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Autore: Najara    20/09/2015    1 recensioni
Dal testo: "La teiera sul fuoco sibilò richiamando la sua attenzione. Guerra scese dalle sue gambe con un salto andando ad infastidire Morte che dormiva sul piccolo divano. Eris Schmerz si alzò con una smorfia nel sentire le giunture scricchiolare: non era più una ragazzina."
Tra libri e gatti Eris nasconde un grande dono, perché ci sono mostri che nutriamo noi stessi e di cui sono lei può liberarci.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona lettura!

 

 

 

“Non ho avuto mai un dolore

che un’ora di lettura non abbia dissipato.”
Charles Montesquieu

 

 

Primo capitolo

 

C’erano molti tipi di dolore, Eris ne conosceva la maggior parte, vivere più di ottant’anni permetteva di conoscere molta gente. Mentre accarezzava Morte rilasciò il terribile dolore che, privo di un ospite da prosciugare, si aggrappò alla gatta. Trattenerlo anche solo pochi minuti aveva richiesto alla donna moltissime energie e se lo avesse tenuto su di sé il terribile peso l’avrebbe distrutta in poco tempo. Morte invece, completamente indifferente ai dolori umani, ne analizzò il contenuto e poi senza pensarci due volte se lo scosse via di dosso. L’indifferenza uccideva il dolore e non c’è nulla di più indifferente di un gatto. Il dolore si rattrappì, riducendosi fino a sparire.

Eris sospirò mentre continuava ad accarezzare Morte che emetteva un suono soddisfatto. Era vecchia per tutto quello, le era sempre più difficile lottare con quei terribili dolori. Esausta si appisolò sul divano fino a quando Fame non venne a svegliarla per reclamare la cena.

“Va bene, va bene”. Mugugnò mentre si alzava, le ossa che le dolevano per la scomoda posizione in cui si era addormentata. Sì, era decisamente troppo vecchia.

 

L’indomani indossò un vecchio cappotto marrone e uscì per andare a fare la spesa. L’agente di polizia era seduto sulla panchina e come ogni mattina mangiava la sua ciambella, cioccolato questa volta. I ragazzi non la degnarono di uno sguardo, gli occhi insonnoliti fissi sugli schermi dei loro smartphone.

La ragazza fumava una sigaretta, passandole accanto Eris sentì l’odore forte di un uomo su di lei e arricciò il naso. Non c’erano dubbi su quale fosse la sua occupazione. La giovane prostituta le fece un sorriso ed Eris le rispose con un brusco cenno della testa.

Quando rientrò a casa, con le sue borse, i gatti la attorniarono curiosi e speranzosi.

“Via via, avete già avuto la vostra colazione”. Quando ebbe sistemato i suoi acquisti scese nel negozio.

Quel mattino vennero due clienti, entrambi uscirono con un bel classico tra le mani. Il ritratto di Dorian Grey per la donna estremamente vanesia. Cuore di tenebra per il bell’uomo in giacca e cravatta, ossessionato dal potere.

Poi entrò un giovanotto, doveva avere tra i quindici e i sedici anni. Era un cliente atipico.

“Posso far qualcosa per voi?”, chiese Eris mentre lo fissava per cogliere il suo animo.

“Guardo soltanto”, rispose lui, le mani in tasca, uno zainetto sulla schiena e un cappello da rapper in testa. Si aggirò per alcuni minuti tra gli scafali e poi si fermò davanti ai classici dell’horror.

Eris non era nata ieri e anche senza il suo potere avrebbe capito al volo le intenzioni del ragazzo.

Mentre lui infilava in fretta un libro sotto la grossa felpa gli piombò alle spalle.

“Questo si chiama rubare”, disse con voce calma. Il giovane sobbalzò nel trovarsela così vicina.

“No… io…”

“Chiudi la bocca se è solo per balbettare”

“Aspetti…”

“Spiegherai tutto all’agente Derill”. Guardò l’orologio e annuì. “E’ quasi l’ora di pranzo, sarà qui a minuti”. Il giovane ladro guardò la porta. “Non ci pensare neppure, ho chiuso a chiave mentre tu gironzolavi con fare innocente”. Non era vero, ma lei riuscì a farlo sembrare assolutamente probabile.

“Aspetta nonna”

“Nonna? Se fossi tua nonna ti sculaccerei! Piccolo delinquentello!”

“Scusi, signora…”

“Ecco, ora va meglio. Sono la signora Schmerz

“Cos’è, sei una crucca?”

“Ragazzo, vuoi renderti la vita ancora più difficile?”, rispose lei, stringendo le palpebre con fare minaccioso. Il giovane alzò le mani e scosse la testa.

“No, scusi, davvero… ehm… signora Schmerz

“Bene, bene. Comunque non cambia niente”, disse lei mentre si voltava a guardare attraverso la vetrina. La macchina dell’agente di polizia parcheggiò proprio in quel momento. “Eccolo qua, puntuale come ogni giorno”, disse lei con un sorriso.

“Signora, aspetti, mi dispiace, non mi denunci! Non lo farò più”

“E cosa me ne importa? Lo hai fatto una volta e questo, nel nostro paese, basta”

“Farò qualsiasi cosa! Le posso portare la spesa o… la aiuto ad attraversare la strada…”. Nel vedere gli occhi di Eris farsi piccoli e minacciosi il ragazzo alzò di nuovo le mani. “Non che lei ne abbia bisogno, è chiaro! Solo per… solo per evitarle un fastidio!”, disse sorridendo, poi sul suo volto apparve uno sguardo disperato, “La prego, mia madre non sopporterebbe di vedere un altro figlio in prigione…”. Eris oltrepassò l’aspetto puramente fisico del ladro e sondò il suo animo. Era sincero, c’era già un grumo di dolore, uno di quelli necessari e che lei non toglieva, ma che le permettevano di cogliere molti aspetti della persona che aveva davanti.

