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Autore: Blue Eich    18/09/2015    3 recensioni
«Tanti auguri, piccolo Ash! Hai ricevuto il mio regalo?»
«Eh?» Ash si prese un attimo di tempo per riconoscere quella voce, bonaria e stuzzicante. Poi sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Gary, il mio compleanno è stato la settimana scorsa.»
«Cosa credi, lo so bene» fu l'aspra risposta del ricercatore. «Ero così preso dai miei studi che me n'ero completamente dimenticato… Perciò ho pensato di rimediare con un regalo in grande stile!»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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VENERDÌ – Si calmano le acque


 

«Babbeo.»

«Eh?»

«BABBEO!» l'esclamazione di Gary fece sobbalzare il povero Ash, che allontanò l'orecchio della cornetta. Credeva che, più era forte il messaggio, meno remote erano le possibilità che i suoi neuroni perennemente assopiti lo recepissero.

«Ma si può sapere perché ce l'avete tutti con me?» replicò il moro, all'evidenza offeso. «Prima Vera, poi Serena e adesso anche tu!»

«Perché sei un babbeo» fu l'ovvia e acida risposta del rivale. I suoi monitor zoomarono prima sulla piccola di Kalos, china a modellare distrattamente un po' di sabbia, poi sulla Principessa di Hoenn, che sospirava al balcone lasciando al vento il permesso di giocare coi suoi capelli. Lui era un po' come il presentatore di un reality show: i suoi occhi – o meglio, le sue telecamere – vedevano tutto di tutti. «Vedi di darti una svegliata.»

Intanto Lucinda stava scendendo le scale, pronta per raggiungere le altre, con la coda alta e il costume indosso. Al sentire la voce indistinta di Gary, strappò senza nemmeno chiedere il telefono dalle mani di pasta frolla di Ash. «Io e te dobbiamo fare un discorso, signorino!»

«Ehm… Non potremmo rimandare? Adesso dovrei proprio…»

«Cosa significava quello, eh?!» lo interruppe, crucciata, prima di chinare tristemente il capo. «Mi hai soltanto presa in giro… Pervertito!» Ridiede in fretta e furia il telefono al corvino, mentre correva fuori trattenendo a malapena le lacrime.

Tra i due amici d'infanzia ci fu un iniziale – e quasi irreale – silenzio.

«… Babbeo.» Dopo ciò, Ash riattaccò con stile.

 

Raggiunta la spiaggia, la corsa della Reginetta di Sinnoh rallentò. Prima di sedersi sul telo accanto a quello di Iris, badò bene di asciugarsi il viso e fare un respiro profondo. Poi prese Piplup tra le braccia, rispondendo con un sorrisino di scuse accompagnato da una fuggevole carezza ai suoi occhietti apprensivi.

La viola, dopo averla osservata in silenzio per un po', si decise a chiedere: «Qualcosa non va?»

«Niente…»

«Oh, andiamo! Si vede lontano un miglio che non stai bene!» Lucinda, al sentire quella voce così squillante, sobbalzò; rimase ancor più sorpresa quando sentì le mani dell'amica avvolgere le sue in segno di conforto. «Qualunque cosa sia successo, parlane con me. Dopo ti sentirai meglio.»

All'inizio un po' titubante, decise infine di raccontarle tutto. Sul fantomatico dischetto c'era scritto “Cheerleaders in bikini”, lasciando quindi intendere che non fosse l'unica nel cuore frivolo di Gary. Il litigio con lui, insieme ad altri piccoli fattori – la paura nei confronti di Misty, la gelosia verso Serena… - avevano rovinato quella che avrebbe dovuto essere una splendida vacanza.

«Lascialo perdere, non vale la pena di starci così male» fu la superba critica di Iris alla fine del racconto. «Ho io il metodo per risollevarti il morale: guarda qua!» Si sporse di lato e prese un mazzetto di carte dal retro ceruleo, confuso con il resto della sua roba.

