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Autore: imnotme    18/09/2015    0 recensioni
Dare senso alle proprie azioni e mantenere una coerenza di base con le proprie idee, è ciò a cui a molte persone risulta più difficile ed è per questo si inventano scuse, si costruiscono castelli in aria, si abbandonano a distrazioni che bruciano il cervello, corrono disperatamente dietro a mete irraggiungibili, pur di non ammettere la realtà. Jackie cerca di uscire da una vita di distrazioni e scuse tornando proprio lì dove ha toccato il fondo. Ma riuscire a venir fuori dal vortice di droga e sesso di Los Angeles non è esattamente facile.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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«Non si saluta più?»

«Vado via subito.»

«Non ti ho chiesto quando vai.»

«Voglio solo fare le cose nella maniera più semplice Sam. Pensavo dormissi a quest'ora.»

«Entri alle 5 di mattina a recuperare il tuo borsone sperando di non svegliarmi... guarda che non sono una delle tue ex.»

«Oh mia no sicuramente, ci mancherebbe.»

«Dove vai Jack?»

«Lontana da te.»

«Jackie...»

«Da Andrea...»

«...»

«Appunto, mi ha raccontato un po' di cose.»

«Ok.»

«Non hai niente da dire?» Il borsone non è ancora del tutto pronto, ma la ragazza si gira in cerca dello sguardo di Sam, in cerca di un segno, un minimo, dannatissimo segno che smentisca l'immagine da affarista senza scrupoli che le è piombata addosso.

«No.»

Nel giro di 2 secondi Jackie ha preso tutto e lasciato la casa di Sam, un taxi la aspetta fuori. La donna rimane dentro.

 

È un po' come Disneyland per sempre e per adulti. Tutto quel che si può volere, feste e compagnia, cibo e alcol, attenzioni e amore. Sono settimane che Jackie vive a Disneyland, ma non ha ancora capito se il suo lavoro è fare da Mickey Mouse o da Pluto. Andrea se la porta sempre dietro, la presenta a tutti i suoi amici e parlano insieme. Ma poi deve portare questo regalo alla Crudelia De Mon o Ursula di turno, imparare tutti i nomi e stare dietro all'assistente di Andy, perché le insegni bene come comportarsi. Ma il tutto è così luminoso e pulito e divertente che non brucia più neanche il naso dopo la sniffata. Tutto perfettamente sistemato, così leggero e ordinato che neanche se ne accorge del tempo. A volte alle feste incontra una qualche vecchia o nuova o solita amica di Andy; parlano, ridono, Andy sempre con la sua calma e i suoi bei modi rassicuranti, qualche avance da parte dell'amica di turno, il solito riderci su per far finta di niente, poi il giro della bellissima casa, piena di luce e tanto accogliente quanto una discoteca, ma molto più elegante, divanetti e tavolini ovunque, in vetro ovviamente.

 

«Dov'eri finita tu comunque, Papà Gambalunga?»

«Un po' di meritata vacanza...»

«Mica ti sei riposata tanto, eh?»

«Che dice Andy del modi in cui parli ultimamente?»

«Miglioro sempre, io. Tu che combini?»

«Sei ripetitiva biondina. Ascolta, ora che entriamo parla bene e sii il più decente possibile... so che sarà difficile, ma provaci, devi piacerle.»

«Ti ricordavo meno acida...»

Appena scese dal taxi si trovano davanti a un'agenzia di viaggi di lusso, una di quelle che ricorda tanto la hall di un albergo a mille stelle. Dietro una grossa scrivania stile impero, come tutto il mobilio di quella finta agenzia color crema, c'è una donna dall'età indefinita, bionda come il mobilio e dalla tipica espressione del botox.

«Non mi dire, il nuovo arrivo.» Ci sarebbe da cercare le casse da cui è uscita quella voce, perché la faccia della donna non si è mossa, ma Jackie le sorride e basta.

«Bella, no?»