“Non lo so…”, disse, fingendo di pensarci.

“Per favore signora Schmerz, mi dia una possibilità”

“Vediamo cosa hai rubato e perché, se non sei sincero lo saprò subito”. Il ragazzo annuì deciso e porse il libro alla donna. Si trattava di Stagioni diverse di Stephen King.

“Non ho i soldi, altrimenti lo avrei pagato”. Disse lui.

“Potevi chiedere alla biblioteca”. Il ragazzo arrossì.

“Non potrei restituirlo…”

“Perché?”, chiese allora lei.

“E’ per mio fratello…”. Il giovane si interruppe.

“Sì…?”, disse allora Eris per sollecitarlo.

“E’ in prigione e c’è questo racconto... le ali della libertà e… mi sono detto che potevo portarglielo come regalo di compleanno… però non potevo chiedere i soldi a mia madre… allora…”. Era un fiume in piena.

“Allora lo hai rubato”, concluse lei fermandolo. “O almeno ci hai provato”. Il ragazzo abbassò la testa vergognoso e Eris annuì.

“Va bene, non ti denuncerò, per ora”. Gli occhi del giovane sfavillarono di gioia. “Ma…”, continuò lei alzando un dito ammonitore, “Dovrai aiutarmi qua al negozio per tutto il mese”.

“Certo!” Il giovane la sorprese accettando senza la minima esitazione, “Grazie babushka!”

“Non farmene pentire!”

“Su con la vita signora Schmerz! Si faccia una risata!”

“No, altrimenti mi cade la dentiera”. Il giovane rimase interdetto dalla risposta poi scoppiò a ridere.

“Grande! Mi piace, signora Schmerz

“Sì.” Eris scosse la testa, non voleva essere una battuta. “A che ora finisci la scuola?”. Il ragazzo si strinse nelle spalle. “Vai a scuola vero?”

“Sì…”, disse lui, ma aveva tutta l’aria di essere un no.

“Molto bene, da domani andrai regolarmente a scuola e quando finirai verrai qui ad aiutarmi per due ore, poi tornerai a casa e darai una mano a tua madre con la cena”

“Ehi ehi!, avevamo un accordo diverso”

“No, semplicemente non avevamo ancora fissato i dettagli”

“Ma…”

“Nessun ma, hai una bella spada di Damocle sulla testa”

“Cosa?”

“Ti sto minacciando ragazzo!”, lo informò lei con veemenza.

“Oh… certo… capisco…”

“Ecco, bravo, farai quello che ti dico per tutto il mese, poi tornerai a buttare via la tua vita come meglio vorrai”. Eris guardò il giovane con sguardo fermo e lui sospirò.

“E va bene nonn… signora Schmerz”, si corresse in tempo.

“Allora a che ora finisci la scuola?”

“Alle quattro”

“Eccellente, vai alla Roosevelt?”

“Sì”

“Allora alle quattro e dieci ti voglio in negozio, sono stata chiara?”

“Sì”

“Ottimo”. Il ragazzo gettò un’occhiata al libro di King e sospirò di nuovo. “Quand’è il compleanno di tuo fratello?”, chiese allora Eris.

“Tra dieci giorni, io e mamma andiamo a trovarlo”

“Se ti comporterai bene per dieci giorni avrai quel libro, ma sai bene cosa succederà se poi non ti presenterai più qui”. Gli occhi del ragazzo brillarono di nuovo.

“Lei è una grande, grazie, vedrà che non potrà lamentarsi di me, sarò perfetto!”. Le fece l’occhiolino mostrando entrambi i pollici all’insù. Eris scosse la testa.

“Inizia a tirarti su quei pantaloni o tra pochi minuti vedrò le tue mutande, spettacolo di cui, alla mia età, farei volentieri a meno”. Il ragazzo arrossì, tirando su i pantaloni. “Ora fila a scuola, sei ancora in tempo per le lezioni del pomeriggio!”

Quando il ragazzo fu alla porta si voltò verso di lei.

“Comunque, quel libro era nella sezione sbagliata”

“Sparisci!” Gli rispose lei fintamente irritata, lui sorrise e poi se ne andò.

Mentre lo guardava correre via sorrise a sua volta, forse c’era una possibilità. La sua mente corse a ricordare un’altra aspirante ladra.

 

Il freddo era pungente e il suo ventre gorgogliava per la fame. Aveva mangiato solo una minestra composta più di acqua che di verdure e di certo non le era bastata che per poche ore. Ora però aveva trovato un rimedio, o almeno lo sperava. Con difficoltà si inerpicò sullo scafale poi si aggrappò alla trave del tetto e scivolò nello stretto sottotetto. Doveva solo strisciare per un po’ e sarebbe arrivata nella casa con cui condividevano il tetto. Ancora un po’ di fatica e sarebbe arrivata nella soffitta della sua vicina. L’aveva osservata dalla sua finestra, salire in soffitta con del pane e un pezzo di carne salata, a volte della minestra. Era sicura che nascondeva del cibo lassù. Lei non doveva fare altro che intrufolarvisi passando dalla soffitta di casa sua. Aveva scoperto quel passaggio anni prima, giocando. Ora le sarebbe tornato utile. Mentre passava nel sottotetto con fatica, non ricordava che fosse così piccolo, immaginava lo spettacolo che avrebbe trovato dall’altra parte. La fantasia di un bambino non ha limiti e lei poteva già sentire il profumo di tortini di carne, dolcetti all’uva passa e succo di mele.

 

  
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