Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Kaleido_illusion    20/09/2015    1 recensioni
Benvenuti a Cardia-Y 311, una città stato post apocalittica.
Tra edifici crollati, piogge acide e severe leggi, si intrecciano le vicende di due giovani di realtà completamente diversi: lei, April, una ragazza disillusa e sospettosa con un caratterino da vendere, vive nei Sobborghi lottando ogni giorno per sopravvivere; lui, Nagìl, un curioso ragazzo privileggiato del Centro, che stufo dei favoreggiamenti riservatigli decide in un attimo di ribellione di visitare quei luoghi che la cupola di vetro gli impedisce di raggiungere. Il caso vorrà che i dui si incontrino e da quel momento in poi le loro vite cambino drasticamente ...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
http://im4.freeforumzone.it/up/46/55/882218450.jpg

Capitolo 5




…Il … pril … April!
È il mio nome? Qualcuno mi sta chiamando … mi stanno chiamando?!
Spalanco gli occhi di scatto. La luce bianca mi ferisce la retina come una lama, perciò la prima cosa che vedo è una faccia sfocata che mi fissa.
<< Ti sei ripresa!>> perfora i timpani una familiare voce preoccupata: è di Kid.
Porto istintivamente le mani a coprire le orecchie.
<< Dove mi trovo?>> chiedo frastornata dal dolore pulsante che martella nella testa.
<< Quante dita sono?>> dice un’altra voce maschile con autorità, perciò osservo più attentamente i salsicciotti rosa che ho difronte.
<< Q-quattro?>> rispondo titubante, mentre mi massaggio gli occhi per allontanare il dolore e possibilmente dissipare la coltre nebbiosa che non mi permette di vedere bene.
<< Allora stai bene>> dice nuovamente il ragazzo, alzandosi facendo scricchiolare la brandina su cui sono distesa.
<< Dove sono?>> chiedo ancora mettendomi seduta ed il dolore aumenta tanto che devo appoggiare la testa tra le mani per paura che salti via. Sul sopracciglio destro sento della stoffa grezza attaccata con dello scotch, mentre il sangue è sparito.
<< Siamo nel rifugio, in camera di J>> risponde il mio amico, poi parte con il resoconto di quello che mi sono persa << Mi hai fatto venire un colpo! Sono arrivato con Chanel e tu eri collassata sul prato, mentre Nagìl cercava di farti rinvenire, poi ti abbiamo portata dentro… >>
<< Frena un attimo, Chanel e Na-chi?!>> lo interrompo, non riconoscendo i nomi.
<< È vero, non vi siete ancora presentati! Lei è Chanel>> indica una ragazza con il viso arrossato dal pianto e seduta in disparte con una borraccia di plastica in mano. Ok ora ricordo, la biondina piagnucolona. Poi passa al ragazzo appoggiato a braccia conserte allo stipite della porta << E lui è Nagìl>>.
Lui lo ricordo benissimo purtroppo per me. Speravo fosse tutto un brutto sogno ed invece era accaduto realmente. Squadro i ragazzi da capo a piedi senza dire nulla, perché, adesso che ho il tempo di studiarli con calma, i loro sguardi mi lasciano sconcertata come se avessi difronte degli alieni. Non tanto la ragazza dagli occhi violaceo e muschio, come ha detto che si chiama … ah! Chanel. Sì, il suo aspetto fisico (bionda e bassina) è simile ad alcuni nostri concittadini perciò nulla di nuovo; invece il ragazzo mi inquieta abbastanza. Ha una folta chioma di capelli bianchi, mai visti su nessun essere umano, che fanno risaltare maggiormente la carnagione ambrata e lo sguardo d’orato e argenteo. Sembra così innaturale! È una stramberia che non può essere di altri posti se non del Centro, perciò decreto che non ci si può fidare.
Sto ancora assimilando tutte le informazioni che il loro aspetto può fornirmi e ipotizzando congetture sulle loro intenzioni, che Kid imbarazzato dal silenzio calato nella stanza, mi presenta agli estranei.
<< Questa invece è April. Scusatela a volte è un po’ lunatica>> scherza il mio amico e la battuta mi fa tornare alla realtà.
<< Già scusate la lunatica, ma adesso dove sloggiare>> dico decisa, lasciando tutti spiazzati, tanto che Kid cerca subito di rimediare in qualche modo alle mie parole rudi, ma sono costretta a metterlo a tacere.
