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Autore: Amrlide    10/02/2009    7 recensioni
A volte altri con le loro parole influenzano le nostre scelte. A volte le aspettative di chi ci circonda dettano le nostre azioni. A volte ci sentiamo come foglie sospinte dove soffiano altri... e a volte ci sentiamo di dover ringraziare chi ci sospinge dove altrimenti noi non avremmo il coraggio di andare.
[cap. 9]“Gaara… Tu che pensi di Hinata Hyuuga?”
Gaara ci rifletté per qualche secondo “È buffa.”
Suo fratello sbatté le palpebre un paio di volte “Come?”
Gaara ripensò alla prima volta che l’aveva incontrata, a come avesse assurdamente cercato di restituirgli un sasso che le stava regalando… “Buffa, sì.”
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come foglie al vento


Temevate che fossi sparita, vero? Lo temevo anch'io in effetti... Questa sessione d'esami è stata piuttosto dura, ma sono sopravvissuta, malconcia ma ci sono ^^ Avrei voluto festeggiare con un capitolo diverso, questo non è propriamente allegro, ma me la sono cercata visto che non sono stata regolare nella pubblicazione... Faccio un "Mea culpa" e prometto che aggiorno presto con il capitolo successivo per risollevare gli animi (il mio in primis)

Spero che chi segue la mia ff ci sia ancora: mi ero sollevata un sacco nel leggere i nuovi commenti e nel vedere allungarsi la lista di chi ha messo la storia nei preferiti (un po' come le parole di Naruto per Hinata).
In particolare volevo ringraziare:
clasaru per l'entusiasmo, spero che tu non lo perda nei prossimi capitoli: Gaara e Hinata credo siano proprio due personaggi lenti per quanto riguarda l'interagire con altre persone, quindi passerà un po' prima che si relazionino in maniera seria tra di loro (anche se un po' di curiosità l'uno per l'altra sorgerà presto ^^)
Arwen88, sto dipingendo il povero Hiashi come un manipolatore... Come annunciato, con questo capitolo siamo a Suna, anche se si vedrà meglio nel prossimo ^.^
Niggle, spero tu sia ancora viva... l'ansia per la tua salute mi ha veramente perseguitato! Purtroppo come vedrai i nodi non sempre si scolgono bene e ogni tanto ritornano... come Hinata arriva a Suna è un po' banale, ma d'altra parte, per cambiare bisogna saper affrontare anche nuove sfide, no? E poi comunque, se ne sta già pentendo... ^.^
giusygiu, grazie per i complimenti! Questa è la prima Gaara-Hinata che scrivo e come coppia devo confessare che la trovo un po' strana (inoltre non è appoggiata dal Canon) però sono i miei due personaggi preferiti e mi diverto a scrivere di loro ^^
Ovviamente ringrazio anche tutte le nuove persone che hanno la mia storia tra i loro "Preferiti", ovvero clasaru, ELPOTTER, hinata_in_love, krystal83, masychan, samuel87, sissi86, thembra.

Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo, volevo provare a spezzare una lancia in favore di Hiashi... insomma... poverino, avete già visto che la mia storia si basa molto sui fraintendimenti... quindi lasciate al Capo Clan Hyuga il beneficio del dubbio, in fondo in questo capitolo non c'è la sua versione ^^

Ah! Ho alzato il Rating a "Giallo", mi sembrava più opportuno in vista del proseguo...



Scostò un ramo carico di foglie con un gesto scocciato dandosi contemporaneamente più spinta per saltare sull’albero di fronte.
Stupide foglie!
Non vedeva l’ora di tornare finalmente a Suna, chiudersi nel suo ufficio e concentrarsi su qualcosa che fossero bilanci e missioni.
Un altro salto.
Avrebbe anche fatto a meno delle soste per poter arrivare prima al suo Villaggio.
Stupido Consiglio!
“Gaara, rallenta!” si sentì chiamare da Kankuro, “Dobbiamo fare una pausa.”
Evidentemente qualcuno rischiava di stare indietro. Serrò i denti, non aveva alcuna intenzione di voltarsi a vedere se fossero i petulanti Consiglieri o la ragazza ninja incapace.
Al solo pensiero di Hinata strinse i pugni; aveva decisamente sottovalutato quegli occhi timidi e quel sorrisetto radioso davanti a Naruto.
Nel passo successivo ci mise ancora più slancio.
Stupida ragazza dalla mentalità contorta!