«Cosa sono?» chiese Lucinda, incuriosita, mentre alle loro spalle Axew e Fennekin passavano rincorrendosi spensieratamente.

L'aspirante Maestra Drago fece un sorriso radioso. «Tarocchi! Io li so leggere, nel mio villaggio sono una pratica molto diffusa. Ti va se ti predico il futuro?» chiese, mentre già sistemava alcune tessere coperte sul telo da mare.

La sua allegria contagiò anche Lucinda, che dimenticò i suoi problemi almeno in quel momento, cullata dal rumore delle onde in sottofondo e i versetti dei loro Pokémon.

 

Nel frattempo, Ash doveva escogitare un metodo per far pace sia con Vera che con Serena, capendo innanzitutto i motivi dei loro comportamenti. Quando lo incontrava nei corridoi, la bruna cambiava strada con passo frenetico, come se volesse a tutti i costi evitarlo. Invece la Performer da quella mattina gli teneva il broncio e, non appena l'aveva incrociato scendendo le scale, al suo innocente “Buongiorno” aveva risposto con impeto un infantile: “Io con te non ci parlo più!”

Decise perciò di iniziare da quest'ultima, che sedeva da sola a ginocchia unite poco lontano dalla villetta. Aveva un bastoncino in mano e lo usava per disegnare e scrivere parole sulla sabbia, cancellando tutto subito dopo. Sembrava si fosse messa lì apposta, in attesa di qualcuno che venisse a consolarla.

«Ehi» le disse, dolcemente.

Non appena lo udì, Serena si rannicchiò ancora di più e voltò il capo dalla parte opposta. Finse di giocare con il legnetto, ma in realtà si sentiva tremendamente agitata, il cuore le martellava nel petto.

«Ehi?» riprovò ancora Ash, inginocchiandosi e sporgendosi tanto che i loro visi furono molto vicini. La bionda arrossì di botto e, incrociando le braccia, rimase immobile.

Il ragazzo fu un po' deluso da quel suo rifiuto di parlargli e persino di guardarlo in faccia. «Ho forse fatto qualcosa che non dovevo?»

Lei annuì, orgogliosa. Gli lanciò un'occhiata di sottecchi, sentendosi importante: la stava guardando con aria apprensiva, era davvero preoccupato. «Ti ho visto. Ieri notte. Con Iris. E so anche cosa avete fatto» sibilò, distogliendo mestamente lo sguardo.

Lui inclinò il capo, confuso. «Oh, scusa, non sapevamo che fossi sveglia anche tu. La prossima volta puoi venire con noi, se vuoi.»

«EH?!» Serena sobbalzò, rossa come un peperone. «C-Come osi fare una proposta del genere a una ragazzina?!» sbraitò, alzandosi e stringendo i pugni, estremamente offesa. Si nascondeva davvero un maniaco sotto quell'aria così mite?

L'Allenatore si alzò a sua volta, sempre più confuso. «Perché? Anche se sei una ragazzina non vedo il motivo per cui tu non possa giocare a rubamazzetto, è facile.»

La rabbia e la foga della francesina sfumarono all'istante. «Ca… Carte?»

«Sì, perché, tu cosa avevi capito?» le rispose lui, sempre innocentemente e senza la minima aria di scherno. Nella sua giovane vita, Serena mai si era sentita così stupida – e al contempo sollevata – come in quel momento.

 

La loro stretta di mano si sciolse piano quando arrivarono dalle altre. Ash notò con sollievo che Vera, seduta accanto a Lucinda e Iris, sembrava più tranquilla. Perciò – almeno per il momento – forse non c'era bisogno di prenderla da parte per chiederle se fosse tutto okay.

La più piccola gli diede un leggero strattone al polso, per poi indicare al largo con il dito. «Guarda, c'è Misty!»