<< I funzionari erano in zona e se hanno acciuffato e interrogato i Demon’s, di sicuro sanno che sono qui! Mentre noi rischiamo la prigione. Perciò Kid non c’è niente da aggiungere, devono andarsene!!>> dichiaro alzandomi in piedi per rafforzare maggiormente la mia decisione. E
miracolo, almeno riesco a stare in piedi nonostante il mal di testa destabilizzante.
<< Ha ragione. Chanel è ora di andare>> dice l’alieno alla biondina e senza battere ciglio raccolgono le loro cose.
<< Aspettate!>> li ferma il mio amico prima che escano dalla stanza, meritandosi il mio sguardo di rimprovero << è vero che dovete tornare prima che vi trovino, però non potete andare in giro così! Vi scopriranno di sicuro, perciò vi accompagneremo>>
<< Cosa?! Non dici per davvero…>> dico indignata.
<< Invece lo faremo! Li abbiamo aiutati ed andremo fino in fondo, vero April?!>> sentenzia, facendo sì che ancora una volta si faccia a modo suo. Oggi Kid sta superando ogni limite! Tuttavia ha fatto male i suoi conti, siccome non ho nessuna voglia di fare come vuole lui, perciò butto lì un interrogativo che non può ignorare.
<< E di grazia come facciamo a portarli sani e salvi al Centro, se non possiamo neanche avvicinarci alla cupola?>> dico inviperita, perché l’idea del geniaccio non mi va giù; ci porterà soltanto altri guai. Inoltre di aiutare tipi come quelli e per giunta del Centro non lo accetto! Per loro mi sono già presa una randellata sulla testa, mi ricorda il dolore lancinante al lato destro ed il ché è imperdonabile, perciò non ho la minima intenzione di espormi oltre. Basta!
So di aver posto la domanda giusta, dal momento che la sua espressione è seria e pensierosa, così con un’occhiata lo sfido silenziosamente a darmi almeno un’opzione sensata. Mentre mentalmente formulo la mia di idea e cioè di scaricare i due individui davanti alla prima pattuglia di funzionari. Non sono meschina, di sicuro, i protettori della legge non faranno nulla ai figli di papino, li riporteranno semplicemente a casa come se nulla fosse, e mi dovranno anche ringraziare che non li metta difronte ad un gruppo antigovernativo! Oltretutto la cosa che mi fa imbestialire è che i diretti interessati non facciano nulla per decidere della loro sorte, lasciando semplicemente che siano gli altri, per giunta estranei, a risolvere i loro stessi casini. Che razza di gente è mai questa?! Sono tutti un branco di viziati menefreghisti e non voglio averli difronte ai miei occhi un secondo di più.
Ne ho piene le scatole e , per chiudere la faccenda alla svelta, proprio mentre sto per rinfacciare a Kid di non avere una soluzione al problema, lui mi anticipa. << So cosa fare!>> dichiara senza la minima intenzione a voler mollare.


Così mezz’ora dopo siamo tutti e quattro, compresa l’immancabile bicicletta scassata, difronte alla mia sede di lavoro: la “Eolo express, ditta di consegne”, un enorme magazzino riadattato incastrato tra i palazzi, che fa consegne in tutta la città. Eh già, alla fine mi sono fatta convincere, ancora.
Come c’è riuscito il mio amico? Semplice non mi ha dato scelta per l’ennesima volta, ma appena ne ho l’occasione me le paga tutte e con lo scotto.
Una figura slanciata si precipita fuori dalla sede. O-oh! È il mio superiore, Chris Dolan. Ci mancava solo lui.
<< Wild! Ma dove diavolo eri finita?! Lo sai quante consegne dobbiamo fare? E tu sparisci così senza dire nulla, né avvisare! Mi devi una spiegaz…>> si blocca a metà fissandomi accigliato. << Che cavolo ti è successo?>> avrà notato la fasciatura che ho sulla fronte? o il sangue raggrumato dappertutto?
<< E chi sono quelli?>> aggiunge indicando le due figure imbacuccate che compongono il gruppo.
