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Autore: Betta7    18/09/2015    5 recensioni
La ragazza S. e il ragazzo A.
Il Destino è un mistero che ci avvolge completamente nelle sue mani e, tra due anime affini, niente può fermare il corso dell'Amore.
" Non riuscivo a pensare lucidamente e, anche se era piuttosto stupido e alquanto imbarazzante, non riuscivo neanche ad immaginare quanto sarebbe stata bella.
Stringevo tra le mani il pacchetto con la rosa all'interno e, riflesso su di esso, vidi Sana scendere dalle scale.
Mi sembrò che il mio cuore si fosse fermato e che, improvvisamente dopo qualche secondo, avesse ripreso a battere. "

" Appoggiai di nuovo la testa sulla sua spalla e mi lasciai portare da lui, e mi resi conto in quel preciso istante dell'enorme fiducia che riponevo in quel ragazzo.
Eravamo amici-nemici, da sempre, eppure non avrei affidato la mia vita in mano a nessun altro. "

Dopo University Life, un'altra storia su un rapporto ai limiti dell'impossibile, un passo separa l'Amicizia e l'Amore.
Ma il Destino sa sempre cosa fa.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Natsumi Hayama/Nelly, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8.
TENTAZIONI.
Pov Akito.

Non avevo mai pensato a come sarebbe stata la presenza costante di Sana nella mia vita. Si, la pensavo sempre e già il suo pensiero bastava a riempire le mie giornate, ma non ero abituato al suo esserci fisicamente.
In realtà non era molto diverso dall'immaginazione: Sana era solare, divertente, riusciva a scacciare la tristezza che ogni tanto mi assaliva e non avrei potuto desiderare niente di meglio.
Avevamo deciso entrambi di non fare alcuna luna di miele, non era il caso di partire mentre mia sorella era ancora in una situazione critica, e quindi non ci eravamo mossi da casa. Aspettavamo con ansia che la bambina nascesse, ormai avevamo consultato una lunga sfilza di avvocati e tutti ci avevano garantito che la custodia sarebbe senz'altro andata a noi, quindi ci eravamo un po' tranquillizzati a riguardo.
La nascita era programmata dopo poco meno di due giorni, e Sana aveva già riempito casa di body, pannolini e tutto ciò che le sarebbe servito per accogliere mia nipote.
Io la osservavo, mentre metteva a posto la cameretta della piccola, mentre comprava bavaglini e vestitini completamente rosa, e mi sembrava la cosa più bella che avessi mai visto. Sana sarebbe stata una brava mamma.
Avevamo passato la giornata a scegliere il passeggino e il seggiolino per l'auto ed eravamo entrambi distrutti, quindi avevamo ordinato cibo d'asporto e ci eravamo buttati sul divano a guardare la tv, parlando del nostro matrimonio.
«Ma dico... hai notato la faccia di mia madre mentre ci scambiavamo gli anelli? Sembrava che stesse toccando il cielo con un dito!».
Sorrisi, sapevo benissimo che la signora Kurata non le aveva proposto quell'unione solo per il bene di mia nipote, ma principalmente perchè non vedeva l'ora di vederci insieme.
«Si, ho visto. Ma più che altro ho notato lo sguardo di Occhialidasole, pensavo che gli sarebbe venuto un infarto!»
Sana scoppiò a ridere, ricordando la faccia del suo manager che sarebbe dovuta essere immortalata. Si stava avverando il suo peggior incubo e, contemporaneamente, il mio più grande sogno.
Passammo la serata tra chiacchere poco importanti e cibo spazzatura e, se il fantasma della situazione di Natsumi non fosse stato sempre lì in agguato a infastidirmi, avrei potuto anche definirmi l'uomo più felice della terra.
Costrinsi Sana a lasciarmi l'ultimo pezzo di sushi e lei mi lasciò da solo, dicendomi che aveva bisogno di una doccia.
Rimasi sul divano, gustandomi la quiete prima della tempesta. I giorni successivi sarebbero stati sicuramente distruttivi, oltre alla nascita della bambina avrei dovuto portare tutte le mie cose a casa di Sana e, nel frattempo, stare accanto a mio padre che stava lentamente crollando.
Quando aveva saputo che io e Sana ci saremmo sposati per ottenere l'affidamento della bambina, era scoppiato in lacrime. Non perchè non fosse d'accordo, anzi tutt'altro, ma perchè per lui quello presupponeva il fatto che Natsumi non si sarebbe mai risvegliata. Come potevo biasimarlo?
La situazione non era certo delle migliori ma, se c'era una cosa che Sana aveva insegnato alla mia famiglia, era di non perdere mai la speranza.
Mio padre aveva assistito al matrimonio con la testa bassa, sentendosi in colpa perchè era felice per me mentre mia sorella non poteva esserci, e ci aveva abbracciati non appena eravamo stati dichiarati marito e moglie. Ci aveva sussurrato un grazie strozzato dal pianto e poi se n'era tornato in ospedale, che ormai era la sua casa.
Mi alzai per mettere i piatti sporchi nella lavastoviglie e notai che ormai era piena. Cominciavo già a non sopportare delle cose di Sana: era disordinata, casinista, non faceva altro che lasciare vestiti in giro, ma non riuscivo comunque a pentirmi della mia scelta.
Lavai velocemente i piatti e mi avviai verso la camera da letto ma, mentre ero in corridoio, notai che Sana era appena uscita dal bagno in camera.
Non ero un guardone, avevo avuto mille occasioni di guardare Sana in desabillè e tutte le volte mi ero limitato ad abbassare lo sguardo per il troppo imbarazzo.
Ma, stavolta, non riuscii a farne a meno. Mi avvicinai alla porta e, scostandola leggermente, la vidi.
Sana era avvolta da un accappatoio troppo grande per lei che però le era scivolato lasciandole scoperta tutta la schiena.
Aveva i capelli raccolti nella mano destra ed essendo completamente fradici le gocciolavano sul corpo.
Le gocce le scendevano per tutta la schiena, come una mano che l'accarezzava lentamente, e io immaginai che fosse la mia.
Chiusi gli occhi pensando di toccarla, di sfiorare piano la curva della schiena, di premere le dita nell'incavo del suo collo...
Li riaprii immediatamente, reprimendo quelle sensazioni, e allontanandomi da lei. Se la nostra vita di coppia fosse continuata in quel modo probabilmente avrei dovuto farmi controllare da un bravo psichiatra.
Mi buttai sul letto, in preda alla frustrazione, e sbuffai. Come pretendevo di resistere ai miei sentimenti se la sua presenza ormai era una costante nella mia vita?
Non ne ero capace.
Non riuscivo nemmeno ad essere lucido se pensavo che Sana era nella stanza a fianco, nuda, dentro la vasca... figuriamoci se la mia mente sarebbe stata in grado di non tradirmi.
La porta del bagno, che dava sulla camera, si aprì e Sana arrivò in fretta e furia, lasciando una scia d'acqua dietro di lei.
«Il bagno è libero, puoi andare se vuoi.»
Alzai lo sguardo e l'accappatoio incriminato era ancora lì, davanti a me, e continuava a non coprirle la spalla.
Mi mancava l'aria.
«Si, vado subito.».
Mi fiondai in bagno e da acqua calda passai tutto il termostato ad acqua fredda, ghiacciata.
Dovevo scrollarmi di dosso tutta quella tensione che portava il nome di Sana Kurata.

