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Autore: sweetmartini    17/09/2015    2 recensioni
Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto quello che poteva desiderare il principe era viziato, egoista e cattivo.
Accadde però che una notte di inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio di un riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore.
Storia basata sul film disney La Bella e La Bestia
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                    The Cook and the Beast
 
 

 
Lo specchio magico mostrava un essere mostruoso, da far venire i brividi a qualsiasi persona. L’aspetto era selvaggio, niente di lui era umano. Il suo volto era ricoperto da una scura peluria mentre la criniera era di un vibrante verde smeraldo. Aveva lunghi canini che potevano triturare qualsiasi cosa ed occhi scuri difficili da interpretare.
Bellamy guardò stupefatto lo specchio passando poi lo sguardo a  Sanji che nel frattempo cercava di calmare la folla mal riuscendoci.
“Calmatevi stupidi! Non è pericoloso, può sembrare brusco ma in realtà anche in lui c’è un lato gentile!”
“Se non ti conoscessi penserei che tu provi qualcosa per quel mostro” disse Bellamy, fermando Sanji per una spalla con malcelata gelosia.
“Bastardo, lui non è un mostro” affermò Sanji allottandosi dal cacciatore. Non avrebbe permesso a quelle persone di fare del male a Zoro e agli altri.  “Tu lo sei!” Sanji non poté fare al meno di affermare, vedendo la crudeltà negli occhi dell’altro. Bellamy grugnì i denti a quell’accusa e chiamò con lo sguardo due sottoposti che stavano nascosti fra la folla.
Gli dispiaceva ammetterlo ma anche il suo bel cuoco avevo perso il senno. Sanji difendeva quel’essere con una passione che mai aveva mostrato prima. Era chiaro, la bestia l’aveva soggiogato ed andava uccisa prima che avrebbe fatto ulteriori danni.
I due uomini, a tradimento, bloccarono Sanji alle spalle prendendolo di sorpresa. “Maledetti, lasciatemi andare!” grugnì Sanji dimenandosi dalla presa, non rendendogli il lavoro facile. Approfittando della immobilità dell’altro Bellamy gli prese lo specchiò dalle mani e lo alzò verso la folla come uno scettro. “Anche lui è pazzo come quel povero del suo amico” disse avvinandosi verso le gente. “Quel mostro, verrà qui a rubarvi i vostri bambini!” inizio a dire spaventando i più piccoli e le madri che allontanarono i propri i figli dallo specchio. “Verrà a prenderli di notte!”
“Smettila!” urlò Sanji vedendo come la folla diventasse sempre più spaventata dalle parole del cacciatore. “Appendiamo la testa alla mia parete! Io vi dico uccidiamo la bestia!” continuò Bellamy ottenendo il consento degli abitanti che si unirono alla sua follia.
“Non ve lo permetterò” affermò Sanji con rabbia riuscendo quasi a svincolarsi dai due uomini che non riuscivano più a tenerlo fermò. “Rinchiudetelo!” Bellamy non volendo il cuoco a piede libero lo fece imprigionare nello scantinato della sua stessa casa insieme ad Usopp.
“Forza andiamo, uccidiamo quella bestia!”
Gli uomini del villaggio risposero con entusiasmo al grido di battaglia ed armandosi di torce e forconi insieme al cacciatore si avviarono ad uccidere il mostro.
La pioggia colpiva le grandi finestre del castello incessantemente, rispecchiando con esattezza l’umore dei suoi abitanti. Non c’era più la gioia di prima, solo tristezza.
“Sapevo che non c’era da fidarsi di lui” disse Nami con rabbia e delusione. In realtà anche lei si era affezionata molto al cuoco, anche se non voleva ammetterlo. Ace sospirò tristemente, domandandosi dove fosse il fratellino, lanciò uno sguardo verso finestra venendo attirato da delle luci.
“Non è possibile!”
“Cosa?”
“Che succede?”
“E’ tornato?”
“Siamo stati invasi!” rispose Ace con impazienza alle domande degli altri. Gli altri compagni stupiti si affacciarono alla finestra. Un fiume di persone aveva attraversato il cancello principale ed adesso si stavano dirigendo verso l’entrata.
“Dobbiamo preparare una difesa. Robin tu avvisa Padron Zoro!” annunciò con autorità l’orologio ottenendo il consenso di tutti e nessuna protesta. Avrebbero lottato e difeso la loro casa ad ogni costo.
Robin arrivò di corsa nell’ala est dove trovò il proprio padrone depresso vicino alla teca che conteneva la rosa. “Padron Zoro” si rivolse a lui la teiera con dolcezza.
“Lasciami in pace” mormorò Zoro che non voleva essere disturbato da nessuno nel suo dolore.
“Ma ci stanno attaccando, degli uomini stanno per invadere il castello.”
Zoro ascoltò quelle parole senza attenzione, in quel momento non gli importava nulla. Tanto meno di quegli stupidi uomini.
