22 Capitolo
A ferro e fuoco
[Il
destino assomiglia al vento],
alle fiamme,
ma non si perde
nella polvere.
Arthur Schopenhauer
Il
meriggio era ormai passato e, anche se la coltre di nuvole grigiastre
non permetteva una visuale del sole e del suo lento declino, si
poteva certamente affermare che era ormai giunto il crepuscolo. Un
sole al tramonto col colore del fuoco.
“Sii prudente,
cavaliere di Pyxis...- Furono le ultime parole di Aiolos.
-...Poiché
in ballo c'è più della tua stessa vita.”
Marie
non voleva morire, o meglio non voleva lasciar correre gli eventi; se
fosse morta combattendo, dunque lottando per la sua vita e contro un
destino avverso, allora non avrebbe avuto modo di rammaricarsi.
Sarebbe stata uno dei tanti guerrieri morti in battaglia e, sebbene
non fosse proprio quello il futuro che avrebbe voluto per
sé,
almeno per una volta il suo maestro avrebbe visto le sue
qualità
o per lo meno il suo valore. Sì, avrebbe fatto tutto
ciò
che le era possibile per stare finalmente spalla a spalla con gli
altri Cavalieri.
Magari sarebbe morta dopo un gran colpo e di
questo, perché no, poteva anche crogiolarsi. Poi i cavalieri
d'Oro avrebbero vinto -del resto erano la casta più alta- e
il
Sommo Shura si sarebbe per sempre ricordato di lei. Era una
possibilità.
Un sorriso amaro le contornò le labbra:
la costatazione chiara di essere codardi di fronte all'imponente
paura della morte. Abbassò il capo arrivata alla decima
casa:
se solo avesse sentito questi pensieri proprio Capricorn l'avrebbe
disconosciuta come sua allieva! Forse era davvero l'unica prospettiva
che non doveva neanche prendere in considerazione. Non era questo che
le aveva insegnato il suo maestro. Non era pensare al domani, ma
credere fermamente nel presente e agire! Agire: non porsi una fine o
un limite, ma superarlo o almeno provarci.
Si diede mentalmente
della sciocca: stava rischiando la vita contro il Destino e poi
così
decretava la sua fine? Negò con la testa e poi
entrò
con passo fermo dentro il decimo tempio. Quello stesso tempio che
conosceva meglio di qualunque altro, quel tempio dove la venerabile
statua d'Atena consegnava nelle mani del suo cavaliere la sacra spada
Excalibur. Spada forgiata per proteggere, arma concepita per
tagliare, braccio teso per fendere le ingiustizie del mondo. E Shura,
così come ogni cavaliere del Capricorno, ne era il legittimo
detentore. Un Saint leale, giusto e fiero pronto ad eguagliare le
abilità della sua spada con il suo forte spirito.
Tutto
quello che potesse mai immaginare il cavaliere della Bussola, una
volta attraversata la soglia però, non era certamente
neppure
una minima parte di quel che i suoi occhi, celati dall'argentata
maschera, videro esterrefatti. Lo scenario che le si
presentò
di fronte, difatti, fu lacerante persino anche solo da guardare;
qualcosa di orribilmente sorprendente e allucinante anche solo per la
vista. Marie ne era certa, l'immagine che chiara e devastante ora le
si scolpiva nella memoria mai l'avrebbe potuta dimenticare: Fiamme,
fiamme altissime alimentate da vento e polvere.
Fiamme, del
Cavaliere del Destino distorto, che infuocavano il tempio, che
opprimevano l'aria, che giravan vorticose in cerca di prede.
Polvere,
del Cavaliere del Destino appagato, che raschiava la pelle, che
emetteva tempeste argentee, che s'insinuava nelle crepe delle pareti
e le sgretolava.
E Vento, del Cavaliere del Destino
implacabile, che violento innalzava vortici, che impetuoso
creava
turbini e raffiche, che disarmante feriva con la sua forza
avventata.