Quando l'Allenatore alzò lo sguardo, ignaro, vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettato e gli fece sgranare leggermente gli occhi. Dalle onde era comparsa lei. Si tirò indietro i capelli, che risaltavano in controluce ai raggi intensi del tramonto, rilasciando dietro sé una scia di goccioline luccicanti. Teneva una tavola da surf sottobraccio e aveva indosso una tuta da sub, che le aderiva al corpo delineandole le forme. Si passò un braccio sulla fronte e le guance arrossate dal caldo, lanciando un sorriso amorevole ad Azurill, accanto a lei. Poi notò Ash imbambolato che la fissava e non poté fare a meno di sorridere sfacciatamente, mentre tornava a riva.

«Eehi, Terra chiama Ash! Ci sei?» chiese, sventolandogli una mano davanti alla faccia.

Per tutta risposta, il ragazzo sbatté le ciglia e indietreggiò di un passo. «C-Certo, ero solo sovrappensiero» si giustificò, di fretta, guardandola con la coda dell'occhio.

Misty fece un altro sorrisino malizioso, andandogli vicina col viso a mo' di provocazione. «E si può sapere a cosa pensavi con quella faccia da pesce lesso?»

«Niente d'importante» le rispose, continuando con il suo tono fintamente disinvolto. Mentre la Capopalestra insisteva scherzosa per avere la sua risposta, le Pokégirl sul telo erano tutte imbronciate e giocavano distrattamente con le carte di Iris.

«È un caso perso» fu l'acido commento di Lucinda.

«Già» si aggregò la viola, con un tono quasi di disprezzo, come se la sua lingua fosse diventata quella sibillina di un Seviper. «Io l'ho sempre detto che è un bambino.»

Nel frattempo, Vera stava zitta, sentendosi fuori luogo in quel clima di tensione. Per il semplice fatto che secondo lei non c'era bisogno di prendersela così tanto per una sciocchezza simile. Ragionava un po' come il suo mentore, con ingenuità, forse per questo normalmente andavano così d'accordo. Lui le aveva insegnato tante cose sui Pokémon e avrebbe voluto essere lei a insegnargli cosa significava l'amore. Ma con tutte quelle rivali… Cacciò un sospiro sconsolato.

 

Quando Misty sparì dentro la villa per iniziare a preparare la cena, Ash ne approfittò per passare un po' di tempo con le altre.

«Ragazze, cosa state facendo?» chiese, curioso, in piedi poco distante dai loro teli.

«Leggiamo i tarocchi!» spiegò Iris, con aria pimpante. «Ehi, ti va se predico il futuro anche a te?»

«Predire il futuro?» ripeté lui, un po' sorpreso. «Oh, beh, va bene.» Si sedette davanti alla viola, che aveva le gambe incrociate.

«A me sono usciti gli amanti capovolti e la forza» raccontò Lucinda, con aria pensierosa. «Mi chiedo cosa significhino…»

«Te l'ho detto, Lucy» intervenne Iris, paziente. «Significa che le decisioni sbagliate possono rovinare un rapporto e dovresti esprimere meglio i tuoi sentimenti.»

«Uhm…» commentò quella, abbassando lo sguardo.

«Allora, Ash, cosa vorresti sapere dalle carte?»

Il moro si grattò la testa, cercando di farsi venire in mente qualche idea. «La settimana si concluderà bene?» domandò infine, tanto per farla contenta.

Iris si mise di nuovo ad armeggiare con il mazzo, con movimenti estremamente rapidi e quasi ipnotici, capovolgendo piccoli gruppi per far sì che uscissero anche carte al contrario in maniera del tutto casuale, com'era giusto che fosse. Quando fu certa d'aver mescolato abbastanza, glielo porse. «Dividilo in due.»

Ash obbedì, “tagliandolo” in due metà che sperava fossero eque. «Ora che devo fare?»

«Dà qua.» La viola lo riprese, per poi fare un respiro profondo. Con mano ferma, estrasse le prime due carte in cima e le scoprì, posizionandole sul telo. Tutti si sporsero curiosi per osservare il risultato.