Vedendo Gaara allontanarsi, Kankuro si augurò che nessuno avesse più dubbi sul pessimo umore che caratterizzava il Kazekage. Inspirò e accelerò a sua volta, sperando che anche gli altri riuscissero a stargli dietro; sarebbe stato un problema se si fossero divisi.
Lanciò uno sguardo verso la ragazza di Konoha; non aveva detto una parola da quando erano partiti e d’altra parte nessuno aveva osato rivolgergliela visto il clima gelido che li stava accompagnando verso casa.
Kankuro non aveva ancora capito con che razza di incarico lei li stesse seguendo. Probabilmente non lo sapeva nessuno, lei per prima; i Consiglieri dovevano solo aver pensato a portarla con loro, ma non dovevano aver realmente pensato a cosa avrebbe potuto fare una volta arrivata a Suna. E vista la sua ostinazione, certamente non se ne sarebbe preoccupato nemmeno Gaara.
Scostò la testa e alzò le spalle, non era un suo problema dopotutto …
La sbirciò di nuovo.
Quell’espressione funerea non le donava proprio… Kankuro sperò che se la togliesse presto dal volto; poteva anche capire che non li stesse seguendo di sua spontanea iniziativa, ma era quasi sicuro che fosse proprio quella faccia impaurita a scocciare tanto suo fratello.
Sbuffò saltando.
No, quello che probabilmente infastidiva Gaara era la consapevolezza di aver sbagliato.
Gli fissò la schiena mentre ripensava a come era tornato particolarmente compiaciuto da quel “giretto di pochi minuti” subito dopo la chiacchierata con l’Hokage. Sembrava rilassato, perfino allegro.
Anche i Consiglieri se ne erano accorti.
Kankuro era certo che avesse convinto la ragazza a rimanere a Konoha. Era stata veramente una sorpresa sentire la vecchia Tsunade annunciare invece che Hinata Hyuga li avrebbe seguiti a Suna alla fine del loro soggiorno.
Gaara non aveva mosso un muscolo alla notizia.
Il suo sguardo si era appena spento per qualche attimo per poi tornare leggermente indurito; l’aria intono a lui era diventata gelida. Nessuno nella stanza aveva osato rallegrarsi o complimentarsi.
Il giorno della partenza, Gaara non aveva mitigato il suo umore e con tutta probabilità non sarebbe cambiato fino a che non sarebbero arrivati a Suna.
Saltellando da un ramo all’altro, Kankuro era veramente contento di tornarsene a casa.