«Buongio...»

«Se sta zitta ancora di più. Ma va bene.»

Serra le labbra appena viene interrotta e resta ferma accanto alla porta, sguardo a terra.

Intanto Corey prende tre statuette delle tante disposte sui mobili, il mondo ridotto a statuette grosse quanto una palla da basket, pesanti sui due - tre chili ciascuna. Un Moai, una Torre di Pisa e un mappamondo. Le porta una alla volta sulla scrivania e alla fine le paga. Intanto la donna le mette in buste regalo.

«A presto carina.» La donna saluta Jackie, che azzarda solo un sorriso in risposta ed esce.

«Grazie, arrivederci.» Dopo aver dato due buste a Jackie, Corey inizia a camminare in silenzio. Non le è piaciuto quel 'a presto'.

«Io non ho capito...» Da un paio di passi più indietro Jackie inizia a parlare perplessa.

«Sì, lo sappiamo già che non sei la più acuta del mondo, anche se con questi nuovi vestiti da signorina potresti sembrarlo.»

«Eh?»

«Non crederai mica di essere la prima ad aver perso la testa per Andy, o la prima che vive con lei.» Il tono della ragazza è strafottente e rassegnato.

«Eh...»

«Per quanto toccherà a te dovrai andarle a prenderle la roba e portarla alla gente a cui la vende. Dovrai essere bella e sveglia, ma su questo ci dobbiamo ancora lavorare. Tranquilla, probabilmente durerai poco visto che ti ha voluta solo perché tu hai osato dirle no.» Parla veloce e precisa, come una ragazzina che ha imparato una poesia a memoria, una brutta poesia.

«Ma...»

«Nessun ma, è così. Non la puoi amare senza queste cose, lei dice che amore e odio sono legati e non esistono separati.»

«Ma io non...»

«Tu non sei così. Ma lo diventerai, non ti preoccupare. Poi si riprenderà me.»

«Te?»

«C'ero da molto prima che arrivassi tu cara.»

«Da quando?»

«Da quando è diventata l'unica cosa che mi è rimasta della ragazza che ho amato...»

«Di chi?»

«C'è questa leggenda, di certi Dei creati a coppie... te la faccio semplice sennò ti perdi. Creati a coppie e poi separati. Sono invincibili, eterni. Niente li può scalfire. Ma da soli. Finché stanno l'uno lontano dall'altro. Ma poi sentono soli, inutili e finiscono per cercare sempre l'altro. E quando si trovano sai cosa succede?»

«Vivono felici e contenti per sempre?»

«Muoiono.»

«...»

«Diventano mortali quando sono insieme, invecchiano e muoiono. Soffrono, si fanno male. Odiano l'umanità, ma si amano troppo per separarsi.»

«E che vuol dire?»

«Che sei stupida come il cazzo bionda. Non capisci niente.» E scoppia a ridere, una risata amara e nei denti, ma ride.

«Non capisco sta cosa che avete di dire le cose a metà. Si allungano soltanto i tempi ma poi le cose si vengono a sapere lo stesso in un modo o nell'altro.»

«Fatti il favore di non cercare di scoprire da te le cose che ti dice Andrea, per favore.»

«Per favore? È a te o a me che devo fare il favore?»

«Tu fai la brava e basta.»

Jackie la guarda, poco dietro di lei, il caschetto scuro nel sole freddo. Questa cosa dell'amore e odio proprio non la capisce. Ha in mano le buste regalo con la neve per il Natale speciale di Andrea, ma con Andy non c'è bisogno di capire, si occupa lei di sistemare tutto.

 

«Ciao!»

«...Pronto?»

«Hey Jackie! Sei ancora viva, ottimo!»

«Ciao Lisa. Come stai?»

«Ora che ti sento bene, sono stata in pensiero sai.»

«Per me? Non ti devi preoccupare per me cara, ma sei stata molto gentile a chiamare. Stai bene?»