Il Saint di Pyxis avanzò all'interno del tempio,
sebbene il suo cuore fosse in pieno tumulto. Intravide quasi
immediatamente i due cavalieri d'Oro: nel lato opposto al suo c'era
il suo maestro, mentre alla sua sinistra, meno distante, c'era
Cancer.
In alto, poi, tre lampi di cosmo in pieno splendore, come
rinvigoriti da una strana forza portante: I tre Cavalieri delle Moire
sopravvissuti. Li osservò, notando solo poco dopo che lo
scontro vero e proprio era ancora sul da farsi, poiché
entrambi gli schieramenti si stavan studiando prima dell'incalzar
della battaglia. Prima di sferrar l'attacco iniziale.
“Ebbene,
ecco arrivata anche l'allieva di Shura di Capricorn.- Disse il
guerriero dalle ali rossastre. -L'ultima pedina mancante di un gioco
che è durato sin troppo.”
Cancer a quelle parole
dettate con tale altezzosità non poté che
sbuffare per
l'ennesima volta seccato: “Bene, tutto perfetto. Ora,
perché
io sono ancora vivo e voi state cianciando tante chiacchiere
inutili?” Li stuzzicò a farsi avanti.
Marie si
domandò se non fosse completamente folle a chiedere di
aprire
le danze in quella situazione. Lo osservò di sottecchi, per
poi tornare ad osservare l'ardire dei tre guerrieri. La cenere riarsa
che contornava la casa sin dal pavimento e che densa s'aggirava per
tutto il perimetro faceva penetrare sempre meno aria nei polmoni. Con
uno slancio repentino senza indugiare né fiatare Shura
-così
come era nella natura del Saint di Capricorn- piegò alla
forza
della sua spada le fiamme tagliandole in due di netto. A quel gesto
Pyxis, come risvegliatasi, cercò d'avvicinarsi al suo
maestro.
Questi, al contrario, cercò di distanziarsi da lei,
recidendo
più e più volte il fuoco turbolento e vorticoso
che
circondava il trio. La mano scintillava come una lama di metallo
appena affilata, scintillava nel fuoco come a prendere vita. Persino
l'inconsistenza del vento implacabile sembrava venir meno e
dimezzarsi in due al taglio deciso dell'inflessibile spadaccino.
“Il
vostro piano era forse quello di riunirci?” Li
interrogò
lo spagnolo, lo sguardo fisso sugli avversari senza indietreggiare
neanche di un passo, seppur il fuoco fosse indomabile.
A
rispondere fu Therapon, la voce rotta dal rancore che portava:
“Riunirvi? Oh, perché no! Prendere tre
trasgressori del
Fato in un solo tempio, in un sol colpo! ...Ah, ci avete davvero
risparmiato fatica. -Ridacchiò tenendo l'elmo sottobraccio.
-In fondo chi più del Destino può burlarsi di
voi?
Proprio per via di quest'ultimo, una stupida ragazzina ha percorso i
templi per arrivare dal suo maestro; lo stesso ha fatto DeathMask di
Cancer, carogna che da sempre persegue i suoi intenti più
abietti. Ci hai seguiti perché non vedi l'ora di spargere
sangue e vittime, non è forse così?”
Poi, come
a dargli manforte, susseguì Jonah: “Sporchi
assassini
che ancor avete la presunzione di vivere... Morte è il
castigo
che v'attende. Come avete osato uccidere i fedeli servi delle
Moire?”
Servi? A quella parole persino Therapon e Mel si voltarono verso il loro compagno. Da quando l'avevano rivisto, avevano riscontrato in lui qualcosa di... qualcosa in più.
Osato?
Servi? Ma cosa andava mai vaneggiando, si chiese Marie
atterrita
e ancora notevolmente scossa. Con quale diritto parlavano con
arroganza di assassini e morte! Proprio loro, loro
che avevano
ucciso Aiolia del Leone! E dire che per un frangente c'aveva creduto.