Hinata si sistemò lo zaino in spalla dopo balzo non troppo convinto. Doveva aumentare il passo o sarebbe rimasta indietro.
Deglutì cercando di scacciare quel nodo in gola che l’accompagnava dalla partenza.
Continuando a correre con quel ritmo serrato sarebbero arrivati presto a Suna.
Hinata osservò incerta la schiena del Kazekage, il svolazzare della sua giacca oltre la giara.
“Può anche essere diventato Kazekage, ma non per questo essere degno di maggior fiducia.”
La voce di Kiba la raggiunse dai frenetici ricordi degli ultimi giorni. Lui aveva cercato subito di metterla in guardia.
Scosse la testa e cercò di darsi uno slancio maggiore nei salti: Kiba era solo scontento perché il Team 8 non sarebbe stato più lo stesso per un po’. Di certo, l’avrebbero sostituita fintanto che non fosse tornata.
“Se tornerai…”
Hinata si morse le labbra; non era da Kiba essere così pessimista. Gli aveva assicurato che sarebbe tornata subito dopo aver concluso la sua missione.
“Ma che razza di missione è?!”
In effetti… Nemmeno l’Hokage aveva saputo dire cosa si aspettassero esattamente quelli di Suna da lei: durante il colloquio, erano stati accennati oscuri quanto assurdi contrasti interni tra il Consiglio di Suna e il Kazekage, a ‘difficoltà relazionali’, senza specifiche. Era stata poi abbozzata una generale richiesta di un confronto su istituzioni e metodi tra Konoha e Suna, qualche menzione ai nuovi sistemi di insegnamento. Lei, più preoccupata dalla presenza di suo padre alle sue spalle che dalle parole dell’Hokage, si era immaginata uno scambio di opinioni, probabilmente una mediazione tra il parere del Kazekage e quello del Consiglio. Le era sempre piaciuto andare a trovare il maestro Iruka nella scuola, e spesso fermava anche ad osservare i nuovi allievi che sperimentavano per la prima volta i campi di addestramento. Le era sembrato che le stessero offrendo un incarico di grande responsabilità, ma comunque alla sua portata.
“Hinata è in gamba” aveva detto Naruto.
Sorrise appena ricordandolo. Le parole di Naruto erano sempre state in grado di sollevarle il morale e darle coraggio; era stato seguendo l’esempio di lui che aveva deciso che anche lei poteva cambiare.
Nel caso particolare di qualche giorno prima, gli incoraggiamenti di Naruto le avevano dato una dose di fiducia non indifferente, tanto che da portarla ad accettare quella “missione” non propriamente definita. D’altra parte, se a proporgliela era l’Hokage con l’approvazione di suo padre, non poteva essere niente di strano, no? Almeno, così pensava, fino a poco prima della partenza…
Si sfiorò appena lo zaino e arrossì. Gli occhi le si inumidirono, rallentò il passo.
Nonostante le obiezioni di Kiba e Shino, le era sembrato tutto così normale… no, molto meglio del normale: Hinata non aveva mai visto suo padre così orgoglioso e pieno di aspettative nei suoi confronti come alla vigilia della partenza. Era quasi più agitato di lei.
“Sono sicuro che saprai fare al meglio quanto ti verrà richiesto”, la sua mano a stringerle la spalla.
Deglutì a fatica fermandosi.
Era stata così ingenua a non pensare quanti significati diversi poteva contenere quella frase.
Avrebbe dovuto capirlo prima, già quando le aveva detto di avvicinare il Kazekage: le aveva ripetuto così spesso che avrebbe avuto più successo come moglie piuttosto che come shinobi che avrebbe dovuto sospettare subito delle sue intenzioni...
Scosse la testa mentre un peso in petto si faceva sempre più opprimente.
C’era un errore. Aveva sicuramente frainteso.
Una figura la raggiunse sul ramo dove si era fermata: era lo shinobi incappucciato, il fratello del Kazekage. Le fece cenno per sapere se ci fosse qualcosa che non andava. Hinata cercò di darsi un contegno più sicuro e di nuovo si issò meglio il bagaglio. Abbozzò un cenno di assenso prima di partire con un balzo.
Doveva smettere di pensare. Sicuramente si stava sbagliando. E agitarsi e tormentarsi in quel modo l’avrebbe solo resa più insicura di quanto già non fosse. Trasse un profondo respiro. Doveva fidarsi di suo padre.
“Ti hanno scelto per un motivo, Hinata. Fa’ attenzione.” Shino era stato più pacato di Kiba, ma non di meno era preoccupato per quanto la sua missione risultasse inusuale. “Hai detto che è stato lui a cercarti la sera del ricevimento. Potrebbe essere stato lui ha volerti a Suna con una scusa.”
Hinata risollevò lo sguardo verso il Kazekage. Non le aveva rivolto la parola, non l’aveva neppure guardata, da quanto erano partiti. Lui non avrebbe avuto motivo per volerla nel suo Villaggio, si conoscevano appena. Non poteva essere interessato a lei.
Un vento sempre più caldo le sferzava il viso; si stavano avvicinando alla fine del bosco. Prima di notte sarebbero arrivati.
“Indossa questo la notte a Suna” di nuovo il ricordo di suo padre circospetto nella sua camera mentre lei terminava i bagagli, sul viso un’espressione di dolcezza misto imbarazzo che lei on gli aveva mai visto “Tua madre la indossava la nostra prima notte di nozze,” aveva detto “Starà benissimo anche a te.”.
Si era premunito lui stesso di riporre accuratamente quel leggero fagotto bianco, una camicia da notte che Hinata non aveva avuto nemmeno il coraggio di toccare, nello zaino.
Hinata sentì il nodo alla gola salire di nuovo.
“Sto sbagliando” sussurrò a se stessa. Aveva frainteso, era ovvio: la notizia sul suo matrimonio si già era rivelata falsa, no? Smentita dallo stesso Kazekage... Non doveva preoccuparsi, la camicia da notte non significava niente. Suo padre aveva voluto affidarle un indumento di sua madre solo perché sapeva che lei si sarebbe sentita spaesata in un altro Villaggio.
“Essere in contatto con il Kazekage è un prestigio non indifferente. Vorrei che tu lo assecondassi nelle sue decisioni…”
Gli occhi le si inumidirono pericolosamente.
Poteva riferirsi alle sue opinioni in campo scolastico; suo padre le stava solo intimando di schierarsi dalla parte del Kazekage in caso di disputa con il Consiglio. Per contribuire al prestigio del suo Clan. Era per questo che aveva premuto affinché lei andasse a Suna: perché lei si legasse al Kazekage in una innocente e rispettabile amicizia.
Solo questo.
Solo e unicamente un sentimento amichevole di stima e cortesia.
Hinata se l’era già ripetuto centinaia di volte. Doveva smettere di dubitare sulle intenzioni di suo padre; lui aveva a cuore la sua felicità come figlia oltre al prestigio del Clan Hyuga…
Ricacciò indietro le lacrime e guardò di fonte a sé; la figura del Kazekage era sempre più distante, doveva essere davvero impaziente di arrivare.
Inspirò le ultime boccate di aria fresca di sottobosco prima di trovarsi davanti al deserto aperto.
Arrivati a Suna, le avrebbero sicuramente affidato una missione precisa e, una volta terminata, avrebbe potuto tornarsene a casa.
Hinata annuì auto-convincendosi. Sarebbe andata sicuramente così. Forse avrebbe fatto meglio già a pensare a cosa scrivere a suo padre per scusarsi di aver pensato male di lui.
Certo, l’avrebbe fatto. Appena arrivata a Suna…


