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Autore: GioTanner    17/09/2015    3 recensioni
“Ognuno merita la morte. -Specificò DeathMask, scrocchiandosi il collo. -Ma non merita di sapere che sta morendo perché è... Destino. Sono cazzate.”
Capricorn abbassò il capo e quasi spuntò un sorriso sul suo volto, se non fosse che gli faceva davvero male muovere i muscoli facciali per le ferite e le escoriazioni: “L'uomo è nato per tradire il proprio destino; - decise di dire, mentre accarezzava il dorso della mano dove risiedeva la Spada Sacra.

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La volontà degli Dei duole saperlo, ma è a tratti più eccentrica di un umano; solo che l'uomo non ha potere mentre le Divinità quel che vogliono più volte ottengono.
E se dopo la sconfitta di Hades una nuova divinità - o forse è meglio dire tre- si destassero per un torto subito sul loro campo: il destino?
-Marie, nuovo cavaliere d'argento di Pyxis e i neo risorti Gold Saints potranno mai scampare alla divinità che pur da sempre fa parte della loro vita? Forse la più difficile da placare poiché in palio c'è la loro stessa sorte?
E c'è forse qualcosa più grande del fato stesso?
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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22 Capitolo

A ferro e fuoco




[Il destino assomiglia al vento],
alle fiamme,
ma non si perde nella polvere.
Arthur Schopenhauer



Il meriggio era ormai passato e, anche se la coltre di nuvole grigiastre non permetteva una visuale del sole e del suo lento declino, si poteva certamente affermare che era ormai giunto il crepuscolo. Un sole al tramonto col colore del fuoco.
“Sii prudente, cavaliere di Pyxis...- Furono le ultime parole di Aiolos. -...Poiché in ballo c'è più della tua stessa vita.”
Marie non voleva morire, o meglio non voleva lasciar correre gli eventi; se fosse morta combattendo, dunque lottando per la sua vita e contro un destino avverso, allora non avrebbe avuto modo di rammaricarsi. Sarebbe stata uno dei tanti guerrieri morti in battaglia e, sebbene non fosse proprio quello il futuro che avrebbe voluto per sé, almeno per una volta il suo maestro avrebbe visto le sue qualità o per lo meno il suo valore. Sì, avrebbe fatto tutto ciò che le era possibile per stare finalmente spalla a spalla con gli altri Cavalieri.
Magari sarebbe morta dopo un gran colpo e di questo, perché no, poteva anche crogiolarsi. Poi i cavalieri d'Oro avrebbero vinto -del resto erano la casta più alta- e il Sommo Shura si sarebbe per sempre ricordato di lei. Era una possibilità.
Un sorriso amaro le contornò le labbra: la costatazione chiara di essere codardi di fronte all'imponente paura della morte. Abbassò il capo arrivata alla decima casa: se solo avesse sentito questi pensieri proprio Capricorn l'avrebbe disconosciuta come sua allieva! Forse era davvero l'unica prospettiva che non doveva neanche prendere in considerazione. Non era questo che le aveva insegnato il suo maestro. Non era pensare al domani, ma credere fermamente nel presente e agire! Agire: non porsi una fine o un limite, ma superarlo o almeno provarci.
Si diede mentalmente della sciocca: stava rischiando la vita contro il Destino e poi così decretava la sua fine? Negò con la testa e poi entrò con passo fermo dentro il decimo tempio. Quello stesso tempio che conosceva meglio di qualunque altro, quel tempio dove la venerabile statua d'Atena consegnava nelle mani del suo cavaliere la sacra spada Excalibur. Spada forgiata per proteggere, arma concepita per tagliare, braccio teso per fendere le ingiustizie del mondo. E Shura, così come ogni cavaliere del Capricorno, ne era il legittimo detentore. Un Saint leale, giusto e fiero pronto ad eguagliare le abilità della sua spada con il suo forte spirito.