Non gli do spiegazioni altrimenti si fa notte, mi limito solamente ad informarlo che devo parlare con Tiberius il padrone dello stabile e quindi di passare le mie consegne a qualcun altro. Stupefatto mi chiede chiarimenti mentre mi corre dietro per non farsi distanziare. Faccio segno agli altri di seguirmi dopo aver posato la bici nella apposita rastrelliera ed entriamo in un luogo ampio ma soffocato da scatoloni, fatture, gente che va e viene, un rumore di macchine e informazioni urlate che riempie l’aria. Tanto è il ronzio che sembra di essere all’ interno di un alveare in piena attività. Su entrambe le lunghezze maggiori del capanno ci sono due soppalchi dove sono disposti in verticale dei cubicoli rettangolari che ospitano le richieste di tutta Cardia, inoltre i due lati sono messi in comunicazione sia da binari metallici, su cui corrono i carrelli, permettendo il passaggio di qualsiasi materiale da una parte all’altra dell’edificio grazie anche a dei montacarichi verticali. Per fortuna l’energia elettrica non manca mai (guarda caso), altrimenti saremmo in grossi guai. Chris, ancora attaccato alle costole, continua a rimproverare la mia discutibile condotta e bla bla bla… perciò lo semino tra le pile di imballaggi e per essere sicura di lasciarmelo definitivamente alle spalle, passo sotto ad una fila ordinata di pacchi che frecciano su un nastro trasportatore che taglia a metà la ditta, immancabilmente vengo imitata dagli altri. Come previsto il mio capo è troppo alto e orgoglioso, per abbassarsi e passare sotto al nastro e quando mi lancia l’ultima minaccia: “non abbiamo finito”, alzo un braccio per salutarlo “affettuosamente” senza voltarmi. Chris con la sua etica lavorativa è davvero un seccatore se ci si mette, ma basterà dirgli che il grande-capo mi ha fatto una lavata di testa, perché si metta l’anima in pace. Saliamo la ripida scalinata che porta all’ ufficio-casa sopraelevato di Tiberius Carrol da cui è possibile osservare tutto il locale. L’ambiente in cui sostiamo è completamente diverso: confortevole e accogliente, non sembra per niente il cuore della ditta, anche perché pile e pile di libri, progetti, anche un albero genealogico dei Dei greci, sono ordinatamente stipati ovunque. Infatti il proprietario è un maniaco della sistemazione oltre ad avere una smodata attrattiva per la cultura greca, tanto che alcune pagine e raffigurazioni su carta sono appese su fili che corrono da una parte all’altra del soffitto formando un percorso didattico. Il ragazzo del centro sembra interessato e per vedere meglio si toglie il cappuccio della felpa di Kid e gli occhiali da sole che gli ho costretto a far indossare. Lo ammetto sono talmente paranoica da quando siamo usciti dal rifugio, che li sorveglio con la coda dell’occhio in ogni istante.
<< Solo un attimo, arrivo subito>> annuncia una voce dal cucinino ricavato in un angolo apparentemente sgombro della casa. Mi sono sempre chiesta come riesca a non far appiccare un incendio. Dopo pochi minuti la persona che stavamo aspettando ci raggiunge al centro della stanza dove è posto un ampio tavolo seppellito da carte macchiate da impronte di bicchieri e penna. << Oh! April sei tu, non ti aspettavo così presto. Cosa ti porta da me? spero non quello che ti è capitato>> sorride bonario. Tiberius, per le persone più in confidenza Titt, è un alto e scheletrico signore di settant’anni suonati, viso spigoloso, lunga barba e occhi marroni ingranditi a dismisura da spesse lenti tonde. È dotato di un spiccato senso di osservazione, tanto che basta un unico sguardo accurato perché possa dirti cosa ti sia capitato nelle ultime ore, infatti credo si sia già fatto più di un idea sul motivo della nostra visita. Eppure non mette mai fretta ed aspetta pazientemente che sia tu a raccontargli quel che vuoi.
<< Ci serve il tuo aiuto>> esordisce Kid, visto che non mi propongo a riguardo << abbiamo bisogno di un modo per arrivare alla Cupola senza essere visti>>.
<< Per i vostri amici?>> chiede pacato intercettando lo sguardo dei Centriani.
Sorvolo sulla parola amici e vostri, limitandomi ad assentire. << per questo, immagino tu voglia chiedermi le mappe dei tunnel>>
<< Sì, signore>> risponde prontamente il ragazzo.
<< D’accordo. Sapete che quello che state facendo è decisamente pericoloso? Anche per voi >> si rivolge ai forestieri.
<< Certo>> risponde il giovane dai capelli diafani.
<< Bene, April potresti venire a darmi una mano?>>
Rimango leggermente stupita dalla sua accondiscendenza e come me anche il mio amico che si affretta a domandare << Tiberius, non mi chiedi proprio nulla?>>
L’arzillo vecchietto si limita a sorridere delicatamente, facendomi segno di seguirlo in fondo alla sala.