Il Kazekage si fermò un momento in contemplazione.
Ecco Suna, il Villaggio ninja più importante di tutto il Paese del Vento. Finalmente erano arrivati, ancora pochi passi e ne avrebbero varcato i cancelli. Respirò profondamente l’aria secca che tanto gli era familiare. Si sentiva già più tranquillo; i motivi del suo fastidio potevano essere relegati in un angolo, ora che aveva raggiunto “casa”.
Ascoltò i respiri affannosi dei Consiglieri dietro di lui e interiormente sorrise.
Anche loro erano sicuramente felici di essere arrivati, e non solo perché significava non dover più correre. Aveva sistematicamente costretto a diminuire le pause, ma era certo che ciò che aveva tenuto sulle spine i cari membri del Consiglio al suo seguito, era stato il suo umore. Li aveva letteralmente congelati il primo giorno di viaggio, quando avevano provato a lasciarlo da solo con la ragazza di Konoha; ovviamente, non aveva avuto bisogno di ordinare esplicitamente di non provare a rifarlo.
Hinata aveva avuto il buon gusto di starsene per i fatti suoi per tutto il viaggio; Gaara cercò il suo respiro corto. Anche nel respirare quella ragazza faceva poco rumore.
Un ottimo vantaggio, perché era totalmente intenzionato ad ignorarla per tutta la durata della sua permanenza.
L’aveva fatta venire il Consiglio, e il Consiglio se ne sarebbe occupato.
Senza voltarsi, Gaara riprese a camminare verso i cancelli.