Tutto quello che potesse mai immaginare il cavaliere della Bussola, una volta attraversata la soglia però, non era certamente neppure una minima parte di quel che i suoi occhi, celati dall'argentata maschera, videro esterrefatti. Lo scenario che le si presentò di fronte, difatti, fu lacerante persino anche solo da guardare; qualcosa di orribilmente sorprendente e allucinante anche solo per la vista. Marie ne era certa, l'immagine che chiara e devastante ora le si scolpiva nella memoria mai l'avrebbe potuta dimenticare: Fiamme, fiamme altissime alimentate da vento e polvere.
Fiamme, del Cavaliere del Destino distorto, che infuocavano il tempio, che opprimevano l'aria, che giravan vorticose in cerca di prede.
Polvere, del Cavaliere del Destino appagato, che raschiava la pelle, che emetteva tempeste argentee, che s'insinuava nelle crepe delle pareti e le sgretolava.
E Vento, del Cavaliere del Destino implacabile, che violento innalzava vortici, che impetuoso creava turbini e raffiche, che disarmante feriva con la sua forza avventata.
Il Saint di Pyxis avanzò all'interno del tempio, sebbene il suo cuore fosse in pieno tumulto. Intravide quasi immediatamente i due cavalieri d'Oro: nel lato opposto al suo c'era il suo maestro, mentre alla sua sinistra, meno distante, c'era Cancer.
In alto, poi, tre lampi di cosmo in pieno splendore, come rinvigoriti da una strana forza portante: I tre Cavalieri delle Moire sopravvissuti. Li osservò, notando solo poco dopo che lo scontro vero e proprio era ancora sul da farsi, poiché entrambi gli schieramenti si stavan studiando prima dell'incalzar della battaglia. Prima di sferrar l'attacco iniziale.
“Ebbene, ecco arrivata anche l'allieva di Shura di Capricorn.- Disse il guerriero dalle ali rossastre. -L'ultima pedina mancante di un gioco che è durato sin troppo.”
Cancer a quelle parole dettate con tale altezzosità non poté che sbuffare per l'ennesima volta seccato: “Bene, tutto perfetto. Ora, perché io sono ancora vivo e voi state cianciando tante chiacchiere inutili?” Li stuzzicò a farsi avanti.
Marie si domandò se non fosse completamente folle a chiedere di aprire le danze in quella situazione. Lo osservò di sottecchi, per poi tornare ad osservare l'ardire dei tre guerrieri. La cenere riarsa che contornava la casa sin dal pavimento e che densa s'aggirava per tutto il perimetro faceva penetrare sempre meno aria nei polmoni. Con uno slancio repentino senza indugiare né fiatare Shura -così come era nella natura del Saint di Capricorn- piegò alla forza della sua spada le fiamme tagliandole in due di netto. A quel gesto Pyxis, come risvegliatasi, cercò d'avvicinarsi al suo maestro. Questi, al contrario, cercò di distanziarsi da lei, recidendo più e più volte il fuoco turbolento e vorticoso che circondava il trio. La mano scintillava come una lama di metallo appena affilata, scintillava nel fuoco come a prendere vita. Persino l'inconsistenza del vento implacabile sembrava venir meno e dimezzarsi in due al taglio deciso dell'inflessibile spadaccino.
“Il vostro piano era forse quello di riunirci?” Li interrogò lo spagnolo, lo sguardo fisso sugli avversari senza indietreggiare neanche di un passo, seppur il fuoco fosse indomabile.
A rispondere fu Therapon, la voce rotta dal rancore che portava: “Riunirvi? Oh, perché no! Prendere tre trasgressori del Fato in un solo tempio, in un sol colpo! ...Ah, ci avete davvero risparmiato fatica. -Ridacchiò tenendo l'elmo sottobraccio. -In fondo chi più del Destino può burlarsi di voi? Proprio per via di quest'ultimo, una stupida ragazzina ha percorso i templi per arrivare dal suo maestro; lo stesso ha fatto DeathMask di Cancer, carogna che da sempre persegue i suoi intenti più abietti. Ci hai seguiti perché non vedi l'ora di spargere sangue e vittime, non è forse così?”
Poi, come a dargli manforte, susseguì Jonah: “Sporchi assassini che ancor avete la presunzione di vivere... Morte è il castigo che v'attende. Come avete osato uccidere i fedeli servi delle Moire?”

