la madre e il padre in cerca di protezione e lasciando a porta
aperta. Io indossavo ancora la mia mantella nera e il cappuccio alto, mentre
loro erano vestiti ancora in pigiama. Era ora di pranzo di una domenica
qualunque, era probabile aspettarsi una cosa del genere.
<< V…voi
chi…siete? >> balbettò a sento l’uomo impugnando una pistola e puntandola
verso di me.
<< Sapete fin troppo
bene che quella arma non avrebbe effetto su di me…. >>dissi abbassandomi
il cappuccio e mostrando il mio volto, ma soprattutto, i miei occhi scarlatti
alla famiglia al completo.
Non dissi subito alla
famiglia il vero motivo della mia visita, ma lo lasciai intuire ai genitori. La
bambina faceva di tutto per giocare con me e mi tenne impegnata tutto il
pomeriggio. A fine giornata mi ritrovai da sola con la bambina in camera sua.
Le stavo pettinando la lunga chioma castana. Aveva un viso così dolce…mi
sembrava quasi una crudeltà strapparla via dalla vita quella stessa sera. La
cosa mi faceva soffrire e non poco.
<< Elaisa… >> mi
chiamò per nome, come aveva fatto tutto il pomeriggio, poi si voltò verso di me
e sorrise. << Rimarrai ancora con noi? >>
La sua voce era così dolce.
Come potevo solo pensare di farle del male? Non ci sarei mai riuscita.
<< No piccola…Stasera torno a casa. >> risposi sorridendo.
LA madre entrò nella stanza ci guardò triste. Lui aveva capito tutto.
<< Mary a letto
forza. >>
<< Si mamma. >>
diede un bacio alla mamma, poi si voltò verso di me e mi diede un bacio sulla
guancia << Notte pelle di ghiaccio >> mi disse riferendosi al
nomignolo che mi aveva dato mentre giocavamo agli indiani
<< Notte sole
nascente. >> risposi io tranquilla poi uscii dalla stanza e mi recai in
salotto per parlare con i genitori. Entrambi erano abbracciati e seduti sul
divano.<< Penso che abbiate capito il motivo della mia visita
ormai? >>
<< Si lo immaginavamo… >>
disse l’uomo guardando la moglie che fissa la porta della camere della figlia
<< Soffrirà? >> mi
chiese preoccupata.
<< No…il mio amico
addormenta le persone…non sentirete niente. >>
<< Grazie… >>
<< Alec… >> Non
finii nemmeno di chiamarlo che i due umani erano già addormentati.
Sospirai e mi voltai verso di loro poi aprii la porta ai miei due compagni.
<< Se vuoi alla bambina
ci penso io… >> disse Felix intristito.
<< No…è compito
mio >> risposi con un filo di voce dirigendomi nella cameretta della
bambina.
Stava dormendo beata nel suo lettino…sembrava un angelo. Ma gli ordini erano
chiari: Dovevano morire! Presi la bambina tra le mie braccia tremanti e la
morsi al collo.
Tra le de quella che stava soffrendo di più era sicuramente io. Piangevo mentre
bevevo il sangue di quella povera innocente, il fatto era che non aveva altra
scelta. Alla fine singhiozzando la posai nel suo stesso lettino, mettendola
sotto le coperte.
<< mi dispiace…. >>
singhiozzai a stento. Poi uscii dalla stanza.
Il lavoro era finito. Anche i genitori erano morti. Potevamo tornare a casa.
<< Elaisa… >>
<< Non ne voglio parlare
Alec…torniamo a casa fine della storia. >>
Ero sicura che una volta
tornata a casa tutto sarebbe finito ma non immaginavo che al castello dei
Volturi mi aspetta una sorpresa ben peggiore di quella.