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Autore: Artemisia246    17/09/2015    2 recensioni
"-Scusate, scusate ma che ne dite di fermarvi un attimo? Dopo tutto non hanno fatto niente di male- a parlare fu una voce sconosciuta vicino alla porta. Tutti si voltarono verso di lei e per un momento le ostilità cessarono.
***
-Allora ditemi, cosa ci fa il Chirurgo della Morte su quest'isola?- domandò
***
-Quindi siamo da soli sta sera, mia signora?-
***
-... e in tutte queste leggende si afferma che tu non abbia un cuore- disse, inclinando poi la testa per permettere a Trafalgar di baciarle meglio il collo.
-E tu cosa pensi?- mugugnò lui, tra un bacio e l'altro.
***
-Perchè sono sopravvissuta?- sussurrò, imbrattando di lacrime la felpa di Law.
***
-Voglio un tatuaggio-
-Dove?-
-Su tutta la schiena-
***
-Tu la ami, Law. La ami e lo sai-
-No, Bepo-
-Cosa ottieni nel mentire a te stesso?-
***
-Io mi occupo di Kidd, che è il più grave, tu pensa a Law!- gridò, accovacciandosi vicino al rosso.
***
-Cora-san ti voleva bene- sussurrò dolcemente.
***
-MORENDO NON RISOLVERAI NIENTE, IDIOTA!-"
***
Piccolo appunto: ci saranno delle parti che differiscono dal manga, ma spiegherò man mano quali sono e vedrò di non modificare troppo la storia originale.
Buona lettura.
Genere: Angst, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pirati Heart, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Saaaalve pirati/umani/Marine/mostri/ecc...,sono tornata con il quatro capitolo di "Dame en Noir"
(ormai non sto neanche più a scusarmi per il ritardo).
Come al solito, non ho molto da dire tranne che il capitolo è più corto degli altri (esigenze di trama),
 si verranno a sapere più cose di Mirajane e ci sarà il tanto atteso incontro Mirajane-Trafalgar Law.
Consiglio la lettura anche di "You can't give up on family", che sarebbe l'altra mia ff su One Piece.
E con questo ho finito.
Buon giorno, buona sera e buona notte.

By Artemisia246





 
Chirurgo della Morte

 
-Allora, come sta?-
-Ha una taglia sulla testa?! Ma lei non ci ha detto di essere una pirata!-
-La gamba?-
Furono queste le domande che Trafalgar Law si sentì pronunciare, non appena uscì dal bagno annesso alla sala operatoria.
Osservò Bepo, Shachi e Penguin che guardavano verso la vetrata che dava sulla sala ricovero, mentre si puliva le mani con un strofinaccio, con un sopracciglio alzato. D’altronde tutti e tre quasi saltavano sul posto.
Si avvicinò a loro e diede una occhiata di sbieco alla ragazza addormentata su un lettino, con un supporto per tenere la gamba alzata e le mani lungo i fianchi.
Poi si rivolse ai suoi sottoposti scrollando le spalle.
-La gamba era molto grave: una ferita di arma da taglio lungo quasi tutto il polpaccio sinistro risalente ad alcune settimane fa, era infettata da almeno cinque o sei giorni e lei deve essere riuscita a curarla con delle medicine del posto, anche se da come ho potuto notare io stesso, nessun tipo di quelle che vendevano era adatto al suo problema. Tuttavia, al momento sta bene- si strofinò ancora una volta le mani –Sono riuscito a curarla e dovrebbe riprendere a camminare tra un paio di giorni-
Seguirono attimi di silenzio durante i quali Law osservò attentamente i suoi sottoposti contrarre i pugni pur di non urlare.
-Non ci aveva detto di essere una pirata- esclamò Bepo, con un aria pacata.
-Già- dissero Shachi e Penguin, mentre Law abbozzò un sorrisetto.
-E come si è presentata, di grazia?- chiese, fissando negli occhi i suoi uomini.
Vide che gli altri esitarono un po’, prima di rispondere.