«Come non devo preoccuparmi per te? Sono qui per te, ricordi? Sempre.»

«Grazie, gentilissima. É stato un piacere sentirti Lisa. Spero tu stia bene. A presto.»

«Aspetta! Sono in aeroporto, appena arrivata. Vienimi a prendere, dobbiamo vederci e parlare meglio. Sono qui per te, che ti prende?»

«Sei in LA?»

«Sì, mi dispiace se sono stata affrettata l'ultima volta, ho sbagliato a essere così indelicata con te. Tu sei speciale, la mia piccola. Ti aspetto dai, fai presto!»

«Avresti dovuto avvertirmi prima, sono impegnata oggi. Ti mando un taxi e appena posso ci vediamo. Mi dispiace. Ciao.»

 

La sera dopo la reception informa Lisa di essere attesa per cena. Un bel vestito lungo, delicato sui fianchi morbidi, più scollato di quanto fosse abituata a vestire, capelli ben acconciati, per non sfigurare troppo rispetto all'eleganza dell'hotel, e la ragazza si presenta al ristorante. Ad aspettarla trova una giovane seduta composta, capelli stretti in uno chignon che lasciano il bel viso scarno libero, velato solo da un leggero filo di trucco che mette in evidenza gli occhi verdeazzurro e le labbra appena incurvate in un sorriso leggero. La ragazza si alza, aspettando che l'ospite si avvicini abbastanza da accostarsi in un abbraccio delicato. Vestiti eleganti accarezzano braccia secche, ossa che sporgono sempre, da sempre a voler scappare, ma Jackie sorride ancora e si siede di nuovo.

«...sono senza parole.»

«Una sorpresa piacevole spero.» Ha un tono pacato, non particolarmente dolce ma morbido. Le labbra continuano a sorridere e gli occhi ad altalenare tra il viso conosciuto e il cameriere che porta i drink.

«E tutto questo in appena tre mesi?» Si guarda intorno con occhi luccicanti e sorriso a 32 denti «Non dirmi che è stato il lavoro in quel bar a permetterti questa cena... e che bei vestiti... e hai anche imparato a pettinarti i capelli!» Risata squillante, tesa, incredula.

«No, non è stato quel lavoro. Mi fa piacere vederti, come stai?»

«Ah benone! Ho fatto shopping ieri e oggi, so che non ti saresti divertita... ma che lavoro fai che sei così tanto impegnata?» Fissa di nuovo quel corpo secco avvolto dal lusso senza un filo di disagio apparente, senza il bisogno di stringersi a un giaccone imbottito.

«Organizzo feste... e viaggi...» Appare poco propensa ad approfondire «Tu fai sempre lo stesso lavoro?»

«Sì... certo... lo faccio per una questione di principio sai, il signor Andrestronzo è impossibile da contrastare a viso aperto, sai come sono dalle nostre parti. Non è giusto che chi va da lui venga davvero preso per il culo così.»

«Se ti fa stare bene...» Finisce anche il secondo drink e sorride ancora, senza dar segno di accusare l'alcol. «State solo molto attenti, le persone con molto potere e troppa confidenza nelle proprie capacità non prendono bene i tradimenti.»

«E tu che ne sai?» Ridacchia ancora Lisa, brilla dopo il primo drink.

«Lo so.»

«Non ti preoccupare tesoro! È così bello rivederti... sei così...»

«Avrei un favore da chiederti.» La interrompe come se non avesse sentito una parola. «Ti presenti nella mia vita sempre proprio quando ho bisogno di te...» Sorride, sembra quasi imbarazzata. «Mi fido di te più di chiunque altro, lo sai.» Cerca il suo sguardo e una volta trovato ci resta, non la lascia deviare. «Ho bisogno di sapere come sta una ragazza a me cara. Sto rispettando il programma per cui non andrò io a parlarle, ma ho saputo di un incidente grave e ho bisogno di sapere se si riprenderà.» Non le lascia il tempo di pensarci su. «Devi solo passare vicino la sua stanza, vedere se è sveglia... se non ce la farà ho bisogno di andare a dirle addio, mi capisci?» Sospira, aggrotta la fronte, trattiene la disperazione di non sapere. «Se vedi che non si è ripresa, e solo in quel caso fammelo sapere. Per favore.»