«Oh, no!» esclamò Vera, preoccupata. La prima raffigurava un Duskull che impugnava una falce, in mezzo a un'arida landa. Quel Pokémon Spettro, a lei ricordava solo la facciata presa contro un albero all'inizio del suo viaggio a Hoenn. «Secondo me non è affatto un buon segno…»

«È terribile!» Iris, d'improvviso, s'era fatta seria in volto. «Questa è la morte, Ash.»

«M-Morte?! Aspetta un attimo, io non voglio morire!» protestò il corvino, preso dal panico. Cos'aveva fatto di così grave per meritare addirittura la morte?!

«No, non morirai» lo corresse subito l'improvvisata cartomante, con aria quasi altezzosa. «Se è capovolta, vuol dire… Fine di un'amicizia, o di un amore.»

All'udire quelle parole, gli occhi di tutte le ragazze si posarono immediatamente su Ash. Erano occhi apprensivi, che cercavano i suoi, come a dire: “Non sarò io… Vero?”

Lui, però, chinò il capo e non ebbe il coraggio di affrontare quegli sguardi. Lo spaventava terribilmente, l'idea di perdere anche solo una di loro.

«Dai, Ash, in fondo è solo un gioco…» provò a dire Serena, con l'intento di consolarlo.

Iris sbatté i pugni sulla sabbia, accigliandosi. «Non è affatto un gioco!» ribatté, forse con troppo ardore, tant'è che la più piccola si zittì subito, per non contraddirla.

«Sarà, ma io spero proprio che non accada niente…» commentò invece Lucinda.

«E questa?» chiese Vera, innocentemente, puntando il dito verso la carta che avevano ignorato, distratti dall'altra. Ritraeva un Farfetch'd che impugnava il gambo del proprio porro come fosse una spada e, accanto a lui, un semplice Baltoy.

«Oh, la giustizia, meno male!» L'aspirante Maestra Drago s'illuminò di nuovo di vitalità e batté le mani. «Questa segna che, dopo un brutto periodo, tornerà l'armonia.»

Il moro tirò un grosso sospiro di sollievo. Perciò, se fosse successo davvero qualcosa di brutto, alla fine si sarebbe risolto. Non riusciva lo stesso a sentirsi tranquillo, però…

 

 

La spiaggia faceva un effetto diverso sotto al cielo stellato. La sabbia era fredda, lambita dalle onde che la ammorbidivano leggermente a riva. Le Pokégirl – incuranti di sporcarsi – vi si erano sedute, ciascuna con in mano o vicino un bicchiere di succo di frutta. Sembrava finalmente esserci un po' di pace, tra di loro.

L'unica a non approfittare di quel momento era Lucinda: si era rintanata sulla veranda fuori dalla porta scorrevole del salotto. Stava seduta lì, con il suo bicchiere ancora pieno e l'attenzione fissa al cellulare. Dei rumori improvvisi, però, la fecero sobbalzare e voltare di scatto. «Ah, sei tu.»

Ash posò sul tavolo il vassoio vuoto che aveva in mano. «Ehi, ma cosa ci fai qui? Perché non vai dalle altre?»

«Così, avevo voglia di stare un po' da sola» rispose lei, disinvolta, sperando non se ne andasse subito via. Quella poteva essere la sua occasione e doveva coglierla al volo, esprimendo i suoi sentimenti come i tarocchi le avevano consigliato. «Ash?» lo chiamò poi, in un impeto di coraggio.

«Sì?» rispose il corvino, servizievole, appoggiandosi allo stipite del vetro con il braccio.

Anche Lucinda si alzò, lasciando sulla lastra legnosa telefono e bicchiere. Poi soffocò un lieve riso d'imbarazzo. «Sto per fare una cosa molto sciocca. Mi prometti di stare al gioco e non ridere?» Aveva un'espressione un po' dispiaciuta, quasi come gli stesse chiedendo un piccolo favore.

Il giovane, ingenuamente, chiese: «Va bene, che devo fare?»