_______________________________________

Pov Sana.

Avrei voluto dire che la doccia calda mi era servita a schiarirmi le idee, ad illuminarmi sui sentimenti che provavo per Akito e che, finalmente, avrei trovato una soluzione per il nostro rapporto incasinato.
Ma no, ovviamente, non era il mio caso. Avevo cercato di mettere ordine nella mia testa, analizzando passo dopo passo tutto ciò che era successo nell'ultimo periodo.
Se mi avessero detto un mese prima che mi sarei ritrovata con l'anello al dito in così poco tempo, avrei sicuramente preso per pazzo chiunque mi stesse dando la notizia.
Decidere di seguire il consiglio di mia madre era stato difficile, avevo praticamente preso la mia vita e l'avevo messa tra le mani di Akito, lasciando a lui il timone della nave.
Aprii la finestra e uscii in terrazza, ancora in accappatoio, pensavo che l'aria fresca mi avrebbe fatto bene, ma in realtà più pensavo più il mio cervello perdeva lucidità.
Non riuscivo comunque a rassicurarmi, forse avevo fatto uno sbaglio madornale a sposare Akito o forse sarei riuscita ad annullare il matrimonio non appena Natsumi si sarebbe svegliata e avrebbe ripreso la bambina con se.
Ma volevo davvero annullarlo? Non ne ero certa...
Non sapevo nemmeno se sarei riuscita a mantenere la facciata della ragazza che aveva fatto tutto solo per aiutare il suo migliore amico, perchè anche se la motivazione principale era stata quella, non era di certo l'unica.
Dovevo capire, dovevo riflettere, ma era difficile anche solo pensare di vivere una vita da amici con Akito sempre accanto.
Improvvisamente due braccia enormi si allungarono su di me e Akito mi avvolse in un abbraccio che avrei voluto fosse arrivato prima.
«Prenderai freddo, stupida...»
Riuscivo a percepire il suo petto nudo contro la mia schiena e mi sentii improvvisamente a casa.
Mai avevo provato quella sensazione, mai mi ero sentita così protetta come in quel momento.
Probabilmente non mi sarebbe mai più ricapitato, perchè nessuno mi avrebbe mai fatto sentire come Akito in quel momento e improvvisamente mi rattristai.
Il nostro matrimonio era una semplice unione di facciata, quindi avrei dovuto prendere con le pinze tutte le emozioni che stavo provando e che avrei provato in futuro.
Comunque non ascoltai il mio cervello, non ero brava ad essere razionale quindi non ci provavo più di tanto.
Mi strinsi ancora di più a lui, affondando il naso tra il suo collo e la spalla, inalando tutto il suo profumo. Sapeva di muschio e di limone, tutti e due messi insieme. Sapeva di dolcezza e determinazione. Sapeva di Akito.
«Faccio un bun odore almeno?» mi chiese, notando che non facevo altro che inspirare.
Annuii, sorridendo.
«Andiamo, o ti prenderai una polmonite.».
Mi prese per mano e, velocemente, rientrammo in casa.
Mi rannicchai vicino a lui, a letto.
Così, perchè mi andava.
Perchè mi faceva stare bene.
E poi ci rividi insieme, a ridere come due stupidi.
Cosa era cambiato? Cosa era successo?
Eravamo cambiati noi, era cambiato il nostro rapporto.
Era cambiato tutto.
Akito sarebbe stato sempre una delle cose piu belle che mi fossero mai capitate perchè la sua voce mi aveva rassicurato nei momenti di sconforto.
Era l'unica persona che non mi aveva mai lasciato.
Se solo avessi potuto dirglielo.