Al Villaggio una certa frenesia aveva preceduto il ritorno del Kazekage e del suo seguito; la notizia che Gaara in persona avesse richiesto la presenza a Suna di una specifica ragazza di Konoha, aveva creato non poco sconcerto. All’annuncio del loro arrivo, molti si erano appostati nelle strade o alle finestre per curiosare.
Temari era fiera di poter affermare che la curiosità non era tra i suoi difetti; se si trovava alla finestra a osservare il drappello appena giunto, era solo per poter preparare per tempo un modo per salvare Gaara dalle grinfie della nuova ragazza-polipo che il Consiglio gli aveva rimediato.
Vide entrambi i suoi fratelli sfilare velocemente per le strade di Suna, salutare appena con un cenno del capo la gente accorsa. Il più giovane sembrava stesse marciando impaziente verso casa…
Temari sospirò. Gaara si sarebbe precipitato nel suo ufficio; l’avrebbe fatto anche se non fosse stato seguito da ragazza che tentava di abbordarlo… Kankuro aveva proprio ragione quando affermava che il loro fratellino si stava chiudendo nel suo ufficio come una chiocciola nella tana. E proprio come lui anche lei pensava che Gaara dovesse uscire più spesso, ma non per questo avrebbe assecondato il Consiglio per trovargli una fidanzata.
Assottigliò lo sguardo tra la folla, cercando la fantomatica ragazza di Konoha. Ci mise un po’ a trovarla; di certo non era una che si faceva notare. E sembrava pure che pregasse la sabbia di inghiottirla. Temari incrociò le braccia in petto: non era proprio come se l’era immaginata…

Come era prevedibile, Gaara si precipitò nel suo ufficio, vuoto e silenzioso.
Gli concesse qualche minuto per sprofondarsi sulla sua sedia dietro la scrivania, prima di entrare.
“Dovresti andare in camera a riposarti.” non voleva dargli ordini, ma la sua voce suonava comunque sempre piuttosto autoritaria.
Lui non era per niente sorpreso di vederla; si issò meglio sulla sua poltrona da Kage per guardarla.
“Come è andata qui?”
Temari sorrise, quel suo sorriso un po’ storto. “Non hai appena liquidato tutti i membri del Consiglio dicendo che ‘convenevoli e relazioni sono rimandati a domattina’?”
Gaara si concesse un sorriso tirato. Forse aveva un po’ esagerato prima, ma quando li aveva visti fiondarsi come un branco di avvoltoi con il chiaro intento di ammirare e conoscere ‘la ragazza che il nobile Kazekage aveva portato con sé da Konoha’, aveva deciso che non poteva sopportare altre scemenze per il momento.
Lui non aveva assolutamente voluto portare Hinata a Suna; era tutta colpa del Consiglio e delle sue paranoie, nonché della palpabile ingenuità – e forse anche di una vena di masochismo - della ragazza. Gaara appoggiò la testa allo schienale perso nelle sue considerazioni.
“Ho visto la giovane Hyuga,” Temari si avvicinò cauta alla scrivania e all’argomento che più le premeva “Sembra piuttosto spaesata.”
Il ragazzo non rispose e non la guardò, continuò a oscillarsi sulla sua sedia ritmicamente. Non lo sorprendeva che Hinata fosse impaurita e tremante: l’aveva guardata, per la prima volta in quei giorni, nell’atrio del Palazzo, mentre congedava il Consiglio. Sembrava tremendamente fuori posto e lanciava sguardi spaventati a qualunque persona o oggetto le fosse intorno.
Scostò la testa; quella ragazza avrebbe dovuto pensare prima in che razza di situazione si stava mettendo. “Le hanno preparato una stanza?”
Temari annuì decisa, anche se lui aveva ancora la testa voltata altrove “Un incaricato del Consiglio la sta già accompagnando,” fece una pausa cercando di soppesare attentamente le parole “Le hanno trovato una camera vicino alla tua…”
Gaara inclinò appena il capo; non c’erano stanze vicino alla sua… Lentamente si voltò verso la sorella, temendo di sapere il seguito.
“Hanno ricavato una stanza dal vecchio archivio.” Temari cercò di riferire con calma la notizia, ma non poteva nascondere quanto la trovasse scandalosa.
Suo fratello però dimostrò di non tenerci quanto lei; riabbassò lo sguardo e tornò ad appoggiarsi allo schienale, sollevato: per un attimo aveva temuto che avessero osato sistemare Hinata direttamente in camera sua.
“È un’ospite!” insistette Temari accorgendosi che Gaara non dava il giusto peso alla cosa. “Quella non è una bella sistemazione.”
Gli occhi del ragazzo si spostarono flemmatici in quelli vivaci della sorella.
Non gli interessava dove il Consiglio avesse deciso di far dormire la loro ospite, non era un problema suo fintanto che ci fossero stati almeno due muri a dividerli. Inoltre Hinata aveva già dato prova di essere una ragazza silenziosa; al massimo, se si fosse rivelata una sonnambula, avrebbe chiuso la porta di camera sua a chiave.
“Non mi importa.”