<< Mi sorprende che tu abbia deciso di aiutare quei due giovani. Me lo sarei aspettato da Kirckland, e posso dedurre che in parte tu sia qui per proteggerlo sapendo quanto tieni a lui. Ma spero anche che tu non sia venuta solo per questo. Hai cambiato idea alla fine?>> chiede una volta fuori dalla portata degli altri, osservandomi intensamente e soppesando la mia reazione. Tiberius, oltre ad essere colui che mi ha dato lavoro, è anche la persona che ha saputo aiutarmi in un momento difficile dalla mia vita, preoccupandosi di tirarmi piano piano fuori dal cunicolo nero in cui ero, ed in parte ancora sono, intrappolata. Lo considero un amico molto saggio a cui posso affidarmi, dire liberamente ciò che penso (pur entro certi limiti) e non solo per una questione di riconoscenza.
<< Mi dispiace, ma la mia idea non è cambiata>> dico a testa china, sapendo che quelle parole lo feriscono molto, ma su questo punto non posso assolutamente cambiare il mio pensiero.
<< Capisco>> sospira << Sappi però che sei giovane per rimanere ancorata al passato anche se quello che hai vissuto ti sembra inaccettabile, perché è proprio grazie ai ragazzi della tua età, con la vostra particolare capacità di stupirci, se possiamo sperare che un giorno possa iniziare un futuro migliore. Per questo ti chiedo solo una cosa, un piccolo favore: non chiudere le porte a tutto ciò che pensi possa ricollegarsi al passato, anzi cerca di affrontarlo, perché solo così potrai liberartene una volta per tutte>> posa una mano sulla mia spalla, tuttavia non apro bocca per replicare. << Non vederlo come un rimprovero o una forzatura. Pensalo come un consiglio per essere finalmente libera dal rancore e poter vivere serenamente. Adesso, passiamo alla mappa che vi serve, dovrebbe essere da queste parti>> parlotta rovistando tra vecchi fascicoli e cartelle nascoste dentro a grossi tomi.
So perfettamente che Titt cerca di darmi una mano a dire finalmente addio al vecchio dolore, ma ho paura, una paura folle che una volta superato questo odio, non mi resti più nulla per cui andare avanti e alla fine scoprire di essere una persona vuota e debole. Per questo non riesco a buttarmi semplicemente tutto alle spalle e cambiare il mio modo di comportarmi in determinate situazioni, perché non voglio sentirmi un’incapace e un’ indifesa. Questo, però, non ho il coraggio di dirlo ad alta voce, soprattutto a Tiberius, non sopporterei l’idea di deluderlo con il mio modo di agire. La paura è una gran brutta cosa.
Torniamo dagli altri con una ruvida mappa in scala ripiegata più volte su se stessa e, che una volta spiegata, ci rivela una labirinto di passaggi nascosti sotto terra che ci permetteranno di raggiungere la parte esterna del Centro in totale sicurezza.
Sono sbalordita nello scoprire come il sottosuolo assomigli ad una tana per talpe con tutti quei passaggi e biforcazioni. Titt ricalca velocemente un quadrante ben preciso, segnandoci i passaggi cruciali ed eventuali punti di riferimento per non perderci, oltre ad evidenziare eventuali tunnel crollati o deviati e la presenza di nidi di ratti.
Come mai questo signore possiede informazioni tanto preziose è presto detto: ha lavorato per molti anni nella divisione per la manutenzione delle gallerie che prima erano viste come un rifugio anti attacco dall’esterno ma, visto che ormai sappiamo di essere completamente soli per miglia e miglia, mi chiedo quando la squadra sia stata smembrata. Adesso invece viene inviato occasionalmente qualche gruppo di “volontari” a controllare lo stato delle murature e fine della storia. Dopo che ci è stato raccomandato di riportargli la mappa, riceviamo altre due maschere per i forestieri ed una torcia elettrica a mulinello, e dopo aver ringraziato. raggiungiamo il punto di accesso alla rete sotterranea.
Non immaginavo quest’odore che ci accoglie una volta forzata la porta blindata che immette nel primo tratto del percorso; è un misto tra formaggio ammuffito, acqua stagnante e non ho il coraggio di approfondire cos’altro. Perciò indosso per precauzione la mascherina, non si sa mai, potremmo morire stecchiti non per le esalazioni tossiche, ma per il tanfo.
Decidiamo allora come organizzarci per l’avanzata: il mio amico in testa con le indicazioni, a seguire i forestieri e a chiudere la fila la sottoscritta, così riesco a tenere sotto controllo tutti a causa della mia solita paranoia sui complotti (ovviamente questo non l’ho detto a Kid).