*

Erano venti minuti che mia madre continuava a chiamarmi al cellulare e che io le chiudevo la chiamata facendo scattare la segreteria.
Sapevo già cosa voleva dirmi e non avevo alcuna voglia di sentirla.
Akito mi guardò infastidito, gettandomi ancora una volta il giornale con la nostra foto in accappatoio in prima pagina.
Io non la trovavo una cosa così tragica, in fondo eravamo sposati, ma a lui sembrava importare molto.
«Ma cos'è che ti da così tanto fastidio? Se non volevi essere visto con me, non dovevi sposarmi!» sbottai improvvisamente.
«Ma non capisci proprio! Parlare con te è come parlare col muro, Kurata.».
Non smetteva mai di chiamarmi in quel modo e io lo odiavo, mi sembrava che volesse sempre allontanarmi.
«Adesso porto il tuo cognome, potresti anche smetterla di chiamarmi così.»
Detto ciò mi alzai e feci per andarmene ma Akito mi bloccò subito.
«Non mi infastidisce essere visto con te, stupida. Penso solamente che avrei voluto delle foto meno... sconcie, diciamo. E soprattutto hai letto l'articolo?». Prese il giornale e cominciò a leggere.

" Notte caliente per la nota attrice Sana Kurata, sorpresa in atteggiamenti intimi nel balcone della sua villa, insieme al neomarito. Sembra che i due stiano passsando una luna di miele all'insegna del sesso sfrenato. Voci attendibili ci confermano che i due hanno preferito restare a casa per evitare di essere sentiti durante i loro focosi amplessi!
Aaah che belli i primi mesi di matrimonio. Aspettiamo di vederli fra un po' di tempo, sembreranno ancora così innamorati? ".

Mi venne un brivido nel sentire la parola innamorati riferita a me e Akito, ma lo scacciai immediatamente e pensai a come controbattere.
«Ti fai dei problemi per nulla. Siamo sposati, è normale che i giornalisti ricamino sopra a queste cose, quindi smettila e non dare di matto perchè non sarà ne' la prima ne' l'ultima.»
Lui annuì, e io sperai che avesse davvero capito che, essendo mio marito, ed essendo io una celebrità, non potevamo scappare dai paparazzi.
Nel pomeriggio richiamai mia madre e, come immaginavo, era in preda ad un esaurimento per le foto pubblicate.
«Ero certa di averti dato un buon consiglio! Ma dimmi... com'è a letto?».
Scoppiai a ridere.
«Mamma, io e Akito siamo sposati per necessità. Non ho visto niente oltre al suo petto, quindi smettila di farti venire strane idee.»
La conversazione continuò tutta su quel frangente e, quando mi stufai di sentire quanto fossi stupida a non approfittare dei miei diritti di moglie, riattaccai promettendole di andarla a trovare presto con il mio maritino.
Quella storia continuava ad ingarbugliarsi in modo assurdo ma, nonostante ciò, non potevo non pensare a quanto fossi felice di essermi complicata la vita in quel modo.







Perdonate il ritardo, davvero, ma ho avuto un piccolo problema col mio pc (avevo combinato un casino con la tastiera e alcune lettere non ne volevano sapere di funzionare ahaha non chiedetemi niente, please) e quindi non ho potuto ne scrivere ne pubblicare.
Ecco a voi l'ottavo capitolo, finalmente, il dopo matrimonio.
Spero di vedere taaaaaante recensioni perchè, credetemi, IL BELLO DEVE ANCORA ARRIVARE.
Vi ringrazio sempre di cuore, per tutto il supporto che mi date... e specialmente la mia meravigliosa Beta che non si stanca mai di consigliarmi.
Buona recensione, perchè DOVETE lasciarmene una u.u
Bacionissimo,
Akura.
   
 
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