-Viandante- al sorriso ironico di Law, Penguin si obbligò a continuare il racconto –Ha detto di essere una “viandante”-
Shachi arrivò in soccorso all’amico, -Quando le abbiamo chiesto se fosse una pirata o una del posto, lei ha risposto che non era nessuno dei due e nemmeno una Marine. Ha detto solo di essere una “viandante”-
Trafalgar inclinò la testa all’indietro e alzò gli occhi al soffitto, mentre soppesava le parole.
-Beh… non è una definizione errata-
-Ma ha una taglia sulla testa! Ha mentito!- si infervorò Penguin, mentre Shachi annuiva energicamente.
-Non tutti i ricercati sono pirati, sai?- disse Law, con un sorrisetto, in quel momento gli altri spalancarono stupidamente la bocca, perché si resero conto del enorme dettaglio che non avevano calcolato.
-Cosa intendi dire?- domandò il rosso.
-Che lei non ha mentito, non è né una pirata né una civile né una Marines- spiegò semplicemente il Chirurgo.
-E allora cos’è?-
Trafalgar scrollò le spalle con noncuranza.
-Spia, assassina, contrabbandiera, ladra, criminale… non ha una definizione precisa, per cui ipotizzo che “viandante” sia ciò che le riunisce tutte-
O che non ne comprende nessuna… In altre parole è la definizione perfetta, concluse mentalmente, mostrando un sorrisetto ai pirati, che attesero qualche secondo per esprimere le loro domande.
-La Marina cosa dice a riguardo?- domandarono gli altri, tentando di capirci qualcosa.
-Le informazioni che dà al pubblico sono estremamente scarse e frammentarie. Appare poche volte sui giornali e ogni volta con una definizione diversa -e poi fissò la ragazza, con il ghigno malizioso ancora pronunciato –Sembra quasi che vogliano far dimenticare la sua esistenza ai cittadini cambiandole sempre immagine-
Per un attimo, Bepo rivide Mira mentre utilizzava lo stesso identico tono con loro.
-Prima, Budo ha detto che “Sengoku sarebbe felice di avere la sua testa”- ricordò l’orso, mentre tre paia di occhi si posavano su di lui, facendogli abbassare il capo e dire sommessamente –Mi dispiace-
-Beh, mi pare ovvio, no? Se anche lei è una ricercata, Sengoku non potrebbe che essere felice di avere la sua testa- disse Shachi.
-In più, la sua taglia è alta, per essere una semplice criminale-
Law, tuttavia, scosse la testa, spiegando la teoria a cui stava lavorando da quando lei era salita a bordo.
-Ci deve essere una ragione particolare se Budo ha detto così. D’altronde, se fosse una “semplice criminale”, perché mai il Grand’Ammiraglio Sengoku dovrebbe volere così ardentemente la sua vita, tanto che addirittura un sempliciotto come Budo ne sarebbe a conoscenza? In fondo ci sono personaggi con taglie ben più alte a cui puntare, e molto più “pericolosi”, tenendo conto delle informazioni presenti- ghignò ampiamente, indicandoli con un dito -Oh no, signori miei, ci deve essere un’altra ragione del perché abbia detto così- abbandonò lo straccio in mano a Bepo e tornò a catalizzare la sua attenzione sulla ragazza addormentata –Ci deve essere sotto una motivazione talmente segreta, che la Marina non può permettersi di far rivelare al pubblico. E io sono curioso di scoprire quale sia-
In che razza di guaio ci siamo cacciati?, si domandarono mentalmente i tre pirati, osservando il loro capitano che fissava il lettino con occhi carichi di malizia e sadica curiosità.
***
Il fatto di stare bene su quel morbido letto non le impedì di provare un leggero moto di rabbia verso quei tre idioti che non avevano seguito il suo consiglio.
Ma cosa avevano in testa, quei tre?Dovevano lasciarmi lì e andarsene, maledizione!, pensò facendosi uscire un piccolo sbuffo, ancor prima di aprire gli occhi per notare dove fosse.
Aveva preso in seria considerazione l’idea di rimanere a dormire ancora per un po’, ma sentiva la gamba sinistra alzata, faticava a muoverla e in più si ricordava perfettamente tutto ciò che le era successo prima di svenire, quindi era necessario aprire gli occhi.