Servi? A quella parole persino Therapon e Mel si voltarono verso il loro compagno. Da quando l'avevano rivisto, avevano riscontrato in lui qualcosa di... qualcosa in più.

Osato? Servi? Ma cosa andava mai vaneggiando, si chiese Marie atterrita e ancora notevolmente scossa. Con quale diritto parlavano con arroganza di assassini e morte! Proprio loro, loro che avevano ucciso Aiolia del Leone! E dire che per un frangente c'aveva creduto. Creduto alle parole dette dall'Ariete Dorato: “...loro non sono malvagi. Il loro cuore è puro e privo di malignità...” Che erano dalla parte sbagliata, che erano leali e giusti come i Saints d'Atena nonostante fossero Cavalieri nemici. Che alla fine... No! No, non era quella la verità. Non che volesse dubitare delle parole di Mu, ma non riusciva -pur volendoci davvero- più a crederci.
Essi non solo avevano un'anima nera come a primo impatto poteva sembrare, ma anche un cuore cinico e senza scrupoli che di giustizia, parzialità e provvidenza non aveva assolutamente nulla. Erano tali e quali all'oscura immagine che il Cavaliere del Cancro dava di sé.
Fece due passi indietro, il fuoco fulgente ancora a brillarle negli occhi vividi. E poi nonostante la tempra di cui andava fiera, il carattere calmo e saldo consolidato negli anni d'allenamento, l'atteggiamento misurato in cui tutti la riconoscevano, non poté più nascondere la sua ira: “Bugiardi... siete solo dei bugiardi! Vi fate tanto vanto di quanto siete superiori a noi, di come siate i Cavalieri del Destino... di come noi siamo senza morale che sporchi e codardi cerchiamo di vivere sebbene dovessimo essere morti... - Crollò Marie, il viso contratto in una smorfia celata, il capo chino e le spalle leggermente incurvate in un tremolio debole, il tono di voce basso, quasi un mormorio, ma udibile.
-Ma non siete nient'altro che vigliacchi... Davvero. Il Destino di cui vi fate messaggeri è tale da infangare la vita di uomini di valore... come... come Aiolia del Leone? Egli doveva forse morire? Non... non siete nel giusto così come tanto affermate...”
Il Cavaliere del Destino Appagato ebbe un sussulto, quella Silver Saint cosa andava mai farneticando..? Certo che erano nel giusto, il Cavaliere della quinta casa s'era solo messo in mezzo al Destino e frapponendosi ne aveva pagate le conseguenze. Sì, era così!
Con un cenno del volto diede il segnale ai suoi compagni.
“Lodevole il modo in cui sai rigirarti a tuo favore la posizione in cui ti trovi, questo però non cambierà le carte in tavola, disilluditi.” Sbatté con prestanza le ali e terra cenerina e argentata si mescolò con quella già circostante.
Un sorriso sornione apparve sulle labbra di DeathMask che, alzando per metà il braccio, stava per caricare un pugno: “Smettila ragazza, con loro è davvero tutto fiato sprecato. Credi davvero che abbiano una morale? Credi davvero che me ne importi se ce l'abbiano? Il loro ego è così alto, eppure io non li ho mai sentiti nominare, tsk!” Pronunciò infine chiudendo così ogni probabilità di risposta al Saint di Pyxis.
“Quel che ciancia parole senza senso, Cancer, sembri essere tu.- Lo provocò Jonah, annuendo al segno del compagno. -Il Fato è una cerchia racchiusa e segreta di cui neanche chi ne fa parte deve saperne l'avvenire. Cloto, Lachesi ed Atropo ne sono le Divinità e noi Cavalieri non usciamo mai allo scoperto, perché meno sanno di noi, umanità e Dei, e meno essi si interporranno verso le leggi delle Moire.”
Shura non mosse un muscolo, rigido e diritto nella sua posa d'attacco, drizzò poi il capo senza guardare in faccia nessuno. Al contrario il corpo della sua allieva trasmetteva da ogni poro instabilità. Eppure quante volte le aveva insegnato a padroneggiare rabbia e sentimenti nocivi allo scontro diretto? Un nemico non deve Mai sapere cosa pensi e cosa ti freme. Mai. Non poteva fargliene un torto*, solo, in quelle condizioni non l'avrebbe fatta combattere. Poco male, avrebbe combattuto con DeathMask lasciandola in disparte. Avrebbe ferito l'orgoglio della sua discepola, ma quantomeno sarebbe stato in grado di combattere insieme ad un altro cavaliere d'Oro senza ulteriori intralci. Avrebbe compreso. Sicuramente.
Marie non era tipo da disobbedire ai suoi ordini, si fidava di lui. E in fondo lui lo faceva anche per il suo bene... poiché anche se non era più sua allieva nella pratica, rimaneva ancora inesperta e solamente un neo Cavaliere di casta inferiore. Per di più coinvolta in qualcosa di molto più grande di lei.
Non avrebbe avuto altri sensi di colpa, avrebbe eliminato quei boriosi guerrieri in pochi fendenti. O almeno così pensava di procedere il Capricorno, se non che...
Una nuova folata di vento alzò drasticamente le fiamme intorno a sé. Si ritrovò a fare un salto più avanti per non rimanere carbonizzato. La temperatura, se possibile, divenne ancora più calda.
“Ma che..?-
Therapon maneggiò il suo elemento e il fuoco cominciò prima a comprimersi, poi ad espandersi secondo una struttura geometrica cubica: “Il nostro vero obbiettivo, sappilo Cavaliere della decima casa, più che unirvi era di dividervi... Cube Fire!*” Concluse serafico, socchiudendo gli occhi.
Le fiamme iniziarono a danzare prima attorno al corpo di Shura, per poi stringerlo in una morsa e tutto quel che videro DeathMask e Marie fu una prigione di fuoco, che piano lo inghiottì rinchiudendolo all'interno.
Nessun grido, solo un cozzar d'armatura col pavimento.