Hinata non ricordava un’occasione in cui era stata così agitata. Sentiva il bisogno urgente che qualcuno le spiegasse esattamente lo scopo della sua presenza a Suna, anche se razionalmente continuava a ripetersi che ormai era notte. Le avrebbero mostrato la camera dove avrebbe alloggiato durante il suo soggiorno in quel Villaggio e la mattina successiva sarebbe stata convocata per parlare della sua “missione”.
La ragazza annuì a se stessa cercando di ignorare l’ansia crescente al solo pensare di dover restare da sola con il Kazekage. Ci sarebbero state altre persone, sicuramente: lui aveva già visto che malintesi si potevano creare in seguito al solo restare vicini in un ricevimento, di certo anche lui non voleva che si ripetesse un caso analogo. Soprattutto, anche lui doveva aver visto gli sguardi indagatori della folla che li aveva accolti appena entrati a Suna, in particolare gli sguardi compiaciuti dei membri del Consiglio, quindi avrebbe evitato di trovarsi da solo con lei in una stanza, per non dar adito ad ulteriori fraintendimenti.
Sì era così, si convinse.
“È possibile che lui ti voglia a Suna con una scusa” aveva detto Shino.
Il cuore di Hinata riprese a battere furiosamente e non potè trattenersi dallo spostarsi sistematicamente verso la parete opposta quando il ragazzo che la stava accompagnando le indicò ufficio e alloggi del nobile Kazekage.
Si era ripromessa di fare il necessario per la buona immagine del suo Clan, l’aveva promesso a suo padre.
“Asseconda il Kazekage.”
Avanzò incerta mentre il suo accompagnatore le apriva la porta di quella che sarebbe stata la sua camera, a meno di dieci passi da quella del Capo Villaggio di Suna.
Doveva esserci un errore…
Non si mosse quando il ragazzo prese congedo inclinando appena il capo; il rumore della porta mentre si chiudeva alle spalle le sembrò un sinistro lamento che spazzava via tutte le speranze di sbagliarsi. I suoi occhi non riuscivano a spostarsi dall’enorme letto che troneggiava al centro della stanza, con fine lenzuola e due cuscini ricamati. Non c’era praticamente altro in quella stanza; solo un letto a due piazze.
“Hinata è in gamba” aveva detto Naruto. E il Kazekage aveva sorriso.
Lo zaino le scivolò dalle spalle per cadere a terra; anche se non poteva vederla, la camicia da notte di sua madre si srotolò in un tacito invito e monito.
Lasciò che le gambe le cedessero appoggiandosi alla porta chiusa; continuava a vedere il letto oltre la coltre di lacrime che le stavano riempiendo gli occhi. Il nodo che aveva in petto le salì fino in gola e ancora più su.
Un singhiozzo. Poi un altro.
“Contiamo su di te, Hinata”
Si rannicchiò su se stessa e pianse.


  
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