“Che cosa facciamo?” domandò Robin con preoccupazione ma la bestia non rispose, continuò a dargli le spalle accarezzando morbosamente la teca. I suoi pensieri erano rivolti ad una sola persona.
Nel frattempo Bellamy e gli altri con l’aiuto di un tronco riuscirono ad abbattere la porta ed ad invadere il castello. Il cacciatore mettendo per primo piedi nell’atrio si guardò sospettoso intorno. Il silenzio regnava sovrano, quando all’improvviso vennero attaccati da degli oggetti animati che spuntavano da un mobile all’altro. Gli uomini, presi all’inizio di sorpresa, risposero all’attacco con altrettanta furia e ferocia. Bellamy cercò la bestia fra la confusione ma non la trovò, approfittando della confusione si allontanò andando alla ricerca della sua preda.
I sensi di colpa lo stavano opprimendo, a causa sua aveva messo Zoro e gli altri in pericolo. Doveva riuscire ad ogni costo ad uscire da quelle cantina, doveva assolutamente fare qualcosa!
“Sanji, ora basta! Non c’è modo di uscire” gli disse Usopp per l’ennesima volta mentre cercava di rompere le grate del porta.
“Non posso devo andare ad avvisarli!”
“Quelle porte l’ho omologate io stesso, sono indistruttibili.”
Sanji diede uno forte calcio come ultimo tentativo ma nulla da fare, quei ferri rimanevano irremovibili. Sospirando si appoggiò contro il muro e scivolò a terra passandosi una mano fra i capelli biondi.
“Ho combinato un casino.”
“No.” Usopp si sedette accanto a Sanji posando una mano sulla sua spalla. “Tu hai fatto quelle che pensavi fosse giusto, se c’è qualcuno che ha fatto una casino quello sono io.”
Sanji scosse la testa. “Avrei dovuto immaginare che sarebbe andata a finire così.”
Usopp sospirò alla testardaggine dell’amico, a volte sapeva essere peggio di un mulo.
“Che ne dici se ci dividiamo la colpa?”
Sanji ridacchiò amaramente e si accesa l’ultima sigaretta che aveva quando un rumore strano arrivò da fuori. I due ragazzi incuriositi si affacciarono da una piccola finestra.
“Quello non è il tuo taglialegna?” domandò Sanji incredulo. La macchina d’un tratto iniziò ad emanare fumo e ad a camminare da sola.
“Sì! Dove sta andando?” Come a volergli rispondere la macchina si voltò verso di loro e iniziò a correre verso la casa.
“Usopp, spostati!” gridò Sanji. I due scansandosi in tempo riuscirono ad evitare il taglialegna che arrivò a tutta velocità distruggendo la porta e sfracellandosi nel fondo del seminterrato.
“Tutto ok?” domandò Sanji ad Usopp ma a rispondergli fu qualcun altro.
“Mai stato meglio!” Rufy e Chopper, a bordo del taglialegna, erano ancora eccitati dalla corsa. “Dovreste provarlo anche voi!”
Sanji scosse la testa, esasperato dalla vivacità di Rufy ma anche riconoscente, se non fosse stati per i due piccoli oggetti non sarebbe mai potuto uscire da lì. Il cuoco con rinnovato entusiasmo uscì dal seminterrato seguito degli altri tre.
“Ehy, Sanji! Aspettaci!”
Finalmente, l’aveva trovato. Il mostro se ne stava per conto suo e gli dava le spalle. Bellamy alzò l’arco e lo puntò verso di lui. Uno sguardo inespressivo ed un grugnito erano gli unici segnali che la bestia aveva dato alla sua vista. Un immagine davvero misera. Bellamy prese la mira e scoccò una freccia che colpi l’essere sulla schiena. La bestia ruggì dal dolore ed approfittando di quel momento il cacciatore si lanciò verso di lui spingendolo fuori nella terrazza. La bestia non dava cenno ad alzarsi neanche con le spinte che continuava a dargli.
“Alzati!” gridò Bellamy frustrato dalla passività della bestia. La pioggia continuava a cadere incessante su di loro. “Alzati!” La bestia non rispose rimase a terra, degnandogli a malapena uno sguardo. Nei suoi occhi però non c’erano paura ne terrore e la cosa faceva imbestialire Bellamy ancora di più. “Cosa c’è bestia? Sei troppo gentile per affrontarmi?” Il cacciatore staccò un pezzo di roccia appuntito della cornice del terrazzo e l’alzò contro la bestia pronto a sancire la sua fine.
“No!”
Quella voce, sapeva di chi fosse. Zoro abbassò gli occhi e li lo vide. All’entrata del castello, in groppa al suo cavallo, c’era Sanji accompagnato da quel suo strano amico. Era tornato, aveva mantenuto la sua promessa e Zoro stava per rompere la sua.
“Cuoco. . .”
“Fermati, Bellamy!”
Il cacciatore ne aveva abbastanza, fece per colpire il mostro quando quello si alzò e lo fermò come se nulla fosse. La bestia era alta ed imponente, Bellamy guardò terrorizzato in quei occhi scuri che adesso erano vivi e pieni di rabbia. La situazione si era ribaltata.







 
  
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