La mano della Coordinatrice andò a posarsi sul vetro. La sua voce si fece più calda e vellutata. «Devi guardarmi bene, Ash» sussurrò, puntando gli occhi nei suoi, che iniziarono inconsciamente ad attrarli piano verso sé, come calamite. «E avvicinarti… Ancora, e ancora…» mormorò poi, mentre lui obbediva, rapito da quel momento che scorreva a rallentatore, quelle ciglia lunghe che sbattevano su quegli occhioni oltremare e quelle labbra invitanti che sembravano chiamarlo…

Ma la magia venne spezzata d'improvviso: le luci fuori dal portico si spensero di colpo, lasciando la stanza alla luce della luna, mentre la porta trasparente a cui Lucinda era appoggiata si spostò bruscamente di lato fino a sparire.

«Kyaa!» Cadde in avanti, tra le braccia di Ash. Con il cuore a mille, alzò lo sguardo verso di lui, che ancora la stringeva nelle spalle. Allora, senza nemmeno pensarci, colse l'attimo e si sporse veloce verso le sue labbra. Si sentiva protetta, perciò non le fu difficile abbandonarsi a quel lento bacio. La testa di lui si era svuotata, l'unica cosa che riusciva a pensare era “wow.

A interromperli fu di nuovo la porta-finestra che sbatté violentemente, quasi come un avvertimento, come poteva esserlo un finto colpo di tosse, al punto che i due si staccarono subito. Lucinda strinse la maglia dell'Allenatore, un po' impaurita. Che ci fosse un Pokémon di tipo Spettro, da qualche parte?

 

Gary sbatté per l'ennesima volta il pugno sulla tastiera della sala comandi. «Lo ammazzo.» Diede un altro pugno. «Io. Lo. Ammazzo!» gridò, fuori di sé, tirando un calcio al muro con una foga davvero spaventosa. Certo, ammetteva di non essersi preso la briga di avvisare Ash del fatto che gli occhi su Lucinda li avesse già messi lui, ma ciò non lo autorizzava comunque a baciarla. Avrebbe voluto rubarlo lui, il primo bacio di quelle bellissime labbra a cuore…

 

La Coordinatrice di Sinnoh allentò la presa sulla t-shirt dell'amico, diventando seria all'improvviso. «Beh?»

Lui ci mise un po' prima di rispondere, in quel silenzio totale e quel buio, che avevano nascosto tutto ciò che era successo. «Sono molto confuso, Lucinda» ammise infine, tastandosi la fronte, come se ciò lo aiutasse a chiarire i pensieri e ricordi che gli vorticavano prepotenti in mente.

La ragazza fece un verso d'assenso, allontanandosi di un passo. In realtà si aspettava già una risposta del genere, per questo rimase del tutto indifferente. «Ho capito.»

«Però non mi è dispiaciuto.»

Inarcò un sopracciglio. «Bacio bene?» azzardò, divertita.

«Diciamo di sì» rispose il moro, abbozzando un sorrisetto, ed entrambi risero leggermente.


 

 


 

Angolo dei sopravvissuti
Ahh, il bacio con Lucinda, quanto ho adorato scriverlo. Pur non essendo Pearlshipper, eh! #odiatemi #glihashtagmifannoancoraschifo
Ho amato anche scrivere dei tarocchi. Scena aggiunta all'ultimo minuto: cosa ne pensate?
Riguardo alla parte iniziale, ne approfitto per citarvi una frase dal capitolo due: “«Ohi? Non ti azzardare a mettere giù, sai! Solo io posso attaccarti il telefono in faccia!»”… In quanti se la ricordavano? XD
Sono stata una stupida a pubblicare questa long così tardi, con l'inizio della scuola è ovvio che tutti mettano un po' da parte EFP, sigh…
Spero che qualcuno trovi il tempo per leggere e lasciarmi un piccolo commento, facendomi sapere cosa ne pensa :)
Alla prossima! 
-H.H.-
P.S. Qui di seguito vi lascio l'immagine dei tarocchi da cui ho preso spunto.


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