Il primo tratto, proprio come ci è stato raccontato, non ci da grossi problemi: una lunga strada dritta da percorrere sguazzando nelle pozzanghere putrescenti, aggiungerei anche ultra infette di batteri soltanto per il colore, mucchietti di cadaveri di topi rosicchiati probabilmente dai loro simili e poi che altro … tutto il lerciume misto a fanghiglia che si possa immaginare per una discarica. Mi sembra di essere entrata nelle viscere di un enorme mostro mangia carogne e che non ci fosse altra alternativa se non quella di finire digeriti dal suo abnorme stomaco. Siccome lo scenario non è molto invitante, prendo un buon minuto per osservare la biondina schizzinosa, i suoi modi mi divertono. È schifata da tutto, cammina con le braccia strette al corpo ed posa ogni passo come se stesse per calpestare dell’acido che inevitabilmente le scioglierà il piede con tutta la gamba. Ha paura che un enorme batterio gigante la attacchi da un momento all’altro? Io avrei più paura dei roditori assassini nell’ombra! Che ridere.
A parte le beffe, siamo arrivati ad uno dei nodi cruciali della mappa. Ci troviamo ad uno svincolo, una piazzetta circolare illuminata da un tombino che getta sulle nostre teste dei motivi da carcerati, e tutt’attorno si affacciano numerosi archi scuri: altri tunnel. Stranamente questi sono caratterizzati da sagome sbiadite e corrose dal tempo. Non riesco a distinguere che forme vi siano incise.
<< Dove si va adesso?>> chiede la biondina impaziente, mentre schiva l’ennesimo ristagno.
<< Non riesco a capire. Deve essere il terzo o il secondo partendo da destra>> ci illumina la nostra giuda, sovrastando di poco il suono di uno sgocciolio lontano.
<< Fantastico>> borbotto tra me e me. Per finire questa giornata in bellezza dobbiamo giustamente rimanere bloccati nel sottosuolo.
<< Fammi vedere>> parla il ragazzo dai capelli chiari avvicinandosi a Kid, poi estrae un oggetto da una tasca della cintura, da cui parte un lampo che diviene fisso, come un faro nella notte, per illuminare meglio il foglio.
<< Cos’è quello?>> sbotto allarmata indicando l’aggeggio in mano al ragazzo, sembra più grosso di un normale telefono cellulare.
<< È il mio cellulare?!>> risponde sarcastico.
<< Ma davvero?! Devi spegnerlo>> ribatto perentoria.
<< Perché mai?>>
<< Di un po’, sei stupido per caso? E tu verresti dal Centro?!>> dico in tono acido.
<< Senti un po’ che problema hai?!>> mi rinfaccia, scattando nella mia direzione. A quanto pare non solo io ho i nervi a fior di pelle. È una novità inaspettata vedere un barlume di carattere in tipi come loro.
<< Vuoi litigare Centriano?>> sibilo avvicinandomi a mia volta.
<< Mi chiamo Nagìl>> ribatte indispettito.
<< Vuoi litigare Nagìl?>> ripeto, facendo un passo avanti fino a trovarmi a pochi centimetri da lui per fissarlo dritto negli occhi. Non chiedo di meglio che di prenderlo a calci nel di dietro, così eliminerei all’istante uno dei miei problemi, ma purtroppo veniamo interrotti.
<< Fatela finita! April piantala, potevi chiederglielo in altro modo>> Kid sembra davvero stanco.
<< Allora parlaci tu signor-nobel-per-la-pace!>> sbotto stizzita strappandogli di mano la cartina e, dopo averle dato una rapida occhiata, mi dirigo verso il terzo tunnel caricando con foga la torcia elettrica.
Perché gli ho tolto la mappa? Forse per tenermi occupata e non schiaffeggiare una certa persona che oggi mi sta davvero facendo incavolare ed il resto del viaggio si svolge in silenzio. Kid ha fatto spegnere i telefoni ai forestieri per non farci rintracciare con il GPS, d’obbligo ormai su tutti gli apparecchi elettronici, perciò non abbiamo altro motivo di interagire (e di questo sono grata), così mi limito a sfogare la rabbia e la frustrazione sulla torcia caricandola troppo e troppo spesso, cercando di scacciare i pensieri che si avvicinano pericolosamente nella mia testa come mosche sullo zucchero.
Arrivati al capolinea ci assicuriamo che i tizzi restituiscano la felpa e gli altri oggetti prestati e sbuchino in superficie, per poi tornare sui nostri passi. Decido che il mio amico non è degno di rivolgermi la parola. Mi sento tradita ed ingabbiata come un animale da circo, il che mi da i nervi, perciò Io e Kid non parliamo per il resto del tragitto.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Kaleido_illusion