Si issò a sedere sul letto, facendo forza con le braccia, mentre il lenzuolo le calava sul seno, mostrandole la leggera veste color panna che indossava, e la gamba fasciata sospesa davanti a lei e collegata al muro con un’asta. La prima cosa che fece fu guardarsi attorno, notando che la stanza che la ospitava era quadrata, con le pareti metalliche di un color giallo.
Un punto d’osservazione, che partiva da un metro da terra fino ad arrivare a cinquanta centimetri dal soffitto, di vetro, era nella parete alla sua destra, vicino a una porta di legno scuro.
Il suo letto era accanto alla parete a sinistra della stanza, ai suoi lati ce ne erano due mentre davanti a lei un altro paio, con accanto un piccolo cunicolo dove ci dovevano essere i servizi igienici.
La parete di sinistra ospitava qualche cavo per la presa di corrente e una grande finestra che dava sul mare, di un colore cristallino a causa del sole che vi filtrava. Rimase a fissare quello spettacolo per una infinità di secondi, prima che una lampadina le si accendesse in testa.
Questo vuol dire solo una cosa…
-Ben svegliata, Mira-ya- una voce calda, profonda e dannatamente attraente, che proveniva  da davanti a lei, la fece riscuotere dal suo momento di osservazione.
… sono nel sottomarino del Chirurgo della Morte. Merda…
Quasi per ironia, una scrivania era posta tra le due corsie di letti, e lei non se ne era minimamente accorta.
Un giovane uomo sedeva sull’unica sedia presente, steso quasi completamente sulla sedia e con un ghigno sardonico in volto.
Le gambe lunghe erano fasciate da dei pantaloni azzurri con una fantasia maculata, distese completamente davanti al suo letto, il tallone destro appoggiato sul ginocchio sinistro, coperto da uno strano paio di stivali marroncini con un leggero tacco. Il petto non troppo ampio era coperto da una felpa gialla con stampato un Jolly-Joker nero sopra, il ghigno si stendeva su una faccia dai lineamenti squadrati, la pelle color ambra e un pizzetto nero sul mento. Sulla testa vi era un cappello bianco maculato, alle orecchie due anelli per lobo e delle basette che gli arrivavano alle guancie. Gli occhi erano di un grigio metallico e freddo, con una sfumatura ironica, contornati da leggere occhiaie. Dopo il saluto del pirata, Mirajane attese in silenzio una qualsiasi azione da parte sua, tuttavia, visto che i secondi senza parole si facevano sempre più lunghi, capì che era il suo momento di parlare.
-Deduco di trovarmi sul suo sottomarino, Chirurgo della Morte- disse, lentamente, inclinando la testa da un lato, e guardando negli occhi Law. Se era in quella situazione, tanto valeva arrivare al punto in fretta.
-Fufufufu, deduzione esatta, onorato che lei sappia il mio nome, Dama Nera- rise lui, posando le mani sulle ginocchia, mentre un senso di curiosità si impossessò di lui non appena Mirajane lo fissò negli occhi.
-È difficile dimenticare una taglia da centonovanta milioni- e qui scrollò le spalle, mentre si lanciavano una silenziosa sfida con gli occhi -piuttosto, sono stupita di come lei conosca il mio- replicò lei, tranquilla, senza una emozione in viso.
-È difficile dimenticare una taglia da novanta milioni- disse lui, utilizzando le stesse parole di lei, con un principio di risata in volto.
-Allora, Dama Nera, si ricorda di come è arrivata fin qui?- chiese, interrompendo il silenzio ormai superfluo che si era venuto a creare dopo le presentazioni.
-Ho una chiara immagine dei suoi sottoposti che mi ci portavano a forza dopo lo scontro con Budo, Chirurgo della Morte- rispose lei tranquilla, sbattendo le palpebre e scrollando le spalle –anche se non mi è chiaro il perché- aggiunse, tranquillamente e con una punta di interesse.
-Volevano sdebitarsi per come li ha trattati su Han’ei- disse Law, socchiudendo gli occhi
-Ma non ho fatto niente- ribatté la ragazza.