Creduto alle parole dette dall'Ariete Dorato: “...loro
non
sono malvagi. Il loro cuore è puro e privo di
malignità...”
Che erano dalla parte sbagliata, che erano leali e giusti come i
Saints d'Atena nonostante fossero Cavalieri nemici. Che alla fine...
No! No, non era quella la verità. Non che volesse dubitare
delle parole di Mu, ma non riusciva -pur volendoci davvero-
più
a crederci.
Essi non solo avevano un'anima nera come a primo
impatto poteva sembrare, ma anche un cuore cinico e senza scrupoli
che di giustizia, parzialità e provvidenza non aveva
assolutamente nulla. Erano tali e quali all'oscura immagine
che il
Cavaliere del Cancro dava di sé.
Fece due passi
indietro, il fuoco fulgente ancora a brillarle negli occhi vividi. E
poi nonostante la tempra di cui andava fiera, il carattere calmo e
saldo consolidato negli anni d'allenamento, l'atteggiamento misurato
in cui tutti la riconoscevano, non poté più
nascondere
la sua ira: “Bugiardi... siete solo dei bugiardi! Vi fate
tanto
vanto di quanto siete superiori a noi, di come siate i Cavalieri del
Destino... di come noi siamo senza morale che sporchi e codardi
cerchiamo di vivere sebbene dovessimo essere morti... -
Crollò
Marie, il viso contratto in una smorfia celata, il capo chino e le
spalle leggermente incurvate in un tremolio debole, il tono di voce
basso, quasi un mormorio, ma udibile.
-Ma non siete nient'altro
che vigliacchi... Davvero. Il Destino di cui vi fate messaggeri
è
tale da infangare la vita di uomini di valore... come... come Aiolia
del Leone? Egli doveva forse morire? Non... non siete nel giusto
così
come tanto affermate...”
Il Cavaliere del Destino Appagato
ebbe un sussulto, quella Silver Saint cosa andava mai farneticando..?
Certo che erano nel giusto, il Cavaliere della quinta casa s'era solo
messo in mezzo al Destino e frapponendosi ne aveva pagate le
conseguenze. Sì, era così!
Con un cenno del volto
diede il segnale ai suoi compagni.
“Lodevole il modo in
cui sai rigirarti a tuo favore la posizione in cui ti trovi, questo
però non cambierà le carte in tavola,
disilluditi.”
Sbatté con prestanza le ali e terra cenerina e argentata si
mescolò con quella già circostante.
Un sorriso
sornione apparve sulle labbra di DeathMask che, alzando per
metà
il braccio, stava per caricare un pugno: “Smettila ragazza,
con
loro è davvero tutto fiato sprecato. Credi davvero che
abbiano
una morale? Credi davvero che me ne importi se ce l'abbiano? Il
loro ego è così alto, eppure io non li ho mai
sentiti
nominare, tsk!” Pronunciò infine chiudendo
così
ogni probabilità di risposta al Saint di Pyxis.
“Quel
che ciancia parole senza senso, Cancer, sembri essere tu.- Lo
provocò
Jonah, annuendo al segno del compagno. -Il Fato
è una
cerchia racchiusa e segreta di cui neanche chi ne fa parte deve
saperne l'avvenire. Cloto, Lachesi ed Atropo ne sono le
Divinità
e noi Cavalieri non usciamo mai allo scoperto, perché meno
sanno di noi, umanità e Dei, e meno essi si interporranno
verso le leggi delle Moire.”