Ecco. In quel momento Marie di Pyxis si sentì veramente morire. Tutte le più vaste emozioni le passarono noncuranti davanti, immagini e frasi le rimbombarono in mente ad un ritmo indefinito e veloce. Si sentì male, si sentì impotente, si sentì sciocca, si sentì cedere, sentì freddo, sentì il cuore venirgli meno, non vide più. Ed era solo l'inizio.
Un'altra manciata di polvere ferrosa e argentata cominciò a vorticare attorno alla gabbia infuocata, non permettendo così che nessuno potesse in qualche modo entrarci dentro. Una specie di scudo protettivo di sabbia che, unita alla corrente del vento, raddoppiava la sua forza. Nessun colpo da fuori avrebbe fatto effetto, sarebbe stato spazzato via.
“Maestro!- Gridò in preda alla paura più cieca. -Maestro! MAESTRO! Rispondetemi, Rispondetemi! Maestro, vi prego... ri-rispondete... non... Maestro...!” Saltò quei piccoli rimasugli di fiamma che ancora circondavano il tanto spazio vuoto del tempio di Capricorn. Si avvicinò, corse, incespicò, non seppe neppure cosa fece davvero. Solo sapeva che non avrebbe resistito a lungo. Se lei stessa, il suo cuore, o la sua mente, questo era ancora da definirsi.
“No... n-no... Ma-e...stro... no... ri-rispondete vi... vi supplico...” Singhiozzò. Che scena patetica, si sarebbe detta se l'avesse vista da spettatrice. Non era forse lei una specie di pupilla del Cavaliere del Capricorno? Non era forse lei che, nonostante la femminilità e la giovane età era riuscita grazie alla sua tenacia e al suo sangue freddo, a ottenere la Cloth della Bussola e a meritare rispetto? Non era stata lei che in qualche modo aveva reagito alla perdita di Cristian e si era allenata a notte fonda? ...Stava davvero perdendo tutta la sua razionalità solo perché per la prima volta si ritrovava faccia a faccia con la guerra, il dolore, e la morte? Veder colpire il suo mentore, vederlo spegnersi fra i bagliori del fuoco...
E perderlo per la terza volta... senza poter far nulla.
Colpì più e più volte con il suo attacco migliore, però quello che ne susseguì fu solamente di graffiarsi le dita* contro quello strano scudo circolare. Era completamente uscita di senno, sfinita più dal senso di oppressione che ora la dominava che per altro. Una mano la bloccò, però. Non lo sentì nemmeno arrivare: “Finiscila.” Le ordinò perentorio il Saint del Cancro.
Lei si girò, replicando involontariamente quell'ordine deciso: “Ma... c-come?! Il... mio m... maes... tro è...- Parlò col fiato spezzato dal terrore più vivo.
Un colpo diretto all'addome la piegò in due. Inaspettato e frontale. Sputò un marginale rivolo di sangue, cadendo poco più in là vicino alla parete.
“Cessa di frignare come una femminuccia! E ricorda che non tollero chi mi contesta.” Dichiarò bellicoso il Cavaliere. Si era avvicinato giusto il tempo di rimetterla in piedi prendendola per il collo, in poco meno di una frazione di secondo, andandole in contro alla velocità della luce.
Ringhiò: “Continua così e ti ci porterò io a morte certa.” Già la situazione era complicata, una ragazzetta piagnucolona non era certamente d'aiuto. Ma anzi, un bell'ingombro.
Sospirò: erano tutti uguali nel momento della morte a quanto pare. Neanche quella femmina valeva poi molto, anche se allieva di Shura. Era ancora a tenere con il braccio sinistro il collo della ragazza, quando il medesimo attacco di Therapon imprigionò entrambi senza che potesse accorgersene o perlomeno fuggire.