-Secondo loro no, però- Law incrociò le dita sotto il mento.
-Mi sono limitata a dar loro delle informazioni
-E a salvarli dalla Marina-
Mira serrò le labbra.
-Erano due marinai semplici, niente di che. Sarebbero riusciti a batterli-
-Eppure si è messa davanti a Budo per proteggerli, dopo-
-Non volevo che venissero catturati-
-Ora sono io che le chiedo il perché- disse Law, inarcando un sopracciglio.
-Non volevo dar loro la soddisfazione di avere tra le mani dei membri della ciurma del Chirurgo della Morte, e di conseguenza di avere tra le mani una possibilità per ricattarla- rispose, lasciando Law perplesso.
-È strano sentir dir questo da una criminale, sa?-
-Mi scocciava l’idea che avessero tra le mani una taglia alta. Avrebbe aumentato ancor di più quel gigantesco ego che si ritrovano- Law rise sommessamente a quella risposta –Ma ora vorrei sapere perché mi ha curato-
-Le ho già detto il perché: i miei sottoposti l’hanno portata qui- disse, socchiudendo gli occhi e agitando una mano.
-Voglio sapere perché lei mi ha curato, Chirurgo della Morte. Se non sbaglio, è il capitano, decide lei cosa fare e cosa no quindi si sarebbe potuto benissimo rifiutare-
Questa volta fece ancor più fatica a trattenere una risata.
Oh sì, quella ragazza lo stava facendo divertire in una maniera assurda.
-Ero curioso di sapere cosa ci facesse una persona così pericolosa su quest’isola abbandonata da Dio-
-Dovevo fare delle ricerche sulla base militare-
-E per farlo ha chiesto anche la data del compleanno di Budo?-
-Ogni singola informazione è fondamentale, non trova, Chirurgo della Morte?-
-Concordo pienamente, Dama Nera-
Nonostante le parole dette da entrambi fossero state lente e senza fretta, il botta e risposta fu, al contrario, veloce e preciso.
Cosa che provocò un sorrisetto a Mira, mentre il silenzio si dilatava tra loro come una bolla, inghiottendoli, senza che nessuno dei due facesse niente per fermarlo.
D’altronde, sfidare l’altro in quel momento era molto più interessante.
Il contatto visivo, che nessuno dei due aveva ancora interrotto, era risultato estremamente interessante per il Chirurgo della Morte.
Capitava di rado, se non in casi eccezionali, che qualcuno riuscisse a mantenere lo sguardo fisso nel suo per più di qualche secondo. Il più delle volte la gente abbassava le pupille, spaventata da quel liquido argenteo in cui scorrevano follia, sadismo e sarcasmo insieme. Tuttavia Mirajane, una pericolosa ricercata capitata su quella nave quasi per sbaglio, non aveva ancora abbassato la testa, e questo era interessante.
Non l’aveva fatto semplicemente perché aveva finalmente trovato un degno avversario.
Gli occhi dell’altro erano due abissi sconosciuti composti da chissà quali segreti e guarniti di una macabra curiosità per il nuovo e per il diverso, tanto da essere rivoltante per la comunità stessa.
Fufufufufufu… direi che può bastare, pensarono nello stesso momento, con un sorrisetto divertito sulle labbra.
-Anche se le chiedessi l’esatta motivazione per cui le si trovava ad Han’ei, non mi risponderebbe, dico bene?- dedusse lui, senza sforzo.
Mirajane alzò le spalle.
-Le basti sapere che il suo arrivo non era nulla di premeditato- disse lei, sorridendo ampiamente.
-Bene, allora, visto che da questa conversazione nessuno dei due ricaverebbe niente, che ne dice di rispondere a qualche domanda per la sua cartella medica?- disse ironicamente lui, voltandosi indietro per prendere il blocco di fogli.
-Faccia pure- rispose tranquilla, togliendosi il sorriso dalla faccia e inclinando la testa di lato.