«Non me ne frega niente del programma tesoro, qual è il problema?»

«Nessuno, ho solo bisogno di questo favore... per stare meglio.»

«Tranquilla, ne parliamo meglio dopo in camera?»

«Stasera non posso trattenermi, la prossima volta, con più calma. Mangiamo.»

 

Non c'è più traccia delle ferite sulla guancia dove le unghie perfette di Andrea hanno penetrato la pelle, stringendo il viso tra le mani. Come se non fosse mai successo niente, solo una piccola lezione di comportamento. Non si va a parlare con chi lei dice di non parlare.

«Tu sei mia. Tu sei mia. Tu sei mia. Tu sei sei mia. Tu sei mia. Tu sei mia. Tu sei mia. Tu sei mia.»

«Tu.» Il bar di Sam ha finito di bruciare ed è stato venduto e ristrutturato nel giro di due settimane.

«Sei.» La pelle è tornata liscia in altrettanto tempo.

«Mia.» Due mesi di impegno e lei è la sua ragazza perfetta.

 

 

Sta salendo le scale verso la suite di Andrea mentre vede la porta aprirsi e una figura minuta e nuda che esce in silenzio. Non l'avrebbe sentita se non l'avesse vista. Appena nota Jackie finisce di chiudere la porta in silenzio e inizia a scendere le scale andandole in contro. Solita postura fiera e sguardo deciso sul viso da bambina arrabbiata.

«Non andare ora.» Ha il tono di un'ordine ma è una preghiera. Lasciale il mio odore addosso ancora un po'.

«Sei tornata finalmente! Mi sei mancata Papà Gambalunga!» Salta quei tre scalini che le separano e la abbraccia prima che faccia in tempo a ritirarsi. Fili di seta che separano pelle calda e tesa da entrambe le parti.

«Smetti di abbracciarmi cazzo! Mi dai fastidio.» Senza fatica, nonostante la resistenza, se la stacca di dosso e si ritira di altri tre scalini, poco più alta di lei ora. «Comportati come la brava ragazza che sei diventata.»

«Dai acidona, bevi con me. Dobbiamo festeggiare... stasera non mi sono fatta l'ultima sfigata di cui sono stata pazza per mesi.» La guarda un altro po' e poi si volta scendendo le scale.

«Io ti avevo avvertita ma tu hai voluto fare la stupida lo stesso, hai imparato la lezione, non c'è niente da festeggiare.»

Il corpicino nudo si siede aspettando il suo drink, non così a suo agio come dimostra. «Fammi vedere il viso.» Ordina di nuovo ma con tono meno rigido. E si ritrova la faccia di Jackie davanti in mezzo secondo. Nessun segno, ma lo sapeva già.

«Non devi controllare ogni volta eh... me la cavo da sola. Dove sei stata per un cazzo di mese?»

«Non sono affari tuoi. Pensa a fare quello che devi fare bene.»

«Mi scopo Andrea molto bene, non ti preoccupare.» Parla senza scostare il volto, fissa gli occhi nei suoi per vedere bene il dolore. Stupido amore.

«Non durerai ancora a lungo, ancora meno se non la smetti di provocarmi.» Corey si allontana per bere il suo drink, trattiene la rabbia, se ne versa un altro.

«Scusa...»

Bevono entrambe il secondo drink in silenzio, poi Corey si alza per andarsene.

«Smettila.»

«Di fare che?»

«Potresti sparire da un momento all'altro, prima di fare la fine di Sam...»

«Mi hai portata tu qui. Portami via tu.»

«Smettila.»

 

  
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