Sbrigati a finirli, abbiamo altri due da eliminare poi, fino ad arrivare alle stanze di Atena.” Disse conciso Jonah del Vento, che non voleva perder tempo.
“Io direi di infierire invece, hanno ucciso i nostri compagni...” Incrociò le mani al petto il detentore del Fuoco. -...Hanno tradito le leggi di
Atropo.”

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Piccola premessa: era da tanto che volevo citare (solo quello in corsivo) Schopenhauer nella mia ff, poiché proprio lui mi aveva dato l'idea di Jonah e che cosa sarebbe stato lui nella guerra. Siccome rappresenta il Vento, era perfetto nei panni poi di Atropo u.u

*torto: è rigido e severo come maestro Shura -o così l'ho descritto/pensato- però, comunque, comprende la situazione morale/mentale di Marie. D'altronde inanzi tutto è priva d'esperienza fondamentale allo scontro, una guerra è pur sempre una guerra -e inaspettata!- per di più, c'è lei di mezzo, oltre agli altri, in prima persona a dover essere uccisa. Quindi... beh, quantomeno turbata lo è. Poi tutto ciò che è successo e via dicendo...

*Cube Fire: Letteralmente Cubo di Fuoco. Attacco che permette d'ingabbiare l'avversario in una prigione -chiusa- di fuoco. Una specie di scatola di fuoco.

*dita: se fossero stati colpi fatti con le mani, si sarebbe ferita più seriamente, ma ricordiamoci che lei usa l'ago della bussola, per tranciare il vento. (Al contrario però, i colpi di Marie non sono certamente paragonabili all'Excalibur di Shura... non per questo però son debolissimi, sia chiaro.)


►►Ringrazio MUGHETTO NELLA NEVE e i Nove LIKE che ho ricevuto al mio scorso capitolo! È stato fantastico vedere che c'è ancora qualcuno che legge questa storia ♥ Se volete lasciare una recensione, è sempre davvero gradita. :3




   
 
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