-Perfetto, iniziamo. Nome completo?-
-Mirajane Strauss-
-Età?-
-Ventidue anni-
-Data di nascita?-
-Tredici agosto-
-Altezza?-
-Un metro e ottantacinque-
-Peso?-
-Mh, non mi ricordo, credo sui sessantacinque chili o giù di lì-
-Gruppo sanguigno?-
-Esse, RH negativo-
-Misure?- Mirajane inclinò la testa e chiuse gli occhi, mentre Trafalgar già si immaginava le urla che la ragazza avrebbe fatto insinuando chissà quale molestia. Tranne uno sbuffo, ma alzò gli occhi al cielo, preparandosi già a ripetere che era solo una prassi medica e che non aveva un doppio fine.
-Mi pare che siano: ottantasette di seno, sessantasei di vita e novantadue di fianchi- rispose, dopo un paio di secondi.
Law appuntò tutto diligentemente sulla sua cartella medica, stupito che avesse risposto così sinceramente e in fretta.
Tre domande dopo, nelle quali chiedeva se assumesse farmaci, se avesse malattie e se prendesse delle droghe, Trafalgar Law chiuse la biro e appoggiò la cartella dietro di sé.
-Fufufufu, sa Mira-ya, lei è interessante- disse, ridendo bassamente.
-Perché?-
-Ha risposto in maniera complete ed esauriente a domande che, solitamente, la maggior parte delle ragazze eviterebbe o denuncerebbe per molestie colui che le ha poste-
Mira alzò le spalle e ghignò.
-Ho una preparazione medica, imbarazzarsi per domande del genere sarebbe ridicolo-
-Oh? Non immaginavo che lei fosse un medico, Mira-ya- disse Law, con sincero interesse.
-Se viaggi da sola e hai una taglia sulla testa, andare in un ospedale sarebbe troppo pericoloso, Chirurgo della Morte-
-È specializzata in qualcosa?-
-In  niente, a dir la verità- Trafalgar si fece più attento –Vede, sono fondamentalmente convinta che nella medicina bisogna conoscere un po’ tutto di tutto per essere preparati a ogni tipo di evenienza, non trova anche lei?-
Trafalgar le fece un cenno con la testa, alzandosi dalla sedia.
-Ha ragione-mormorò lui -Ora vado, la lascio riposare- e si avviò verso la porta.
Quando ormai aveva messo la mano sulla maniglia, Mirajane gli fece una domanda che aveva in testa da quando si era svegliata.
-Perché non mi ha ammanettato?- vide il pirata voltarsi leggermente verso di lei, con un ghigno canzonatorio sulle labbra –Insomma, non poteva sapere se avessi avuto intenzione di attaccarla o se possedessi un Frutto del Diavolo, appena sveglia. Il  non prendere questa precauzione indica che lei pecca di superbia, o che mi sottovaluta- Mirajane vide Law ridere sommessamente.
-Fufufu, io non sottovaluto nessuno, Mira-ya- aprì la porta con la mano, prima di continuare –Non l’ho ammanettata perché in questo momento, con una ferita del genere alla gamba,  non riuscirebbe nemmeno ad alzarsi, figuriamoci a combattere-
-Allora si sopravvaluta- replicò lei, con un ghigno sulle labbra, mentre lui si era voltato un attimo, facendo un passo oltre la soglia.
-Mh, forse- concesse lui, il sorriso enigmatico che le lanciò, lasciò la ragazza stupita –Meglio che si riposi, Mira-ya-
Prima che lei potesse replicare, Trafalagar Law si chiuse la porta, lasciandola da sola con il suo respiro.
Dopo un paio di secondi, quando sentì i passi di lui farsi sempre più lontani e nessun altro provenire da quel corridoio, appoggiò la testa al muro e si lasciò andare un sospiro frustrato.
-Merda- ringhiò, mordendosi un labbro.
-Merda, merda, merda- sussurrò, tirando testate al muro.
-E ora come cazzo faccio?- chiese a se stessa, fissando un punto imprecisato nel soffitto.
Sono nella più completa e totale merda. Non solo non ho sconfitto Budo, ma sono anche finita nel sottomarino del Chirurgo della Morte, con la gamba fasciata, senza il mio zaino o il mio coltello, pensò, Ha ragione, messa come sono ora, non riuscirei ad alzarmi, e non ho possibilità di fuga. Così come non ho le mie piantine, i miei quaderni o i miei soldi. Quindi, cosa faccio?