Shura non mosse un muscolo,
rigido e diritto nella sua posa d'attacco, drizzò poi il
capo
senza guardare in faccia nessuno. Al contrario il corpo della sua
allieva trasmetteva da ogni poro instabilità. Eppure quante
volte le aveva insegnato a padroneggiare rabbia e sentimenti nocivi
allo scontro diretto? Un nemico non deve Mai sapere cosa pensi e cosa
ti freme. Mai. Non poteva fargliene un torto*, solo, in quelle
condizioni non l'avrebbe fatta combattere. Poco male, avrebbe
combattuto con DeathMask lasciandola in disparte. Avrebbe ferito
l'orgoglio della sua discepola, ma quantomeno sarebbe stato in grado
di combattere insieme ad un altro cavaliere d'Oro senza ulteriori
intralci. Avrebbe compreso. Sicuramente.
Marie non era tipo da
disobbedire ai suoi ordini, si fidava di lui. E in fondo lui lo
faceva anche per il suo bene... poiché anche se non era
più
sua allieva nella pratica, rimaneva ancora inesperta e solamente un
neo Cavaliere di casta inferiore. Per di più coinvolta in
qualcosa di molto più grande di lei.
Non avrebbe avuto
altri sensi di colpa, avrebbe eliminato quei boriosi guerrieri in
pochi fendenti. O almeno così pensava di procedere il
Capricorno, se non che...
Una nuova folata di vento alzò
drasticamente le fiamme intorno a sé. Si ritrovò
a fare
un salto più avanti per non rimanere carbonizzato. La
temperatura, se possibile, divenne ancora più calda.
“Ma
che..?-
Therapon maneggiò il suo elemento e il fuoco
cominciò prima a comprimersi, poi ad espandersi secondo una
struttura geometrica cubica: “Il nostro vero obbiettivo,
sappilo Cavaliere della decima casa, più che unirvi era di
dividervi... Cube Fire!*” Concluse
serafico,
socchiudendo gli occhi.
Le fiamme iniziarono a danzare prima
attorno al corpo di Shura, per poi stringerlo in una morsa e tutto
quel che videro DeathMask e Marie fu una prigione di fuoco, che piano
lo inghiottì rinchiudendolo all'interno.
Nessun grido, solo
un cozzar d'armatura col pavimento.
Ecco.
In quel momento Marie di Pyxis si sentì veramente morire.
Tutte le più vaste emozioni le passarono noncuranti davanti,
immagini e frasi le rimbombarono in mente ad un ritmo indefinito e
veloce. Si sentì male, si sentì impotente, si
sentì
sciocca, si sentì cedere, sentì freddo,
sentì il
cuore venirgli meno, non vide più. Ed era solo
l'inizio.
Un'altra manciata di polvere ferrosa e argentata
cominciò a vorticare attorno alla gabbia infuocata, non
permettendo così che nessuno potesse in qualche modo
entrarci
dentro. Una specie di scudo protettivo di sabbia che, unita alla
corrente del vento, raddoppiava la sua forza. Nessun colpo da fuori
avrebbe fatto effetto, sarebbe stato spazzato via.
“Maestro!-
Gridò in preda alla paura più cieca. -Maestro!
MAESTRO!
Rispondetemi, Rispondetemi! Maestro, vi prego... ri-rispondete...
non... Maestro...!” Saltò quei piccoli rimasugli
di
fiamma che ancora circondavano il tanto spazio vuoto del tempio di
Capricorn. Si avvicinò, corse, incespicò, non
seppe
neppure cosa fece davvero. Solo sapeva che non avrebbe resistito a
lungo. Se lei stessa, il suo cuore, o la sua mente, questo era ancora
da definirsi.
“No... n-no... Ma-e...stro... no...
ri-rispondete vi... vi supplico...” Singhiozzò.
Che
scena patetica, si sarebbe detta se l'avesse vista da spettatrice.
Non era forse lei una specie di pupilla del Cavaliere del Capricorno?
Non era forse lei che, nonostante la femminilità e la
giovane
età era riuscita grazie alla sua tenacia e al suo sangue
freddo, a ottenere la Cloth della Bussola e a meritare rispetto? Non
era stata lei che in qualche modo aveva reagito alla perdita di
Cristian e si era allenata a notte fonda? ...Stava davvero perdendo
tutta la sua razionalità solo perché per la prima
volta
si ritrovava faccia a faccia con la guerra, il dolore, e la morte?