Si prese la testa fra le mani, conficcandosi le unghie nel cranio.
-Non ho niente, se non una gamba rotta e tanta, ma tanta, sfiga- disse. Provò, allora, a elencare le cose che poteva fare.
Provare a fuggire? Non ci sarebbe riuscita.
Provare a recuperare le sue cose? Primo non gliele avrebbero ridate e secondo, spinti dalla curiosità, avrebbero provato a leggerle(se non l’hanno già fatto, ammise).
Starsene ferma, buona e composta, aspettando che il Chirurgo della Morte tornasse da lei?
A malincuore, constatò che quella fosse la sua unica opzione disponibile.
Così voltò la testa, verso il mare, e rimase a contemplarlo, immobile e rassegnata.
***
Era ora di cena, nel sottomarino dei pirati.
Era l’ora che Trafalgar Law temeva più di tutte.
Non perché avesse qualche problema con il cibo o perché si rifiutasse di vedere i suoi compagni.
No, il suo problema era chi cucinava il cibo. O, più precisamente, il suo problema era Shachi.
Sfortunatamente, il cuoco ufficiale era rinchiuso nella sua cabina a dormire da più o meno tre giorni di fila, senza poter fare sforzi a causa di una delicata operazione fatta una settimana prima al suo addome.
In teoria, si sarebbe già dovuto riprendere egregiamente, in pratica il suo fisico non aveva una grande resistenza ai medicinali che assumeva ogni giorno per stabilizzare gli effetti post-operazione, quindi sarebbe dovuto rimanere a letto per altri tre giorni.
Perciò, quell’essere infame che ancora si ostinava a chiamare “nakama” si era auto-nominato “cuoco provvisorio” per quegli odiosi sei giorni.
A nulla erano valsi tutti i tentavi che avevano fatto i suoi compagni, per tenerlo lontano. Penguin e Bepo avevano tentato praticamente di tutto: dal legarlo a una sedia, al chiuderlo in cabina fino a prenderlo di peso e allontanarlo dalla cucina a forza.
Ma niente, quel ragazzo dai capelli rossi era ostinato a voler cucinare.
E nulla l’avrebbe fermato, nonostante Law avesse pensato, più di una volta, di usare la Room per scomporlo in pezzi fino alla fine della convalescenza del cuoco.
Così, con un sospiro e senza la Kikoku -abbandonata nel letto della sua cabina- spinse la porta della cucina, mentre un rumore assordante gli arrivò alle orecchie.
Dieci uomini su quindici erano seduti ai tavoli, urlando e lanciandosi pietanze.
Si schiarì la voce, giusto per far notare loro che se volevano lanciarsi il cibo poi avrebbero provveduto a ripulire, ma tutto fu vano.
Scuotendo brevemente la testa, si diresse al suo posto, oltrepassando un pollo che aveva visto tempi migliori e un suo sottoposto un po’ alticcio. Sedendosi di fianco a Bepo, che lo salutò con una zampa, e Penguin, vide posarsi sotto i suoi occhi un piatto da cui proveniva uno strano buon odore.
Immediatamente alzò un sopracciglio, voltandosi verso Shachi. Costui rispose con un largo sorriso -come se cucinare del cibo che non sapeva di vomito fosse una cosa normale, per lui- e tornò in cucina.
L’incessante mal di testa che aveva assalito Law sin dal pomeriggio gli fece mettere le mani sulle meningi, massaggiandosele, mentre il rumore dei sui subordinati assomigliava tanto a un colpo di cannone dritto sulle sue orecchie.
-Hai mal di testa, capitano?- domandò Bepo, mangiando la zuppa.
Trafalgar annuì brevemente, dando una occhiata alla stanza.
-E Mira-ya?- domandò, quasi distrattamente, dando una occhiata di striscio a Bepo.
-Niente di nuovo, tranne la richiesta che ha fatto oggi, non ha domandato nient’altro- rispose l’orso, alzando le spalle.
Ah già, la richiesta di oggi, gli venne in mente Law.
Mirajane, un paio d’ore dopo che l’ebbe lasciata, riuscì a chiamare Penguin, che in quel momento passava vicino alla finestra, per chiedergli un libro.
Un libro, aveva chiesto semplicemente un libro.
Non importava che libro fosse, se uno dei suoi o uno che possedevano loro, l’importante era passare il tempo, spiegò.
Così il ragazzo portò quella strana richiesta a Trafalgar che prima di rispondere pensò a quello che  avevano trovato ispezionando i suoi bagagli. Poco dopo, acconsentì, facendole recapitare un libro sulla anatomia umana.
Ovviamente, quella era una chiara provocazione nei confronti della ragazza.
Incrociando le dita all’altezza degli occhi, Trafalgar Law iniziò a pensare a cosa avevano trovato nel suo zaino.
Intanto il rumore dei suoi compagni di equipaggio iniziava ad assomigliare sempre di più a una lama che penetrava lentamente nel suo cervello.
In effetti, il contenuto dello zaino e della valigetta lasciano da pensare. Nel suo zaino, c’erano unicamente dei quaderni neri pieni di appunti su piante e animali provenienti da varie isole, mentre dentro la valigia c’erano i progetti della base militare e circa cinque milioni di danari in contanti, ragionò, curioso su cosa ci facesse con quegli oggetti.
-Per il resto?-chiese, prendendo in mano un cucchiaino.
-Niente, praticamente. Dopo che le abbiamo dato il libro non si è più fatta sentire- rispose Penguin.
Questo potrebbe voler dire che non si è nemmeno alzata dal letto, pensò l’uomo, oppure potrebbe già essere riuscita a trovare un modo per fuggire.
-Non ha chiesto neanche da mangiare?- stupito, Bepo guardò Penguin.
-A detta di Shachi, non ha voluto niente-
A quella risposta, una campanella suonò nella testa di Law.
-Shachi! Vieni qui!- urlò, in direzione del rosso, che al momento stava portando in cucina tre piatti vuoti.
Quando riapparve dalla porta, gli arrivò subito incontro.
-Sì, capitano? Vuole degli onigiri?- domandò, arrivandogli affianco.
-No. Senti, è vero che Mira-ya non ha voluto da mangiare?- chiese conferma, appoggiando l’avambraccio tatuato sul tavolo. A quella domanda, il compagno sgranò gli occhi.
-Ehm, sì, capitano. Quando sono andato da lei per sapere se avesse qualche tipo di preferenza alimentare, ha risposto che andava bene anche se non mangiava. Ho provato ad insistere ma non c’è stato verso di farle cambiare idea, comunque le ho preparato un piatto di zuppa lo stesso da portarle più tardi-
-Capisco- disse, alzandosi dalla panca –Dammi il piatto, glielo porto io-
-Cos-? No no, capitano, stia tranquillo, glielo porto dopo io- assicurò Shachi, guardando Law che si era appena alzato, mentre Bepo e Penguin lo fissavano stupiti.
-No, glielo porto io adesso. Deve mangiare, viste le sue condizioni. E poi ho qualche altra domanda da farle-
E almeno potrò gustare questo pasto in un posto meno rumoroso e con una compagnia un po’ più arguta, concluse la frase nella sua testa.
Quando ottenne il vassoio con sopra il cibo, si avviò verso la stanza in cui era ricoverata Mira-ya, sentendo lo sguardo dei suoi subordinati nella schiena.
***
Mirajane stava sorridendo divertita, mentre voltava la penultima pagina del libro che le avevano recapitato quel pomeriggio.
 Era sicura che fosse una provocazione del Chirurgo della Morte, fatta unicamente per stabilire se fosse un vero medico o se mentisse ma non si preoccupò di farglielo notare, preferendo una lettura rilassante ai pensieri decisamente catastrofici che aveva in testa.
Così si stupì non poco quando notò la porta della sala aprirsi, e il Chirurgo della Morte entrare con in mano un vassoio con due piatti di quella che sembrava essere zuppa, due bicchieri e due tovaglioli.
Difatti alzò un sopracciglio, scettica, mentre usava un dito come segnalibro.