Veder colpire il suo mentore, vederlo spegnersi fra i bagliori del
fuoco...
E perderlo per la terza volta... senza poter far
nulla.
Colpì più e più volte con il suo
attacco migliore, però quello che ne susseguì fu
solamente di graffiarsi le dita* contro quello strano scudo
circolare. Era completamente uscita di senno, sfinita più
dal
senso di oppressione che ora la dominava che per altro. Una mano la
bloccò, però. Non lo sentì nemmeno
arrivare:
“Finiscila.” Le ordinò perentorio il
Saint del
Cancro.
Lei si girò, replicando involontariamente
quell'ordine deciso: “Ma... c-come?! Il... mio m... maes...
tro
è...- Parlò col fiato spezzato dal terrore
più
vivo.
Un colpo diretto all'addome la piegò in due.
Inaspettato e frontale. Sputò un marginale rivolo di sangue,
cadendo poco più in là vicino alla parete.
“Cessa
di frignare come una femminuccia! E ricorda che non tollero chi mi
contesta.” Dichiarò bellicoso il Cavaliere. Si era
avvicinato giusto il tempo di rimetterla in piedi prendendola per il
collo, in poco meno di una frazione di secondo, andandole in contro
alla velocità della luce.
Ringhiò: “Continua
così e ti ci porterò io a morte certa.”
Già
la situazione era complicata, una ragazzetta piagnucolona non era
certamente d'aiuto. Ma anzi, un bell'ingombro.
Sospirò:
erano tutti uguali nel momento della morte a quanto pare. Neanche
quella femmina valeva poi molto, anche se allieva di Shura. Era
ancora a tenere con il braccio sinistro il collo della ragazza,
quando il medesimo attacco di Therapon imprigionò entrambi
senza che potesse accorgersene o perlomeno fuggire.
“Sbrigati
a finirli, abbiamo altri due da eliminare poi, fino ad arrivare alle stanze di Atena.” Disse conciso
Jonah del Vento, che non voleva perder tempo.
“Io direi di
infierire invece, hanno ucciso i nostri compagni...”
Incrociò
le mani al petto il detentore del Fuoco. -...Hanno tradito le leggi
di Atropo.”
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Piccola premessa: era da tanto che volevo citare (solo quello in corsivo) Schopenhauer nella mia ff, poiché proprio lui mi aveva dato l'idea di Jonah e che cosa sarebbe stato lui nella guerra. Siccome rappresenta il Vento, era perfetto nei panni poi di Atropo u.u
*torto: è rigido e severo come maestro Shura -o così l'ho descritto/pensato- però, comunque, comprende la situazione morale/mentale di Marie. D'altronde inanzi tutto è priva d'esperienza fondamentale allo scontro, una guerra è pur sempre una guerra -e inaspettata!- per di più, c'è lei di mezzo, oltre agli altri, in prima persona a dover essere uccisa. Quindi... beh, quantomeno turbata lo è. Poi tutto ciò che è successo e via dicendo...
*Cube Fire: Letteralmente Cubo di Fuoco. Attacco che permette d'ingabbiare l'avversario in una prigione -chiusa- di fuoco. Una specie di scatola di fuoco.
*dita: se fossero stati colpi fatti con le mani, si sarebbe ferita più seriamente, ma ricordiamoci che lei usa l'ago della bussola, per tranciare il vento. (Al contrario però, i colpi di Marie non sono certamente paragonabili all'Excalibur di Shura... non per questo però son debolissimi, sia chiaro.)
►►Ringrazio
MUGHETTO NELLA NEVE e i Nove LIKE che ho ricevuto al mio scorso
capitolo! È stato fantastico vedere che c'è
ancora
qualcuno che legge questa storia ♥ Se
volete lasciare una recensione, è sempre
davvero
gradita. :3