-Avevo detto che non mi interessava mangiare, stasera- puntualizzò lei, cauta, fissandolo con circospezione.
Law intanto le dedicò un ghigno sarcastico, prima di dire: -Non mangiare non le farà di certo bene, nelle sue condizioni. Come medico, dovrebbe saperlo Mira-ya-
-Le sue occhiaie parlano per lei, Chirurgo della Morte, anche la mancanza di sonno non giova alla salute- ribatté, calma.
Si avvicinò al suo letto e le posò sul comodino un piatto di zuppa e un bicchiere d’acqua.
Osservandolo più da vicino, lei notò i tatuaggi che gli abbellivano l’avambraccio, e le lettere della parola “Death” impresse su ogni dito della mano sinistra, partendo dal pollice.
Fufu, non per niente lo chiamano “Chirurgo della Morte”, pensò con un certo divertimento la ragazza, mentre il moro si sedeva sulla sedia, appoggiandosi completamente allo schienale, il tallone del piede sinistro sul ginocchio destro.
-Vedo che è una buona osservatrice, Mira-ya- rise, prendendo la zuppa e iniziando a mangiarla.
-Non ci vuole un genio, per capirlo-
-Così come non ci vuole un genio per capire che lei non vuole mangiare perché teme che possiamo versare qualcosa nel suo piatto- disse, ridendo sotto i baffi e bevendo una grossa cucchiaiata di zuppa.
Mira alzò le spalle.
-La precauzione non è mai troppa, visto che mi trovo sul suo sottomarino-
-Se avessi voluto farle del male, l’avrei lasciata sull’isola in compagnia di Budo-
-Potrebbe sempre aver messo un qualcosa nella zuppa che mi faccia confessare tutto ciò che so-
-Come il siero che ha dato a quei poveri Marines sull’isola?- disse, fissandola negli occhi –Si rilassi, Mira-ya, ogni singola informazione che voglio ottenere da lei preferisco averla utilizzando le parole- il tono divertito che usò fece capire alla ragazza che la frase non era ancora finita –E comunque, se proprio dovessi usare la forza, di certo utilizzerei altri metodi, non di certo quello di un composto chimico nel bicchiere- ghignò sadicamente, mentre Mira ghignò appena, a sua volta.
Fece passare un altro paio di secondi, durante i quali fissò prima il capitano e poi il suo piatto.
Decise di fidarsi perché, nonostante tutto, il Chirurgo della Morte aveva ragione: volendo, avrebbe avuto mille occasioni e mille modi per estrapolarle delle informazioni, e di certo il metodo del siero non era nemmeno contemplato nella lista.
Quindi prese il cucchiaino e la zuppa, mentre Law ghignò appena.
-Mi dica la verità, Chirurgo della Morte, perché è qui?- domandò sincera, commentando internamente il fatto che la zuppa non fosse poi così male.
-Ho mal di testa e i miei subordinati, quando ci si mettono, sanno essere davvero indecenti- spiegò, agitando in aria il cucchiaio.
Lei annuì brevemente, comprendendo la situazione e subito il silenzio tornò a farla da padrone.
Passarono così il resto del pasto, ognuno concentrato sui propri pensieri.
L’unico suono dopo circa dieci minuti di silenzio, fu quando Trafalgar Law appoggiò il piatto sulla scrivania e fece per andare a prendere quello della ragazza.
Mira, dal canto suo, stava fissando il fondo vuoto, seguendo con lo sguardo ogni gocciolina di zuppa rimasta vagare indisturbata sulla superficie di ceramica per poi scontrarsi con un'altra e riprendere indisturbata il percorso.
Solo quando sentì la sedia spostarsi e il Chirurgo della Morte appoggiarsi alle ginocchia e alzarsi, si convinse ad esporgli l’unica idea che le era venuta  in mente per riuscire a togliersi dall’impiccio in cui si era cacciata.
-Ohi, Chirurgo della Morte- lo richiamò, alzando gli occhi dal piatto –vuole fare un accordo con me?- chiese, tutto d’un tratto, lasciando l’altro stupito.

 
  
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